mercoledì 30 aprile 2008

Gewurztraminer Nussbaumer, Cantina Tramin.



Ho assaggiato a distanza di pochi giorni sia il 2005 che il 2006, dando purtroppo fondo alla mia scorta della cantina, ma essendo un bianco era giusto così prima che cominciasse a perdere colpi. Avete presente l’ideale del vostro vino? Per me il Nussbaumer è un po’ così: è il mio vino bianco ideale, quello che soddisfa appieno il naso e palato. L’ho scoperto 4 anni fa e da allora ho bevuto dal 2003 in poi tutte i millesimi, eccetto l’ultimo.




Il colore è un giallo paglierino molto intenso, con forti riflessi dorati. Al naso a bicchiere fermo si sentono odori di frutti gialli (pesca, albicocca, melone e un po’ di frutti tropicali) e di fiori (gelsomino fortemente). Qualche nota tostata e le spezie chiudono i quadro. A bicchiere in movimento, sorprendentemente, i profumi nel 2006 si maturano invece che ringiovanire come negli altri anni, ed emerge forte (questa volta per tutti gli anni) il profumo dell’uva. In ogni caso l’ampiezza e l’intensità dei profumi sono veramente straordinarie.
In bocca si prova una freschezza acidica giusta, come giusta è la sapidità che viene fuori a poco a poco. Il retrogusto d’uva è intenso. La struttura è eccezionale e la persistenza è decisamente lunga.




Il 2005 e il 2006 hanno portato due ottimi prodotti, anche se a parer mio il 2004 aveva ancora qualcosa in più.
Il vino non costa poco, sui 20 € in enoteca, ma considerate che non è facile da trovare e che secondo me nel suo campo è il miglior Gewurtraminer (più di S. Michele Appiano e di Kolbenhof).



Stefano

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martedì 29 aprile 2008

Valdipiatta: il vino diventa self-service!



Seguendo la buona strada delle logiche di marketing e dell'attenzione al cliente e alla sua soddifazione, la Tenuta Valdipiatta assume un'iniziativa veramente interessante, che vi lascio leggere sotto (il pezzo è tratto da mymarketing.net).

Creare un vino fatto davvero su misura: è questa l’iniziativa di marketing lanciata della Tenuta Valdipiatta, (http://www.valdipiatta.it/), un’azienda agricola di Montepulciano, in provincia di Siena, che ha dato vita al progetto "Adotta una barrique".
La tenuta, famosa per il suo Nobile, mette infatti a disposizione i vini che stanno per iniziare l'affinamento in legno e che, attraverso un "barrel tasting", vengono selezionati direttamente dal cliente.In questo modo chiunque diventa “produttore” del proprio vino.Semplice il procedimento: dopo qualche settimana l'equipe di Valdipiatta preleva dei campioni dalle barrique prescelte e guida l'aspirante produttore alla composizione del blend ottimale. Sulla base delle proporzioni scelte, il vino viene infine riprodotto in massa più grande e lasciato ad affinare per un periodo che va dai 12 ai 18 mesi. Ad imbottigliarlo ci pensa direttamente l'azienda, ele bottiglie possono essere personalizzate con etichette e packaging scelti dal committente."Questa iniziativa - afferma Miriam Caporali, figlia del proprietario e guida della tenuta Valdipiatta - e' nata perchè qualche nostro cliente tra i più affezionati ci ha chiesto di prendere parte attiva al processo produttivo del vino, per potersi trasformare, anche se solo per un periodo limitato di tempo, in vignaiolo, e creare il suo vino speciale". Grazie a questa iniziativa, sono stati in molti a dar vita alle proprie bottiglie per siglare un momento importante della vita, come un matrimonio o la nascita di un figlio, e chi lo ha fatto per festeggiare con una limited edition una speciale ricorrenza. In questo modo, e con cifre contenute, la brand awarness della tenuta è cresciuta in maniera notevole, confermando il periodo d’oro del Nobile di Montepulciano firmato Valdipiatta: nel 2007 il 44% delle bottiglie prodotte, quasi una su due, è finito sulle tavole degli eno-appassionati di mezzo mondo, con un incremento del fatturato del 25%.

lunedì 28 aprile 2008

Noi beviamo meno.. gli altri no (per fortuna)!


Nel mondo si beve sempre più vino italiano: alla diminuzione dei consumi interni di vino nel 2007, i produttori italiani rispondono con un incremento del 7,8% dell’export, che viene dopo un +6,5% del 2006; si tratta di quasi 3,5 miliardi di euro, per un ammontare di 19 milioni di ettolitri, con un sensibile aumento della qualità del prodotto esportato, visto il prezzo medio in crescita del 6,4% sul 2006.“È la dimostrazione della capacità dei vitivinicoltori italiani - spiega il direttore generale di Vinitaly, Giovanni Mantovani - di capire le tendenze e cogliere al volo le opportunità, perché fermarsi a guardare dentro ai propri confini nel mercato globalizzato non paga. Così, se in Italia si beve meno, nel resto del mondo, i consumi crescono al ritmo di 1,8 milioni di ettolitri l’anno, e mentre la Francia ha perso in un decennio 6 punti percentuali di mercato mondiale, l’Italia è riuscita a mantenere una quota del 18%, non lasciando spazio agli agguerriti competitor del Nuovo Mondo”.Vinto anche il confronto con l’Australia sulla piazza americana, con oltre 2,5 milioni di ettolitri (+8% sul 2006) per un valore record di quasi 830 milioni di euro. In aumento l’export anche verso i Paesi emergenti, con +19% in quantità e +43% in valore per la Russia (283 mila hl per oltre 57,5 milioni di euro); +55% in valore in Cina e +35,5% a Hong Kong (quasi 15 e oltre 6,6 milioni di euro rispettivamente); +1,2% in Giappone (100,6 milioni di euro); + 13% in India (1,6 milioni di euro).Ad esportare non sono solo le grandi aziende, ma anche quelle medio-piccole, che negli anni hanno anche saputo approfittare delle opportunità che Vinitaly ha messo in campo per promuovere le produzioni verso buyers esteri: ne sono esempi il “Vinitaly World Tour” dove la rassegna scaligera è migrata direttamente sui più importanti mercati mondiali, dall’America alla Cina, dal’India alla Russia, ma anche iniziative più innovative come il “matching on line” (dedicato ai trader stranieri, che con un click su www.vinitaly.com, possono dialogare con un mondo di aziende espositrici anche piccole, con le quali avviare nuovi affari; si chiama “Buyer’s Club” ed è il servizio di “business one to one”).


Stefano.

sabato 26 aprile 2008

Il Campo del Vasaio di Andrea Camilleri.



Vorrebbe da dire finalmente è tornato il Commissario Montalbano.
Non perchè l'attesa di questo libro è durata oltre le mie aspettative, ma perchè è proprio tornato il personaggio inventato da Camilleri e che tanto, ma proprio tanto, ci aveva fatto innamorare.
Nel libro ritorna con tutta la sua grinta, per niente immalinconita dalla vecchiaia che pure avanza inesorabile.
E' un libro bello, che riallaccia il filo con i primi della serie.
Il personaggio non appare piu' logoro, anzi ci da nuovi spunti; la storia vola via perchè interessante, ma è intricata come non mai.
Lo consiglio fortemente a tutti, ma soprattutto a chi era dubbioso, dopo le ultime uscite "montalbanesche", della generosità dell'opera.


Il Campo del Vasaio,Sellerio editore, prezzo Euro 13.00.

Marco.

venerdì 25 aprile 2008

Kaid 2005, Cantina Alessandro Di Camporeale.



Un altro vino siciliano che mi ha deluso: ultimamente stanno diventando diversi: sarà che mi sono abituato male con Cusumano? Nell’incertezza intanto vi descrivo questo che, anche in ragione del suo prezzo (14 euro in enoteca) difficilmente ricomprerò di mia intenzione.
Nasce da uve syrah al 100%, nell’azienda situata vicino Palermo a circa 400 m slm. Il vino dopo l fermentazione matura in barriques per 10 mesi più altri 6 di affinamento in bottiglia.

Il colore è un rosso rubino con riflessi granati. Il profumo a bicchiere fermo è intenso e direi molto sfaccettato. Evidente oltre alla frutta rossa, il glicine e il pepe (qualcuno ha detto verde, ma me ne intendo poco per il momento). A bicchiere in movimento emergono le note floreali e la vaniglia e diminuisce sensibilmente il piccante. In bocca, stranissimo sensazione di freschezza acidica (quasi da bianco), con un retrogusto decisamente amarognolo. Le barriques mi sa che ammorbidiscono troppo il risultato perché il tannino si sente poco e niente. La struttura è invece buona.

Nella sostanza non mi è piaciuto, sarà per il prossimo siciliano.

Stefano.

giovedì 24 aprile 2008

Barbera D’Asti Monte Colombo 2004.



La migliore Barbera assaggiata finora, questa dei Marchesi di Gresy (quanti Marchesi in quella zona….). E dire che questo è un prodotto relativamente nuovo perché fatto nella tenuta di 13 ettari di Cassine (AL) dei Marchesi destinati principalmente al Moscato D’Asti e solo dal 2001 alla Barbera e al Merlot. Le uve (ovviamente Barbera 100%) maturano 12 mesi in barriques di rovere francese e per altri 6 mesi in botti più grandi di rovere di Slavonia.


Il colore è un rosso rubino con riflessi granata. I profumi sono decisamente intensi e abbastanza ampi. Il profumo a bicchiere fermo è particolare: a volta sentivo note di frutta matura (mora su tutti) a volta di frutta acerba, ma non fastidiosa, e di fiori (viola per lo più). A bicchiere in movimento, invece, usciva fuori una forte aromaticità e direi una certa vinosità, essendo molto intenso il profumo dell’uva.

In bocca prima è morbido e poi leggermente acido. Un vino di buon corpo, condito da tannini e alcol presenti nelle giuste intensità e un’ottima persistenza.
Il prezzo non è basso, su 23 euro in enoteca, ma secondo me nel panorama delle mie Barbera (comunque poche) è finora la migliore, seguita a breve distanza da quella dei Marchesi Incisa della Rocchetta.



Stefano.

mercoledì 23 aprile 2008

Cous Cous con carne e ceci



Visto che da qualche tempo le ricette latitano, ne cominciamo a "fregare" qualcuna da altri siti! Ma se vi piace, poi, la ri-recensite voialtri! Questa è tratta da Enotime Magazine:





INGREDIENTI (per 4 persone):
500 grammi di cuscus precotto300 grammi di carne
d'agnello 300 grammi di petto di pollo 150 grammi di burro 150 grammi di ceci 2
cipolle 4 carote 4 zucchine 3 pomodori 3 cucchiai di uvetta 1 cucchiaio di semi
di coriandolo 4 cucchiai di olio extravergine d'oliva 1 bustina di zafferano sale e pepe per
insaporire




PREPARAZIONE:
La sera precedente la preparazione metti a bagno i ceci in abbondante acqua fredda. Il giorno della preparazione: fai rinvenire l'uvetta in acqua tiepida. Fai sciogliere 70 grammi di burro in un tegame di terracotta, unisci le cipolle tagliate ad anelli e, dopo 5 minuti circa, le carni d'agnello tagliate a pezzi. Mescola e, quando la carne sarà rosolata, aggiungi i ceci scolati e lo zafferano. Sala e pepa, quindi versa sopra un litro d'acqua, fai prendere l'ebollizione e lascia cuocere per circa un'ora, mescolando spesso. A questo punto aggiungi le carote e le zucchine tagliate a bastoncini e i pomodori spezzettati. Unisci alla fine l'uvetta scolata e strizzata e profuma con un cucchiaio di semi di coriandolo. Unisci anche la carne di pollo a pezzi e prosegui la cottura fino a quando tutto sarà ben cotto. Intanto prepara il cuscus precotto: raccogli il grano in una terrina e versa sopra 6-7 decilitri d'acqua bollente e salata, mescola e lascia riposare fino ad assorbimento. Versa 4 cucchiai di olio in un tegame d'acciaio e unisci 80 grammi di burro. Quando soffrigge unisci poco alla volta il cuscus imbevuto d'acqua e mescola bene. A fuoco medio lascia cuocere per circa 10-15 minuti, continuando a mescolare e sollevare il grano, in modo che alla fine risulti sgranato. Terminata l'operazione aggiungi la carne e le verdure e mescola per amalgamare bene. Infine passa al passaverdura parte del brodo di cottura con le verdure: otterrai una salsa densa da amalgamare a piacere al cuscus.


Stefano.

martedì 22 aprile 2008

E-commerce in chiaroscuro...



Tratto da mymarketing.net:

Le vendite su Internet? Continuano a crescere. Nel 2007 in Italia sono quasi raddoppiate, con un incremento del fatturato del 42,2% a 4,868 miliardi di euro (in Europa l'e-commerce ha generato un volume d'affari di 210 miliardi). Lo dice uno studio realizzato da Casaleggio Associati. Il volano della crescita è stato il settore del turismo, con un aumento di fatturato di circa 800 milioni di euro rispetto al 2006 (+20%).
Eppure, rispetto ai brillanti numeri dell’anno passato, si è registrata una flessione.
“Nel nostro Paese, una serie di fattori stanno frenando la crescita del settore- dice Gianroberto Casaleggio, Presidente di Casaleggio Associati - In particolare, il rallentamento è evidente nella vendita di beni fisici, tanto che per la prima volta un settore dell’e-commerce in Italia, l'alimentare, ha subito una contrazione”.
“I freni sono da ricercarsi soprattutto nella logistica e nella connettività, ma anche negli investimenti limitati da parte delle società venditrici, che tendono a vedere Internet come accessorio al modello di business esistente, senza puntarci davvero investendo nell’innovazione” ribadisce Casaleggio.
Il settore che va meglio è quello dei beni digitali, che stanno invece crescendo oltre il 50% annuo.
Per Adriano Meloni, amministratore delegato di Expedia, operatore di viaggi on-line e una delle società di e-commerce di maggiore successo in Italia, “la strategia vincente per differenziarsi dalla concorrenza, e realizzare iniziative on line di successo, è investire sul livello di servizio al cliente”.
In questo modo si può ottenere “una maggiore fidelizzazione, un’ottimizzazione degli investimenti pubblicitari e un’efficace posizionamento del brand nel mercato di riferimento”.
La competizione sul prezzo anche sul web è rimasta centrale per i settori più maturi. Nella ricerca di politiche di differenziazione sul servizio, il 2007 è stato anche l'anno in cui sono state avviate iniziative in cui sono coinvolti i clienti nella creazione di valore.
E fra le notizie curiose di questo settore, ne emerge una: le esportazioni italiane all'estero, nel settore enogastronomico sono cresciute proprio grazie al web. Lo conferma una ricerca di www.esperya.com la bottega gastronomica on line, dalla quale emerge che la percentuale più alta di spese on line tra coloro che utilizzano internet per fare acquisti è della Corea del Sud (99%). Seguono Gran Bretagna, Germania e Giappone con il 97%, mentre negli Usa è del 94%. L'Italia è solo 18sima con un 89%. Il comparto agroalimentare su web si attesta nel nostro Paese a 190,71 milioni di euro nel 2007, con un +15% rispetto al 2006, una crescita dovuta quasi totalmente all'aumento di valore dello scontrino medio (da 117 a 135 euro).

lunedì 21 aprile 2008

Ben Ryè, Cantina Donnafugata.

Altro vino assaggiato da Giorgio il nostro amico avvinazzato di Grottaferrata, che ci fa sempre molto piacere leggere.

Ben Ryé, il Figlio del Vento


E' stato un vino dolce, un Passito di Pantelleria D.o.c., che nella sua annata 2006 è riuscito nella difficile impresa di metter d'accordo tutte le guide e i critici d'Italia: il Ben Ryé di Donnafugata.
Sebbene abbia ricevuto vari riconoscimenti sin dalla nascita, nel 1989, il Figlio del Vento (sua traduzione dall'arabo) del 2006 è stato nominato «Vino Dolce dell'anno/miglior tre bicchieri di categoria» da Gamberorosso-Slow Food, «5 Grappoli» da AIS Duemilavini, «Super 3 stelle blu» dalla Guida di Veronelli, «Vino Frutto» da Luca Maroni e via dicendo...
Nasce da uve Zibibbo (o Moscato d'Alessandria che dir si voglia) vinificate in purezza, che provengono da 11 diverse contrade dell’isola, uniche per microclima. Le viti sono allevate ad alberello, con alte densità e bassissime rese, e godono dei tipici terreni vulcanici dell'isola sulla quale la famiglia Rallo possiede 42 ettari e le cantine di Contrada Ghirlanda. Alla vendemmia, che si tiene dal 15 di agosto al 15 di settembre, segue un periodo di appassimento naturale al sole e al vento che varia dalle tre alle quattro settimane. Dopo la vinificazione, il Ben Ryé affina quattro mesi in vasca e sei mesi in bottiglia prima d'esser messo in commercio. E il risultato è un vino veramente caratteristico, di straordinaria personalità e complessità.

Colore dorato con riflessi ambrati brillanti, caldo e profondo. La componente alcolica (14,5% Vol) e quella zuccherina gli conferiscono corpo e struttura già allo sguardo. Versandolo si nota immediatamente la consistenza.

Al naso è ampio, suadente... Dopo le prime intense, polpose note di albicocca matura arrivano nuances fruttate e dolci, fichi secchi e miele, che sfumano verso delicate note di confettura di agrumi. Una complessità che stupisce e che varia con la temperatura.

In bocca impressiona per la notevole complessità data dalla fusione di dolcezza, sapidità e morbidezza. E' avvolgente, con note di dattero, albicocca matura, agrumi canditi, mandorla e miele; delicata mineralità nel finale con una sfumatura sapida di grande persistenza. Mai stucchevole, è sempre sostenuto da una nota fresca che ne stempera la complessità. Grande lunghezza della nota retrolfattiva, che riporta armonici profumi fruttati, erbe aromatiche venate da note minerali, sapide di mare.
Un vino di una profondità ed una finezza senza precedenti, in grado di competere con molti dei più blasonati Sauternes francesi. Ideale l’equilibrio, che lo rende di piacevolissima beva e di personalità inconfondibile, con una profondità ed un'ampiezza memorabili. Piacevole, elegante, promette evoluzione e longevità. Eccellente espressione del territorio, entusiasma con la pasticceria siciliana, dolci a base di ricotta e frutta secca, pasta di mandorle e cioccolato. Particolarissimo in abbinamento a formaggi erborinati o molto stagionati, e al fois gras. Straordinario da solo, come vino da meditazione. Va servito in calici a tulipano di media grandezza, e non necessita di respirare dopo esser stato stappato. La temperatura di servizio consigliata è di 14°C.

La scheda:
Ben Ryé Donnafugata 2006
Passito di Pantelleria D.o.c.
Tipologia: Bianco dolce
Uvaggio: Zibibbo 100%
Gradi: 14,5% Vol
Prezzo: € 18 circa (0,375 lt.)
Voto: 95/100


Giorgio.

sabato 19 aprile 2008

L'ombra del Vento - Carlos Ruiz Zafon



Questo libro me l’hanno regalata Marco e Simo e li ringrazio perché mi è piaciuto molto: in particolare bella l’ambientazione a Barcellona e i personaggi, tra cui in particolare un certo Fermìn.
La storia è abbastanza complessa, tanto che anche l’autore sembra accorgersene visto che di tanto in tanto si trova costretto a fare il punto della situazione.
Alla fine, cioè quando si chiarisce il quadro, devo dire che nel complesso è surreale ma bella (Hugh Grant sarebbe orgoglioso di me) e quello che sembra il protagonista in realtà diventa quasi un comprimario.
Il tutto avviene in una Barcellona un po’ gotica, dal 1945 in poi (i fatti si svolgono lungo qualche anno).
È la storia di Daniel e Bea, ma contemporaneamente di Julian e Penelope che sono coloro intorno al quale tutto si svolge.
L’inizio lascia un po’perplessi, perché sembra una forzatura per dare un senso al complesso narrativo, ma poi anche nel resto del libro la fantasia galoppa, quindi tutto sommato va bene. Unica nota: mi sa che il Zafon ha qualche repressione sessuale, perché nel libro non mancano accenni, tentativi e due di picche.
Ma nulla di invadente!
Non so dirvi quanto costi, perché è un regalo, ma si trova anche in edizione “Oscar Mondadori”.

Stefano.

venerdì 18 aprile 2008

Pinot Nero 2004 Alois Lageder.





Alois Logeder è una bella aziendina, come si può notare anche dal suo sito. A due cose tengono in particolare: al terroir e alle etichette. L’Alto Adige ben si presta alla maturazione di un uva particolare come è il Pinot Nero, le cui caratteristiche scorbutiche hanno ormai acquisito fama mondiale grazie al film Sideways. Ma terroir per Lageder è anche rispetto del territorio in cui si vive è questo vuol dire per loro anche rispetto per l’ecologia: per questo tutti i locali accessori alla vigna (cantina, amministrazione e zona per la vinificazione) sono stati costruiti con materiali e logiche a basso impatto energetico. Le etichette, invece, sono state realizzate in collaborazione con degli artisti e guardandoci dentro si dovrebbe scorgere qualcosa. Io ero a cena impegnato in conversazioni varie e non l’ho fatto, anche se un po’ me ne sono pentito.

Il Pinot Nero base proviene da vitigni con altitudine variabile tra i 300 e i 450 m slm con età media tra i 15 e i 35 anni. Dopo la vendemmia il vino fa la fermentazione alcolica e malolattica in acciaio e poi passa 15 mesi in grandi botti di rovere prima di essere imbottigliato e tenuto ad affinare per circa un anno.

Il colore, classico, è un rosso rubino molto molto scarico e si vede già dalla bottiglia (che è scura….). il profumo non l’ho potuto valutare come avrei dovuto perché non avevo il bicchiere da degustazione, ma la frutta matura nera (ciliegia in particolare) e le spezie erano abbastanza evidenti, specie con l’evoluzione. In bocca era meno pinot nero di quanto mi aspettassi: entra deciso e rotondo, con ottima struttura e tannino affatto invadente e la classica lunga persistenza.
Un buon vino il cui prezzo è però abbastanza elevato (20 euro circa). Forse con qualche anno in più sulle spalle sarebbe stato anche meglio. Il Patricia è secondo me superiore sia come vino che come rapporto q/p.

Stefano.

giovedì 17 aprile 2008

CELLARIUS BRUT 2003 – BERLUCCHI



Un vero mix alla Berlucchi, questo vino.
Le uve sono le classiche: chardonnay, pinto bianco e pinot nero e le zone di produzione la franciacorta, l’alto adige e l’oltrepò pavese. Solo lo chardonnay proviene in parte dalla franciacorta e in parte dall’alto adige, per il resto, il pinot bianco viene solo dall’alto adige e il nero solo dall’oltrepò (le zone più vocate, in sostanza).
Il colore è un giallo paglierino con riflessi dorati, poco intenso. Il perlage è finissimo. Il profumo è anch’esso poco intenso, per lo più mela acerba, frutti tropicali e dello sciroppo (di lamponi penso).
In bocca la freschezza acidica è forte e la persistenza è lunga, buona la struttura.
Il costo medio è di 19 euro ma allo stato non lo comprerei.

Stefano.

La tragedia del Moby Prince, 17 anni dopo


10 Aprile 1991
Avevo sedici anni allora, poco piu' di un ragazzino che rincorre i risultati della squadra del cuore, l'amichetta bella e cerca di scacciare l'angoscia di un compito in classe a sorpresa...ma quel fatto mi colpì.
Difficile spiegarvi il perchè.Non per il numero di morti, a sedici anni qualsiasi numero è alto ed è basso allo stesso tempo.Non per il luogo dove successe:non ero e non sono mai stato a Livorno.Non perchè quel giorno vi fosse una ricorrenza particolare.



Mi colpì perchè riusci a capire l'agonia di quelle persone, perchè vedendo il relitto mi sembrò di poter toccare con mano la paura che debbono aver avuto quelle persone quando ormai videro perse le speranze.
Quella nave proiettata sugli schermi della mia televisione prendeva la forma di un vascello fantasma della fiaba piu' brutta mai sentita raccontare...ed invece era tutto vero.
Oggi ne ho quasi trentatre di anni, ho visto tante cose brutte, ad alcune sembro quasi averci fatto il callo, ma questa tragedia rimane lì stampata nella memoria come un segno indelebile.
Di sicuro a farla rimanere una ferita aperta hanno contribuito i secchi di menzogne che sono state sparate per non far luce intorno alle circostanze che portarono a quella tragedia.
Chi è stato ? Di chi è la colpa ? E' stata effettivamente tutta colpa della nebbia ?
A chi fa comodo che questa tragedia, così indelebile nella mia testa e nella mia anima, rimanga senza motivi, senza colpevoli, senza perchè ?
Americani, cinesi, giapponesi....perchè no, anche italiani, chi sa parli.
Chiarisca una volta per tutte cosa è realmente successo, chi ha sbagliato, se di errore si deve parlare.
Perchè non sono partiti i soccorsi e chi erano quelli che si sono avvicinati alla nave e poi sono scomparsi ?
E tutte le dichiarazioni ritrattate e contradditorie dei protagonisti, l'inchiesta amministrativa conclusa in un tempo da guiness dei primati(solo undici giorni!!),il relitto manomesso,la contraffazione dell'unico filmato amatoriale girato a bordo e scampato all'incendio...e altro ancora.
Piccole, grandi cose che impediscono alla verità di emergere e sperano nel tempo e nell'oblio per far scomparire responsabilità e colpevoli nella memoria.



Ma finchè qualche trentenne, allora ragazzino, continuerà a ricordare quel relitto attraccato al molo, la speranza nella verità non svanirà mai.


Marco.

mercoledì 16 aprile 2008

Piano per i giovani del vino toscano al Vinitaly.





Dall'agenzia AGI:


Sono innovativi, ma anche attenti alla tradizione e all'identita' dei loro prodotti, sono preparati in ambito viticolo, ma pronti a spaziare in molte attivita' collaterali ma legate al comparto, dalla comunicazione al marketing, all'accoglienza turistica. Le nuove generazioni del comparto viticolo toscano si sono presentate idealmente oggi al Vinitaly in una manifestazione che ha aperto le attivita' dello stand della regione, curato da Toscana promozione. Fisicamente erano presenti dodici giovani produttori e produttrici provenienti da tutta la regione, che hanno raccontato la loro esperienza, in rappresentanza di molti coetanei: gli oltre 2.500 giovani che, in Toscana, gestiscono direttamente le aziende viticole (Il dato emerge dallo schedario viticolo), e tutti coloro che sono impegnati in attivita' legate al vino, che siano enologi (il 30% di quelli iscritti alla sezione toscana dell'associazione enologi ha meno di 40 anni), o che rappresentino professionalita' connesse al vino nell'ambito della comunicazione e del marketing, a quello della accoglienza, o anche in discipline come l'architettura (nella costruzione di nuove cantine gli aspetti architettonici sono sempre piu' rilevanti). Un dato interessante e' stato proposto dall'associazione Sommelier toscani: l'eta' media ai corsi di primo livello attivati nel 2007 e' di 32 anni, ben il 73% degli iscritti e' under 40 e, tra questi, il 39% ha deciso di iscriversi ai corsi per verificare prospettive di lavoro nuove. Nel presentare i giovani del vino l'assessore regionale all'agricoltura ha evidenziato come questi giovani esprimano concretamente il concetto di 'coltivare il futuro' che e' alla base delle strategie della Regione in ambito agricolo. Queste sono risorse preziose, ha spiegato, per il contributo di entusiasmo e di creativita' che possono portare e anche per l'attenzione alle tematiche della qualita': questi giovani infatti sono cresciuti mentre il mondo del vino acquisiva fortemente questi caratteri e sono quindi ben decisi a valorizzarli. Non a caso i giovani sono molto attenti a tutte quelle incentivazioni che hanno a che fare con l'innovazione e il miglioramento dei vigenti (per esempio con i reimpianti). Questo serbatoio verde della viticoltura toscana potra' ora essere incentivato anche grazie al Piano di sviluppo rurale che prevede una misura destinata proprio all'insediamento di giovani agricoltori: gli aspiranti agricoltori di eta' inferiore a 40 che si insediano per la prima volta in un'azienda agricola in qualita' di capo azienda riceveranno un premio di 40mila euro. (Complessivamente le risorse assegnate sono pari a 45 milioni di euro). Ma l'iniziativa di stamani e' servita anche a presentare alcune idee nuove della Toscana in ambiti correlati al vino: per questo sono stati presentati i vincitori del premio Vino di Toscana 2007 Simonetta Doni la cui azienda che realizza etichette 'veste' alcuni tra i piu' grandi vini mondiali e Riccardo Gosi, che con la sua Enomatic ha inventato un sistema innovativo per spillare il vino.





Stefano.

martedì 15 aprile 2008

Insalata di Ceci e Farro


Anche oggi ricetta altrui: questa di Enotime Magazine!


INGREDIENTI (per 4 persone):
160 grammi di farro 2 pomodori grossi e sodi 150
grammi di ceci lessati (in scatola) 3 cucchiai di olio extravergine di oliva
erba cipollina sale e pepe foglie di lattuga per guarnire

PREPARAZIONE:
Metti in ammollo il farro per almeno 4 ore, quindi lavalo bene sotto l’acqua corrente, scolalo e cuocilo in abbondante acqua per salata per circa 30 minuti. Scolalo e lascialo raffreddare. Elimina il liquido di conserva dei ceci. In un'insalatiera unisci i cereali e i legumi, condisci con l’olio e il sale, una manciata di erba cipollina tritata finemente. Taglia i pomodori in quattro parti e svuotali in modo da ottenere otto spicchi. Trita la polpa e uniscila al farro e ai ceci. Metti due spicchi di pomodoro in ogni piatto e copri con l’insalata. Guarnisci a piacere con foglie di lattuga.


Stefano.

lunedì 14 aprile 2008

XII Concerto di Primavera



Da diverso tempo sosteniamo ormai il Coro Ottava Nota, dell'Associazione Musicale dei Castelli Romani, con la sua attività concertistica.

Ci piace pertanto segnalarvi questo interessante Concerto di Primavera, giunto alla sua XII Edizione, che si terrà nella prestigiosa cornice delle Scuderie Aldobrandini di Frascati, Domenica 20 aprile a partire dalle ore 18.30.



Allego di seguito il programma.



Coro OTTAVA NOTA

MILLE REGRETZ - J.DES PREZ
PAVANE: BELLE QUI TIENS MA VIE T. ARBEAU
DINDIRINDIN anonimo Sec. XVI
MATONA MIA CARA O. DI LASSO
VECCHIE LETROSE A. WILLAERT
LA LA LA, JE NE L’OSE DIRE P.CERTON
IL EST BEL ET BON P.PASSEREAU
IL BIANCO E DOLCE CIGNO J. ARCADELT

Direttore : M° Fabio De Angelis

ENSEMBLE DELL’ A.M.C.R.


LA PRIMAVERA A.VIVALDI
Concerto in Mi Magg da “LE STAGIONI””
Allegro – Adagio – Allegro
Violino Solista : Loreto . Gismondi

ADAGIO B. MARCELLO
Dal concerto in Do min

CONCERTO IN DO MAGG A. VIVALDI
Per Oboe, Archi e Cembalo
Allegro – Adagio – Allegro
Oboe: Sandro Marchetti

CONCERTO IN SI b Magg G.F. TELEMANN
Per 2 Flauti, Archi e Cembalo
Allegro – Vivace – Teneramente – Gaiamente
Flauti: Carolina Pace – Romeo Ciuffa
Cembalo: Paola Selci


CORO OTTAVA NOTA ED ENSEMBLE DELL’A.M.C.R.

CANTIQUE DE JEAN RACINE G. FAURE’

Direttore M° Fabio De Angelis



Quindi mi raccomando: accorrete numerosi e sopratutto...a nome del Melmo!



Stefano.

domenica 13 aprile 2008

Varie dal Vinitaly (parte seconda)




Vinitaly supera se stesso. Il boom di operatori esteri ha caratterizzato la 42^ edizione di Vinitaly (www.vinitaly.com), con presenze massicce dai cinque continenti, ma con una partecipazione mai vista prima di cinesi e in generale di asiatici. Russia e Paesi dell’Est europeo in primo piano tra i buyer stranieri, ma anche dagli Stati Uniti, nonostante la riflessione del mercato americano, sono aumentati gli arrivi.«La rassegna – dichiara Luigi Castelletti, presidente di Veronafiere - si chiude con oltre 150.000 operatori complessivi, dei quali più di 45.000 esteri, che rappresentano il 30% circa del totale, in aumento di quasi il 15% rispetto all’edizione del 2007».«Questo dimostra come Vinitaly sia sempre più un sistema di promozione integrato a servizio delle imprese», dice Flavio Piva, condirettore generale di Veronafiere.«Proprio per questo, da domani il lavoro ricomincia con il Vinitaly World Tour – afferma Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere –, che farà tappa in Russia nel giugno prossimo, poi in USA, Giappone, Cina e nel gennaio del prossimo anno in India. La 43^ edizione di Vinitaly è in programma invece dal 2 al 6 aprile 2009».



Presentato sabato scorso, nel corso della manifestazione Vinitaly di Verona, l'Atlante delle etichette dei vini della provincia di Crotone e della Calabria, realizzato dal Comune di Crotone e dalla Camera di commercio nell'ambito della manifestazione Vincalabria, finalizzata a stimolare la crescita del segmento turistico enologico. 'Le prime pagine dell'Atlante descrivono il quadro generale del sistema di classificazione dei vini ed i disciplinari di produzione per l'acquisizione dei marchi DOC e IGT. Particolare attenzione e' posta sulle zone di produzione del territorio della provincia di Crotone e sulle tipologie di vitigni che la caratterizzano. Nelle pagine successive e' stata inserita una piccola guida dedicata alle strutture ricettive della provincia in possesso del Marchio di Qualita'. Ma soprattutto l'Atlante presenta una galleria delle etichette dei vini DOC e IGT del territorio provinciale e regionale'.



Sempre meno bottiglie, per non dire fiaschi, sempre piu' al bicchiere, come un autentico nettare d'ambrosia: e' il futuro del consunmo del vino secondo le nuove tendeze registrate a Vinitaly. La richiesta di vino al bicchiere e' un fenomeno che sta crescendo rapidamente ed è destinato a svilupparsi a ritmi vertiginosi. A confermare tale tendenza lincredibile successo raggiunto da Enomatic, l'azienda leader mondiale nel settore dei sistemi per la degustazione del vino a bicchiere, che in pochi anni ha saputo conquistare i mercati di tutto il mondo, sviluppando una rete di 46 concessionari in 65 Paesi del mondo. "Questo e' solo l'inizio", afferma entusiasta Riccardo Gosi, titolare dellazienda. "Stiamo assistendo ad una crescita repentina non solo nei consolidati mercati di Europa, Usa e Asia, ma anche in nuove realta` come Australia, Cina, India, Turchia e ora Sud America; e questo sta portando ad un notevole incremento del consumo di vino al bicchiere sia in quantita' che in qualita'".



Stefano.

sabato 12 aprile 2008

Varie dal Vinitaly...

Continuiamo con delle news dall'ultimo Vinitaly. La prima, che riguiarda la Cantina Arunda Vivaldi, mi fa particolarmente piacere, anche perchè ho bevuto non molto tempo fa il loro spumante Marianna (fra qualche settimana uscirà la rece qua sul blog), e da allora ne esalto le gesta!
Mai bevuto nessun vino spumante più buono, neanche tra gli Chamapagne!




Nuovo riconoscimento per i produttori altoatesini: in occasione del Vinitaly Josef Reiterer della Cantina Arunda Vivaldi di Meltina ha ricevuto il premio "Cangrande ai Benemeriti della Vitivinicoltura". Il prestigioso riconoscimento viene assegnato ogni anno ai produttori che si sono distinti per i servizi prestati nel campo dello sviluppo della produzione vitivinicola e della promozione della cultura del vino. Un altro produttore altoatesino è così entrato a far parte dell'èlite dei detentori del "Cangrande".


Alcune aziende vinicole presenti a Vinitaly si sono distinte per la loro solidarietà aderendo al programma Dream della comunità di Sant’Egidio. In tutto sono 121 produttori di Vino, i quali per ogni bottiglia venduta verseranno in beneficenza alla comunità 50 centesimi di euro. Le bottiglie che partecipano a tale programma sono dotate di uno speciale bollino “distintivo”.
Il premio per la regione più solidale spetta alla Sicilia che conta sette adesioni: Cottanera con il Fatagione, Cusumano con il Benuara, Donnafugata con Chiarandà, Planeta con il Cerasuolo di Vittoria, Rapitalà con il Solinero, Spadafora con Scietto Syrah-Sole dei padri, Tasca d'Almerita con il Cabernet.



E' andato al direttore di "Eat Parade" Marcello Masi il Premio "Arte Spumantistica ai protagonisti della Comunicazione", assegnato da Carpene' Malvolti. La casa spumantistica di Conegliano ha ospitato al proprio stand, al'interno del Vinitaly, la Giornata del Sommelier Fisar, accompagnata dalla presentazione di progetti e da brindisi finale con torta ed ha concluso il Vinitaly con una festa dedicata all'Amira. Il vincitore e' stato premiato con una Magnum personalizzata.

Stefano.

venerdì 11 aprile 2008

E' tedesco il vino internazionale premiato al Vinitaly.



Da Enotime:



Parla per la prima volta tedesco il Premio Speciale Gran Vinitaly 2008, assegnato dai giudici del XVI Concorso enologico internazionale all’azienda Divino Nordheim – Die Winzergenossenschaft - Nordheim, Bayern (Germania). Il premio è un riconoscimento di grande prestigio, perché viene assegnato all’azienda che ha totalizzato il maggiore punteggio su due vini premiati con medaglia in gruppi diversi. Sette invece le aziende che grazie alla somma dei punteggi ottenuti con tre vini che hanno ricevuto la Gran Menzione hanno vinto il Premio Speciale Vinitaly. Si tratta della canadese Peller Estates Winery, della ceca Moravske Vinarske Zavody Bzenec S.R.O., della francese S.C.V. Champagne Beaumont des Crayeres, della greca Ktima Biblia Chora S.A., dell’italiana Cavit, della spagnola Adegas Galegas S.L. e della tedesca Winzergenossenschaft Thungersheim EG. Cento in tutto le medaglie assegnate (105 nel 2007) su 3.669 campioni inviati al giudizio (3.507 lo scorso anno) da 1.116 aziende di 32 Paesi (1.103 aziende di 31 Paesi nel 2007), a dimostrazione dell’estrema selettività del concorso, nato per premiare l’eccellenza e per incentivare il miglioramento della qualità della produzione enologica mondiale. Centocinque i giudici che sono stati impegnati a Verona dal 26 al 30 marzo, divisi in 21 commissioni di valutazione, ciascuna composta da due enologi italiani e uno straniero nominati dall’Associazione Enologi Enotecnica italiani e da due giornalisti di fama internazionale selezionati dall’Ice. Il metodo di valutazione seguito è stato quello dell’ “Union Internationale des Œnologues”, che prevede l’espressione dei giudizi in centesimi. Per i vincitori del Concorso Enologico il premio ha una doppia valenza: riconoscimento della qualità raggiunta e visibilità commerciale grazie alle iniziative introdotte dal 2007 da Vinitaly e che vengono riproposte quest’anno visto i buoni risultati ottenuti. Si tratta dell’accordo tra Veronafiere e la catena del fine food Isetan, (11 store tra Tokyo e Kyoto), aderente all’ADO (All Nippon Department Stores), che associa 66 grandi magazzini del lusso, e dell’accordo con Spazio Italia, l’area gestita da Air Dolomiti/Lufthansa nella zona partenze per l’Italia dell’Aeroporto internazionale di Monaco. Il Premio Speciale Banca Popolare di Verona, assegnato all’azienda che ha prodotto il vino veneto o emiliano-romagnolo o trentino che ha ottenuto il miglior punteggio in tutte le categorie previste dal regolamento del Concorso è stato assegnato a Gerardo Cesari spa di Cavaion Veronese (VR) per l’Amarone della Valpolicella doc “Bosan” 2001.

giovedì 10 aprile 2008

Giovanni Chiappini



Quella di Giovanni Chiappini è l'altra cantina che ho avuto modo di provare con ragionevole attenzione durante il Vinitaly. Di questo devo ringraziare sopratutto la gentilissima e competentissima Martina che mi ha accompagnato nella degustazione con dovizia di particolari.

L'azienda ha una ventina di ettari nel territorio di Bolgheri su una collina alta circa un centinaio di metri e a una decina di km dal mare. Al Vinitaly era collocata in uno stand presso la Strada dei Vini Costa degli Etruschi, che raccoglie varie doc e docg della zona. Oltre al vino di cui parleremo, in azienda fanno anche olio e gestiscono un piccolo agriturismo. Vi segnalo anche il sito: www.giovannichiappini.it.
Hanno sostanzialemente due linee di vini, in cui combinano i vitigni internazionali (che secondo me quasi esclusivamente in questa zona e in Sicilia hanno un risultato come piace a me, almeno a livello italiano) con il Sangiovese e il Vermentino con i bianchi. In totale 8 tipi di vino differenti, suddivisi nella linea standard e una piccola linea sperimentale, formata da vini monovarietali.

Riguardo alla linea standard i prodotti sono:
- Guado de' Gemoli: Cabernet S. (80%) e Merlot (20%), affinato in piccole botti di rovere per un anno;
- Felciaino: Sangiovese (70%), Cabernet S. (15%), Merlot (5%), solo acciaio per sei mesi;
- Ferrugini: Sangiovese 100%, con sei mesi di affinamento in acciaio;
- Le Grottine: Vermentino e Viogner, in parti uguali mi sembra.
Oltre a questi, in purezza (con una produzione massima attuale di 600 bottiglie) fanno anche in purezza: un Cabernet Sauvignon, un Cabernet Franc, un Merlot e un Petit Verdot.

Io ho assaggiato un'ottimo Felciaino e un grande Guado de' Gemoli. Di quest'ultimo, considerando la giovane età che ho assaggiato io, penso che con 6-7 anni sulle spalle almeno può solo migliorare. Il Felciaino era molto buono e profumato, anche se forse lievemente tannico. Inoltre ho assaggiato il Petit Verdot in purezza e ho trovato anch'esso molto interessante.

Insomma da seguire, anche se non ho ben capito i prezzi che però a parte il Guado, credo siano abbastanza umani!


Stefano.

mercoledì 9 aprile 2008

Colle Spinello



Alberto e Arnoldo Avosani sono due fratelli pisani che si sono messi da qualche anno a fare vino, con ottimi risultati. Hanno preso un terreno che per come era (ho visto le foto) c'era da mettersi le mani nei capelli, hanno seguito i consigli giusti e hanno messo su un'azienda di tutto rispetto che, considerando l'esperienza che stanno accumulando e l'età delle viti che è ancora precoce, può solo migliorare.

Si trovano nel territorio di Scansano (12 ettari a vite) e la produzione è inziata ovviamente da Morellino, in due versioni: una base e una riserva. Il Morellino è un vino che non mi ha mai appassionato granchè, anche se i dati di mercato ne indicano una forte tendenza alla crescita. Però, ragazzi, devo dire che il loro prodotto (biologico, tra l'altro) è veramente mirabile. Il base è buono, ma la riserva è fantastica, riuscendo ad esprimere totalmente la forza e il gusto del Sangiovese, come solo in Toscana sa crescere, arrotondato dal Merlot e dal Petit Verdot. Fa un po' do botte, ma affatto invadente e assolutamente non parkerizzata.

I ragazzi hanno dimostrato di saperla lunga: quest'anno al vinitaly hanno presentato anche un IGT toscana rosso, dedicato alla fascia bassa del mercato ma dall'ottimo rapporto qualità prezzo (100% sangiovese), ed hanno in preparazione anche un bel SuperTuscan, più per esigenze mediatiche che per loro vocazione. Quest'ultimo sarà un blend di Sangiovese (60%)n e vitigni internazionali: un Tignanello a Scansano, sostanzialmente. Inoltre sono stati bravi anche nella scelta delle barbatelle: hanno a disposizione 8 tipi diversi di sangiovese che usano per gli assemblaggi.

Poi sono due persone speciali: una simpatia unica unita ad un amore per il lavoro in vigna e intorno al prodotto che fanno scuola. Alberto è quello a sinistra nella foto!

Un consiglio: provatelo!

Stefano.

martedì 8 aprile 2008

Il mio Vinitaly...



Più ombre che luci per il Vinitaly, questa la mia impressione e vi spiego subito perché: le luci sono sicuramente quelle di un evento ben organizzato per gli operatori del settore. Le aziende vitivinicole hanno ampli spazi per allestire i propri stand e presentare i propri prodotti. Spesso e volentieri le amministrazioni pubbliche supportano con investimenti ingenti la partecipazione. Tantissimi media e tanti trader da incontrare e utilizzare per le proprie attività. Tanti seminari, incontri e degustazioni fanno da contorno al via vai di persone per gli stand. Le ombre riguardano invece le pesanti notizie che sono circolate fin dal primo giorno di esposizione (quelle sul brunello e sui vini adulterati) e il trattamento riservato al pubblico non operatore. Ho visto con i miei occhi moltissime aziende snobbare il pubblico pagante, a tratti infastidite dal dover versare qualche goccia di nettare richiesto. E qui mi chiedo: allora perché li fanno entrare, facendogli pagare ben 35 euro (!!!) per la singola giornata? E soprattutto: ma si rendono conto che spesso il consumatore occasionale è anche quello finale che richiede i loro vini in enoteca, al supermercato o al ristorante? Mi sa che queste domande non troveranno risposta.
Tra l'altro l'argomento l'avevo già sollevato qualche tempo fa: clicca.



Quest’anno sono andato per lavoro, grazie ali amici del Corriere del Vino e della PR Vino con cui da qualche tempo collaboro e a cui ho dato una mano. Ma penso che da semplice “spettatore” sarà molto difficile che rivada.

Non ho avuto modo di visitare tutti gli stand: in particolare non ho visto affatto quelli dell’Abruzzo, della Puglia, dell’Emilia e soprattutto mio malgrado del Piemonte.
Di tutti gli altri mi piace sottolineare l’ottima organizzazione di quelli del Lazio e della Campania. Quest’ultimo si intitolava semplicemente ma molto efficacemente “’O Vino”.
Alcune regioni erano ammucchiate in singoli padiglioni (Marche, Umbria e qualche straniero) così come Friuli, Trentino e Alto Adige (anche qui con qualche straniero come la Slovenia).
La Toscana, che è stata la regione con la quale ho avuto più a che fare: vi erano ben due padiglioni ma tutti estremamente disomogenei nella presentazione e nelle proporzioni. Banfi aveva costruito un vero e proprio castello. Un po’ meglio la soluzione offerta da alcuni consorzi che avevano predisposto degli spazi comuni, ma che sostanzialmente sembravano un po’ un contentino per coloro che non potevano permettersi lo sfarzo di altri.
Il padiglione Toscana era anche il più visitato in assoluto o meglio il più affollato.
Il più elegante di tutti direi la Lombardia, che si trovava al secondo piano del palazzo expo, vicino alla sala stampa.Stand ampli, molte hostess, gentilezza diffusa e brochure a valanga per spiegare le proprie tipicità.



Non ho potuto assaggiare più di tanto e soprattutto quello di che assaggiavo non mi è stato possibile comprendere molto un po’ per l’atteggiamento di cui sopra un po’ per gli impegni che mi attendevano. Inutile parlare dei soliti noti.
Meglio soffermarsi su un paio di piacevoli sorprese che citerò in altri pezzi.

Stefano.

lunedì 7 aprile 2008

Polena 2006 – Donnafugata



Assemblaggio paritario di Cataratto e Viogner per questo IGT siciliano della celebre azienda Donnafugata. Il nome deriva dalle figure scolpite o intarsiate sulle prue delle navi antiche, che portavano bene e orientavano i marinai in navigazione.
Un vino di pronta beva, direi abbastanza gradevole e di buona aromaticità. Di colore giallo carico dorato ma con qualche riflesso verdognolo. Al naso a bicchiere fermo denota media intensità e buona complessità, con sentori erbacei e di immancabile mela golden appena matura. Anche altra frutta gialla che però non sono riuscito bene identificare.
A bicchiere in movimento, invece, il vino ringiovanisce e si sentono più che altro le note di frutta acerba e rimane l’erbaceo. Discreto nel complesso.
In bocca la freschezza acidica è buona e ben compensata dalla sapidità. Una struttura di rilievo sorregge più che ampiamente il prodotto. Buona la sensazione di aromaticità. Finale mediamente persistente e amarognolo.
In enoteca costa sui 9 euro.

Stefano.

domenica 6 aprile 2008

Aggiornamenti sul caso Brunellopoli...

Dal Messaggero.it di Domenica 6 Aprile.

Caso Brunello, 400 dipendenti della Banfi a rischio cassa integrazione dopo i sequestri.


ROMA (5 aprile) - Cassa integrazione in vista per i 400 dipendenti dell'azienda vinicola Banfi, uno dei più grossi produttori di Brunello di Montalcino. È quanto emerso nella conferenza stampa, al Vinitaly, del Consorzio che riunisce i produtori del famoso vino e di Federdoc.

I produttori di Brunello si preparano intanto alla controffensiva. «Mercoledì - annuncia da Vinitaly il presidente del Consorzio di tutela del Brunello Francesco Marone Cinzano - si terrà una riunione di tutti i produttori, a porte chiuse. Dobbiamo guardare al futuro e costruirlo con convinzione. Da questa vicenda usciremo rafforzati». «Dopo la riunione dei produttori - aggiunge Cinzano - ci saranno importanti novità dal ministero delle Politiche agricole».

Rischio cassaintegrazione. «Il Brunello dà lavoro, con la produzione e l'indotto, a 2500 persone - ha spiegato il direttore del Consorzio del Brunello Stefano Campatelli - in un paese con 5000 abitanti, bambini e anziani compresi. Per una ipotesi di reato, con quattro sequestri "cautelativi" su 13 aziende controllate, è a rischio l'economia di 256 cantine, iscritte all'albo a denominazione, e 200 imbottigliatori». «In questa fase - ha lamentato il presidente di Federdoc Riccardo Ricci Curbastro - i tempi dell'indagine sono troppo lunghi rispetto ai tempi dell'economia».



Nel triennio 2004-2007, il Consorzio tutela del Brunello ha compiuto controlli sull'80% dei vigneti iscritti - 1667 ettari - per verificare la loro conformità. «Abbiamo accertato - spiega il presidente del Consorzio - alcune lievi difformità. Il 99% dei vigneti di Montalcino sono risultati corrispondenti al disciplinare di produzione. Solo in quattro casi sono state riscontrate difformità che la legge definisce gravi e che sono state segnalate, come è nostro obbligo, all'Ispettorato controllo qualità e alla magistratura». Le rilevazioni di non conformità hanno riguardato 17 ettari di vigneti, pari all'1% di quelli controllati. «È chiaro che il nostro livello di tutela è molto alto - osserva Cinzano -. Si potrebbe dire che, alla fine, siamo rimasti vittime del nostro stesso rigore». Il Consorzio, creato nel 1967 subito dopo il riconoscimento della Doc, raggruppa circa 250 produttori.

I ricorsi dei produttori. Intanto saranno depositati la prossima settima, presso il tribunale del riesame, i ricorsi dei produttori di Brunello a cui sono stati posti sotto sequestro bottiglie dell'annata 2003 e vigneti. Le richieste di dissequestro dovrebbe riguardare quattro aziende, Antinori, Frescobaldi, Argiano e Castello Banfi, in posizioni differenziate per le contestazioni dei magistrati. «La notifica nei nostri confronti - spiega il general manager di Castello Banfi Enrico Viglierchio - è relativa al non rispetto del disciplinare per quanto riguarda le rese sul vitigno Sangiovese. Una presunta violazione per la quale si è intervenuti con una misura cautelare molto pesante che sta provocando gravi ripercussioni». Tenendo conto dei tempi previsti per il pronunciamento del tribunale del riesame, secondo Viglierchio, entro fine aprile si dovrebbe sapere se il prodotto potrà essere dissequestrato. La Castello Banfi, nel frattempo, ha deciso di congelare il piano triennale che prevedeva per la tenuta di Montalcino un volume di investimenti di 15-17 milioni di euro.

Il presidente di Confagricoltura Federico Vecchioni ha deciso invece di convocare la giunta esecutiva dell'organizzazione per martedì 8 aprile per esaminare i recenti avvenimenti che hanno interessato il settore vitivinicolo, anche in riferimento a eventuali iniziative legali a tutela dei produttori. «La situazione che si è venuta determinare - ha affermato Vecchioni - necessita un approfondimento straordinario e urgente. I danni, per uno dei settori portanti del Made in Italy agroalimentare, sono incalcolabili e le conseguenze si faranno sentire per molto tempo».

Il governo tedesco nel fratempo ha fatto sapere di non avere «alcun motivo per mettere in dubbio» le informazioni inviate dalle autorità italiane a Bruxelles sul vino italiano, secondo cui «nessun vino nocivo alla salute è stato venduto fuori dall'Italia». E' quanto ha detto oggi all'agenzia Ansa una portavoce del ministero tedesco per gli Alimenti, l'Agricoltura e la Protezione dei consumatori.

sabato 5 aprile 2008

Aggiornamento su Brunellopoli...

Dal Corriere.it di sabato 5 Aprile.

Il caso Brunello,da un esperimento all'inchiesta.
La vicenda Brunello continua
L'esposto che ha dato il via all'indagine sarebbe partito da un produttore di Brunello "purista".
Cinzano: «Se fosse vero non so cosa passa per la testa di questo produttore»


Un esperimento, un blog, un esposto alla procura: potrebbero essere queste le tappe che hanno portato in un primo momento i Nas di Firenze e poi la Guardia di Finanza di Siena a mettere le mani sulle ricette di shake che dimostrerebbero come il Sangiovese, padre del Brunello di Montalcino, sia stato mescolato ad altri vitigni un poco meno nobili.

UN BLOG E L'ESPOSTO. L'affare che sta sconvolgendo il mondo del vino toscano (e non solo) nascerebbe così, da un esperimento di mescolamento di uve tentato in passato (nel 1996) e destinato ad altra etichetta, finito su un libro, poi su un blog. Da qui sarebbero nate le ricette - segretissime - dello shake trovate e sequestrate dalla Guardia di finanza. Fiamme gialle che, come riportato dall'ANSA, sarebbero state "indirizzate" nel giro tra i vitigni dall’esposto, presentato in procura a Siena, di un produttore di Brunello "purista" e per questo abituato a imbottigliare solo vino proveniente da vitigni di Sangiovese grosso. Le Fiamme gialle avrebbero trovato e sequestrato anche i rapporti del Consorzio (che ha potere ispettivo) dove era già stata registrata la presenza di vitigni alieni promiscui con i vitigni regolati dal severo disciplinare del Brunello. Nessuna sofisticazione, ma una mancata applicazione del disciplinare che regola la denominazione di origine controllata e garantita, la celebre Docg.

MIX MEDIATICO. «Mescolare, sul piano mediatico, la vicenda del Brunello di Montalcino ad altri casi di cui si parla in questi giorni è veramente scandaloso». È arrabbiata, l’assessore all’Agricoltura della Regione Toscana, Susanna Cenni per gli accostamenti sui media tra Brunello e altre inchieste, come quella del vino-Frankestein, e lo ha dichiarato, stamani, in apertura della conferenza stampa su una ricerca compiuta dall’agenzia Arsia per la valorizzazione e il recupero dei vitigni autoctoni in Toscana.

IL CONSORZIO. Non vuole commentare l’indiscrezione secondo cui l’inchiesta sarebbe partita da un esposto di uno dei produttori "puristi" del Brunello, il presidente del Consorzio per la tutela del Brunello di Montalcino, Francesco Marone Cinzano. «Ne ho sentito parlare - dice - e la cosa mi ha scioccato. Se fosse vero non so cosa passa per la testa di questo produttore». Cinzano preferisce parlare delle iniziative che il Consorzio intende prendere «perchè - dice - c’è tutta la volontà di uscire da questa vicenda in positivo con regole ancora più stringenti e controlli ancora più efficaci». «Ne usciremo bene - dice - perchè a Montalcino c’è un tessuto sano di produttori che lavorano bene». Il presidente del Consorzio annuncia nei prossimi mesi sarà pronto un nuovo regolamento dei controlli sulle produzioni«.
Resta fermo il fatto, secondo Cinzano, che il disciplinare che prevede l’uso di Sangiovese al 100% per fare il Brunello, non si deve toccare. «Che non si debba modificare - spiega - è una decisione votata dalla stragrande maggioranza dei produttori».

Continuiamo a farci del male...

Fonte:Espresso on line del 4.4.2008.

Benvenuti a Velenitaly
di Paolo Tessadri


L'espresso conferma la sua inchiesta sulla pericolosità di 70 milioni di litri di vino a basso costo venduti in tutta Italia. Nelle botti sequestrate finora sono state individuate tracce di concimi, sostanze cancerogene, acqua, zucchero, acido muriatico e solo un quinto di mosto. Per questo i magistrati hanno contestato il reato di sofisticazione alimentare, che punisce chi produce sostanze pericolose per la salute



Di vino ne contengono poco: un terzo al massimo, spesso di meno. Il resto è un miscuglio micidiale: una pozione di acqua, sostanze chimiche, concimi, fertilizzanti e persino una spruzzata di acido muriatico. Veleni a effetto lento: all'inizio non fanno male e ingannano i controlli, poi nell'organismo con il tempo si trasformano in killer cancerogeni.
Secondo i magistrati di due procure e la task force che da sei mesi indagano sulla vicenda, questo cocktail infernale è il protagonista della più grande sofisticazione alimentare mai scoperta in Italia. Perché con la miscela tossica sono state confezionate quantità mostruose di vino. Gli inquirenti ritengono che si tratti di almeno 700 mila ettolitri: sì, 70 milioni di litri messi in vendita nei negozi e nei supermercati come vino a basso costo anche dai marchi più pubblicizzati del settore. Un distillato criminale che ha riempito circa 40 milioni di bottiglie, fiaschi e confezioni di tetrapack d'ogni volume, offerte a un prezzo modestissimo: da 70 centesimi a 2 euro al litro.

L'inchiesta è tutt'ora in corso: solo una parte dei prodotti pirata è stata sequestrata perché è impossibile rintracciare tutte le bottiglie. Ma gli elementi raccolti dagli investigatori mostrano un sistema industriale di contraffazione che nasce dalla criminalità organizzata e alimenta le grandi cantine: le aziende coinvolte nello scandalo sono già 20. Otto si trovano al Nord: in provincia di Brescia, Cuneo, Alessandria, Bologna, Modena, Verona, Perugia. Il resto invece è sparso tra Puglia e Sicilia: le sorgenti del vino contraffatto e dei documenti che gli hanno permesso di invadere le botti. Perché con questo sistema criminale i produttori riuscivano a risparmiare anche il 90 per cento: una cisterna da 300 ettolitri costava 1.300 euro, un decimo del prezzo normalmente chiesto dai grossisti del vino di bassa qualità.


Retrogusto al metanolo L'istruttoria è nata partendo da uno dei soliti sospetti: una cantina di Veronella che 22 anni fa venne coinvolta dal dramma delle bottiglie al metanolo. Ricordate? Diciannove persone uccise mentre altre 15 persero la vista per colpa del mix a base di mosto e di un alcol sintetico, normalmente utilizzato nelle fabbriche di vernici: un liquido inodore e micidiale. Una tragedia che cancellò la credibilità della nostra enologia e stroncò l'export. Ma nello stabilimento di Bruno Castagna anche quella lezione sembra dimenticata. Quando nello scorso settembre scatta l'irruzione, gli agenti del Corpo forestale di Asiago e dell'Ispettorato centrale per il controllo dei prodotti agroalimentari trovano subito una situazione anomala: accanto alle cisterne c'erano taniche piene di acido cloridrico, altre con acido solforico e 60 chili di zucchero. Gli ispettori mettono tutto sotto sequestro e fanno esaminare campioni di vino bianco e rosso per capire cosa contengano. I test condotti nell'Istituto agrario di San Michele all'Adige e nel laboratorio di Conegliano Veneto dell'Ispettorato centrale forniscono lo stesso verdetto choc: in quel liquido di uva ce n'è circa un quinto, il minimo indispensabile per dare un po' di sapore. I test sono concordi: tra il 20 e il 40 per cento, non di più. E il resto? Acqua, concimi, fertilizzanti, zucchero, acidi. Sì, acidi: usati per mimetizzare lo zucchero vietato per legge. L'acido cloridrico e l'acido solforico vengono utilizzati per 'rompere' la molecola dello zucchero proibito (il saccarosio) e trasformarlo in glucosio e fruttosio, legali e normalmente presenti nell'uva. Un metodo che consente così di sfuggire ai controlli. Risultato: da una normale analisi non emergerà la contraffazione. I due acidi, assieme alle altre sostanze cancerogene, non uccidono subito, ma lo fanno progressivamente, in modo subdolo. L'acido cloridrico, comunemente chiamato acido muriatico, può provocare profonde ustioni se finisce sulla pelle, se ingerito è devastante.

A Veronella uno degli investigatori è svenuto per i vapori e sono stati chiamati i pompieri per rimuovere le scorte. Il titolare della cantina è stato arrestato per il reato di sofisticazione alimentare con pericolo della salute pubblica: di quel liquido ad alto rischio ne avevano ancora migliaia di litri. Ma il fascicolo aperto dal pubblico ministero di Verona Francesco Rombaldoni poco alla volta si è gonfiato di reati pesantissimi: l'associazione a delinquere per gli imprenditori vinicoli del Nord. Che diventa addirittura associazione mafiosa per i loro referenti meridionali.

(03 aprile 2008)
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venerdì 4 aprile 2008

Ultim'ora devastante...


Dall'affidabile Corriere della sera on-line del 04 Aprile:

Avviso di garanzia dalla procura di siena anche per il Presidente del consorzio.

Vino, scoperte centinaia di bottiglie di falso Brunello 2003: sequestri in 4 aziende
Coinvolte 13 aziende produttrici, 20 gli indagati: creato un vino diverso per avvicinarsi ai gusti Usa



SIENA - Un'inchiesta che fa scalpore perché il vino oggetto della frode è uno dei più celebri d'Italia: il Brunello. Sono 13 le aziende produttrici coinvolte nell'inchiesta della procura di Siena. Lo ha detto, al termine dell'incontro con il ministro per le Politiche agricole Paolo De Castro, il presidente del Consorzio di tutela del Brunello di Montalcino Francesco Marone Cinzano. «Sono quattro - ha precisato - le aziende alle quali sono state sequestrate le bottiglie dell'annata 2003: Antinori, Frescobaldi, Argiano e Castello Banfi».
Il presidente del Consorzio ha ammesso di essere tra le persone, in qualità di produttore, che hanno ricevuto un avviso di garanzia. «Il danno è grave - ha detto Cinzano -, ovviamente noi vogliamo che la magistratura faccia il suo lavoro. Ma chiediamo che sia concluso in tempi brevi perché il rischio per le aziende coinvolte è forte e alcune sono già state costrette a lasciare a casa dei lavoratori». Cinzano si è fatto portavoce con il ministro De Castro della «forte preoccupazione dei 250 produttori di Montalcino». L'ipotesi di reato è la frode alimentare.
Le indagini sono rivolte a verificare se siano state usate uve non Sangiovese per la produzione del Brunello in un arco di tempo considerato tra il 2003 e il 2007. In sostanza, le aziende coinvolte nell'inchiesta, grandi nomi della produzione vinicola toscana, avrebbero violato, secondo l'ipotesi degli inquirenti, il disciplinare che impone quali uve utilizzare.

L'INDAGINE - Le aziende coinvolte sono cinque, gli indagati una ventina. Secondo quanto riferisce il settimanale L’Espresso nel prossimo numero in edicola «il lavoro degli investigatori sta disegnando una frode in commercio colossale, per cui il 30-40per cento del carissimo vino prodotto nel 2003 (ma sotto la lente ci sono anche le annate dal 2004 al 2007) rischia di non poter fregiarsi né del marchio di Denominazione d'origine controllata e garantita né del nome Brunello». Secondo il settimanale «i motivi del taroccamento sono due: le quantità del Sangiovese disponibile, in primis, sono insufficienti a coprire la domanda crescente di mercato. Inoltre il miscelamento sarebbe legato a una mera questione di palato: il consumatore, soprattutto quello americano, preferisce al gusto forte del Brunello Doc una variante morbida, più dolce e "transalpina"». Degli interessati dalle indagini della Guardia di Finanza, prosegue il periodico, «molti negano, qualcuno rettifica, Montalcino è sgomenta, ma le prove sembrano schiaccianti: le Fiamme gialle hanno trovato nelle cantine le ricette con cui gli enologi preparavano lo shake di vini, conservati in vasche differenziate prima del cocktail da imbottigliare. Appunti riservati grazie a cui gli esperti confezionavano, dosando con cura le proporzioni, il falso Brunello».

REAZIONI - Si dice «sconcertato dai metodi utilizzati in questa indagine» Enrico Viglierchio, ad dell'azienda Castello Banfi, a cui lunedì, come racconta il manager, la guardia di finanza ha posto sotto sequestro tutte le bottiglie dell'annata 2003 e alcuni vigneti. «Ci si è mossi sulla base di indizi e di dati che devono essere verificati attentamente - spiega Viglierchio -. Se c'è qualcuno che ha sbagliato, e questo è tutto da dimostrare, deve pagare, ma il rischio grave è che paghi un'intera comunità». Vincenzo Abbruzzese della tenuta Valdicava affida a un comunicato la sua posizione.
«Per produrre i propri Brunelli e Rossi di Montalcino Valdicava ha sempre usato e sempre userà esclusivamente uve di Sangiovese dei propri vigneti».
È fermo Abbruzzese nel difendere la sua produzione: «Lo dimostreremo, ove fossimo chiamati a farlo, in ogni sede, in ogni luogo, in ogni momento, per ogni annata di produzione».
Il comunicato della tenuta Valdicava è datato "Brunellopoli, 29 marzo 2008".

Pinot Nero Patricia 2005 – Cantina Produttori Girlan/Cornaiano.


La cantina Girlan/Cornaiano, indipendentemente da quel che si pensi su questo vino, è da visitare anche perché sembrerebbe molto bella. Sicuramente in Alto Adige è ormai un punto di riferimento, grazie ai suoi 240 soci viticoltori.

Il Patricia Pinot Nero, che prende il nome dalla giovane socia della cantina (Patricia Von Elezenbaum) è fatto da quell’uvaccia che è il Pinot Nero al 100%. Uvaccia non perché non sia buona, anzi mi sembra essere molto nelle mie corde, ma solo perché è difficile da coltivare e questo fa si che la maggiorparte dei viticoltori la usi per gli spumanti (un blanc de noir direbbero i franzosi).

Bando alle ciance: il vino mi è piaciuto abbastanza e considerando il prezzo (9,50 €) penso che a breve ne prenderò qualche altra boccia, anche se in cantina regge mediamente 5 anni. Di suo fa 9 mesi di barriques di rovere francese più qualche altro mese di affinamento in bottiglia (non sono riuscito a capire quanti).

Il colore sembra di un vino che sta per andare a male (granata con riflessi aranciati) poco intenso: quand’è così ormai mi stimolo: o lo buttiamo al secchio oppure è il mio tipo di vino (al momento per lo meno). A bicchiere fermo, al naso emergono profumi di bacche nere (ribes in particolare), di viola, si legno fumè, di liquerizia e di sciroppo (e sì, proprio così: ve lo ricordate lo sciroppo dei tempi nostri?). A bicchiere in movimento la frutta diventa meno forte e meno matura, e salgono più forte le note legnose. In bocca:molto molto morbido, un corpo non eccelso ma presente, un tannino in crescendo così come la persistenza che si fa a tratti minerale.
Da provare.

Stefano.

giovedì 3 aprile 2008

Quanto mangiano male in America...



Che gli americani mangiassero male si sapeva, ed è anche dimostrato scientificamente.
Per noi italiani, poi, è abbastanza inverosimile pensare di assimilarci anche solo per un breve periodo al loro stile di vita mangereccio, tant'è che tutti quelli che conosco che tornano dall'america o sono ingrassati o sono nauseati (in genere entrambe le cose insieme).
La cosa che mi fa ribrezzo, non è tanto che se le mangino in casa visto che i ritmi frenetici ci impongono un po' di surg-food, come lo chiama mia sorella (=cibo surgelato) ma il fatto che se lo vadano a cercare anche al ristorante!
Detto questo, vi lascio leggere questo articolo, tratto da Corriere.it del 20 febbraio, che è ad hoc a seguito del quale una carrellata di immagini di schifezze made in Usa!

Invece di andare a cercare le armi di distruzioni di massa in altri Paesi, gli Stati Uniti dovrebbero iniziare a guardare nei loro frigoriferi, nelle cucine, sugli scaffali dei supermercati o nei fast-food. Infatti una ricerca condotta dal Centro di prevenzione e controllo sulle malattie americano mostra come tra il 1985 e il 2006 l’obesità si è allargata a macchia d’olio, passando da un’incidenza della malattia su meno del 14% della popolazione (e solo in otto Stati dell’Unione), a una situazione attuale in cui solo Massachussetts e Colorado si salvano con il 15-19% di obesi, mentre altrove 1 cittadino su 4 o addirittura 1 su 3 è obeso.
La colpa, secondo il mensile Men’s Health, è delle schifezze ingurgitate dagli americani nelle varie catene di ristoranti che affollano il Paese: il famoso cibo-spazzatura venduto a pochi dollari e in maxi porzioni che finisce per soddisfare il palato e ostruire le arterie degli avventori. Dopo aver accusato il Governatore della California ed ex consigliere del Presidente Bush per lo sport e l’esercizio fisico Arnold Schwarzenegger, di aver colpevolmente dimenticato l’approvazione della legge che impone le tabelle nutrizionali sulle confezioni di cibo vendute nelle catene di ristoranti, mentre questi ultimi fanno di tutto per occultare i dati sulle calorie, Men’s Health ha diffuso la lista dei 20 cibi peggiori del Paese. Una carrellata su creme, fritti, salse, grassi, molti dei quali provenienti da fast food: in rapida successione si passa dalle pepite di pollo di McDonald’s da 830 calorie per soli 5 pezzi, ai Macaroni ‘n’ Cheese, una porzione di pasta ricoperta di formaggio, giudicato il peggior cibo per bambini (1.210 calorie), al Carl's Jr. Double, panino con doppio hamburger da 1.520 calorie, su su fino alla pizza di Uno Chicago Grill (2.300), e al cibo più dannoso in assoluto, le patatine ricoperte di formaggio e salsa Ranch della Outback Steakhouse che valgono 2.900 calorie. «Anche se dividerete la porzione di questo antipasto con tre amici» commenta il giornale, «avrete ingurgitato la normale quantità di calorie di una cena, prima ancora che vi venga servito il primo piatto».
























Stefano.

martedì 1 aprile 2008

Crollo dei consumi di pane, verdure e vino

Da Newsfood dell'11 marzo:


Il crollo dei consumi di pane (- 6,3 per cento), verdure (- 4,2 per cento) e vino (- 4,6 per cento) spingono verso il basso gli acquisti familiari di prodotti alimentari che fanno registrare in quantità una riduzione dello 0,7 per cento, è quanto emerge da una analisi della Coldiretti sui dati definitivi Ismea Ac Nielsen relativi al 2007, in occasione della divulgazione dei dati da parte dell’ufficio studi di Confcommercio.
A fronte della riduzione nelle quantità acquistate si è verificato - sottolinea la Coldiretti - un aumento dei prezzi che ha fatto crescere dell’1,2 per cento la spesa per l’acquisto domestico dei prodotti agroalimentari che è risultata di poco inferiore ai 50 miliardi di Euro
Nella busta della spesa delle famiglie italiane - precisa la Coldiretti - c’è piu' pollo (+3,8 per cento), frittata (+ 4,2 per cento per le uova) e acqua minerale (+ 1,6 per cento) mentre calano pane, verdure e vino, ma anche pasta di semola (-2,6 per cento), burro (-3,6 per cento), frutta (- 2,5 per cento) e olio di semi (-5,6 per cento). Sostanzialmente stabili le quantità acquistate di riso ( -0,4 per cento), latte e derivati (+0,9 per cento), prodotti ittici (-0,8 per cento) e olio di oliva (-1,7 per cento).
Con l'effetto dei prezzi il 75 per cento delle famiglie italiane ha cambiato abitudini alimentari, con oltre la metà che ha variato il tipo di prodotti acquistati, sulla base dell' «Indagine COLDIRE TTI-SWG «Le opinioni di italiani e europei sull'alimentazione» dalla quale emerge peraltro che la responsabilità degli aumenti viene attribuita dal 66 per cento dei cittadini soprattutto ai troppi passaggi intermedi che i prodotti fanno per arrivare dal produttore al consumatore.
Per contribuire a superare questo limite la Coldiretti si è posta l'obiettivo di aprire in ogni città un mercato per la vendita diretta da parte degli agricoltori di prodotti locali senza intermediazioni. A partire dal 2008, con la pubblicazione del decreto sulla vendita diretta, in tutti i Comuni è possibile avviare mercati gestiti dagli agricoltori localizzati anche in zone centrali e con frequenza giornaliera, settimanale o mensile a seconda delle esigenze locali.
Si tratta di ripetere una esperienza di successo dei mercati degli agricoltori di altri Paesi come Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti dove il fenomeno è in rapida espansione. Negli Stati Uniti si registra - sottolinea la Coldiretti - un vero boom nelle città dei mercati degli agricoltori con un aumento del 53 per cento negli ultimi dieci anni dei cosiddetti farmer market, dove è possibile acquistare prodotti freschi e genuini come frutta e verdura locali. La svolta americana verso una alimentazione piu' equilibrata si registra nell'apertura di ben 4385 farmers market dei quali 496 nella sola California. I mercati degli agricoltori negli Usa - conclude la Coldiretti - sono ormai presenti in tutte le principali città come New York, Los Angeles o San Francisco ma anche nei centri più piccoli dove sono diventati appuntamenti irrinunciabili per una parte crescente della popolazione che presta attenzione al cibo che consuma.