Dal Corriere.it di sabato 5 Aprile.
Il caso Brunello,da un esperimento all'inchiesta.
La vicenda Brunello continua
L'esposto che ha dato il via all'indagine sarebbe partito da un produttore di Brunello "purista".
Cinzano: «Se fosse vero non so cosa passa per la testa di questo produttore»
Un esperimento, un blog, un esposto alla procura: potrebbero essere queste le tappe che hanno portato in un primo momento i Nas di Firenze e poi la Guardia di Finanza di Siena a mettere le mani sulle ricette di shake che dimostrerebbero come il Sangiovese, padre del Brunello di Montalcino, sia stato mescolato ad altri vitigni un poco meno nobili.
UN BLOG E L'ESPOSTO. L'affare che sta sconvolgendo il mondo del vino toscano (e non solo) nascerebbe così, da un esperimento di mescolamento di uve tentato in passato (nel 1996) e destinato ad altra etichetta, finito su un libro, poi su un blog. Da qui sarebbero nate le ricette - segretissime - dello shake trovate e sequestrate dalla Guardia di finanza. Fiamme gialle che, come riportato dall'ANSA, sarebbero state "indirizzate" nel giro tra i vitigni dall’esposto, presentato in procura a Siena, di un produttore di Brunello "purista" e per questo abituato a imbottigliare solo vino proveniente da vitigni di Sangiovese grosso. Le Fiamme gialle avrebbero trovato e sequestrato anche i rapporti del Consorzio (che ha potere ispettivo) dove era già stata registrata la presenza di vitigni alieni promiscui con i vitigni regolati dal severo disciplinare del Brunello. Nessuna sofisticazione, ma una mancata applicazione del disciplinare che regola la denominazione di origine controllata e garantita, la celebre Docg.
MIX MEDIATICO. «Mescolare, sul piano mediatico, la vicenda del Brunello di Montalcino ad altri casi di cui si parla in questi giorni è veramente scandaloso». È arrabbiata, l’assessore all’Agricoltura della Regione Toscana, Susanna Cenni per gli accostamenti sui media tra Brunello e altre inchieste, come quella del vino-Frankestein, e lo ha dichiarato, stamani, in apertura della conferenza stampa su una ricerca compiuta dall’agenzia Arsia per la valorizzazione e il recupero dei vitigni autoctoni in Toscana.
IL CONSORZIO. Non vuole commentare l’indiscrezione secondo cui l’inchiesta sarebbe partita da un esposto di uno dei produttori "puristi" del Brunello, il presidente del Consorzio per la tutela del Brunello di Montalcino, Francesco Marone Cinzano. «Ne ho sentito parlare - dice - e la cosa mi ha scioccato. Se fosse vero non so cosa passa per la testa di questo produttore». Cinzano preferisce parlare delle iniziative che il Consorzio intende prendere «perchè - dice - c’è tutta la volontà di uscire da questa vicenda in positivo con regole ancora più stringenti e controlli ancora più efficaci». «Ne usciremo bene - dice - perchè a Montalcino c’è un tessuto sano di produttori che lavorano bene». Il presidente del Consorzio annuncia nei prossimi mesi sarà pronto un nuovo regolamento dei controlli sulle produzioni«.
Resta fermo il fatto, secondo Cinzano, che il disciplinare che prevede l’uso di Sangiovese al 100% per fare il Brunello, non si deve toccare. «Che non si debba modificare - spiega - è una decisione votata dalla stragrande maggioranza dei produttori».
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