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martedì 16 dicembre 2008

Biografie Enogastronomiche: Totò


Oggi parliamo degli "appetiti" del grandissimo Antonio de Curtis (fonte: taccuinistorici.it)!
Antonio de Curtis si mise in luce nelle serate di trattenimento della piccola borghesia napoletana, e successivamente nel teatro di varietà, nella rivista, e nel cinema.
Totò amava mangiare e aveva culto della buona tavola, anche in ricordo dei duri anni di gavetta in cui aveva patito la fame. Non c’è da stupirsi, quindi, che avesse elaborato diverse ricette per la gioia del suo palato, di quello dei familiari e degli amici fidati. Il suo credo era: “A tavola si capisce chi sei e con chi hai a che fare”, e la figlia Liliana con il libro: “Fegato qua, fegato là, fegato fritto e baccalà”, ci svela i segreti della famiglia de Curtis, tramandati di generazione in generazione per mezzo di un quadernetto nero. Secondo Totò, ogni cibo andava curato nella sua semplicità.
Se decideva di mangiare pane ed olio, entrambi gli ingredienti dovevano essere di prima scelta e consumati ad una tavola bene apparecchiata, perché secondo lui l’occhio e lo stomaco avevano uguali diritti.
Alla tavola del “principe” fiorivano battute in libertà e venivano raccontati aneddoti esilaranti, come ad esempio quello di Totò ed Eduardo De Filippo.
Entrambi all’inizio della carriera, nel corso di una turnée teatrale assai poco redditizia, si ritrovarono a dare la caccia a un piccione.
Affamati, come sempre, mentre stavano provando in un teatro scalcinato, videro un piccione svolazzare qua e là. Guardarsi negli occhi e decidere tacitamente di catturarlo fu tutt’uno. Bisognava agire con discrezione, in modo che i compagni di lavoro non notassero la preda.
Eduardo e Totò uscirono all’aperto con la scusa di voler prendere una boccata d’aria e, con la forza della disperazione, riuscirono ad acchiappare il malcapitato pennuto. Quindi, si precipitarono nella locanda più vicina per farlo cucinare aspettando trepidanti che fosse cotto.
Il piccione arrostito a puntino risultò squisito, ma Totò dopo un paio di bocconi si intristì per la pena di aver stroncato una vita.
Eduardo lo interruppe dicendo: “Ma famme ‘o piacere, co ‘a famme ca tenimmo, tu te metti pure a chiagne”.
Al che Totò asciugandosi le lacrime replicò: “Eduà sei un grande saggio, perché mi hai fatto capire che cuore e stomaco non sempre vanno d’accordo.
La fame giustifica i mezzi e tu lassa sta’ a parte mia d’o piccione!”.
Ecco delle battute prese da alcuni film di Totò:
-Io il caffè lo metto nel mezzo litro: mi piace il caffe' corretto. (Il medico dei pazzi)
-Le salsicce viennesi, sì, mi piacciono. Si deglutiscono con maggiore facilità di quelle di Norcia, a patto che non siano sigari toscani. (Toto' cerca moglie)
-Sono ghiotto di ossobuchi, ma mangio solo il buco perché l'osso non lo digerisco. (Fifa e arena)
-Io la cena fredda la lascio riscaldare: a me la cena fredda piace calda. (Totò, Peppino e i fuorilegge)
-Il vino bianco va servito assiderato. (Siamo uomini o caporali)
-Fegato qua, fegato la', fegato fritto e baccala'. (Toto' contro Maciste)

Stefano.

giovedì 11 dicembre 2008

Biografie Enogastronomiche: Lucullo.


Oggi vi voglio raccontare qualche aneddoto di Lucullo, un personaggio romano celebre per le mangiate. Anche se poi nella vita ha fatto altro.
Chissà che non diventi una bella rubrica periodica, dedicata alla biografia di personaggi enogastronomicamente di rilievo?
Chiaramente non racconteremo tutta la biografia, ma solo argomenti che sono in tema e tono con il nostro blog.
Buona lettura.

Lucullo naque nel 106 a.C. da una famiglia aristocratica, ma povera e soprattutto malfamata.
Si tramandano parecchi aneddoti, alquanto celebri, sulla figura di quest'uomo. Cicerone e Pompeo riuscirono a farsi invitare a cena a casa di Lucullo, ma gli proibirono di farne parola ai cuochi.
Erano curiosi di sapere come mangiasse il loro anfitrione quando si trovava da solo.
Ma Lucullo li lasciò di stucco: ordinò che i suoi servi gli imbandissero la tavola nella stanza d'Apollo, e - poiché gli schiavi già sapevano precisamente a quali tipi di cibo fossero adibite le varie sale da pranzo - Cicerone e Pompeo mangiarono le più squisite di tutte le pietanze. Un'altra storia narra che, avendo sentito che il padrone non avrebbe avuto invitati per la serata, un servo imbandì la tavola solo per uno.
Lucullo lo rimproverò dicendo: "Cosa?! Non sai dunque che oggi Lucullo cena con Lucullo?".
Fu anche il primo a portare in Occidente la pianta del ciliegio e dell'albicocco.
Lucullo visse nel lusso più sfrenato fino alla sua morte, nel 57 a.c., avvenuta probabilmente per una 'overdose' di quelle droghe, pozioni, e filtri d'amore ai quali era assuefatto e che un liberto gli somministrava giornalmente.

Stefano.