venerdì 8 febbraio 2008

Guida Michelin




Segnalo questo pezzo tratto da Il Giornale, segnalato dalla spugna Walter:





«Tokio ha 30 milioni di abitanti e 160mila ristoranti, è quasi una nazione», ha ricordato ieri Fausto Arrighi, responsabile della guida Michelin, alla presentazione dell’edizione 2008 tra il verde delle campagna bergamasca (guarda lo speciale Gastronomia del Giornale.it). Non siamo alla coda di paglia, ma solo a una precisazione perché, con un’Italia inchiodata a 5 tre stelle, sempre loro, il Pescatore a Canneto (Mantova), il Sorriso a Soriso (Novara), le Calandre a Rubano (Padova), l’Enoteca Pinchiorri a Firenze e la Pergola a Roma, tra una Germania che sale a 8 tre stelle e la capitale giapponese che fa altrettanto all’esordio, gli stessi uomini del Bibendum si rendono conto che una sola novità a due stelle (e 26 a una contro una dozzina di bocciature, la metà per chiusura) ha un impatto mediatico che non supera i confini tricolori.

Torna a due stelle, dopo un purgatorio a una che durava dal 2003, il Luogo di Aimo e Nadia a Milano (nella foto), la tavola della famiglia Moroni, ma non basta nel confronto planetario come se dovesse essere una pubblicazione francese a farsi carico delle fortune della cucina italiana quando noi italiani siamo i primi a non fare sistema. E così ha avuto buon gioco Arrighi a fissare alcuni punti fermi: «L’Italia non ha scuole e nemmeno esporta bene i suoi prodotti nel mondo. Quando giri i vari Paesi ti accorgi subito come la grande scuola è quella francese».

Verissimo, basti dire che gli ispettori che la Michelin ha scatenato per Tokio erano solo giapponesi e francesi, segno di una precisa scelta a monte. Piuttosto stanno cambiando i clienti e anche i tratti dell’alta cucina. Ha detto Antonio Santini, tristellato a Canneto: «Arrivano i giovani e dobbiamo capirli e ringiovanirci noi ristoratori mettendo giovani cuochi ai fornelli.
Magari chiedono due piatti e non un menù intero, però sono il futuro e, comunque, sempre meno persone gradiscono tante attenzioni tipo boccone di benvenuto, assaggino extra al secondo, pre-dessert e biscottini col caffè». Arrighi invece ha perorato la causa della tradizione italiana: «Se vogliamo che le famiglie vadano al ristorante deve primeggiare il territorio, senza troppi omaggi alle cucine altrui».
Quando al meglio, a Roma bocciato il Convivio dei fratelli Troiani mentre Milano sorride perché, con la seconda stella di Aimo Moroni, ecco la prima di Andrea Berton al Trussardi alla Scala.
Ha detto Arrighi: «La Campania, con quattro promossi, è la regione più dinamica, bene anche la Sicilia, due promozioni, ma solo nella parte orientale dove Ciccio Sultano è di esempio. Sono invece ferme Bologna e Parma, nonché regioni come la Puglia o la Calabria che non esce mai dall’ombra. È invece scontato dire che in Piemonte e Lombardia si mangia bene. Il problema della cucina italiana? Non tutti i cuochi sono anche ristoratori provetti e molti peccano di costanza».
Traduzione: bisogna essere bravi ogni giorno. In questo i francesi sono di esempio.



Stefano (e Walter)

2 commenti:

  1. Personalmente non conosco i criteri secondo i quali vengono assegnate le stelle Michelin. Io (che mi sono iscritta a scienze della comunicazione prevalentemente per fare la giornalista che recensisce ristoranti....che lungimiranza e quante cose cambiano nel frattempo...ma questa è un'altra storia) ho i miei criteri e titolerei molti più ristoranti italiani, ma non è qui che volevo fare una considerazione.
    Mi ha colpito il pezzo dell'articolo che dice "una sola novità a due stelle (e 26 a una contro una dozzina di bocciature, la metà per chiusura)". LA META' PER CHIUSURA.....ora dico io, sarà che l'Italia sta diventando sempre di più una nazione povera con una forbice enorme tra i ricchi sfondati e quelli che arrivano a stento alla terza settimana, che ci obbliga a concentrarci di più su come sopravvivere piuttosto che sullo spendere mezzo stipendio per andare a cena fuori??? E badate che io sono una che se potesse ce lo spenderebbe mezzo stipendio per mangiare in certi posti!!
    Dopo per forza che i ristoranti chiudono e quindi come si fa a mantenere la tradizione?? E se succede per gli stellati, figurarsi per i ristoranti "normali". E' una estremizzazione me ne rendo conto, ma è così triste e deprimente che il nostro glorioso paese sia sempre più una goccia in mezzo al mare e non una eccellenza!
    E' il classico "ha le potenzialità, ma non si impegna" o, meglio non gli permettono di impegnarsi!!

    ciao
    Manu.

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  2. Non ho mai comprato guide di questo tipo, vedendo quanto costano, con gli stessi soldi ho sempre preferito acquistare una bella bottiglia.
    Poi con il tempo..mi sono documentato...ho letto consigli e critiche delle piu' varie...ho letto anche di come vengono elaborate queste guide.
    Oggi evito proprio lo scaffale dove, in libreria, fanno bella mostra di se'.
    Preferisco il passa parola, i blog, i forum e quando nulla di tutto ciò è possibile...la fregatura la prendo da solo !
    Ciao a tutti !


    Marco.

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