domenica 6 aprile 2008

Aggiornamenti sul caso Brunellopoli...

Dal Messaggero.it di Domenica 6 Aprile.

Caso Brunello, 400 dipendenti della Banfi a rischio cassa integrazione dopo i sequestri.


ROMA (5 aprile) - Cassa integrazione in vista per i 400 dipendenti dell'azienda vinicola Banfi, uno dei più grossi produttori di Brunello di Montalcino. È quanto emerso nella conferenza stampa, al Vinitaly, del Consorzio che riunisce i produtori del famoso vino e di Federdoc.

I produttori di Brunello si preparano intanto alla controffensiva. «Mercoledì - annuncia da Vinitaly il presidente del Consorzio di tutela del Brunello Francesco Marone Cinzano - si terrà una riunione di tutti i produttori, a porte chiuse. Dobbiamo guardare al futuro e costruirlo con convinzione. Da questa vicenda usciremo rafforzati». «Dopo la riunione dei produttori - aggiunge Cinzano - ci saranno importanti novità dal ministero delle Politiche agricole».

Rischio cassaintegrazione. «Il Brunello dà lavoro, con la produzione e l'indotto, a 2500 persone - ha spiegato il direttore del Consorzio del Brunello Stefano Campatelli - in un paese con 5000 abitanti, bambini e anziani compresi. Per una ipotesi di reato, con quattro sequestri "cautelativi" su 13 aziende controllate, è a rischio l'economia di 256 cantine, iscritte all'albo a denominazione, e 200 imbottigliatori». «In questa fase - ha lamentato il presidente di Federdoc Riccardo Ricci Curbastro - i tempi dell'indagine sono troppo lunghi rispetto ai tempi dell'economia».



Nel triennio 2004-2007, il Consorzio tutela del Brunello ha compiuto controlli sull'80% dei vigneti iscritti - 1667 ettari - per verificare la loro conformità. «Abbiamo accertato - spiega il presidente del Consorzio - alcune lievi difformità. Il 99% dei vigneti di Montalcino sono risultati corrispondenti al disciplinare di produzione. Solo in quattro casi sono state riscontrate difformità che la legge definisce gravi e che sono state segnalate, come è nostro obbligo, all'Ispettorato controllo qualità e alla magistratura». Le rilevazioni di non conformità hanno riguardato 17 ettari di vigneti, pari all'1% di quelli controllati. «È chiaro che il nostro livello di tutela è molto alto - osserva Cinzano -. Si potrebbe dire che, alla fine, siamo rimasti vittime del nostro stesso rigore». Il Consorzio, creato nel 1967 subito dopo il riconoscimento della Doc, raggruppa circa 250 produttori.

I ricorsi dei produttori. Intanto saranno depositati la prossima settima, presso il tribunale del riesame, i ricorsi dei produttori di Brunello a cui sono stati posti sotto sequestro bottiglie dell'annata 2003 e vigneti. Le richieste di dissequestro dovrebbe riguardare quattro aziende, Antinori, Frescobaldi, Argiano e Castello Banfi, in posizioni differenziate per le contestazioni dei magistrati. «La notifica nei nostri confronti - spiega il general manager di Castello Banfi Enrico Viglierchio - è relativa al non rispetto del disciplinare per quanto riguarda le rese sul vitigno Sangiovese. Una presunta violazione per la quale si è intervenuti con una misura cautelare molto pesante che sta provocando gravi ripercussioni». Tenendo conto dei tempi previsti per il pronunciamento del tribunale del riesame, secondo Viglierchio, entro fine aprile si dovrebbe sapere se il prodotto potrà essere dissequestrato. La Castello Banfi, nel frattempo, ha deciso di congelare il piano triennale che prevedeva per la tenuta di Montalcino un volume di investimenti di 15-17 milioni di euro.

Il presidente di Confagricoltura Federico Vecchioni ha deciso invece di convocare la giunta esecutiva dell'organizzazione per martedì 8 aprile per esaminare i recenti avvenimenti che hanno interessato il settore vitivinicolo, anche in riferimento a eventuali iniziative legali a tutela dei produttori. «La situazione che si è venuta determinare - ha affermato Vecchioni - necessita un approfondimento straordinario e urgente. I danni, per uno dei settori portanti del Made in Italy agroalimentare, sono incalcolabili e le conseguenze si faranno sentire per molto tempo».

Il governo tedesco nel fratempo ha fatto sapere di non avere «alcun motivo per mettere in dubbio» le informazioni inviate dalle autorità italiane a Bruxelles sul vino italiano, secondo cui «nessun vino nocivo alla salute è stato venduto fuori dall'Italia». E' quanto ha detto oggi all'agenzia Ansa una portavoce del ministero tedesco per gli Alimenti, l'Agricoltura e la Protezione dei consumatori.

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