venerdì 29 febbraio 2008

Bacco e Arianna - Arezzo


Bacco e Arianna, che prende il nome da un episodio della mitologia greca di cui sopra vedete la riproduzione in un afresco di Palazzo Farnese (per maggiori info: clicca), è un’enoteca (loro dicono Wine Bar, ma la sostanza è quella) che si trova in pieno centro storico di Arezzo, alle spalle del corso principale e a due passi (più o meno tutto è a due passi visto quant’è piccola la città) dalla chiesa di San Francesco dove si possono ammirare degli splendidi affreschi di Beato Angelico.

Il locale è abbastanza carino e si sviluppa in lunghezza. All’entrata si passa in una sorta di corridoio formato dal bancone tipo bar dove si fanno le degustazioni in piedi e una grossa teca che contiene le chicche del locale: prevalentemente Bolgheri, Montalcino e Barolo le provenienze.

Ci accomodiamo in un tavolo in fondo alla saletta ricavata per dividere la zona dal corridoio appena descritto, che contiene altre due teche con le chicche straniere: Portos, Sauternes e chateau d’Yquem.

Abbiamo preso: una selezione di formaggi caprini con confetture varie da dividere in quattro (con me e Roby ci sono parte-pisano partenopeo Gennaro e la consorte Felicia): molto buoni anche se le porzioni sono un pò misere.



Gennaro e Roby si dividono dei crostini neri aretini (il glorioso patè di fegatini di pollo alla toscana) mentre io e Felicia dei crostini con zucchine e pecorino. Sinceramente non erano buoni per niente e neanche belli a vedersi.
Come primo io ho assaggiato una zuppa di farro, abbastanza buona e delle pappardelle al cinghiale che a me non sono piaciute un granchè, mentre gli altri hanno gradito.
C'era poi anche la pasta all'aglione presa da Fely, che potete immaginare di che sapeva...





Come dolce, abbiamo assaggiato un fondente di cioccolato al caffè, così così.



Il vino è stato un Le Difese 2003 di Tenuta San Guido, un assemblaggio di Sangiovese (75%) e Merlot (25%). Giudizio: meglio concentrarsi sul Sassicaia.



Il servizio è cordiale e attento. Conto finale: circa 100 euro.

BACCO E ARIANNA
via A. Cesalpino, 10
Arezzo
Tel. 0575/299598


Stefano e Gennaro.

giovedì 28 febbraio 2008

Bruno di Rocca, Vecchie Terre di Montefili.

Oggi abbiamo la fortuna di ospitare per la prima volta un nuovo amico del Blog, un appassionato come noi di vino e di bottiglie buone.
Giorgio di Grottaferrata, con il quale ci siamo conosciuti attraverso il forum del gambero rosso, ci lascia questo articolo come antipasto a tutto quello che ci potrà raccontare in futuro...



Roccaldo Acuti, industriale tessile di Prato innamorato del vino, nel 1979 acquistò la tenuta "Vecchie Terre di Montefili" nelle colline tra Panzano in Chianti e Mercatale in Val di Pesa, e iniziò a dedicarsi alla sua passione.


Nel 1983 debuttò con le prime 3.000 bottiglie di "Bruno di Rocca", il
fiore l'occhiello della tenuta, anche se degnamente accompagnato dall' "Anfiteatro", ottimo Sangiovese in purezza di cui parleremo in futuro e che prende il nome dalla particolare conformazione delle colline intorno alla cantina.
A occuparsi della viticoltura Remigio Bordini, uno dei maggiori esperti di Sangiovese,mentre l’enologo è Tommaso Paglione, genero di Roccaldo, supportato da Vittorio Fiore.

Il "Bruno di Rocca" è un blend di Cabernet Sauvignon e Sangiovese (60% - 40% nelle prime annate, poi è cresciuta la parte del vitigno bordolese), maturato 12 mesi in carati di Rovere da 350 litri e poi affinato 12 mesi in bottiglia.


Nelle annate più felici mostra le migliori caratteristiche dei vitigni d'origine:
invecchiamento, eleganza e carattere...

Purtroppo la nostra degustazione non ha confermato pienamente le positive impressioni delle esperienze
precedenti: sarà stata l'annata "minore", ma ci aspettavamo di meglio...
Bello il colore, rubino profondo, molto carico con riflessi violacei, inchiostrati.
Al naso si è rivelato un po' debole e non pulitissimo nonostante emergesse una nota di frutti neri, ribes e amarena, piacevole e abbastanza netta.
In bocca, tutto sommato abbastanza equilibrato, ma senza acuti. Belle note minerali, legno non eccessivo,ma tannini non perfettamente "distribuiti" e la componente acida non del tutto armonica con quella alcolica...
Il Cabernet decisamente dominante sul Sangiovese. Naso e bocca non molto corrispondenti, anche se una nota speziata (pepe bianco?) di fondo, abbastanza persistente, accompagna un finale non lunghissimoma decisamente godibile...

Un buon vino, di cui si percepisce una complessità di fondo interessante ma, per certi versi, indecifrabile,scomposta... Un peccato, specialmente pensando al prezzo che si aggira intorno ai 45 euro in enoteca.
Ci siamo ripromessi di fare un paragone con una bottiglia del 1997, annata che dovrebbe offrire ben altre emozioni.

Da abbinarsi a primi con sughi saporiti, carne rossa, selvaggina da pelo, formaggi stagionati...

Per visite in azienda, e provare l'incredibile accoglienza calda e familiare dei proprietari:
Azienda Agricola Vecchie Terre di Montefili
Via San Cresci 45 - Panzano
50022 Greve (FI)
Tel. 055 853739
info@vecchieterredimontefili.it

Giorgio.

mercoledì 27 febbraio 2008

Il Profumo del Mosto - Grottaferrata



Mi fa piacere fare una bella recensione di questo locale di Grottaferrata per diversi motivi: primo, perchè sono ragazzi giovani e quindi è bello che si mettano in gioco; secondo, ho perchè mangiato veramente bene; terzo, perchè sono stati coraggiosi ad aprire accanto a quel mostro sacro della cucina dei castelli romani che è la Briciola di Adriana, a Grottaferrata.
L'ambiente è molto carino, tanto legno e un'atmosfera calda. Il servizio è cortese e veloce, formato da tutti ragazzi. Possibilità di prendere sia carne che pesce: ottima e curata presentazione dei piatti.


Eravamo in sei e abbiamo provato:


- bocconcini di melnazane panati con salsa di pomodori: buoni i bocconcini, ma strepitosa la salsa di pomodoro che fa da base al composto;





- millefoglie croccante di carciofi con ricotta di bufala: non l'ho assaggita perchè non mangio i carciofi (sarà un segno del destino enoico...) ma mia moglie mi ha detto che era molto buona;





- Entrecote di Manzo con sale aromatizzato: molto grande e molto buona, anche se il sale spariva un po' nell'insieme;




- Bocconcini di filetto di maialino: decisamente interessante, si squagliava in bocca;





- Millefoglie di porcini con crema tartufta: non l'ho assaggiato per ovvi motivi, ma mi è stato detto che era molto molto buono;



- Puntarelle: sembra stupido, ma erano ottime anche quelle e delicatissime (cosa che non ti aspetti da delle puntarelle);

- Baccalà in tempura: in sostanza un grosso filetto di baccalà fritto, ma fritto eccezionalmente bene senza sensazioni di olio in bocca. ottima anche la materia prima;



-Babà con gelato (non ricordo di cosa): non l'ho assaggiato ma so che era buono;



- Tortino di cioccolato con crema inglese alla vaniglia: buonissimo e ben sezionato nei sapori.



- Cestino croccante con mela all'amaretto e crema pasticcera: molto buono.



Le porzioni sono abbondanti: non abbiamo preso il primo ma abbiamo visto passare diversi piatti interessanti. La carta dei vini è piccola, ma ben distribuita andando a toccare molte regioni italiane, con ricarichi onesti.
Noi abbiamo preso un ottimo Rosso di Montefalco Colpetrone 2004, molto buono


Ristorante il Profumo del Mosto
Via Gabriele D'Annunzio 16-20,
telefono 06.9415111
aperto a pranzo e a cena,
Lunedì riposo

http://www.ilprofumodelmosto.it/



Stefano

martedì 26 febbraio 2008

Cerasuolo di Vittoria Sanmauro 2005, Antica Tenuta del nanfro



Questo Cerasuolo DOCG nasce da uve Nero D’avola e Frappato di Vittoria in parti uguali, coltivate con agricoltura biologica. Questo vino non fa in alcun modo legno ma è uno dei pochi che ho bevuto che matura (per sei mesi) in vasche di cemento, una pratica datata ormai abbastanza in disuso.


Il colore è un rosso rubino, estremamente lucente e particolarissimo. Al naso a bicchiere fermo ha un profumo molto intenso di frutta sotto spirito, di rabarbaro e di fiori molto molto dolci. In movimento il bicchiere esprime tutt’altri profumi che solo in parte sono riuscito a comprendere. La frutta da sotto spirito diventa matura e qualcuno ha avvertito un odore (che poi effettivamente ho trovato anche io) di terracotta, forse residuo appunto delle vasche di cemento.
In bocca è morbidissimo e rotondo, dotato di una buona struttura che si allarga piano piano ma con decisione. Una nota decisamente sapida chiude l’impatto in bocca con una buona persistenza.
In enoteca il prezzo medio si aggira sui 14 euro.
Direi che nel complesso il vino non mi è dispiaciuto anche se non mi ha esaltato. Non è il mio ideale di vino, ma ho apprezzato le sue caratteristiche e le sue particolarità. In linea di massimo lo vorrei riprovare o provarne altri similari, proprio per approfondire queste caratteristiche un po’ peculiari.


Stefano.

lunedì 25 febbraio 2008

Vigna Adriana, Castel De Paolis.



Oggi il nostro appuntamento settimanale con i bianchi del Lazio ci porta nel bellissimo comune di Grottaferrata dove ha sede l’azienda Castel De Paolis.

E’ senza dubbio una delle cantine migliori della regione ed il vino che oggi raccontiamo, il Vigna Adriana, è da anni una delle punte di diamante della squadra che questa azienda fa scendere in campo ogni anno.
Il Vigna Adriana è un bianco I.G.T. prodotto da uve in maggioranza Malvasia Puntinata (dal 50% fino al 70%) con l’aggiunta di Viogner (dal 30% al 40%) e Sauvignon (massimo 10%).
La gradazione alcolica di questo vino difficilmente scende sotto i 13 gradi e mezzo, anzi in alcune annate, 2003 e 2005, è stata di 14 gradi.
Un gran bel bianco:dal tono color oro,ma scarico; una persistenza indubbiamente buona con una mineralità di fondo che mi ha colpito fin dal primo assaggio.
Al naso conferma una buona eleganza e tra gli aromi che vi rintraccio vi è senza dubbio quello dei fiori di campo.

Di questo vino vengono prodotte circa 12 mila bottiglie ed il costo per ognuna di esse si aggira sui 18 euro, che non sono pochi…
Si puo’ spendere qualche eurino in meno se si ha la fortuna di trovarlo in offerta presso qualche enoteca della provincia di Roma.

Di rado si trova nella grande distribuzione.

Marco.

sabato 23 febbraio 2008

La sfida del secolo, di Piero Angela e A.L. Pinna



Un racconto interessante dell'evoluzione passata, presente e futura delle fonti di energia e del modo di fare energia.

Sotto forma di dialogo, cosi come può essere un dialogo tra alunno e professore, Angela ci spiega nei dettagli a cosa dobbiamo fare attenzione nel mondo dell'energia.

Ad essere focalizzata è soprattutto la situazione italiana, deficitaria di materia prima e di programmazione anche a fronte di una crescita costante del fabbisogno.
Dall'idroelettrico al fotovoltaico, passando per il carbone e spiegando il nucleare come bisognerebbe fare nelle scuole, ma con parole semplici ed efficaci.
L'energia è alla base di tutto quello che è il mondo che percepiamo, non si puo' restarne senza, ma se qualcuno non si da una mossa il futuro italiano sarà a tinte fosche e senza...riscaldamenti !


La sfida del secolo, editore Mondadori, prezzo 16,00 euro.

Marco.

venerdì 22 febbraio 2008

Homefood



Per la serie Nuove Leve del Melmo Blog, oggi esordisce Colette! E ci parla di un'iniziativa veramente interessante!!

....quando si dice tradizione in italia per gli stranieri si dice HomeFood!
Ebbene si, anche la piu' amante del fastsurg (abbreviazione di fast=veloce surg=surgelato), non e' poi cosi' devota alle sue convinzioni ma ama spaziare! Ed ecco qui una bella storia italiana.
C'e' un'associazione non molto conosciuta qui in italia, ma decisamente attiva che si chiama HomeFood (www.homefood.it) e' l'Associazione per la tutela e valorizzazione del patrimonio cucinario gastronomico tipico d'Italia.
L'ho conosciuta tramite una trasmissione di discovery channel (travel&living) che si chiama "Eats Chic" ed e' stata una vera rivelazione! Intanto le signore che appartengono a questa associazione chiamate le "Cesarine" si occupano di conservare e tutelare le vere tradizionali ricette della cucina italiana (quindi niente lasagne destrutturate! evviva!) e poi hanno studiato una formula vincente per il turismo alla ricerca dei veri sapori di una volta ovvero l'ospitalita' in case private.
Una volta iscritti e' possibile ricevere non solo una newsletter con le ricette (questo mese era il ragu' alla Bolognese) ma tutta la lista delle cene organizzate suddivisa per regioni e per menu'.
E' possibile far presente nel momento in cui ci si registra come Soci fruitori, anche delle eventuali pietanze che non si possono mangiare per vari motivi intolleranze o motivi religiosi o culturali. Volendo, si puo' anche richiedere di diventare Cesarine, ma non ho approfondito confesso di non averne le qualita'....sarei piu' una Cesarina dedita alla cucina fusion che a quella tradizionale!
Quello che viene richiesto e sottolineato piu' volte, a ragione direi io, e' il rispetto delle regole della buona educazione e della puntualita', dopotutto non si sta andando al ristorante ma a casa di una Cesarina che ha passato l'intera giornata ai fornelli e che vi apre alla sua intima vita familiare e pertanto il rispetto e' d'obbligo! La Cesarina e' in grado anche di raccontarvi la storia di un piatto e di fornirvi anche l'accostamento di vini corretto!
I prezzi dei singoli eventi sono abbordabilissimi, circa 40€ a persona...e i menu' sono veramente accattivanti e riferiti alla regione e la citta' in cui la Cesarina che organizza risiede....
Non vi inseriro' la newsletter che ho ricevuto, perche' chiaramente sono eventi ristretti e riservati...pero' se siete curiosi quanto me, che vedo le trasmissioni e poi approfondisco via internet, vi consiglio caldamente di andare sul sito e curiosare.
Purtroppo il mese di febbraio lo saltero'....sob....ma il prossimo mese e' possibile che vada ad un evento e sara' mia cura riferire...
Colette o Simona....fate vobis!

giovedì 21 febbraio 2008

Big Ben Sofia...!

Oggi mia figlia compie un mese.
L'eco della felicità che la sua nascita ha portato è ancora molto lontano dallo spegnersi.
Tra un po' di tempo, e se lo volete, potro' raccontarvi le emozioni di un neo papà, ma con questo post voglio ringraziare tutti i partecipanti al Big Ben Sofia organizzato, a mia insaputa, in gran fretta venerdi 25 gennaio.

In rigoroso ordine a casaccio ringrazio della loro presenza: il mi' Babbo, il mi' Cognato Aurelio(che mi ha anche "prestato" casa per l'occasione), Compare Daniele(che auguro a tutti di conoscere al piu' presto...) , Pino che ha fatto le corse(ma è riuscito a venire), Francesco mio nipote, Pino mio suocero, Stefano mio cognato, Bob e Stefano in rappresentanza del direttivo del Melmo Club (ed i loro omaggi enoici), Gianni (che alle grandi occasioni non manca mai), Mauro(cavadenti formidabile e grande appassionato di vino), Felice (che è venuto pure se non stava un granchè bene...quindi lo ringrazio due volte!) ed Alessio che ha fatto 40 chilometri in piu' pur di esserci(...e le sue fantastiche pastarelle).
Anche se uno soltanto fosse mancato all'appello, la serata non sarebbe stata così indimenticabile come lo è stata per me e spero anche per tutti.



Attraverso questo scampolo di filmato forse riuscirete a capire che cosa è stato il Big Ben Sofia...ma in realtà è stato molto piu' bello !
Abbiamo stappato 27 bottiglie, di cui 4 bollicine.
Prossimamente forse parleremo anche delle singole bottiglie in maniera piu' accurata.


Marco.

P.s. un grande rammarico per la lontananza di Jesi da Roma, avrei voluto con noi anche lo jesino abilitato...sarà per la prossima volta!

Sagrantino di Montefalco 2003 , Fattoria Colsanto.



Buono questo sagrantino, nato in un’azienda umbra di proprietà di due fratelli friulani: gente che sa come si fa il vino. Questo vino dopo la fermentazione malolattica (effettuate in parte in botte e in parte in vasche d’acciaio) matura in botti da 3.000 litri per 15 mesi, seguiti da un anno di affinamento in acciaio e altri sei mesi in bottiglia.

Il colore è un rosso abbastanza intenso così come il profumo, che è anche di buona ampiezza, a bicchiere fermo: frutta rossa matura e qualche fiore. A bicchiere in movimento i profumi aumentano e in parte ringiovaniscono: la frutta rossa sembra meno matura ed emerge più forte la vaniglia e le note tostate. In bocca, giusta rotondità, struttura di riguardo e decisa persistenza.
In enoteca costa 21 euro circa, non male per essere un sagrantino e soprattutto un docg.
Il voto è sostanzialmente positivo, anche se di sagrantini ne conosco ancora troppo pochi per poter esprimere un giudizio compiuto.

Stefano.

mercoledì 20 febbraio 2008

La gita a Montalcino (Mah!)

Scenario: due novembre con i suoi primi freschi, giornata di sole che scalda leggermente, una macchina con 4 beoni dentro che si fanno una gitarella in quel di Montalcino.



Antefatto: l'idea di fare un Melmotour nella terra del vino italiano più conosciuto all'estero è in auge da un mesetto ma riusciamo a concretizzarla con difficoltà. Non per problemi nostri ma perchè organizzare una visita a due (sottolineo 2!!!) cantine ci è costata una fatica enorme. Una parte di cantine sono chiuse e un'altra sono piene di altre visite o non si raccordano con i nostri orari. Se ci agiungiamo il fatto che di sabato e domenica la maggior parte di loro non fa fare visite.....Che tristezza! Comunque le destrinazioni finali sono state in mattinata la Fattoria dei Barbi, che ci aveva detto di andare anche se non era sicura di poterci far fare il giro. Mah!. Le Macioche nel pomeriggio, gentilissimo ingegnere-imprenditore (Ing. Mazzocchi) fuori dalla norma che ci ha risposto subito e trattato benissimo. Sul resto sorvolo tanto se ne parla a parte.

I fatti: Il tragitto Roma-Montalcino dal casello di Roma Nord in macchina non è lunghissimo: circa due ore e mezza. A noi sembra una mezz'oretta persi come siamo in chiacchere ovviamente e solamente enoiche. Arriviamo praticamente già ubriacati dalle sole chiacchere. Prima difficoltà da segnalare: ma possibile che in quella che vuole essere una capitale vitivincola il primo cartello con scritto "Montalcino" lo si incontri solo a circa 10 km dalla destinazione? Mah!



Dopo la visita da Barbi ci rechiamo nell'enoteca più fornita di Montalcino, tale "Enoteca di Piazza". Ovviamente è strapiena di italiani e turisti. Io c'ero stato meno di un anno prima, ed erano stati gentili e cortesi. Marco l'estate precedente e mi sembra che non avesse avuto problemi. Questa volta invece la cortesia l'hanno scordata a casa, il savoir fare forse nel cassetto e la lungimiranza commerciale persa per strada. Fatto sta che per farci assaggiare un'unghia di vino di qualche brunello (aperto sul tavolo mica gli abbiamo chiesto di toglierlo dagli scaffali) ci hanno fatto penare parecchio e diversi vini non ce l'hanno fatti assaggiare. Il più interessato alle spese, Bob, giustamente ha evitato di comprarne alcuni proprio perchè non era stato possibile assaggiarli. Il Bob in questione ha affermato (pressapoco):


Si, ecchè je ammollo 50 euri così e manco me ne vonno fa assaggià un goccetto?
Maddeche, ahò!


Non solo: hanno provato anche a rifiliarci qualche 2002 mal riuscito con un palese tentativo di raggiro. E dire che io mi ero fatto una listarella di vini che cercavo e mi ci hanno preso pure in giro, sostenendo che non serviva la lista ma era meglio seguire i loro consigli! Mah! A parziale discolpa voglio però dire che non tutti hanno avuto lo steso atteggiamento. Comunque alla fine un po' per l'emozione un po' per la necessità, abbiamo speso diversi soldini (specie lo sponsale Bob).

A pranzo, visto che era tutto strapieno (e stracostoso), ci siamo dovuti accontentare dell'unico posto semi-vuoto. A posteriori devo dire che una ragione c'era. Una mezza zozzeria, usando un eufemismo. Un piccolo aneddoto: Mario gli aveva detto scherzosamente di toglierci i bicchieri dell'acqua perchè avremmo voluto bere solo il vino ma poi, vista la schifezza propinata e i ricarichi indegni, abbiamo optato per dell'acqua (però sia liscia che gassata!). Mah!

Il ritorno è stato altrettanto allegro come l'andata, anche se con un po' di malinconia dovuta alla fine della bella giornata.



Come commento finale devo dire che è stato molto divertente, abbiamo unito l'utile della passione al dilettevole dello stare insieme. Rimane però la cattiva impressione della scarsa segnaletica, del trattamento ricevuto all'enoteca e della difficoltà di organizzare una visita a due cantine. A Montalcino, eh? Mica a Timbuctu.... Mah!



Stefano.

martedì 19 febbraio 2008

Taurasi Radici Riserva , Cantina Mastroberardino.



Oggi è la volta del Taurasi Radici che i Mastroberardino producono con la storica etichetta bianca.

Nella mia breve esperienza di assaggiatore avvinazzato, l'etichetta bianca del Mastroberardino non mi ha mai dato "sole".
E' un buon vino che non trova la sua massima espressione nell'anno in questione, il 1998.



C'è chi lo considera il Barolo del sud, chi lo considera un ottimo punto di riferimento nel panorama enologico meridionale e chi invece non lo considera proprio.
Come al solito,la verità è nel mezzo.
Per questo prodotto D.O.C.G. di 13,5 gradi , 100% aglianico, si possono spendere molte parole buone e anche qualcuna non proprio affettuosa.

Il vino , a mio parere, deve ancora maturare un po'.
Non so se è l'annata che mi ha dato questa impressione oppure se proprio non possa migliorare.
Di certo non è la migliore che abbia mai assaggiato. Il tannino non è ancora "maturo", la boccia , rispetto a riserve piu' vecchie (es. quella dell'anno precedente), non ha quel pizzico di struttura e un po' di complessità che mi sarei aspettato.


Da tenere d'occhio l'evoluzione del prodotto e da segnalare eventuali miglioramenti.


Di seguito la mia scheda del Melmo:


Aspetto:6.5

Colore:6.5

--olfatto--

Intensità:6.5

Complessità:6

Qualità: 6.5

--gusto--
Struttura: 6.5

Equilibrio: 6.5

Intensità: 6.5

Qualità:6.5


Armonia: 6++




Totale: 64\64,25.


Marco.

lunedì 18 febbraio 2008

Le Vignole, Colle Picchioni.

Di questa azienda abbiamo già parlato nel 2007, raccontandoVi il Marino Donna Paola, tuttavia sono doverose due parole anche per l’altro bianco della casa, il Le Vignole.




E’ un bianco I.g.t. prodotto con uve Malvasia, Trebbiano e Sauvignon.
Le percentuali di questi tre vitigni non sono sempre uguali, anche se viene mantenuta costante (tra il 60% e il 70%) la maggior componente di Malvasia.
La gradazione è sui 12-12,5 gradi e le bottiglie che vengono prodotte si aggirano intorno alle diecimila unità.
Il costo è di poco superiore ai dieci euro.
E’ un bel bianco…”pieno”. Ha una consistenza particolare, ma non invadente.
Il colore è un giallo forte, anzi molto forte e abbastanza luminoso.
Buona sapidità, buona acidità e buona struttura.

Dalle mie esperienze lo consiglio con alcuni primi: lasagna e cannelloni su tutti.

Alla prossima…:)

Marco.

sabato 16 febbraio 2008

Privo di titolo, di Andrea Camilleri.



Racconto, non so quanto vero e quanto inventato, che narra un episodio particolare avvenuto all'alba del ventennio fascista.
Discreta l'introduzione di alcune tecniche di narrazione nuove per Camilleri( la moviola su tutte...)che ti ricostruiscono le scene così come le ha sempre immaginate l'autore.Una sorta di film con il commento già scritto.
Se uno non conoscesse Camilleri ed il suo pensiero politico potrebbe addirittura ritenere vere tutte, me proprio tutte, le sue allusioni e le sue descrizioni.
Il libro si legge velocemente, è un po' scontato, ma qualche colpo di scena lo tira fuori e movimenta la situazione soprattutto verso la fine.

Di questo autore ho letto mollllllto di meglio.




Privo di titolo, Editore Sellerio, prezzo 11,00 Euro.

Marco.

venerdì 15 febbraio 2008

La Gola in Tasca 2008, le guide di Alice.

Grazie al mio amico Valerio che per Natale mi ha regalato l‘edizione 2008, ho scoperto questa che è la Madre di tutte le guide.




Una guida che contiene tutte le altre dentro ed offre il panorama completo della gastronomia italiana:oltre 10000 locali segnalati ed oltre 5000 località.
Per tutti i prezzi e per tutti i gusti.
Per ogni regione d’Italia, partendo dalle Valle d’Aosta ed arrivando in Sicilia, dopo la breve introduzione e un simpatico glossario dei termini della cucina regionale, c’è la lista dei comuni e poi uno per uno i locali recensiti.
Nel caso della grande città, una cartina geografica parecchio “zummata” aiuta a capire la distanza dei locali tra loro e la loro posizione.
Bello e assolutamente pratico il riporto dei giudizi, in modo molto sintetico, delle altre guide piu’ importanti d’Italia (es. Veronelli) e di altre guide straniere (es. la francese Guide Gantie).
Ovviamente per ogni locale c’è scritto qualcosa ed oltre agli orari ed ai giorni di apertura, per alcuni c’è anche il giudizio diretto della guida, sotto forma di fiore:dalla rosa alla stella alpina.

Insomma per me che non la conoscevo è stata una piacevolissima scoperta e la consiglio fortemente a chi ama avere tante informazioni nello spazio ristretto di un libro da mettere in libreria a portata di mano.


La Gola in Tasca 2008, le guide di Alice, prezzo 19,90.


Marco.

giovedì 14 febbraio 2008

Ruit Hora 2004 - Caccia al Piano 1868


Decisamente positivo il giudizio su questo vino da cui mi aspettavo poco per due motivi: perchè il taglio bordolese fatto in Italia mi convince in genere poco e perchè l'età era relativamente giovane. Invece devo dire che è ben fatto e forse in questo il plus di essere nella zona di Bolgheri (anche se l'azienda è della Berlucchi: clicca) ha il suo perchè.



Il vino nasce da uve Merlot e Cabernet Sauvignon in parti uguali, vendemmiati, vinificati e maturati in barriques (10-12 mesi) separatamente e assemblati solo prima dell'imbottigliamento.



Il colore è di quel rosso rubino carico tipico del Cabernet Sauvignon. Al naso è profumatissimo di frutta rossa matura, con note evidenti di cacao (tipiche del Merlot) e di tostatura. A poco a poco, col bicchiere in movimento, emergono anche le note speziate (vaniglia su tutte) e i fiori. In obcca il sapore è deciso ma non alcolico. Giustamente morbido ma con un'ottima struttura. Persistenza lunga e moderatamente intensa.



Il prezzo medio è decisamente elevato (25 €) e per certi versi sconsiglia l'acquisto. Tuttavia devo dire che per le premesse di cui sopra, se qualcuno ha voglia di un buon vino italiano con taglio bordolese, questo è tra i primi della lista.



Stefano.

mercoledì 13 febbraio 2008

Info utili sul Brunello di Montalcino.



L'abbiamo fatto per il Sagrantino tanto tempo fa, poi abbiamo fatto una piccola ricerca per il Barbaresco ed adesso...spazio a sua eccellenza il Brunello.
Dal 1945 ai giorni nostri tutti i giudizi sulle annate del vino che fa impazzire tutti gli enoappassionati.

Prendete nota ed evitate acquisti sbagliati...


1945 ***** 1984 *

1946 **** 1985 *****

1947 **** 1986 ***

1948 ** 1987 ***

1949 *** 1988 *****

1950 **** 1989 **

1951 **** 1990 *****

1952 ** 1991 ****

1953 *** 1992 **

1954 ** 1993 ****

1955 ***** 1994 ****

1956 ** 1995 *****

1957 **** 1996 ***

1958 **** 1997 *****

1959 *** 1998 ****

1960 *** 1999 ****

1961 ***** 2000 ***

1962 **** 2001 ****

1963 *** 2002 *

1964 ***** (2003 ****)

1965 **** (2004*****)

1966 **** (2005****)

1967 **** (2006****)

1968 *** (2007*****)

1969 **

1970 *****

1971 ***

1972 *

1973 ***

1974 **

1975 *****

1976 *

1977 ****

1978 ****

1979 ****

1980 ****

1981 ***

1982 ***

1983 ****


N.B. Le annate tra parentesi sono in corso di affinamento


LEGENDA:
annata insufficiente *
annata discreta **
annata pregevole ***
annata ottima ****
annata eccezionale *****

martedì 12 febbraio 2008

Wine Specator 2007



Tratto da una segnalazione della spugna Walter e da varie fonti:



Ancora un riconoscimento per il made in Italy, dopo l’elezione di migliore auto, della Fiat 500, da parte di una giuria Europea, negli USA, gli esperti dell’autorevole rivista, del settore, “Wine Spectator” riconoscono fra i primi dieci posti due etichette di vini Italiani, della Tenuta Marchesi Antinori: Tignanello ed Ornellaia a testimonianza di 600 anni di storia e di tradizione, messi a disposizioni del palato dei buongustai, da parte dell’importante Azienda Toscana.




La selezione è stata rigidissima, gli esperti hanno degustato circa 15 mila vini e stilato la loro graduatoria sulla base di quattro criteri di selezione: qualità ( rappresentata dal punteggio assegnato), valore (prezzo), disponibilità (produzione), e un “fattore X” che i giornalisti di “Wine Spectator” definiscono “excitemente” (letteralmente, esaltazione).




La prima posizione è stata assegnata al vino Francese, il Chateauneuf – du – Pape 2005 di Clos des Papes (col punteggio di 98/100). L’Azienda Italiana si è tolta la bella soddisfazione di portare alla ribalta di un mercato attraente, quale quello USA, due vini per caratteristiche sensoriali a dir poco eccellenti, importanti, apprezzati anche per il rapporto qualità – prezzo.




I commenti : Massima soddisfazione anche per la COLDIRETTI, perché ricevere un simile riconoscimento, su un mercato extracomunitario, non può che far bene alla crescita del settore a testimonianza del successo della viticoltura e dell’enologia Italiana nel mondo. Nei primi sette mesi dell’anno, l’esportazione è cresciuta in tutti i continenti, registrando un’ incremento negli USA del 6% circa, nonostante il buon momento che attraversa l’euro, dove fa lievitare i prezzi oltre oceano.




Ecco la “Top 10”




1) Chateneuf-du-Pape 2005 Clos des Papes




2) Ridge Chardonnay Santa Cruz Mountains Santa Cruz Mountain Estate 2005




3) Le Vieux Donjon Châteauneuf-du-Pape 2005




4) Tignanello 2004 Antinori




5) Two Hands Shiraz Barossa Valley Bella’s Garden 2005




6) Château Léoville Las Cases St.-Julien 2004




7) Tenuta dell’Ornellaia Bolgheri Superiore Ornellaia 2004




8) Mollydooker Shiraz McLaren Vale Carnival of Love 2006




9) Robert Mondavi Cabernet Sauvignon Napa Valley Reserve 2004




10) Krug Brut Champagne 1996




Per tutte le posizioni della top 100: clicca.




Stefano (e Walter)

lunedì 11 febbraio 2008

Malvasia del Lazio Rumon, Conte Zandotti.

La Cantina del Conte Zandotti situata su splendide colline a cavallo tra il comune di Frascati e Montecompatri è un ottimo esempio di come si possa creare uno stile anche in un territorio difficile come quello che stiamo analizzando da due mesi a questa parte.



Il Malvasia del Lazio Rumon è un prodotto 100% Malvasia Puntinata che non scende mai sotto i 13 gradi e mezzo di gradazione.
La produzione di questa bottiglia è arrivata anche a 50000 “pezzi” nell’anno 2003, ma generalmente si è sotto questa quota.
Dal colore giallo paglierino deciso con vena alcolica calcata, in bocca avvolge il palato senza forzare e con classe morbida lascia sentori di mandorla e di pera.

Il costo della bottiglia si aggira intorno ai dieci euro, ma sono soldi a mio giudizio ben spesi.
Piccolo cruccio: è praticamente impossibile trovarla nella grande distribuzione.

Marco.

sabato 9 febbraio 2008

Il gioco della mosca, di Andrea Camilleri.




Tanti piccoli racconti insieme a tante piccole spiegazioni di fatti, modi di dire, parole cantate e abitudini siciliane.
Questo libricino è composto da tanti piccoli fatti della vita dell'autore.
E' scorrevole, a tratti simpatico, ma non ha trama ne' storia.
L'ho comprato "a busta chiusa" perchè vorrei al piu' presto completare la lettura di tutti i libri di Camilleri editi dalla Sellerio.
A differenza di altri non ve lo consiglio.


Il gioco della mosca, Editore Sellerio, prezzo 7,00 Euro.

Marco.

venerdì 8 febbraio 2008

Due parole da Sofia...

Sono trascorsi circa venti giorni da quando il Melmo Club si è arricchito di un membro in piu', ma fin'ora non siamo riusciti a trovare neanche un minuto per scrivere due parole...
E si che, fin da subito, ci tenevamo molto a ringraziare tutti quelli che , vicini e lontani, ci hanno fatto gli auguri, ci hanno contattato, qui sul blog e di persona, per dirci anche solo due parole, ma mai scontate.
Se Sofia potesse già parlare vi ringrazierebbe con tutto il cuore.
Nel frattempo vi dovete accontentare dei ringraziamenti tramite Mamma e Papà che vorrebbero essere ugualmente affettuosi e grandiosi.
Grazie a tutti !

Marco, Simona e Sofia.

P.s.Per festeggiare l'evento, si è svolto venerdi 25 gennaio il Big Ben Sofia di cui prossimamente vedrete immagini, foto e soprattutto leggerete i commenti alla straordinaria kermesse enoica.

Guida Michelin




Segnalo questo pezzo tratto da Il Giornale, segnalato dalla spugna Walter:





«Tokio ha 30 milioni di abitanti e 160mila ristoranti, è quasi una nazione», ha ricordato ieri Fausto Arrighi, responsabile della guida Michelin, alla presentazione dell’edizione 2008 tra il verde delle campagna bergamasca (guarda lo speciale Gastronomia del Giornale.it). Non siamo alla coda di paglia, ma solo a una precisazione perché, con un’Italia inchiodata a 5 tre stelle, sempre loro, il Pescatore a Canneto (Mantova), il Sorriso a Soriso (Novara), le Calandre a Rubano (Padova), l’Enoteca Pinchiorri a Firenze e la Pergola a Roma, tra una Germania che sale a 8 tre stelle e la capitale giapponese che fa altrettanto all’esordio, gli stessi uomini del Bibendum si rendono conto che una sola novità a due stelle (e 26 a una contro una dozzina di bocciature, la metà per chiusura) ha un impatto mediatico che non supera i confini tricolori.

Torna a due stelle, dopo un purgatorio a una che durava dal 2003, il Luogo di Aimo e Nadia a Milano (nella foto), la tavola della famiglia Moroni, ma non basta nel confronto planetario come se dovesse essere una pubblicazione francese a farsi carico delle fortune della cucina italiana quando noi italiani siamo i primi a non fare sistema. E così ha avuto buon gioco Arrighi a fissare alcuni punti fermi: «L’Italia non ha scuole e nemmeno esporta bene i suoi prodotti nel mondo. Quando giri i vari Paesi ti accorgi subito come la grande scuola è quella francese».

Verissimo, basti dire che gli ispettori che la Michelin ha scatenato per Tokio erano solo giapponesi e francesi, segno di una precisa scelta a monte. Piuttosto stanno cambiando i clienti e anche i tratti dell’alta cucina. Ha detto Antonio Santini, tristellato a Canneto: «Arrivano i giovani e dobbiamo capirli e ringiovanirci noi ristoratori mettendo giovani cuochi ai fornelli.
Magari chiedono due piatti e non un menù intero, però sono il futuro e, comunque, sempre meno persone gradiscono tante attenzioni tipo boccone di benvenuto, assaggino extra al secondo, pre-dessert e biscottini col caffè». Arrighi invece ha perorato la causa della tradizione italiana: «Se vogliamo che le famiglie vadano al ristorante deve primeggiare il territorio, senza troppi omaggi alle cucine altrui».
Quando al meglio, a Roma bocciato il Convivio dei fratelli Troiani mentre Milano sorride perché, con la seconda stella di Aimo Moroni, ecco la prima di Andrea Berton al Trussardi alla Scala.
Ha detto Arrighi: «La Campania, con quattro promossi, è la regione più dinamica, bene anche la Sicilia, due promozioni, ma solo nella parte orientale dove Ciccio Sultano è di esempio. Sono invece ferme Bologna e Parma, nonché regioni come la Puglia o la Calabria che non esce mai dall’ombra. È invece scontato dire che in Piemonte e Lombardia si mangia bene. Il problema della cucina italiana? Non tutti i cuochi sono anche ristoratori provetti e molti peccano di costanza».
Traduzione: bisogna essere bravi ogni giorno. In questo i francesi sono di esempio.



Stefano (e Walter)

giovedì 7 febbraio 2008

Passo delle Mule 2005 - Duca di Salaparuta




Discreto questo vino della tenuta Suor Marchesa, una delle ultime acquisite dall'azienda dopo il passaggio del controllo alla ILLVA di Saronno. Un nero d'avola 100% con tutta la sua forza, ammoribidita solo parzialmente dai 10 mesi passatin barriques.



Colore rosso rubino molto marcato, mediamente intenso al naso anche se poco ampio. Profumi di frutta rossa e di fiori appena percettibili. Più evidente la nota speziata e quella balsamica. In bocca decisamente forte la struttura e la persistenza. All'inizio una nota alcolica leggermente forte per poi successivamente divenire più rotondo. Il tannino è però evidente fino in fondo.



Il prezzo medio, intorno agli 11 euro, direi che è un po' altino. Il fatto che si possa fare anche 6-7 anni in cantina consiglierebbe di attendere qualche anno in più e riprovare.

Stefano

mercoledì 6 febbraio 2008

Sachertorte




Per la serie "Nuove leve del Melmo Blog" l'amica Susi, oriunda austrica trapiantata in Italia, ci svela la ricetta della Sachertorte. E posso dire, avendola assaggiata, che come la fa lei è una vera delizia. Grazie Susi da tutto il Melmo Staff!


SACHERTORTE

130 g burro
110 g zucchero a velo
vaniglia
6 tuorli d’uovo
130 g cioccolata

6 chiari d’uovo
110 g zucchero
130 g farina

Marmellata di albicocche

Glasse:
200 g zucchero
150 g cioccolata
1/8 l d’acqua

Come grandezza della forma si consiglia una forma di 22 o 24 cm

Burro + zucchero a velo + vaniglia, dopodiché aggiungere i tuorli e mischiare bene il tutto - poi aggiungere la cioccolata riscaldata (riscaldatela nel forno a ca 170 °C sulla carta da forno – per non farla incollare potete metter un po’ di zucchero a velo).

I bianchi d’uovo e lo zucchero devono essere sbattuti separatamente e devono essere mischiati nel precedente impasto – come ultimo aggiungere la farina.

La torta si cuoce nel forno pre-riscaldato a ca 170 °C – i primi 12-15 min a forno leggermente aperto – dopo ca altre 60 min.

Dopo la cottura e consigliabile lasciarla raffreddare per 20 min nella forma – quando è raffreddata tagliala nel senso orizzontale e mettere la marmellata – anche fuori deve essere messa la marmellata.

GLASSE:
mischiare l’acqua e zucchero per 5-6 min a fuoco vivace e lasciarlo raffreddare a sotto 40 °C (se l’acqua/zucchero è molto caldo e si aggiunge la cioccolata la glasse diventa opaca!!!)
Dopodiché aggiungere la cioccolata riscaldata e se le cose vanno bene il mestolo viene coperto da co 3-4 mm di glasse.

In caso la glasse fosse troppo liquida conviene riscaldare il tutto per un altro minuto o due.
In caso contrario – quindi troppo duro aggiungere poche gocce di acqua.

Buon appetito !


Susi

martedì 5 febbraio 2008

Nobile di Montepulciano I Quadri 2004



Non mi è piaciuto molto questo Nobile di Montepulciano. Forse ancora troppo giovane per esprimre appieno le sue qualità. E dire che le qualità di base c'erano: resa bassissima (50 q.li/ettaro), maturazione in botti di rovere francese da 300 litri per 18 mesi più altri sei in bottiglia. E' vero anche che a me il vino Nobile di Montepulciano non mi ha mai dato sensazioni incredibili.

Il vino, manco a dirlo, nasce solo da Prugnolo Gentile (ossia un clone del Sangiovese) e si sente tutta l'essenza scorbuitica di quest'uva. Colore rosso rubino intenso con note granate. Al naso moderatamente intenso anche se poco ampio. Frutta rossa e bacche a bicchiere fermo, qualche fiore a bicchiere in movimento e diverse note speziate (cannella e noce moscata). Fin li, tutto ok. In bocca invece no: grande struttura ma anche fortissimo tannino all'inizio che poi è andato scemando. Bocca abbastanza allappata, insomma. Anche la persistenza non era un granchè, devo dire.

Se a tutto ciò aggiungiamo un prezzo medio di 17 euro, forse per il 2004 i soldi è meglio tenerseli in tasca. A mio giudizio, ovviamente.

Stefano.

lunedì 4 febbraio 2008

Marino Superiore, Gotto D'oro.



La cosa più difficile per questa azienda è scrivere al presente senza farsi ingannare dai fasti del passato.

La Coop. Gotto D’Oro continua ad essere un’Azienda importante, ma non raggiunge più i picchi di bontà e generosità a cui nel passato, neanche troppo remoto, ci aveva abituato.

La cantina marinese però continua a far buon vino e tra alti, un po’ troppo pochi, e bassi, ahimè sempre di più, il Marino Superiore è sempre un vino apprezzabile ed apprezzato nel contesto laziale.


E’ un bianco D.O.C. coltivato su terreno argilloso, in zone collinari a sud ovest della capitale.
Il suo colore è il giallo paglierino e non ha odori o un bouquet di profumi particolari.
Le uve con cui viene prodotto sono Malvasia del Lazio, Malvasia Candia, Trebbiano toscano, Bombino e Bellone.
La gradazione alcolica è di solito, intorno ai 13 gradi.
E’ preferibile berlo fresco ed accompagnarlo con piatti a base di pesce.


Chiudo questa mini-rece con la speranza che la cantina possa ritrovare al più presto la via maestra del gusto e della qualità dei prodotti.


Marco.

domenica 3 febbraio 2008

I premiati

Visto il premio graditissimo ricevuto da Daniela di Senza Panna e in ottemperenza alla procedura di espletamento burocratico, riportiamo a nostra volta le nostre preferenze, pur sapendo che non saranno esaustive e giuste e che sicuramente ci dimenticheremo di qualcuno.
I premiati che si leggeranno, devono a loro volta esprimere dieci preferenze e pubblicarle, avvertendo i premiati con un commento nel blog. Ecco i nostri dieci, in ordine rigorosamente a casaccio!!!

1) Senza Panna: al primo posto perchè secondo me è fatto veramente bene, utile e interessante. E poi perchè ci ha premiati!!
2) I numeri del vino: lo seguo tutti i giorni. Bacca e Aldo sono due fenomeni che ci tramutano in numeri quello che è il fantastico (ma pur sempre economico-aziendale) mondo del vino. Ho tratto e trarrò spesso ispirazione dalle loro analisi per la mia pseudo-attività sul Corriere del Vino.
3) Conservare in frigo: Tulip mette sempre belle ricette e belle foto. E poi è una delle aficionados dei commenti sul nostro blog.
4) La locanda del Puledro Impennato: bellissime le ricette anche se il sito è un po' dark. Poi ci sono parecchie applicazioni da sboro-smanettone, da cui abbiamo tratto anche diverse indicazioni.
5) Il Gambero Rosa: l'alter ego della locanda. Sempre ricette, sempre belle.
6) Pecora Nera Blog: il blog di Simone, curatore della guida Roma nel Piatto. Diversi contenuti che spaziano dal mondo dell'enogastronomia (prevalentemente) a riflessioni sulla quotidianità. Si vede che sa scrivere...
7) Lo Spazio di Staximo: altro bel blog di ricette. Belle in particolare quelle dei dolci!
8) Leggere, scrivere, vivere il mondo: poche parole, a volte solo immagini ma molto essenziali ed attuali.
9)Parliamone: di Colette 72. Un conflitto di interessi perchè è mia sorella, però sa riflettere e farsi capire. Dovrebbe aggiornarlo un po' più spesso, questo si.
10) Lancillotto San Lorenzo: il blog di Adriano Liloni, un trattore! Ideatore dei Sovversivi del Gusto, trascinatore, grande umorista.

Stefano e Marco

sabato 2 febbraio 2008

In ricordo di Gino


Oggi ricorre l’anniversario della nascita di Luigi “Gino” Veronelli, un grande dell’enologia e della gastronomia italiana, scomparso il 29 novembre di quattro anni fa. Io non l’ho conosciuto di persona e come autore e critico solo in maniera postuma, nel senso che negli ultimi anni della sua vita io mi stavo solo avvicinando al mondo dell’enogastronomia e non ho potuto apprezzarlo o valutarlo criticamente come avrei potuto. Poi però ho letto molto di lui, visto che più o meno tutti i big di questo strano e complesso mondo lo citano e lo ricordano con piacere. Sicuramente non era un pacioso né un diplomatico, ma direi che questa è una cosa da apprezzare se gli argomenti sono portati avanti a ragione. Anche se poteva non piacere, ha lasciato comunque una traccia indelebile nell’enogastronomia e per questo mi sembra giusto che il Melmo lo ricordi. Il pezzo è tratto un po’ da wikipedia e un po’ da un articolo di Pierluigi Saurgnani, che tra i molti che ho letto mi è sembrato il più bello.



Gino, pensandoci bene, poteva nascere solo a febbraio. Gli altri mesi sono del tutto allineati nella loro consequenziale normalità. Febbraio no, si allunga e si accorcia, vive in perenne antitesi col resto dell'anno, è anarchico, controcorrente e terribilmente scomodo. Com'era Gino.
In gioventù aveva fatto studi di filosofia e si era dato all'attività politica: si professava anarchico e considerava la proprietà un furto ma, subito dopo, specificava: «Sono anarchico dell'unica anarchia possibile, quella cioè che prevede l'assunzione di responsabilità nel rispetto di se stessi e degli altri. Chi dice che l'anarchia è disordine, commette un falso grossolano». Nel 1956 inizia l'esperienza di editore (che lo porterà a dilapidare quasi tutta l’eredità paterna), pubblicando riviste e traducendone altre.

Nel 1959 diventa (e lo rimarrà per vent'anni) collaboratore de Il Giorno. Vista la sua grande passione per gli studi filosofici e sociali, chiese al direttore del neonato quotidiano milanese, Italo Pietra, di poter scrivere di questi argomenti, ma il capo obiettò: «Abbiamo già importanti filosofi e sociologi come collaboratori su questi temi. Tu non hai qualche altra passione?». Il giovane Veronelli spiegò al direttore che uno dei suoi piaceri più grandi era quello di scoprire e assaggiare i prodotti della terra. Pietra gli diede l'incarico di occuparsene immediatamente. Nacquero così i primi reportage di Veronelli nelle campagne di tutta Italia, inchieste che ebbero risonanza sulla stampa estera. «Bere vino - spiegava - per me è come ascoltare un racconto, è il compagno privilegiato di un uomo. Per il cibo non è esattamente così, anche se sono contento che oggi vi sia più attenzione ai cibi genuini e si riscoprano i prodotti di una volta. Sono, in fondo, i valori che cantava Lucrezio, l'armonia con la natura. Il vino, però, ti ricorda la storia, la cultura di una terra, la fatica dei contadini che l'hanno prodotto. Il vino, a differenza di un frutto, si ripete e ti regala la gioia del "gusto del gustato".
E non è vero che il vino annebbia sempre la mente: Galileo, a un amico che gli aveva regalato una damigiana, ringraziò dicendo che il vino non solo era buono ma lo aveva anche aiutato a risolvere un problema che prima gli sembrava complicatissimo. Diceva anche che un assaggio di Brunello di Montalcino gli ricordava Gustav Mahler. E sulla storica guerra del vino tra Italia e Francia diceva: «Nelle bollicine vincono i francesi. Lo champagne è un gradino più su del nostro spumante, perché ha una terra con una marna di grandissima profondità. Nei rossi, invece, siamo superiori noi». Mentre non considerava i prodotti del nuovo mondo enoico, e cioè i vini australiani, cileni, californiani e sudafricani: «Non esistono. Sono monotoni, si tratta sempre dei soliti 3-4 vitigni: Chardonnay, Merlot, Cabernet-Sauvignon, Syrah. Non c'è confronto con i 2 mila vitigni italiani». L'attività giornalistica lo impegnerà per tutta la vita, e i suoi articoli, di stile aulico, ricchi di neologismi e arcaismi, caratterizzati da uno stile provocatorio, faranno scuola nel giornalismo enogastronomico e non. Tra le collaborazioni giornalistiche vanno ricordate le seguenti testate: Corriere della Sera, Class , Il Sommelier, EV, Carta, Panorama, Epoca, Amica, Capital, Week End, L'espresso, Sorrisi e Canzoni TV, A Rivista Anarchica, Travel e Wine Spectator, Decanter, Gran Riserva ed Enciclopedia del Vino, The European. L'apparizione televisiva ne aumenta notevolmente la fama; in particolare A tavola alle 7, in cui conduce il programma prima a fianco di Delia Scala poi di Ave Ninchi, e il suo Viaggio Sentimentale nell'Italia dei Vini, dove realizza l'aggiornamento, provocatorio e di denuncia, della viticoltura italiana.




La sua attività di ricerca e di approfondimento nel campo enogastronomico lo porta alla pubblicazione di alcune opere fondamentali, anche di carattere divulgativo. Da segnalare: Vignaioli Storici, Cataloghi dei Vini d'Italia, dei Vini del Mondo, degli Spumanti e degli Champagne, delle Acqueviti e degli Oli extra-vergine, Alla ricerca dei cibi perduti. Fondamentale anche la collaborazione con Luigi Carnacina, maître celeberrimo. Ne nascono, ad esempio, La cucina italiana e Il Carnacina.

Nel 1990 fonda la casa editrice "Veronelli editore "col puntuale obiettivo di approfondire la classificazione dell'immenso patrimonio gastronomico nazionale e contribuire ad accrescere la conoscenza delle attrattive turistiche del paese più bello del mondo".

Collabora con Derive\Approdi scrivendo le prefazioni ad alcuni libri di carattere storico,politico e gastronomico. L'intenso rapporto epistolare sulle pagine di Carta con Pablo Echaurren costituisce un forte stimolo di riflessione sulle questioni legate alla Terra e alla qualità della vita materiale per il movimento contro la globalizzazione. Negli ultimi anni dà vita insieme ad alcuni centri sociali al movimento Terra e libertà/Critical wine. Sempre di questi anni le battaglie per le Denominazioni Comunali (De.Co.), una salvaguardia dell'origine di un prodotto, e per il prezzo-sorgente, cioè l'identificazione del prezzo di un prodotto alimentare all'origine, per rendere evidenti eccessivi ricarichi nei passaggi dal produttore al consumatore.


«
Il peggior vino contadino è migliore del miglior vino industriale
»: è una delle tante massime di Luigi Veronelli. Uno dei suoi punti fermi, una delle sue tante battaglie. Vinte e perse. Vinta quella cinquantennale per il vino di qualità, perché la produzione italiana, in mezzo secolo, ha fatto passi da gigante, e ciò grazie anche a Veronelli; vinta anche quella volta a educare gli italiani al gusto e al buon bere; persa, invece - come ammetteva lui stesso - o, comunque, ancora in corso, quella per l'olio di qualità. Una crociata, quest'ultima, intrapresa in tarda età, andando a cozzare contro gli enormi interessi delle multinazionali del settore agroalimentare. Aveva addirittura guidato una marcia in Puglia, sulle banchine del porto di Monopoli, per impedire lo sbarco di oli (anche di nocciola o di arachidi) provenienti dai Paesi nordafricani e poi spacciati sul nostro suolo come extravergine d'oliva italiani. Negli anni '70 aveva anche subito una condanna di sei mesi di detenzione per aver istigato i contadini piemontesi alla rivolta, occupando la stazione di Santo Stefano Belbo per protestare contro i nuovi disciplinari che favorivano la grande industria del vino penalizzando i piccoli produttori.
Se n'è andato vicino agli ottanta, ma il suo desiderio era quello di arrivare a cent'anni: «Così - diceva - scriverò un libro che intitolerò "Un secolo divino"», con quell'aggettivo, ovviamente, non scelto casualmente.

Negli anni ruggenti - confessava senza il minimo turbamento - era arrivato a fare assaggi (era il suo lavoro, del resto) equivalenti a quattro bottiglie al giorno; poi, con l'avanzare degli anni, aveva ridotto la dose «senza però - precisava - scendere sotto i dieci bicchieri quotidiani». Ed è arrivato vicino agli ottant'anni. Diceva che la resistenza all'alcol è soggettiva, ma comunque riteneva che la dose giusta era quella seguita dal fratello gemello che non andava oltre i due bicchieri a pasto. Tra il serio e il faceto, aggiungeva di considerare gli astemi dei «malati» ma non incurabili: «Possono sempre guarire dal loro malanno. Basta iniziare con un Moscato d'Asti, un Bardolino o un Valpolicella leggero». Lui, invece, aveva esordito a nove anni con una Barbera di 14 gradi, proseguendo sulla stessa linea per altri settanta. Era chiamato il «principe» dei giornalisti enogastronomici ma lui si schermiva e diceva: «Sono solo il più vecchio». La sua autorevolezza era, però, indiscussa, e un suo parere valeva dieci volte quelli degli altri esperti. E diceva cose di buon senso: «Ho visto che vi sono bottiglie di vino rosso anche da 250 euro, ma io penso che una bottiglia anche del vino più pregiato non debba costare più di 25 euro». Qui, purtroppo, è rimasto inascoltato da produttori, commercianti e ristoratori. Veronelli era il nume tutelare del buon vino italiano, ma alla domanda su quale fosse stato il miglior vino da lui assaggiato nella sua vita, aveva risposto: «Un Porto, bevuto all'età di 26 anni...», non mancando di suscitare, dopo aver pronunciato queste parole, un po' di stupore fra i presenti, anche se subito dopo aveva aggiunto: «...che mi era stato offerto da una splendida portoghese».
Svelando così l'arcano.

Ciao Gino.

Stefano.

venerdì 1 febbraio 2008

Gattinara vitigno Molsino,della cantina Nervi



Questa è quella che si dice una gran bella boccia.
Uno splendido Gattinara della cantina Nervi dell'anno 1996.
Quando l'abbiamo aperto ha risentito dello sbalzo di temperatura cantina-casa di Bob ed ha accusato il colpo.
Pur facendo vedere un colore rosso vero che da tempo non ammiravo, al naso era cortissimo e ci sono voluti venti minuti buoni nel bicchiere per farlo aprire completamente.
Ad "apertura avvenuta" ha dimostrato tutte le sue doti: lungo al naso e in bocca, con un tannino elegante che non dimostrava gli undici anni che aveva.
Insomma...a me è piaciuto molto, a Dona anche, ma a Bob un pochettino meno.
Soprattutto lui ha fatto notare come si aspettasse un maggiore stacco di bonta' dallo stesso vino targato anno 2000.

A seguire la mia scheda Melmo:

Aspetto:8.0
Colore:8.5
--olfatto--
Intensità:7.5
Complessità:7
Qualità: 7.5
--gusto--
Struttura: 7.0
Equilibrio: 8
Intensità: 7.0
Qualità:7.5
Armonia: 7.5

Totale: 75.5


Marco.