mercoledì 30 dicembre 2009

Auguri di buon anno a tutti !

Con questi auguri di cuore si conclude questa mega tiratona prenatalizia di articoli del Melmoblog.
Ci dispiace moltissimo, ma dobbiamo prenderci di nuovo un periodo, non precisato, di ferie.
Gli impegni non diminuiscono e il tempo è quello che è...
Dispiace molto anche a noi non poter dedicare tempo, fatica, ricerca e tutto il resto a questo spazio che tanto ci ha dato e tanto ci darà.


Ma adesso...in alto i calici e tanti, tanti, tanti, tanti AUGURI di buona fine e buon inizio !


Melmo Staff.

martedì 29 dicembre 2009

La bottiglia si veste con Wice...

Interessante articolo scovato sulla rete, a firma Giulia Pelosi.
Ve lo propongo...

Un innovativo sistema termico per bottiglie sempre al fresco, rispettando l'ambiente
Addio secchiello del ghiaccio. Per brindare al nuovo anno c'è Wice, l'alternativa alla classica glacette, definito uno "stabilizzatore termico ecofunzionale". Il nome, risultato dell’accostamento della W (come wine o water) e Ice, ne descrive la funzione: mantenere ottimale la temperatura del vino o dell’acqua.

L'aggettivo "ecofunzionale" è presto spiegato: prima di tutto Wice è realizzato al 100 per cento con materiale riciclabile, e poi permette un gran risparmio di acqua perchè, in luogo dei classici cubetti, la funzione refrigerante è svolta da un “cuore” che si ricarica in freezer e che offre il vantaggio di non bagnare né la bottiglia né la tovaglia. In più, la sua forma consente di rendere sempre visibile l’etichetta del vino in fresco.

«Per raffreddare una bottiglia vengono utilizzati oltre cinque litri d’acqua sotto forma di ghiaccio - spiega Alberto Ferrari, amministratore delegato di IMProject, l'azienda produttrice -. In questo senso Wice è veramente innovativo, poiché riutilizzabile all’infinito, senza sprechi».

Wice è in tre colori (rosso bianco e nero) e in due versioni: Jewelery (inox, silver, gold) e Luxury, una follia con oro e diamanti. E poi ci sono pratici accessori multiuso, colonne di appoggio super leggere, impilabili, facilmente gestibili e poco ingombranti: Swim, in metallo, e Swip, in plastica riciclata che, grazie alla forma calibrata, si può trasformare in una piccola libreria o in una seduta d’emergenza. Stupisce anche di notte nella versione fluorescente, che si illumina al buio.

lunedì 28 dicembre 2009

Le avventure culinarie di Leyla e Colette


Sempre per correre in soccorso del fratellozzo…con una gentil collega- nome in codice Leyla- abbiamo deciso di omaggiarvi di una nostra piccola recensione su uno dei tanti posti dove siamo andate a mangiare.

Intanto premettiamo che noi ogni tanto, finito il lavoro, dalla sede sperduta di Via della Vignaccia siamo vicine a tutto e a nulla…pertanto ogni tanto ci avventuriamo su segnalazione di qualche collega, o per mera curiosita’, qua e la per le strade.

Ieri sera abbiamo deciso di avventurarci e, avendo saputo che era stato avvistato un localino dove tutti erano decisamente allegri, abbiamo deciso di esplorare un pochino il sito e prendendo la Via Portuense dall’altezza di Via Fosso della Magliana siamo andate verso Fiumicino.
Avevamo un po’ perso le speranze, perche’ un tratto e’ coperto da boschi come si vede da foto in apertura!

Passato questo tratto comincia a tornare la civilta’ di piccole villette e campi coltivati e qui abbiamo trovato la pizzeria “Il secchio e l’olivaro” in localita’ Borgo dei Massimi e abbiamo deciso di tentare la sorte.
Il luogo e’ fornito di parcheggio e di spazio giochi per i bimbi recintato e quindi sicuro, ci sono un ambiente chiuso e un grande spazio aperto con tutti i tavoli disposti in ordine sparso potete farvene un’idea dal loro sito web http://www.ilsecchioelolivaro.it/ e,nel caso specifico, noi abbiamo mangiato fuori perche’ faceva una caldo pauroso e abbiamo deciso di prendere appunti per poi redigere una piccola recensione per voi (con angoscia dei camerieri e proprietari che ci hanno viste scrivere tutta la sera e si sono chiesti che scrivevamo e cosa fotografavo con il telefonino..!!). Fedelmente riportata nella versione concordata! “
Nell’ansia di scoprire sempre nuovi posti io e Leyla e la sua fida macchina, ci siamo avventurate per la Via Portuense e, attratte dall’insegna, ci siamo fermate alla Pizzeria “Il secchio e l’Olivaro”, una piccola riproduzione di una birreria tedesca.
L’ambiente e’ semplice e spartano (anche se Leyla non concorda) tavolati di legno a doghe con panche in abbinato o sedie semplici. Ci accoglie uno dei tanti camerieri che ci informa che qui si fanno solo 4 tipi di pizza: marinara, Napoli,Margherita, e Provola….che non si usano posate e piatti.
In aggiunta vengono fatte delle bruschette molto buone che Leyla decisamente approva e siccome, come il melmo blog prevede, ci siamo dimenticate di fare le foto….forse le riordineremo (che s’ha da fa’ per fare una recensione buona!).
La pizza e’ alta pertanto la porzione che vedete e’ piu’che sufficiente a sfamare due persone ed e’ veramente buona e non pesante.
Noi abbiamo scelto una porzione (1/4) di provola e una di margherita. Gli ingredienti sono freschi, il sugo al pomodoro e’ quello fatto in casa e il condimento e’ fatto in maniera tale che non sia stucchevole con rigagnoli di sugo che se ne vanno per conto loro, ma nemmeno “avaro”.
La pizza viene rigorosamente cotta in forno a legna e nel menu’ come sul sito potete trovare tutta la loro orgogliosa storia di come concepiscono la lievitazione e la cottura della stessa. Viene presentata su dei vassoietti sempre il legno.


A testimonianza che e’ stata mangiata!!!


Passiamo al lato alcolemico….
Abbiamo visto passare boccali da due litri di birra ed e’ possibile avere anche una carta con piu’ di 30 tipi di birre internazionali.
Di nazionali sbirciando la carta abbiamo individuato solo la Peroni e la Nastro Azzurro.
Guardando la carta del menu’ ( che Leyla e’ riuscita ad ottenere nuovamente) abbiamo notato anche che nella sezione liquori spicca la definizione “fatti in casa” tra cui vengono citati il “mandarinetto” l’”arancino” il classico “limoncello” e altri spunta una news che noi non abbiamo mai visto (e’ possibile che siamo ignoranti in materia….pero’ siamo rimaste stupite in due!) il “Viagretto” che, ci dice il cameriere e’ un liquore al peperoncino e con l’aggiunta di un colorante blu.

Ora siccome siamo pignole ci sacrifichiamo per la foto e dopo aver ordinato due bruschette alle alici e aver mangiato la pizza abbiamo deciso, per onor di cronaca, di ordinarne nuovamente due differenti….percui golosi dovrete rinunciare alla sezione dolci. Stavolta, come potete ammirare dalle foto sono una al pomodoro fresco e tonno e l’altra ai peperoni grigliati e spellati (e strano ma vero io che non li digerisco questa volta non ho avuto alcun problema!). Sono veramente ottime e sempre per informazione, il proprietario che si aggira attorno al nostro tavolo curioso di quello che stiamo scrivendo ci dice che le bruschette vengono cotte in un forno a legna differente da quello della pizza….non sappiamo darvene spiegazione, ma lui ne e’ orgoglioso.



Tiriamo le somme:
Bruschetta con le alici Voto:10
Bruschetta con tonno e pomodoro Voto: 9,5
Bruschetta con i peperoni Voto: 9,5
Pizza con la provola Voto: 10
Pizza Margherita Voto:10

Liquori ( il dolce no…,ma visto che siamo state parche e abbiamo bevuto solo acqua…!!!)
Arancinello (liquore all’arancia) Voto: 9,5
Basilichello (liquore al basilico) Voto: 8,5 (e’ Leyla che ha abbassato il voto perche’ dice che lei lo fa meglio!)
Foto basilichello!

Caffe’ Voto: 7,5…..capisco lo spartano ma nel bicchierino di plastica non si puo’!)


Il prezzo finale e’ per due persone 29,50 che ci sembra decisamente abbordabile.”



Annotazioni di servizio
1- noi due che siamo famose per la nostra collezione di punture di zanzare, certifichiamo che nonostante tutti gli sforzi, nemmeno una zanzara ci ha punto!!!
2- Cercate di andare presto….noi siamo arrivate alle 19:30 e alle 20.00 era pienissimo, nel caso prenotate. Calcolando che noi siamo state durante la settimana (era giovedi’ di luglio) e’ il caso che magari chiamate prima per prenotare
3- Guardando sul sito il locale e’ citato dalle due guide di gambero rosso di cui una e’ quella Low Cost.


Sperando di aver reso un buon servizio, vi salutiamo e vi rimandiamo alla gita post lavoro.

Leyla e Colette.

giovedì 24 dicembre 2009

Buon Natale a tutti !



Carissimi amici che ci avete seguito in questa cavalcata prenatalizia, carissimi tutti che passavate di qui per caso, carissimi compagni di bevute e di mangiate...etc,etc...

Vi auguro un felice e sereno Natale !

Marco.

mercoledì 23 dicembre 2009

Ornellaia anno 1999, tenute dell'Ornellaia.



Una delusione immensa.
Una bottiglia da cui ci aspettavamo molto e che non ci ha dato neanche poco.
Non so se in questi casi si possa parlare di "andata a male" o di cattiva conservazione, so di certo che non era una "questione di tappo".
L'unica definizione che mi viene in mente è quella di vino....morto.
Se non morto direi evaporato, comunque insapiente e troppo lontano a quello che era lecito aspettarsi.
All'inizio della cena abbiamo pensato che ci volesse un tempo maggiore "di respiro", ma anche dall'assaggio del giorno dopo non ho potuto che ribadire il concetto:
Ornellaia 1999 non pervenuto.
Dispiace, ma è così.


Marco.

martedì 22 dicembre 2009

Barolo annata 1999, cantina Beni di Batasiolo.



Arrivare per penultimo di diciotto bottiglie e farsi ugualmente notare non è da tutti...
Questo Barolo invece si è imposto anche partendo dalle retrovie ed ha sorpreso e incantato allo stesso tempo.
Da una mia rapida ricerca in rete ho letto che la Beni di Batasiolo, di proprietà della famiglia Dogliani, è una delle più grandi cantine delle Langhe.
Nel 1978, i fratelli Dogliani acquistarono la storica cantina Kiola in La Morra, fondata negli anni ’50 e costituita da 7 cascine con vigneti situati nei più pregiati territori di vinificazione del Nebbiolo da Barolo.
Acquistando questa importante cantina ed aggiungendovi i terreni di famiglia, i Dogliani divennero proprietari di un’azienda vinicola che attualmente conta 9 cascine ed una superficie vitata superiore ai centoventi ettari, di cui circa 60 coltivati a Nebbiolo da Barolo. Le cascine sono situate nella pregiata zona del Barolo ed in particolare in La Morra con i vigneti Batasiolo, Morino e Cerequio; in Serralunga d’Alba con i vigneti Boscareto e la storica Corda della Briccolina; in Barolo con i vigneti Bricco di Vergne e Zonchetta e in Monforte d’Alba con i vigneti Tantesi e Bofani.
I fratelli Dogliani decisero allora di dare un nuovo nome a questi possedimenti e presero spunto dal vigneto Batasiolo presso il quale è situato il nucleo della cantina stessa. Fu così che ebbe vita la Beni di Batasiolo, la nuova cantina avvolta dalle linee morbide del vigneto omonimo.

Il vino in questione è un misto di profumi e di fruttosità evolute che riempie l'olfatto, una gran morbidezza gustativa si gode al palato, il tannino c'è, ma è elegante e non da fastidio.
Persistente ed equilibrato, con un finale che non finisce piu'.

Un vino di taglio classico di eccellente concentrazione e di potenza mostruosa.


Marco.

lunedì 21 dicembre 2009

Antico Ristorante Sora Maria & Arcangelo ad Olevano Romano.

E' una calda ed assolata domenica di ottobre, precisamente il 4 ottobre, quella in cui i miei genitori ci invitano dalla Sora Maria.
Questo locale per me è da sempre un punto di riferimento enogastronomico importante e piu' volte, anche qui sul blog, l'ho definito come il miglior ristorante della provincia di Roma, capitale esclusa.

Per chi non fosse molto avvezzo ai dintorni di Olevano Romano, cittadina che ospita questo magnifico locale, basta dire che si trova a pochi chilometri da Roma, risalendo la statale Maremmana IIIa, appena superata Palestrina.
La cittadina, che conta circa 6500 abitanti, è adagiata in collina ed è anche nota per aver ospitato nel 1800 importanti pittori tedeschi, danesi e francesi che l'avevano scelta come meta del loro "viaggio in Italia".
Tale esperienza veniva all'epoca considerata irrinunciabile al fine di acquisire l'abilità nella riproduzione di paesaggi caratterizzati dalla luce, dal colore e da una natura selvaggia ricca di rocce e querce.

Ma torniamo a noi...la formazione schiera, oltre al sottoscritto con moglie e prole, anche quell'inappetente e astemio(se mi sente so' dolori!) di mio cognato Aurelio con mia sorella e i due nipoti.
Devo ringraziare soprattutto Francesco, il nipote maggiore, che si è prodigato in foto e spiegazioni tecniche che hanno reso possibile questa rece.
Veniamo sistemati, dal gentile e celere servizio di sala in un tavolo a forma di L, particolarmente adatto alle nostre esigenze.
E subito arrivano due ottimi e fragranti cestini di pane.


Giusto per farci venire un po' di appetito in piu' veniamo sistemati vicino allo splendido tavolino, "aspartato" direbbe qualcuno, che custodisce formaggi e salumi un po' particolari...


A parte la sistemazione, tutta la parte che precede il pranzo è un autentico disastro.Roba che se me l'avessero racontato, avrei fatto fatica a crederci.
Vado a raccontare per sommi capi.
La prima volta che mia sorella si alza urta un portalampada del 1800, con lampada accesa dentro, fatto in ferro che la ferisce in testa.
Bella la lampada come arredo, ma messa a quell'altezza è un pericolo costante che mette a repentaglio ora la "zucca", ora un occhio, nella migliore delle ipotesi la spalla, dello sfortunato commensale che se la trova vicino.
Al momento di ordinare il vino richiediamo un bianco, un Pinot grigio Colterenzio, e un rosso, un Barbaresco dei Produttori 2001 Porà.


Ci vengono portati, senza avvertimenti nè avvisi, un Pinot grigio Villa Russiz e un Barbaresco dei Produttori 2001 Ovello...già la cosa di per se mi fa "stranire", ma il peggio deve ancora arrivare.


La sommelier "esperta" arriva con due classiche "mutande" da raffredamento-bottiglia e ne mette una al bianco, e va bene, ed una al rosso.
Potete immaginare la faccia inorridita del babbo che insegue la sommelier fino in cantina, con intenzioni assassine...Scherzi a parte, errore grave e neanche scusabile.
Un locale di questo tipo non ha mai, nelle mie visite precedenti, messo in mostra questi errori così impossibili da giustificare.
Andiamo avanti.
Dai menu ognuno estrapola il suo antipasto.
Simo e mia sorella prendono un involtino croccante di pastafrolla pieno di toma piemontese e funghi porcini.Entrambe lo gradiscono molto e lo definiscono buono.


Io mi arrovento contro un ottimo carpaccio di vitello con cipolline rosse e tartufo.
Davvero molto buono.


Mio nipote Francesco sceglie il galletto fritto in salsa agrodolce con lo zenzero.
Ottima l'idea, ma risulterà nel complesso un po' troppo piccante.


Aurelio invece si sbarazza del piatto del giorno: un carapaccio di funghi porcini crudi con frutti di bosco.
Aspetto bello, riuscita del piatto ottima.


Nel complesso gli antipasti ci lasciano piu' che sodisfatti e con essi cominciamo a riconcigliarci con l'ambiente "ostile"...
Per i primi c'è solo l'imbarazzo della scelta, sarei potuto star li a leggerli e rileggerli per un'ora o forse piu', ma alla fine scelgo, insieme ad Aurelio, le fetttuccine fatte con il mattarello condite con uovo, guanciale e cipolla.


L'uovo tende ad appesantire un po' il piatto che però rimane su vette di sapore-godimento molto alte.
Il piccolo Valerio, zitto,zitto si sbrana un piatto tipico del locale: i cannelloni della Sora Maria.Vi metto la foto perchè possiate giudicare.


Lui ha impiegato pochi secondi per finirli, ma guai a chiedergli se gli era piaciuta...era troppo preso a giocare con la cuginetta !
Simo, come primo, si gusta dei succulenti maltagliati all'uovo con ragu' di coniglio.


Sarà molto soddisfatta alla fine e non prenderà il secondo, uno dei pochi commensali, perchè piena abbastanza.
Mia sorella ci mette molto a decidere.
Per lei, a cui dobbiamo la scoperta di questo locale, ritornare qui è sempre un crocevia tra il gustare nuovi piatti o riprendere quello che "...conosco già, ma è troppo buono!"


Alla fine sceglie le pappardelle al sugo di cacciagione classico e, terminato il piatto, sarà molto soddisfatta.
Papà, ripresosi dallo spavento del ghiaccio sul barbaresco, mangia degli ottimi strozzapreti conditi con zucca, baccalà, pinoli e scamorza.
Purtroppo non ho la foto, ma a giudicare dal sorriso di babbo, direi che gli sono piaciuti assai.


Questi qui sopra sono invece i rigatoni che mangia Francesco.
Sono conditi con fiore di zucca, cacio e i mitici tre pepi.
Anche il ragazzetto, si fa per dire perchè è alto quasi due metri, se li sbafa molto contento.

Al primo giro di boa ci arriviamo molto allegri e soddisfatti.
L'ambiente è ottimo, il servizio è cordiale, mai assillante, preciso e per nulla invadente.I tempi sono quelli giusti.
Soprattutto uno dei ragazzi che segue il nostro tavolo è molto disponibile e cortese, anche quando c'è da esaudire un desiderio della principessa Sofia...

Ancor prima di ordinare i secondi però...ci accorgiamo che il vino rosso è terminato.
Squillo di tromba e lista dei vini di nuovo sul nostro tavolo, oppurtunamente viene allontanata la sommelier "esperta" di cui sopra...
Scherzo, ovviamente !
Scegliamo un Flaccianello 1996, ci viene portato un 1999 perchè il 96 era terminato.
Sarà strepitoso.


La riflessione sul secondo dura poco, giusto il tempo di sgranchire le mascelle.
Io ho l'onore di mangiare un coscio d'agnello con carciofo.Giudizio:delicato e buono.


Aurelio e mia sorella gustano la tagliata di controfiletto argentino con funghi porcini e tartufo dei monti simbruini.
Alla fine saranno mollllto soddisfatti.


Il buon Francesco è stuzzicato dal cinghiale cucinato un po' tipo gulash, con pepe, frutti di bosco e spinaci di contorno.
A suo giudizio ancora una 'nticchia troppo piccanti.


Papà ordina un eccellente piatto di bauletti di coniglio con provola, prosciutto e carciofo di contorno.


Se per i primi e gli antipasti i piatti viaggivano ad una qualità medio-alta, per queste pietanze mangiate come secondi siamo su livelli decisamente alti.
Le materie prime sono tutte straordinarie, la presentazione del piatto non è mai lasciata al caso ed i sapori sono spesso incontri di tradizione e genialità del cuoco.
E proprio nell'ultimo punto trovo una particolarità di questo locale che me lo fa preferire a tanti altri.

Quanti di voi dopo questo lauto pranzo si sarebero fermati ?
Se vi conosco bene, popolo di enogastrosboroni, pochi, molto pochi...ed anche noi abbiamo continuato.
Ecco qui sotto lo splendido mix di formaggi, tutti Laziali, che degustiamo con le ultime gocce di Flaccianello.


Erano quantificate come due porzioni, quindi potete desumere anche voi che non erano proprio quantità abbondanti.
Francesco nell'intenzione di sezionare uno di essi ci rimette quasi una falange...

Per finire vi posto le foto dei dolci presi, il primo è il tortino di cioccolata.


Questo è uno strudel un po' particolare.


Questo lo mangia Aurelio, ma non chiedetemi cos'è perchè quando ha ordinato rincorrevo Sofia...


Questo qui sotto invece è il mitico saccottino caldo con crema e frutti di bosco.
Da solo vale i chilometri ch si fanno per arrivare ad Olevano Romano.
E' molto buono, è la star dei dolci del locale e ,senza dubbio avrete capito tutti, che è anche il mio preferito.


Sei caffee e distillati vari, a giudizio di Aurelio spettacolari, chiudono il "pranzetto".
Mi sembra di non aver dimenticato nulla...

Il conto totale è di 429.00 euro, così suddiviso: 8 pani 24euro(ancora il pane sul conto ?fischi, fischi !), 3 acque 6euro, 7 antipasti 72euro, 8 primi piatti 80euro, 5 secondi piatti 77euro, 2 formaggi 24euro, 5 dessert 45euro, 6 caffee 12euro.
Il vino incide in questa maniera: il bianco 16euro, il Produttori 33euro(prezzo strepitoso!!!)e il Flaccianello 40euro(prezzo spaziale!!!).
Direi superbonus per i ricarichi onestissimi sui vini.

Considerazioni finali.
Il locale si conferma qualitativamente molto bene.
Tutto quello che si è mangiato è stato frutto di un mix di materie prime scelte accuratamente sul territorio, di sapiente elaborazione e di un pizzico di originalità che non guasta mai.
La lista dei vini è ampia e permette, volendo, di abbinare grandi vini a grandi pietanze.
Pesa la prima parte dove il servizio non si è dimostrato all'altezza, ma poi è andato davvero tutto benone.
Di piu' non voglio dire perchè sembrerebbe una sviolinata troppo sdolcinata, d'altronde le foto sono li a dimostrare che i giudizi positivi, che il locale prende un po' da tutti, sono ampiamente meritati.
Da parte mia confermo il podio nella provincia, Città eterna esclusa, per questo locale e lo consiglio apertamente a tutti gli appassionati di pranzi e cene molto buone.


Antico Ristorante Sora Maria e Arcangelo, Via Roma 42 ad Olevano Romano, telefono 069564043, chiuso il lunedi sera ed il mercoledi.

Marco.

domenica 20 dicembre 2009

Sozaboy di Ken Saro-Wiwa.





La prima volta che ho sentito parlare di questo autore e’ stato nello speciale “La bellezza e l’inferno” della trasmissione “Che tempo che fa” di Fazio su rai tre (andata in onda l’11/11/2009) e condotta da lui e da Saviano. (per chi non avesse potuto seguirla il contenuto e’ disponibile su Youtube per esempio qui http://www.youtube.com/watch?v=6MCYZeC3L20 ).
La trasmissione era incentrata sul potere della parola.
Si ripercorrevano una serie di testi di scrittori e poeti che per i loro scritti o per i loro reportage o per le battaglie che hanno combattuto sono stati perseguitati e anche uccisi dai vari potenti perché era l’unico modo di far tacere il messaggio
Così Ken Saro-wiwa moriva nel 2005 in concomitanza con i mondiali; mentre la Nigeria combatteva a forza di calci a un pallone per la qualificazione, il potere nigeriano con un sommario ulteriore processo senza nemmeno l’ammissione di un difensore condannava all’impiccagione un uomo che si era battuto per i diritti dei nigeriani, che fu impiccato ben 5 volte prima che fosse veramente morto (perché non sapevano fare il nodo correttamente).
Quest’ultima immagine mi e’ rimasta veramente impressa.
Così ho comperato i libri che ha nominato Roberto Saviano un po’ per curiosità, un po’ perché veramente in materia non sono molto informata e quale migliore occasione per rimediare!
Passiamo al libro vero e proprio…
Intanto: e’ un libro fuori degli schemi ed al contempo estremamente classico.
L’uomo che si scontra con la dura realtà.
Non e’ un libro che parla di una guerra in particolare,anche se l’indicazione e’ quella del Biafra che sconvolse e martoriò quella terra dal 1967 al 1970, ma è applicabile a qualsiasi guerra.
Sozaboy, che si chiama Mene vive a Duncana che al confine del mondo e nonostante sia un apprendista autista e quindi abbia la possibilità di vedere un pezzetto di mondo in più rispetto ai propri concittadini e’ cmq vissuto in un mondo separato dalle cattiverie del mondo e della politica che vede solo nel capo villaggio e nei poliziotti che si “pappano” le mazzette.
Mene si innamora sente e capisce con le chiacchiere del paese, o quelle dei militari che stanno arrivando i “casini” e ad un certo punto, spinto dalla moglie e dalla sua voglia di indossare le uniformi lucenti e di riportare il sale per cucinare al villaggio ad arruolarsi, ma non sa perché combatte. “Sozaboy” che letteralmente dovrebbe significare ragazzo soldato e’ il soprannome che gli hanno dato nel villaggio quando ha manifestato le sue intenzioni. Lui sa che deve combattere una guerra, ma non sa il perché.
Quello che sa di questo conflitto e’ che “la guerra e’ sempre la guerra” che un bravo Soza Soldato deve fare quello che gli dicono senza lagnarsi, ma non capisce perché il nemico, prima lo combatte e poi lo cura, se la guerra e’ in atto oppure sta finendo e perché dio possa aver permesso che tanta gente finisse nei campi profughi che tutto sembrano avere tranne l’assistenza alle persone e agli infermi.
E’ un libro triste e al contempo necessario perché in un linguaggio tanto semplice pare non essere difficile spiegare ad un uomo cosa passano i suoi simili così tanto lontani nello spazio ma così vicini nel modo di vivere, mangiare,lavorare, giocare, innamorarsi etc…è cosi’ che Ken Saro WiWa attraverso gli occhi e i pensieri di Sozaboy, che ha imparato in fretta che i pensieri non sempre e’ bene tradurli in parole, un pezzo di storia dalla parte dei deboli, mai toccando pero’ i potenti sulle questioni politiche ma solo nella cattiveria e nell’avarizia.

E’ un libro che non si puo’ non leggere!


Alla prossima, Colette.

sabato 19 dicembre 2009

Il tallieur grigio, di Andrea Camilleri



Ogni libro ha una storia propria, la storia di questo libro è legata ad uno dei giorni piu' brutti della mia vita recente.
L'ho letto martedi 13 ottobre e chi mi conosce sa bene cosa mi è successo...
Eppure è stato un libro piacevole di un Camilleri diverso dalle esperienze "Montalbanesche".
Una scrittura discreta e coinvolgente, una storia particolare che non sai mai se hai capito tutto o non hai capito niente.

Da solo dentro la macchina, in un parcheggio al limite della Città eterna e mentre anche il cielo sembrava piangere...l'ho gradito molto.
I protagonisti sono perfetti, soprattutto lei, l'indossatrice del tailleur, femmina d'altri tempi, ma attualissima e inevitabilmente fatale.

Lo consiglio con un augurio nel cuore: che lo possiate leggere con uno stato d'animo
diverso dal mio di quel giorno.



Il tallieur grigio, di Andrea Camilleri, editore Mondadori, prezzo 16.50 euro.

venerdì 18 dicembre 2009

Ristorante Nando a Grottaferrata.

E' una serata con arietta fresca e frizzante quella del 30 ottobre che ci vede dirigerci verso il ristorante Nando di Grottaferrata.
Io e Simo non ci siamo mai stati, ma abbiamo sempre avuto ottime referenze su questo locale storico e tradizionale che da anni è un punto di riferimento ai Castelli.

All'entrata ci accoglie un gentile cameriere che ci fa scegliere tra gli ultimi due tavoli da due.
L'ambiente è proprio come me l'aspettavo: curato, abbastanza elegante e sobrio.
Non da proprio l'idea di un ambiente caloroso, ma ha comunque i colori rassicuranti che uno si aspetta da locali di questo tipo.
In tutto sono due salette piccole, nella prima, quella adicente all'entrata, dove ci sediamo noi ci saranno in tutto una decina di tavoli per un massimo di 30 coperti.
Lo spazio che separa i singoli tavoli non è molto, ma sapientemente creato da piccoli componimenti di mobili-arredo un po' così...

Ci viene subito portato un ridicolo cesto del pane ed i menu.


Fin da subito il servizio ci sembra un po' troppo pressante, poichè dopo appena trenta secondi dall'arrivo del menu ci viene chiesto quale antipasto abbiamo scelto.

Nei menu che ci vengono portati ci sono pochi, e "brutti", vini, chiedo ed ottengo la lista vera e propria in cui troverò un'ottima panoramica di vini nazionali con ricarici assolutamente onesti.
Se stessi scrivendo una guida direi super bonus.

Superato l'impatto iniziale ordiniamo gli antipasti.
Io ne ordino uno con porcini crudi, scaglie di parmigiano e bresaola di cervo.
La foto sotto non rende bene l'idea, ma era molto buono.


Simona invece prende un antipasto con mozzarella di bufala e bresaola spagnola.


Direi che era buono, molto buono, anzi ottimo.
Materie prime eccellenti e buon equilibrio tra gli ingredienti.

Nel frattempo ordino il vino, una bottiglia di Sagrantino Caprai del 2001, ma mi viene portato un 2002...chiedo spiegazioni e, immagino il proprietario, con molta gentilezza cerca l'annata richiesta a lungo prima di arrendersi e di dirmi che la lista era sbagliata a che l'anno 2001 non c'è.
Cambio "orientamento" e chiedo un Harmonium della Firriato anno 2004.
Arriva in un batter d'occhio.

Dopo gli ottimi antipasti che vi ho descritto, ci buttiamo sui primi.
Io ne scelgo uno tipicissimo della cucina romana: i rigatoni con la pajata.


Il piatto si dimostra fatto sapientemente: buono, ma non eccessivamente pesante.
La porzione è normale, il condimento è super.
Davvero ben fatto.
Di tutt'altro sapore, consistenza e gradevolezza è il primo di Simo.
Senza dubbio il piatto peggiore della serata.
I bentagliati con asparagi, radicchio belga e pecorino.


La pasta è troppo fina ed è una "tanticchia" troppo al dente.
Il sapore è delicato, ma i componenti del piatto non sembrano in armonia tra loro, nè riescono ad amalgamarsi troppo bene con la pasta.
Siamo ad una sofferta, anzi soffertissima sufficienza per me, ed a una insufficenza secondo l'insindacabile giudizio di Simo...

Non sazio mi faccio portare il menu per il secondo.
L'ambiente è soft, le chiacchiere degli altri commensali non disturbano e la fame, sotto-sotto, c'è ancora.
Scelgo un carre'di cervo con ginepro e vino rosso .


Inizialmente mi sembra discutibile la cottura, ma poi al primo boccone capisco che va benone.Ottimo piatto sia come condimenti, sia come porzione.

Simo invece ha già fatto il pieno e non vorrebbe prendere nient'altro prima del dolce.
Insistendo le faccio decidere di assaggiare il contorno del giorno: i porcini arrosto, ben consigliati sulla lavagna in fondo alla saletta.


Ottima la materia prima, si sente che sono freschissimi, ottima la cottura, ma la porzione (che costerà 16 euro!!!!) è assolutamente scarsa.
Peccato perchè sarebbe bastato mettere un funghetto in piu' per quadrare il cerchio...

Passiamo al dolce con due stati d'animo diversi: io molto contento, Simo un po' meno.
Qui commetto un'ingenuità: ordino il sorbetto ai fichi d'India.


Buono, con un ottimo sapore, ma troppo freddo per la stagione.
Al terzo boccone mi si congela il palato.
Simona invece opta per il tris di assaggini della casa, che, vista la circostanza di non particolare affollamento, vengono fatti scegliere.


Si tratta di creme brule', cioccolato venezualano e quenelle alla castagna.
Buoni il "venezualano" e la "castagna", un po' meno l'altra.

A chiudere mi viene offerto un amaro Montenegro.

Il conto finale sarà di 123.50 euro, così divisi:4 euro per il pane ed il coperto, 20euro per gli antipasti, 22 euro per i primi, 32 euro per i secondi, 13 per i dessert e comprenderà anche una bottiglia d'acqua leggermente frizzante .
Il vino incide per 30 euro.

Considerazioni finali.
Un buon locale, dove tornerei volentieri.
Le uniche pecche riguardano solo un cameriere occhialuto troppo stressante e qualche sbavatura qua e la che con un po' piu' di attenzione si possono "curare".
La cucina è di indubbio medio-alto livello, l'ambiente nell'insieme gradevole.
Mi sono ripromesso di tornarci al piu' presto per assaggiare qualche piatto con il tartufo bianco di Acqualagna e chissà che non ne escano delle belle...


Marco.

Nando, via Roma 4 a Grottaferrata, telefono 069459989, chiuso il lunedi.

giovedì 17 dicembre 2009

Un assassinio di troppo, di Maj Sjowall e Per Wahloo.



In un paese della Scania, regione che sto imparando ad amare grazie alle descrizioni degli autori, una donna scompare, e viene poi ritrovata uccisa.
Era un tipo del tutto normale, nell'aspetto come nella vita, e l'omicidio presenta tutti i particolari del delitto a sfondo sessuale, per di più compiuto da qualcuno che la conosceva bene. Martin Beck, commissario capo della squadra omicidi di Stoccolma, indaga nella provincia sonnolenta.
Lo coadiuvano il suo vecchio amico Kollberg, e uno strano poliziotto locale, dalla simpatia contagiosa e dal sereno anticonformismo. Tutto indica banalmente la colpevolezza di un uomo, solitario e introverso, già condannato per un altro caso simile, risolto anni prima dallo stesso Beck.
Nel frattempo, nel corso di una sparatoria avvenuta nella stessa regione, un poliziotto trova la morte.
E le due inchieste, sull'omicidio e sulla sparatoria, si intrecciano, più che altro per lo sfondo in cui si "muovono"...
Libro divertente che si lascia leggere con leggerezza e passione.
Io lo consiglio.

Un assassinio di troppo, editore Sellerio, prezzo 12,00 euro.

mercoledì 16 dicembre 2009

Antico Ristorante da Pagnanelli a Castel Gandolfo.

Presi dalla voglia di una serata diversa e da un richiamo di pesce buono da mangiare, lunedi 31 Agosto abbiamo deciso di andare a cena in questo ristorante amato-odiato-consigliato-sconsigliato da tanti e conosciuto da tutti.
Era parecchio tempo che non ci tornavamo, quando eravamo "solo" fidanzati e poi "solo" sposati, ogni tanto eravamo soliti rilassarci nella verandina del locale...

Il posto è rimasto quasi uguale a come lo ricordavo, non ho visto accorgimenti particolari, è sempre molto elegante, caloroso e accogliente.
La verandina che da sul lago è sempre un bel posto dove mangiare accompagnati da un ottimo panorama e, in quella serata, da un sottile brezza che non disturbava affatto.
Ottima la distanza tra i pochi tavoli che possono esser sistemati "lungolago", non si sta larghissimi, ma la sistemazione è fatta in maniera intelligente e pratica.
Il servizio è stato da subito freddo, abbastanza professionale, ma un po' distaccato, quasi distratto.


Chi mi conosce sa che non sopporto consigli reiterati o pietanze e vini "spinti" all'inverosimile...però le persone che ci hanno servito, con buone maniere e gentilezza, mi son sembrate scollegate con la realtà: nessun consiglio, nessuna parola in piu',nessun gesto di attesa paziente di fronte ad un'incertezza di scelta da parte nostra.
Tra i due eccessi, preferisco comunque questo, ma dal servizio di Pagnanelli mi sarei aspettato quel "punto in piu'" che è lecito aspettarsi.
Passiamo alla pappa e al bere.
Il menu è abbastanza vasto e lascia una scelta ottimale.
Si divide tra mare e montagna.
Noi abbiamo, come già detto, optato per il mare, ma anche la montagna aveva scelte apprezzabili, almeno sulla carta.
In ogni piatto mi è sembrato di vedere un incontro tra la cucina ricercata e ingredienti di base semplici.Non sono un cuoco e dunque potrei sbagliare, ma questa è stata la mia impressione e questo scrivo.
La lista dei vini è gigantesca, c'è una scelta imbarazzante, ma i ricarichi sono mediamente troppo alti, alcuni "spaziali".
Vengono preferite giustamente alcune regioni ad altre ed alcune Case ad altre.
Mi ripeto: ben fatta come struttura, ma prezzi in alcuni casi davveri irritanti.
Io ho scelto un bianco di Tasca D'Almerita,il Nozze d'oro dell'annata 2007.


Questo qui in alto è stato l'antipasto di Simo.
Si tratta di un'insalata di polpo con zucchine, patate, calamaro e seppioline.
Davvero ben fatta: sapore delicato e porzione ottima.
Io ho evitato, come al solito,l'antipasto, ma ho speluccato dal piatto di mia moglie...l'ho fatto per confermare le sue ottime impresssioni...;-)


Il primo scelto da Simo sono stati gli gnocchetti al tartufo con vongole e calamari.
Mia moglie è rimasta molto soddisfatta e, con il senno di poi, ha giudicato questo piatto come il migliore della serata.
In effetti devo dire che anche a me ha fatto una grande impressione...
Ma anche il mio primo piatto scelto non è stato da meno.


Si tratta di fettuccine al nero di seppia con polpo e fragoline di bosco.
Molto buono, anzi di piu'.
Nero di seppia perfetto nella quantità, nella qualità e nel sapore non troppo invadente, ma consistente, come piace a me.
Il polpo, perfettamente cucinato, era morbido e delicato e le fragoline, che dovevano sembrare assolutamente fuori di testa come abbinamento, sono state il vero jolly del piatto.
Se ci si aggiunge anche che la porzione è stata ottima, direi che di piu' non si poteva proprio avere...e chi mi conosce sa quanto sono esigente...


Sui secondi la scelta era stata altrettanto ardua.
Avevamo volutamente scartato i secondi tipici di mare, a esempio la frittura o la grigliata, che comunque erano presenti in minima parte sul menu.
Simo ha scelto il cartoccio trasparente di specialità mediterranea.
La foto, sopra, rende poco.
I pescetti usati per il piatto sono tutti molto buoni, l'incontro di sapori è ottimo, così come la quantità e l'aspetto.
E' un piatto che va provato per capirlo fino in fondo perchè la descrizione puo' arrivare fino ad certo punto.
Vi invito a farlo e poi mi capirete.


Io come secondo ho optato per il pesce spada con mandorle e marsala.
Nell'insieme un buon piatto, ma molto al di sotto dello standard della cena.
Il pesce spada era un po' insipido e "cozzava" un po' con le mandorle.
Di sicuro è stato il piatto peggiore della serata, ma comunque abbondantemente sopra la sufficenza.

A chiudere la magnifica serata una porzione di anguria per me, vi risparmio la foto, e una frutta un po' particolare per Simo.


Si tratta di pesche cotte al vino con crema.

Il conto finale sarà di 131 euro e comprende anche una bottiglia d'acqua.
Il vino ha inciso per 25 euro.

In conclusione direi che la serata è stata ottima sotto molti punti di vista e molto buona sotto altri.Sono solito alla fine dare qualche consiglio, sotto forma di critica, ma in questa occasione non ne riesco proprio a dare.
L'ambiente è sempre molto bello e curato, la cucina l'ho trovata rinnovata rispetto all'ultima volta e sicuramente migliorata.
Se proprio volessi cercare l'ago nel pagliaio, direi che quel mobiletto all'entrata con gli accessori "da vino" stona un po'...però siamo davvero alle minuzie e poi avendo desinato fuori l'ho visto solo per pochi secondi, all'entrata e all'uscita.

Dice un mio amico:"Quando un locale "esce" da qualche guida...è il momento migliore per andarci, perchè sta investendo in cucina e materie prime quello che prima buttava in pubblicità..."
Non so se sia questo il caso, ma All'antico Ristorante Pagnanelli l'uscita da qualche guida ha giovato molto.


Marco.