mercoledì 24 ottobre 2007

Italia low cost

Dall'affidabile Corriere della sera on line, articolo del 17/10/07 di R. Rizzo.

In trattoria con 10 euro, è l'Italia low cost
La stampa estera e una guida cavalcano la tendenza.
Lo chef: ecco il mio menu


MILANO — Mangiare bene spendendo poco. In Italia, sorpresa, è possibile. Anzi, è una tendenza. Basta con i ristoranti dal conto che prosciuga la carta di credito, nessuna pietà per i «menù turistici » di pasta scotta e bistecche cartonate, alla larga dalle pizzerie che, per pizza e birra, chiedono minimo 20 euro.

Il nuovo trend gastronomico emerge da una ricerca condotta dal canale satellitare Alice su 100 testate internazionali di 12 paesi diversi. Dall'americano New York Times all'inglese Guardian, passando per il tedesco FAZ fino all'australiano The Australian, il verdetto è unanime: nella Penisola è possibile mangiare bene, talvolta benissimo, con una spesa media di 10 euro. Basta saper cercare. Ristorazione low cost, nel prezzo ma non negli ingredienti. Impossibile?

Ecco, per esempio, cos'ha scritto Mark Bittman nella sua rubrica di viaggi sul New York Times a proposito di Pepi, locale triestino: «Si mangia un piatto di carne mista a soli dieci euro e, in vita mia, non ho mai mangiato carne così buona. Guai a chi mi parlerà ancora male di Trieste». Lo stesso autorevole quotidiano ha scoperto, questo sì che è uno scoop, che anche nella carissima Venezia è possibile sfamarsi, senza rischiare un'epatite, con la modica spesa di 12 euro: «Fate come i veneziani - è l'esortazione - , recatevi ai bacari (sorta di osterie) dove assaggi di polenta e merluzzo, gamberetti, pane tostato e salumi costano circa 12 euro».

Secondo la stampa inglese, quanto a ristorazione a basso costo, il massimo è rappresentato da Napoli e, da non crederci, dalla lussuosa Costiera Amalfitana: «Fermatevi in un piccolo hotel o in un B&B e cercate le vecchie trattorie dai prezzi ragionevoli e il cibo eccellente come la Taverna del Leone a Positano», invita il Guardian. Mentre l'inviato del Financial Times in missione a Roma annuncia al mondo della finanza che nella capitale «all'Antico Forno Roscioli i primi piatti costano circa 5 euro». E Usa Today si stupisce che in Puglia «la pizza con mozzarella e pomodoro costa ancora 2,50 dollari». La tendenza è cavalcata anche dalla nuova edizione de «La gola in tasca», guida che fa da compendio alle recensioni pubblicate da altre celebri guide enogastronomiche come «Gambero Rosso», «Michelin », «Osterie d'Italia», ecc., e che, quest'anno, tra i circa 11 mila ristoranti recensiti, ne ha inseriti ben 2.500 dove è possibile mangiare bene spendendo meno di 25 euro a testa.

Insomma, un miracolo italiano contro il carovita della tavola. Lo sa bene Davide Oldani, 40 anni, milanese, uno dei più chiacchierati chef del momento. Il suo ristorante, il D'O (una ex trattoria per camionisti che oggi vanta una stella Michelin) a San Pietro all'Olmo, frazione di Cornaredo in provincia di Milano, per cena è completo per i prossimi sei mesi. Se chiamate oggi, ad andar bene, vi daranno un tavolo per febbraio-marzo. Oldani, tra i cuochi di rango (ex allievo di Gualtiero Marchesi), è stato il primo, quattro anni fa, a intraprendere la strada della ristorazione a basso costo (per il cliente) ma di qualità. Dal lunedì al venerdì, a pranzo, il menù composto da primo, secondo e caffé (bevande a parte) è a prezzo fisso: 11,50 euro. La sera, è possibile scegliere tra un menù degustazione a 32 euro; alla carta, per un pasto completo si spendono 35-40 euro. «Con la concorrenza che c'è è l'unico modo per lavorare», dice Oldani. La scelta vincente è stata «puntare sulla cucina tradizionale, materie fresche, di stagione e locali. Per dire, i pomodori escono dalla mia cucina il 21 settembre e rientrano il 20 giugno. Lo stesso per le zucchine o il melone. Solo così è possibile tenere i prezzi bassi». Lo chef, forte del suo successo, non ha dubbi: «Non critico chi pratica prezzi alti ma io non lo faccio. La clientela è preparata, conosce la qualità dei cibi e sa qual è il prezzo giusto. L'epoca dello spendere facile al ristorante è finita».






Questo buon articolo mi da modo di fare alcune domande a tema: quanta importanza date alle guide quando scegliete un ristorante o una pizzeria ?
Quanto è lecito, secondo voi, spendere per un pranzo o una cena "fuori"?
Che rapporti avete con i menu' fissi ?Li adorate o li detestate ?
E poi, per concludere, è vero che oggi i clienti dei ristoratori si sono evoluti, che siamo diventati molto piu' esigenti ?
Io, in merito, ho le idee molto chiare,ma non ve le dico...per il momento.
Vi attendo al varco per discuterne e polemizzare un po' insieme....

Marco.

10 commenti:

  1. Comincio io a rispondere alle mie domande.
    Compro le guide,non tutte, ma spesso faccio di testa mia.Per me è molto meglio il passaparola tra amici e conoscenti.Se un locale mi viene consigliato da una persona che so come mangia...me ne sbatto che quel locale non sia sulla guida "top optional".
    Sulla spesa massima da fare per un pranzo o una cena fuori distinguo l'occasione irripetibile, in cui è lecito fare follie, da quella "tranquilla".Per quella tranquilla, secondo me quando si raggiungono i 70 euros a testa, vini compresi, già si è speso bene.
    In generale non mi piace il menu fisso ne quello a degustazione ed ogni volta che ci "casco" a prenderlo...rimpiango di averlo fatto.
    Sicuramente è vero che la clientela di ristoranti e pizzerie oggi è piu' documentatata e quindi piu' esigente quando si siede a tavola.Chi espleta questo tipo di servizio ha davanti un compito piu' complesso rispetto a dieci anni fa.

    Adesso ditemi la vostra opinione...

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  2. Argomenti interessanti, provo a dire la mia.
    Anch'io compro le guide, ma non le uso come "testi sacri", tuttavia quando si visitano località sconosciute sono un ottima base.Senza guide alcune volte ho preso "botte da orbi"...
    Ovviamente le uso di piu' nelle scelte di locali e ristoranti di un certo livello.
    Parlare di spesa massima...è difficilissimo, poichè ognuno ragiona con le proprie tasche.
    E poi bisogna vedere che cosa si mangia.
    Calcolando poi i prezzi che alcuni vini oggi hanno al ristorante..direi che settanta euro sono la base di partenza per un pranzo, o una cena, da ricordare in senso buono.
    Ma volendo si puo' spendere molto di piu'...basti pensare ai prezzi che sparano i mostri sacri della cucina italiana per i loro semplici menu' a degustazione.
    E proprio sui menu' a degustazione vorrei spezzare una lancia, poichè a me spesso hanno permesso di farmi un idea a 360 gradi della cucina dello chef.
    Se vado in un locale di un certo "rango", spesso gradisco il menu' a degustazione magari abbinato a vini all'altezza.
    Pollice verso invece per i menu' fissi, spesso indice di cucina approssimativa e di locale con poca voglia di originalità.
    Vanno bene per le mense scolastiche e poco altro.
    Quanto all'evoluzione dei clienti, vorrei esser d'accordo con Marco, ed in parte lo sono, ma non posso.
    Vero che siamo diventati piu' esigenti in generale,ma questa generalità, sotto-sotto, cela molta ignoranza in materia di enogastronomia.
    Per cui le posate d'argento, talvolta, vengono viste meglio del pane poratto a tavola caldo, appena sfornato...

    Ciao a tutti e complimenti per il blog !

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  3. Sono sulla stessa lunghezza d'onda di Alex (e grazie per i complimenti).

    Ho comprato e visto diverse guide e secondo me quelle del Gambero Rosso e ancor di più quella delle Osterie di Slow Food sono le migliori. Subito dopo l'Espresso.

    Con lo slow food, tra l'altro, ho fatto sei mesi di lavoro in giro per il centro italia e non ho mai preso "sole". Col GR qualche volta è capitato (anche se rarissimo).

    Il passaparola mi sta bene, ma nulla vieta di fare di testa mia se il posto mi ispira: mi è capitato di andare in locali sconsigliati dove ho mangiato benissimo e di andare in locali consigliati dove è successo il contrario. Come mi è capitato di consigliare locali (ne vedremo uno sul blog a breve) dove altri non si sono trovati bene. In questo senso penso che i gusti siano profondamente diversi: ho consigliato bir & fud a qualche migliaio di persone e si sono trovate tutte benissimo, alcune richamandomi per ringraziarmi. A Marco invece non è piaciuto (w il pesceratto).

    La mia opinione è spiccicata a quella di Alex per menù fissi e a degustazione. Aggiungo solo che mi piacerebbe che a questi menù abbinassero già in fase di scelta dei calici di vino a degustazione in tono.

    La spesa minima o massima secondo me non hanno senso: non sono nelle condizioni di andare spesso da Beck o da Vissani, ma è un'esperienza che almeno una volta nella vita vorrei fare. Non giuidico chi però si pone dei limiti: dipende dalla percezione che ognuno ha della cucina d'autore. Secondo me è un'opera d'arte, per quanto effimera.

    Sulla scolarizzazione dei consumatori, noto dei miglioramenti, ma se dovessi fare una statistica, almeno il 70% delle persone che conosco va volentieri a mangiarsi una amatriciana di sabato sera basta che spenda poco e il piatto sia strabordante.

    Infine un commento sull'articolo: proprio da giornalista incantatore. Parla di cucina di qualità a 10 euro, contestando i prezzi dei posti delle guide, e poi fa esempi solo su primi piatti o piatti unici. Infatti quando parla di Oldani si vede che il przzo di un menù completo è ben diverso. Forse non ha mai letto le "Osterie" di Slow Food.

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  4. Off topic on.
    Non è vero che Bir & Fud non mi è piaciuto, ho detto che mi è sembrato molto piu' normale di quanto lo si descriva e con qualche difettuccio qua e la, come molti altri locali...
    Ste' occhio cha alla prossima ti querelo....:)
    Off topic off.


    Marco

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  5. M'intrufolo nel discorso un po' di fretta.
    Ho tanta esperienza in materia.E'una vita che giro in lungo e in largo l'Italia e mi è sempre piaciuto bere e mangiare bene.
    Non c'è guida che tenga:la giusta compagnia, due piatti ben fatti, un vinello "sincero" come dite a Roma...e la serata è fatta.
    Ragazzi, mi permetto di consigliarvi di non vedere troppo le guide.Per star sopra le guide i locali pagano belle cifre perchè sanno di avere un adeguato ritorno.
    Cercate anche locali alla mano:entrate in un posto,se la massaia ha il grembiule sporco di farina è segno buono ed accomodatevi.
    I discorsi sui menu' poi sono sempre molto soggettivi.Io preferisco sempre mangiare alla carta:detesto i menu' fissi,ma anche quelli a degustazione mi fanno storcere il naso.
    Io pago, io scelgo ed io giudico.
    Altra cosa è quando si va in un salone di prodotti tipici regionali.Li, l'accostamento puo' essere difficile e le scoperte possono essere dietro l'angolo.
    Per cui seguire un certo tipo d percorso puo' essere non solo vantaggioso ,ma anche istruttivo.
    Ma non è di quello che parliamo, vero ?
    Rimane l'argomento piu' scottante:il prezzo da pagare.
    Alex dice bene:ognuno ha le proprie tasche.
    Tuttavia sarebbe bene porsi dei paletti di prezzo.Non porseli significherebbe assecondare la pazzia e la moda dilagante che sta facendo arricchire personaggi che non stanno ne' in cielo e ne' in terra.Pagare cifre astronomiche per pietanze inventate e senza senso, se non quello di essere creazione di uno chef di grido, è un insulto alla materia grigia delle persone.
    Così come bisogna fare attenzione a cosa si mangia e a cosa si bere...
    A proposito di bere:vogliamo parlare dei ricarichi sui vini?
    Piu' il posto è alla moda, piu' il cuoco è famoso e va in televisione e piu' sul suo locale si tende a speculare su tutto.Soprattutto sul vino.Esperienza personale.

    Mi scuso per la lungaggine, ma l'argomento m'ispirava troppo.

    Saluti a tutti.

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  6. Non sono completamente d'accordo con Zio Luciano, ma volevo concordare sul tema ricarico dei vini.

    Infatti io, anche nei posti più blasonati, non prendo mai grandi vini: quelli casomai me li compro in enoteca, li pago la metà e li bevo con chi dico io, non necessariamente durante un pasto.

    Stefano

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  7. Mi trovo in completo accordo con Zio Luciano!
    Sarà che "non capisco" la cucina d'autore ma per me dover spendere 70-80 euro (per non parlare di cifre superiori!) per un pasto è una follia e principalmente un furto.
    Preferisco girare per locali poco alla moda ma genuini dove gustare una semplice cucina abbinata a prodotti di elevata qualità.
    Non aggiungo altro perchè, come dicevo, significherebbe ripetere tante delle cose scritte da Zio Luciano!
    Ciao

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  8. Vi seguo da un po' e vi trovo divertenti.
    Passate da un vino ad una pastafrolla, da un libro ad un articolo di giornale...e vi accalorate...troppo anche tra voi.
    Lo Zio Luciano, che dice di aver girato l'Italia, vi dice tante cose che tutti sanno, ma che non si vogliono ascoltare.
    Sono d'accordo con lui...mi sembra vi indichi una buona strada...
    Buone mangiate .

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  9. Avrei voluto fare una serie di ragionamenti su alcuni punti dei commenti dello Zio e di Simo, ma mi sono accorto che alla fine sono tutti discorsi soggettivi e non avrebbero portato nulla alla discussione.

    Una cosa però mi preme dirla. Per intendersi, anche a me piacerebbe pagare di meno in questi posti, proprio per poterci andare più spesso. Ma finchè lo stato delle cose rimarrà questo, trovo più insensato spendere 25 euro in un localaccio come ce ne sono tanti.

    Stefano

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  10. Ciao a tutti,

    avete tutti detto cose che condivido.

    Velocissimamente (perché qui sarebbe da parlarne per un mese intero o di più) posso dire che personalmente non uso le guide e mi fido tantissimo del passaparola (conoscendo però i gusti di chi mi raccomanda un posto piuttosto che un altro). Però ho un talento naturale per sbagliare il ristorante/trattoria e prendermi la classica fregatura quando sono in città che non conosco!

    Odio i menù fissi, ma mi piacciono i menù degustazione nei ristoranti di un certo livello perché - come già si diceva - danno l'idea della cucina dello chef e magari - quando e se si ritorna - si potrà puntare su qualche piatto specifico.

    Mi piace moltissimo andare in locali tranquilli, di modica spesa, con poche cose fatte bene purchè siano diverse da quelle che posso mangiarmi a casa (la mia filosofia è che è inutile andare dove ti affogano di cibo, spendi poco o il giusto, ma mangi arrosto e tagliatelle al ragu' che mamma, nonna - e prossimamente pure io spero - fanno molto meglio).

    Ma mi rendono felicissima quei piatti cucinati e presentati in un certo modo che puoi trovare solo in ristoranti da una certa fascia di prezzo in su...dove per altro ci posso andare una volta ogni 3/4 anni (perché spendere quelle cifre per un pasto mi piange il cuore...una volta passato il ricordo del pranzo o della cena!!).

    Concordo con il discorso dei prezzi legati alle proprie tasche.

    Ultima cosa sul vino nei ristoranti. Se posso evito di prenderlo, poi dipende dalla compagnia e dal locale, ma in linea di massima evito le bottiglie (se invece c'è la possibilità di prendere vino al calice anche diverso per le portate allora lo prendo). Il fatto è che non riesco a pagare 25 euro un vino che in enoteca lo trovo a 9. E' successo anche domenica scorsa. E' più forte di me - riesco solo a pensare "ma questi sono matti, no no è una follia!!".

    Emanuela

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