martedì 31 luglio 2007

...Voi quale preferite ?

Estate e caldo.
Tempo di bianchi freschi, da bere mentre si mangiano crostacei o spaghetti allo scoglio.
Da bere come aperitivo al bar mentre si attende che qualche deficiente sposti l'auto in terza fila che vi blocca la vostra...in seconda.
Bianchi da conoscere per la prima volta o da riscoprire se nel tempo è cambiato l'enologo della cantina.
Bianchi da confrontare, senza lasciarsi andare alle mode ed alle illusioni delle bocce "regalate" ad un euro e ottanta...

Parliamo di due buoni vini bianchi: il Greco di Tufo "targato" Feudi San Gregorio e quello "targato" Mastroberardino.
Pur avendo lo stesso nome e essendo abbastanza simili...non godono di unità di vedute da parte di gran parte degli appassionati avvinazzati che conosco.
Anzi, se durante una cena di enostrippati si prununcia uno dei due nomi si scatena il finimondo...a favore o contro.




Il Feudi San Gregorio ha un colore giallo paglierino molto deciso e, per gli enosboroni, un profumo di vaniglia e felce.Qualcuno puo' parlare , a ragion veduta, di un finale, per alcune annate di pesca...
E' un vino che, puo' piacere o non piacere, è equilibrato, si sposa bene con il pesce e ha una buona struttura.


Anche il Mastroberardino ha un colore giallo paglierino che non passa inosservato, al naso da un profumo piu' o meno fruttato, in base alle annate, ma generalmente tendente alla mela ed alla pera.
Anche questo ha un buona struttura ed un sapore morbido, ma deciso.

Per Entrambi i vini viene consigliata la temperatura di servizio intorno ai 10°C.
Il loro prezzo è tra i nove ed i dieci Euro.

Adesso sbilanciatevi: quale preferite ?
Io, di misura, preferisco il Feudi.



Marco.

lunedì 30 luglio 2007

La Rotta del Vino 2007








Questo articolo me lo ha girato il mio amico Walter: grande velista ma sopratutto grandissima spugna e attento osservatore del mondo enogastronomico. Spero che si convincerà a collaborare con noi.




Prendete trenta yachts ed altrettanti skipper smaniosi di confrontarsi e di arrivare per primi alla boa del traguardo. Imbarcate su ognuno di questi yachts un bravo e conosciuto chef dotato di un pizzico di spirito marinaro. Aggiungete trenta aziende vitivinicole della Costa Toscana, con Bolgheri a fare da nocchiero a zone DOC come Montescudaio, Val di Cornia, Colline Pisane, Lucchesi e Montecarlo. Il mix che ne risulta è la regata enogastronomica "La Rotta del Vino", nata nel 2004 per iniziativa del Marina di Cala de' Medici, l'approdo turistico di Rosignano-Castiglioncello che si è dato come obbiettivo quello di diventare il primo Porto del Gusto del Mediterraneo.


Un'operazione di intrattenimento per i diportisti, ma anche un'importante azione di marketing territoriale, intesa a legare gli amanti del mare con un entroterra ricco di tesori archeologici, storici, ambientali, ma anche e soprattutto di vini la cui rinomanza ha fatto da tempo il giro del mondo.
Siamo nella patria del Sassicaia, distante solo quindici minuti di strada dal Marina. Siamo in un'oasi benedetta dalla natura, ricca di borghi medioevali, di panorami mozzafiato che legano il verde delle vigne al celeste intenso del mare, di cantine accoglienti e produttori desiderosi di condividere i loro tesori enologici con gli appassionati di qualsiasi provenienza.


In questo scenario gli chef si sfideranno in una due giorni di gare ai fornelli, quelli piccoli e angusti, non sempre basulanti, delle barche da regata. Il sabato prepareranno, durante lo svolgimento della regata, un primo piatto di carne o di pesce, a loro scelta, ma che dovrà rigorosamente essere realizzato in barca e accuratamente abbinato con uno dei vini dell'Azienda Vinicola collegata. La domenica toccherà ad un secondo piatto, abbinato ad un altro vino della stessa azienda. Ad accoglierli vi sarà la Giuria, composta da noti giornalisti delle principali Guide dei Ristoranti italiane, che stilerà una classifica gastronomica. Questa, messa in relazione con l'ordine d'arrivo della regata, darà origine alla classifica combinata che metterà in risalto il migliore connubio tra barca, cucina e vino.


Ma la Rotta del Vino non è solo regata: durante tutto l'anno, una serie di iniziative permettono al pubblico di entrare in contatto con i protagonisti dell'evento. Ogni mese, da febbraio a luglio, vengono organizzate visite e cene gourmet nelle cantine partecipanti: buona cucina e piacevoli libagioni consolidano quella fratellanza fra mare e terra iniziata durante la regata. Nel mese di maggio, tutti i ristoranti partner ripetono per una settimana menu ed abbinamenti realizzati durante la regata: tutti hanno così la possibilità di verificare la bravura degli chef e la perizia nella difficile arte del matrimonio cibo-vino.


A giugno un'altro evento: Walkin' Food: ovvero il cibo di strada delle più strette tradizioni locali, toscane, ma anche regionali italiane ed internazionali. Nell'edizione 2007 ( 2 e 3 giugno), l'ospite d'onore è stata la Napoli del Pere e o' Musso, del Bror'e purpo, del mangiamaccheroni, mentre gli altri chischi erano animati dai trippai fiorentini, dalla cucina Goym di Pitigliano, dalla fogaccia garfagnina, dai gelati "veri". Un'ottima preparazione per l'esposizione di prodotti enogastronomici "Banchine Aperte" che si tiene in contemporanea con La Rotta del Vino a settembre.


Una buona occasione da non perdere, insomma, per avere un panorama aggiornato sullo stato dell'arte della gastronomia e dell'enologia della Costa Toscana.


sabato 28 luglio 2007

La Rosa di Alessandria, di Manuel Vazquez Montalban.

Questo libro di Montalban è stato per me un vero supplizio:l'ho cominciato ed interrotto almeno tre volte.
Le 240 pagine mi son sempre sembrate pesanti e mai piacevoli.
Strano,anzi stranissimo perchè sono al settimo o all'ottavo libro di questo autore e li ho trovati tutti molto belli, interessanti e scorrevoli.
Veniamo al libro.
Un nuovo, misterioso delitto in casa Carvalho: Encarnacion, cugina di Charo, l'amante prostituta di Pepe, viene trovata orribilmente squartata a Barcellona... Nello stesso tempo, il marinaio Ginés Larios fugge da Trinidad sulla nave da carico "La rosa di Alessandria".

Cittadine spazzate via dall'emigrazione e dalle finzioni del progresso, antichi feudi e nuovi socialisti, terre desolate, sordide vicende di prostituzione occulta e tradizioni sostituite dal vuoto: su uno sfondo di depravazione e indifferenza, i destini dei personaggi si intrecciano, si incrociano, si intorbidano intorno alla figura del goloso detective catalano, che neanche questa volta riesce a rinunciare alle leccornie e alla instancabile ricerca della verità.
Un giallo a tinte forti per chi è ormai di casa, o stava solo aspettando l'occasione di entrarci, nello studiolo sulle Ramblas del più famoso investigatore privato di Spagna.


La Rosa di Alessandria, Universale Economica Feltrinelli, prezzo Euro 6,50.

Marco.

venerdì 27 luglio 2007

Rapporto Unioncamere sul settore vitivinicolo




Italiani un po’ più sobri, decisamente più bravi a selezionare le eccellenze, saldamente leader del mercato mondiale e, alla fine, più ricchi grazie all’industria vitivinicola. Questa la sintesi degli ultimi dieci anni di trasformazioni del settore analizzati in profondità dal “Rapporto sul settore vitivinicolo 2007”, realizzato da Unioncamere con la collaborazione dell’Istituto Guglielmo Tagliacarne e Nomisma.


Obiettivo primario del Rapporto, presentato oggi, è quello di fornire un utile strumento conoscitivo a imprese, studiosi, policymakers sia delle recenti performance del settore vitivinicolo italiano sui mercati europei e mondiali, sia delle dinamiche del settore in termini di crescita imprenditoriale e produttiva, con particolare attenzione ai vini di pregio - V.Q.P.R.D., vini di qualità prodotti in regioni determinate (DOC e DOCG) - e a quelli IGT, principali responsabili del successo del Made in Italy nel mondo.


Nei dieci anni analizzati – dal 1995 al 2005 – il settore vitivinicolo nazionale ha conosciuto profonde trasformazioni produttive e nei comportamenti dei consumatori: la quantità di vino prodotta si è ridotta del 4,5%, il consumo interno è diminuito del 10,4%. Nonostante ciò, l’Italia ha mantenuto e consolidato la propria quota di export mondiale (il 18%), un valore secondo solo quello dei cugini francesi (oggi al 35,5% del mercato ma in forte calo rispetto al 44,6% di inizio decennio) e, soprattutto, ha visto lievitare - fino a raddoppiarsi - il saldo della bilancia commerciale del vino, passato da 1,68 a 3,38 miliardi di dollari. Per le imprese leader del settore il fattore che più ha inciso (il 71,4%) sulla crescita del fatturato italiano di questi anni risiede nelle competenze di marketing prima ancora che in quelle tecnologiche e produttive. (toh..guarda, ndr). Per i prossimi anni, però, ancora più importante (l’85,7%) sarà la capacità di controllare o sviluppare la rete distributiva. (toh..guarda, ndr).


Un obiettivo condiviso anche dal Ministro per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Paolo De Castro. “Per vincere le sfide del futuro dobbiamo lavorare sulla qualità (toh...guarda,ndr), quella percepita dai consumatori (toh...guarda, ndr), e sull’organizzazione efficiente delle filiere (toh...guarda, ndr), anche costruendo nuovi rapporti con i canali commerciali e la distribuzione moderna. Dobbiamo inoltre accompagnare la definizione degli strumenti e delle politiche di sostegno del settore e delle imprese, e su questo fronte siamo impegnati a livello comunitario in vista della riforma dell’Ocm vino, a livello internazionale per lo sviluppo ulteriore delle nostre esportazioni e in ambito nazionale per la definizione di nuovi strumenti di tutela della qualità e dei consumatori attraverso la terzietà dei controlli, il nuovo ruolo dell’ICE e soprattutto per la ridefinizione dell’impianto normativo legato alla Legge 164”.

A tal fine – ha aggiunto il Ministro De Castro – “il rapporto Unioncamere rappresenta un importante contributo per supportare le scelte future di sviluppo del settore in quanto fornisce un utile strumento conoscitivo sia sulle recenti performance del settore vitivinicolo italiano sui mercati europei e mondiali sia delle dinamiche evolutive delle imprese e della produzione”.Per il Presidente di Unioncamere, Andrea Mondello, “Il settore vitivinicolo costituisce una delle realtà più rilevanti della nostra agro-industria e una delle immagini più positive dello stile di vita italiano nel mondo. Negli ultimi anni questo settore si è profondamente trasformato per rispondere con successo a sfide difficili, cercando nella qualità e nell’innovazione le chiavi del successo. Ci è riuscito al meglio, dando dimostrazione di come l’innovazione possa sposarsi con la tradizione ad una condizione: che l’asticella della qualità venga alzata per essere più competitivi. Anche per questo – ha detto Andrea Mondello - voglio sottolineare il lavoro svolto dal Ministro De Castro sul delicato tema dei controlli voluti per dare certezza ai consumatori rafforzando le caratteristiche di terzietà degli organismi di controllo. Un’attività che le Camere di Commercio assicurano con imparzialità e in modo capillare su tutto il territorio e che potrà dare risultati ancora migliori con una revisione della L. 164/94 che chiarisca i compiti rispettivi degli organi di controllo, tutela e promozione”.
Per chi fosse interessato al rapporto: clicca.


Stefano

giovedì 26 luglio 2007

Rosso Conero Villa Bonomi dell'Azienda Agricola Marchetti



Davvero un gran bel vino questo dell'Azienda Agricola Marchetti. Complice una cena tra amici a casa, una serata sufficientemente fresca per degustare un bel rosso (che modestamente la mia cantina tiene a temperatura eccellente), abbiamo optato per l'apetrura di questa bella boccia scelta da Roby in combutta con Emanuela durante la trasferta in terra marchigiana. Devo dire che è stata una piacevolissima sorpresa, anche perchè avendo riportato a casa anche il Dorico incosciamente lo avevo relegato ad un ruolo di comprimario e invece è uscito fuori alla grandissima.


Girovagando per internet ho scoperto che quest'azienda andava fortissimo negli anni '70, pluripremiata, e poi ha avuto un calo deciso (tipico, per sottolineare un argomento a me caro, di chi si adagia sugli allori di un letargo strategico....). Poi ha cambiato l'enologo e ha azzeccato la formula.


L'aspetto è di un colore rosso rubino (quasi porpora) luminossisimo; alle pareti del bicchiere le lacrime mostrano gran consistenza. Al naso è intenso e complesso, con forti sentori di frutta (mo nun me chiedete quali) e con una buona speziatura. Grande intensità e nel finale risulta abbastanza evidente ma affatto fastidiosa il passaggio in barrique. Il gusto è ottimo e l'armonia eccellente, così come l'equilibrio.


La scheda del Melmo:

Aspetto: 8

Colore: 8

Intensità(olfatto): 8

Complessità: 7

Qualità(olfatto): 8

Struttura: 7

Equilibrio: 9

Intensità(gusto): 8

Qualità(gusto): 8

Armonia: 8


Stefano

mercoledì 25 luglio 2007

La musica del vino






Secondo voi è possibile fare musica con bicchieri, tappi di sughero, barrique e bottiglie? Parrebbe di si visto che, da quanto si legge sul Napa Valley Register, Tony King ha composto la sua musica con 40 bicchieri, 10 bottiglie, un po’ di tappi e una barrique, riuscendo a ottenere solo da quest’ultima ben 20 suoni diversi, colpendola in punti diversi. Così la sua musica è un misto tra un flauto di Pan e una vera orchestra. Il cd per il momento è distribuito in Australia e Stati Uniti, ma su Winemusic, il sito di Tony King, è possibile ascoltare alcune anteprime e si può acquistare gli mp3 completi tramite iTunes.


Mister King ha campionato senza sosta tutti i suoni che Vino & Co potevano dargli: da quello di un tappo estratto a quello di un tappo di spumante fatto saltare, dal quasi cigolio che fa a volte il sughero mentre lo si svita dal cavatappi, al suono di un bicchiere di cristallo accarezzato sul bordo con la punta umida di un dito. Ma è andato anche oltre, “raccogliendo” i suoni di una botte usata come strumento a percussione, o un “effetto zufolo” ottenuto soffiando in una bottiglia vuota, o il semplice gorgogliare del vino versato in un bicchiere.Tu prova a pensare a quanti modi ti vengono in mente per ottenere suoni dal vino: King ne ha trovati di più.





Con un lavoro al limite della follia, King ha messo insieme questi suoni, ha composto delle melodie originali e le ha eseguite suonandole praticamente con questo solo strumento: il vino.Pare che in Australia la cosa stia andando forte: il suo album, ovviamente intitolato “The Wine Music”, è stata la musica passata con più frequenza su una stazione radio di musica classica. Ora: non è che si tratti precisamente di musica classica, ma le sonorità, gli arrangiamenti, l’originalità del lavoro e forse anche l’assenza di una parte vocale, hanno reso questa musica molto popolare fra gli ascoltatori di quel genere di quell’emittente. Tra l'altro Tony King non sembra affatto sprovveduto: ha addirittura ricevuto il premio Aria, l’equivalente australiano del Grammy Award.



Stefano

martedì 24 luglio 2007

Maiale al Curry nella pentola a pressione






Ingredienti per 4 persone: 800 g. di spezzatino di vitello o maiale; 4-5
cucchiaini curry (meglio se riuscite a integrarlo con le spezie che ha indicato
Roby in un altra ricetta); 1
scalogno piccolo; 1 spicchio d'aglio; 1 bicchiere di brodo vegetale; 30 ml di
olio extravergine di oliva; sale e pepe q.b.; 1 pentola a pressione (si fa
prima, è pratica, ed è molto buono perché viene tenerissimo).




Tritate finemente lo scalogno e mettete a fare il brodo. Nella pentola a pressione, rosolare la carne nell'olio a fuoco vivo, quindi aggiungere lo spicchio d'aglio (schiacciato per non farlo andare su è giù per la panza), la cipolla tritata e salare. Da ultimo, unire il curry sciolto nel brodo. Aggiungere un po' di pepe. Quando sarà raggiunta l'ebollizione, chiudete il coperchio della pentola a pressione e aspettare il sibilo. Da quel momento abbassare la fiamma e calcolate mezz'ora scarsa di cottura, a seconda della grandezza dei pezzi di carne: più grandi dono, più ci mettono a intenerirsi.


Scaricare il vapore, aprire la pentola e, se il sugo dovesse rivelarsi troppo liquido, farlo addensare per qualche minuto a pentola scoperta.




Stefano




PS io l'ho provato solo con la pentola a pressione, ma penso che si possa fare anche con quella normale. Calcolate però almeno un'ora e mezzo di cottura.


domenica 22 luglio 2007

COMPLIMENTI ALLA VINCITRICE




Complimenti a Roberta, vincitrice della IV edizione del Melmo Day, campionessa per la seconda volta.

Un ringraziamento a Marco e Simona per l'organizzazione e i premi, ad Andrea e Donatella per la fantastica abbronzatura, a Marco ed Emanuela per la preziosa competenza e Manena per essersi occupata del gattaccio fastidioso.


E Igor? Ci toccherà consolarlo...




Stefano

sabato 21 luglio 2007

Come Dio comanda, di Niccolò Ammaniti


“Come Dio comanda” è l’ultimo libro uscito - in ordine cronologico – di Niccolò Ammaniti.
Me lo hanno regalato per compleanno a novembre dello scorso anno ed è rimasto per alcuni mesi sopra al comodino in attesa del suo turno.
Poi, una domenica mattina un po’ uggiosa l’ho iniziato e in meno di una settimana le 495 pagine del volume si sono velocemente esaurite.
Personalmente è stato il mio primo Ammaniti; adesso penso di leggerli tutti.

La storia.
Padre e figlio – Rino e Cristiano Zena – sono una famiglia che fatica ad andare avanti. Il padre è disoccupato, ma è anche un ubriacone ed un nazista. Il figlio ha tredici anni e va a scuola, ma vive praticamente in simbiosi con il padre e con i due balordi amici di quest’ultimo, Danilo e Quattro Formaggi, disoccupati e nullafacenti anch’essi. Uno dei due amici degli Zena pensa che la soluzione ai loro problemi sia quella di rapinare il bancomat della banca del paese e convince la “banda” a fare il colpo. La notte stabilita però si scatena un terribile temporale e succede l’imprevisto.

Nel libro sono descritte le storie di tanti personaggi, non solo di quelli principali. La forza di Ammaniti è quella di portare il lettore ad amarli tutti seppure violenti e sbagliati fino all’esasperazione. Si parteggia con sincera partecipazione per Rino anche se sveglia il figlio nel cuore di una notte d’inverno per obbligarlo ad uccidere un cane che abbaia; si vorrebbe poter entrare nel libro per aiutare Cristiano nel momento più critico della storia; si odia Quattro Formaggi anche se fino a una pagina prima faceva solo tenerezza; si piange per la profonda pena di Danilo; si è sinceramente coinvolti in ciò che accade a tutti i personaggi, dal primo all’ultimo. La forza di “Come Dio comanda” sta proprio nel far provare al lettore una infinità di sentimenti in maniera estrema a tratti quasi feroce, proprio come il linguaggio usato dall’autore: crudo, senza mezzi termini e giri di parole. Lo stile narrativo è estremamente lineare ed è molto semplice seguire le tante piccole storie che via via si aprono e che si chiudono negli ultimi due o tre capitoli del libro.
Un consiglio: “Come Dio comanda” non si legge per passare un pomeriggio d’estate al mare perché alzando gli occhi dalla lettura sentireste troppo il contrasto tra i colori e notturni e gli odori penetranti del libro e l’atmosfera gioiosa, spensierata e profumata che vi circonda.


Come Dio Comanda, Mondadori Editore, prezzo 19,00 Euro

A gentile richiesta, ha scritto questa recenzione per il Melmo Blog Emanuela di Jesi.

venerdì 20 luglio 2007

Melmo Day - Atto III

A differenza dei sequel cinematografici, che normalmente peggiorano di volta in volta l'originalità e la genialità delle prime edizioni (pensate al declino dei vari Rocky, Rambo, il Padrino, Mission Impossible, etc) il Melmo Day è, adeguata metafora, come un buon vino, che più passa il tempo e più si affina. I partecipanti hanno imparato nel tempo a dosare gli assaggi dei vini (alla prima edizione siamo usciti tutti 'mbriachi....), le porzioni mangerecce (anche se alla fine qualcosa ce caccia sempre) e soprattuto a valutare un po' più degnamente il "miele", grazie in particolare all'introduzione delle schede di valutazione ad opera dello sciagurato Marco (per il motivo del soprannome vedi dopo), rielaborate sulla base di quelle dell'Ais, per renderle più accessibili a dei cultori non professionali della materia come noi.




Forse non sentiremo ancora le note dei cestini di frutta e delle bacche, non sapremo distinguere adeguatamente quali vini sono tannici, forse qualcuno gira ancora il vino nel bicchiere perché si fa così, ma vuoi mettere il divertimento di una bella serata in compagnia?


La sera del 10 febbraio 2007 i partecipanti al III atto del Melmo day si riunivano quasi puntali in casa dei neo-coniugi Scravaglieri. Quello che in gergo tecnico si chiama "tempo di attesa dell'evento" era stato funestato da Marco nelle settimane precedenti, con una serie di invii mail a tutto spiano piene di insulse vaccate. Colpa nostra che decidemmo di organizzare il Melmo Day nei giorni in cui lo sciagurato Marco nulla aveva da fare al lavoro se non turbare gli animi degli indaffarati astanti. Ragion per cui egli si merita appieno il soprannome de "lo sciagurato Marco". Particolarmente indispettiti Andrea, che tra la vendita di due C3 e una C4 era costretto a pensare a che vino portare partendo già coi favori del pronostico e Donatella che si ritrovava la casella di posta elettronica piena di mail agghiaccianti, tra un budget e un piano strategico. Roberta era costretta a cambiare indirizzo mail e Manena, per non saper nè leggere nè scrivere, cambiava direttamente lavoro. Simona era quasi sul punto di ritornare a dormire dalla mamma mentre Igor stava meditando se assumere Marco in azienda come tornitore, unico ruolo che non prevedesse un utilizzo del pc. Quanto a me, ricordo di aver chiesto ad uno studente durante gli esami il piano di marketing del Melmo.





La casa dei neo-coniugi Scravaglieri, pur se appena ristrutturata, aveva già subito degli atti vandalici da parte dei partecipanti in occasione del veglionissimo di San Silvestro, che sarà ricordato nel tempo:


1- per l'enorme quantità di fuochi artificiali sparati nel circondario alla mezzanotte, cosa che ha lasciato allibito lo sciagurato Marco, che sembrava un pargoletto con i suoi raudi, e che ha fatto commentare ad Alessio , titolare di un noto bar-pasticceria: "ahòòòòò, me sembra Baghdad";


2- per il vino di fonte Carrefour che ha fatto balenare nel pensiero dell'esimia Sommelier Emanuela: "ma che razza di gente frequenta mia cugina?";







Nell'attesa di dare il via alle danze, agli astanti era richiesto di incartare con il domo-pack le bocce (come piace chiamarle ad Igor) in modo da renderle irriconoscibili e dunque prive di pregiudizi in fase di votazione (vedere la diapositiva sottostante). Anche se alcune bottiglie sono state viste sudare durante il procedimento (si sono sentite infilare tipo quei mutandoni delle televendite che ti fanno sudare con la promessa di dimagrire....), l'idea si è rivelata adatta. Ringraziamo lo sciagurato Marco per l'invenzione (da brevettare).








La tavola accoglie gli otto partecipanti e i loro vini, e in un batter d'occhio essi si ritrovano tutti con le zampe sotto al tavolo a manducare e ingurgitare. L'imbanditura prevede tra le altre cose: una torta rustica e dei formaggi recati dai quasi coniugi Lissoni, del carpaccio di manzo e degli inaspettati "coglioni di mulo" degli iperconiungi Marco e Simona, la pasta al forno con zucchine provola e speck dei coniugi Amorini e l'attesissima porchetta degli ancora non coniugi Barzanti. Ma siamo qui per i vini, per il miele, per il nettare o come cavolo lo volete chiamare. Indi per cui degustiamo (di cui sotto abbiamo una diapositiva):





-FIBIO ROSSO CONERO 2003,CANTINA LANARI;
-SAGRANTINO DI MONTEFALCO 2001,CANTINA CAPRAI;
-CABERNET SAUVIGNON 2003,CANTINA CASALE DEL GIGLIO;
-MONTEPULCIANO D’ABRUZZO 2001,CANTINA TESTAROSSA PASETTI;
-GRATTAMACCO BOLGHERI SUPERIORE 2001,CANTINA MASSARI;
-NOA’ 2004,CANTINA CUSUMANO;
-OTIO 2003,CANTINA TENUTA SANTA LUCIA;
-BRUNELLO DI MONTALCINO 2001,CANTINA CASANOVA DI NERI 2001







La degustazione è preceduta dalla spiegazione della compilazione delle schede di valutazione preparate da Marco. Alla fine, fra un pezzo di porchetta e un tocco di "coglione di mulo", tra un frizzo e un lazzo, tra uno schiamazzo e una barzelletta, la serata tira avanti e gli astanti prendono le loro decisioni. Alcune chicche da notare: Igor prende tutto poco sul serio e pensa più al mangiare che al bere. Nessuno osa rimproverarlo però vista la stazza. Andrea per prendere delle decisioni impiega abbondanti quarti d'ora (connotati da delle facce da guiness dei primati). Per le prossime edizioni converrà acquistare l'orologio degli scacchisti. Manena è stata l'unica a potarsi la penna (bravissima). Peccato che riesce a disegnare la tovaglia della nonna di Roby: un pezzo unico che la famiglia tramandava da Luigi XIV!
Le posizioni finali:

1) Sagrantino di Marco;


2) Otio di Manena;


3) Noà di Roberta;


4) Grattamacco di Andrea;


5) Fibio di Simona;


6) Cabernet Sauvignon di Igor;


7) Montepulciano di Donatella;


8) Brunello di Stefano.






Per la prima volta vince Marco, Roberta scala al terzo posto dopo la vittoria dell'altra edizione e Manena, che fa finta di non bere e non capire ma in realtà possiede una vigna di cesanese nel frusinate, conquista la piazza d'onore. Sul piazzamento di Stefano preferisco non parlare perché sarei in conflitto di interessi. Mi limito a ringraziare Andrea che mi ha sostenuto durante la votazione e a segnalare questo sito: clicca!


Sulle cibarie, nota di merito per la pasta di Roby e per i coglioni di Mulo, ma l'Oscar della serata va ai non ancora coniugi Barzanti che mi hanno omaggiato di alcuni preziosissime coppiette di suino!




La premiazione merita un cenno a parte: il vincitore in pectore, lo sciagurato Marco si porta via, esaltato dalle note della Champion's League, il tastevin simbolo del Melmo Day (da questa edizione) e la maglietta della nazionale francese (come indiscussi maestri vinai) di Rugby (come metafora del gruppo e della convivialità del famoso III tempo) con la scritta "1 Melmo", di cui sotto abbiamo una diapositiva.







Insomma: complimenti allo sciagurato Marco!








Stefano

giovedì 19 luglio 2007

Il Melmo day 2

Visto l'approssimarsi dell'evento Melmo numero 4, abbiamo deciso di raccontarvi, oggi e domani, come si sono svolti il secondo ed il terzo atto.

Speriamo sia di Vostro gradimento.





E' sempre molto difficile raccontare o descrivere la magia di un Melmo.
Anche stavolta ci proverò cercando volutamente di esagerare per farvi render conto di quanta sana pazzia ci sia quando un evento del genere si consuma...
Torniamo indietro fino alla sera di sabato 1° Luglio 2006.

Il Melmo day numero due si consumo' in giardino in mezzo ad otto splendide fiaccole accese intorno al nostro tavolo.
La sera era splendida: nè troppo calda, nè troppo umida.
La degustazione avrebbe riguardato il wino bianco e per la prima volta pensai ad una rudimentale scheda per votare ogni singola bottiglia.
Non fu una degustazione alla cieca e l'ordine di uscita della bottiglie fu abbastanza casuale.
Parteciparono 7 bottiglie alla "gara" e l'ottava, la mia (sigh...sigh...), fu degustata fuori concorso.




Per abbinare piu' possibile i vari tipi di vino bianco, che sarebbero sbarcati sulla nostra tavola, decidemmo all'unanimità di buttarci sul pesce.
Chiunque preparava qualcosa per la cena avrebbe dovuto tenerne conto.
Io e Simo , padroni di casa, preparammo una pasta fredda con calamari, seppioline, mandorle tritate e non ricordo cos'altro.
La ricetta mi era stata suggerita da Daniela del Blog Senza panna che trovate nei Link.
La famiglia Amorino penso' al prima e al dopo: splendidi arancini siciliani per l'antipasto e cannoli siciliani per la fine. Sempre antipasti sotto forma di crostini con salsa al tonno e capperi magistralmente preparata da Manena.

Tra i secondi quelli che piu' si ricordano sono i fantastici pomodorini ripieni di gamberetti sempre portati da Manena e la mitica ed immancabile torta rustica della Donatella con ripieno di ogni ben di Dio: cozze, vongole, gamberetti e chi piu' ne ha, piu' ne metta. Sempre Dona preparò per l'occasione un sorta di affettati di mare con fettine di pesce spada, di salmone e , se ricordo bene, di cernia.

Ma passiamo al sodo..cioè ai vini.



La mia scheda rudimentale prevedeva la possibilità di votare, in decimi, ogni bottiglia.
La campione in carica Manena sfoderò un Sauvignon Voglar di 14 gradi, anno 2003, che alla fine prenderà 50.5 punti.Forse era lecito aspettarsi di piu', ma se la scelta sembrò poco azzeccata, di sicuro fu poco fortunato l'accoppiamento. Al momento della degustazione stavamo "scrofandoci" qualcosa che non ci legava molto.
Il futuro marito della campionessa in carica con un Kerner, della casa Kofererhof, anno 2004, di 14 gradi "acchiappa" gli stessi punti e puo' ritenersi piu' che soddisfatto.
Simona presenta un commercialissimo Ribolla Gialla del 2005, di 12 gradi, della cantina Cormons. Prende 48.5 punti poichè agli altri poco importa della bottiglia bella...
Il prode Stefano inaugurerà l'ultima posizione con 46 punti, grazie ad un Riesling Trocken della casa Mosel Saar Ruwer, anno 2005 e 12 gradi. Un vino che avrebbe meritato di piu', ma questo è il Melmo...
La coppia Bob-Dona sfoderò due grandi vini.
Villa Gemma, casa Masciarelli, anno 2005 e 12.5 gradi per Bob.
Molto beverino ed irriverente, prende 49 punti e si piazza dietro ai primi.
Santagostino, della Firriato, anno 2005 e 13.5 gradi per Dona che prende 51 punti e tanto rammarico...
Ma la sorpresa arriva alla fine, come in un film da oscar...






Roberta ha avuto un colpo di genio nell'accoppiare volutamente i buonissimi cannoli siciliani, preparati sul posto, e il suo vino: l'Aphodisium di Casale del Giglio del 2005.
Quel meraviglioso nettare, accompagnato da quegli splendidi cannoli fanno saltare il banco...52 punti e vittoria meritata se non altro per il giusto accoppiamento!





Tra gli applausi dei presenti, foto di rito e premiazione per Roberta che riceve la prima targa del Melmo Club.





Dopo di che si scatenano i festeggiamenti...
Ormai in preda ai fumi dell'alcool si possono vedere il duo Igor-Manena mandare tutti "affettuosamente" a quel paese...





Oppure il trittico Marco, Andrea e Stefano cantare improponibili canzoni romanacce...






Oppure Dona e Simo che vorrebbero fare le "serie" per una posa ricordo, che seria proprio non puo' venire...






Potrei continuare raccontandovi altri particolari e mettendo altre foto irriverenti...ma preferisco fermarmi qui.
La serata si conclude a notte inoltrata quando i nostri schiamazzi ormai si odono lontano e rimbombano a chilometri di distanza.
Tutti ci salutiamo soddisfatti, satolli e contenti piu' che mai di aver "consumato", nel modo migliore, questa seconda emozione chiamata "Melmo".

Marco.

mercoledì 18 luglio 2007

Il diVino mondo.


Da quando abbiamo cominciato a metter su pezzi per il blog mi sono "aperto" ad altri tipi di letture più’ settoriali per quanto riguarda il mondo del vino e mi sono accorto che questo universo, che ad uno sguardo superficiale può’ apparire statico ed arroccato su posizioni vecchie di un secolo, è invece estremamente dinamico.
Negli ultimi decenni il vino ed il suo mondo hanno conosciuto una notevole espansione.
La vigna si è emancipata dagli antichi confini del suo universo tradizionale che la vedeva chiusa dentro le colonne d’Ercole del bacino del mediterraneo.Una volta abolite le barriere con le terre lontane alla “nostra” cultura vinicola , abbiamo scoperto l’immensità’ e la diversità di nuovi “terroirs”, tanto inesplorati quanto ricchi di enormi potenzialità.

La velocità con cui nuove e vecchie culture di questo mondo si sono incontrate ,ed in alcuni casi scontrate, ha fatto si che la nostra grande esperienza, inteso come Europa, si mescolasse alle innovazioni che venivano dal nuovo mondo,inteso come tutto il Resto.
Un’incontro tra fama stra riconosciuta e stelle nascenti, fra certezze assolute e dubbi audaci.
Certo è che da questo incontro la famiglia del vino ha guadagnato che ogni giorno nuove ramificazioni ai quattro angoli del mondo e la varietà e la ricchezza che risalgono all’origine dei tempi si mescola con una gamma espressiva di novità che non è mai stata così ricca.
Prossimamente, se gli impegni mi lasciano un po’ di spazio per il blog, vorrei raccontare qualche vino o qualche produttore che mi appassiona di più’.
Senza pregiudizi alcuni e con un occhio alla Storia e l’altro alle novità, poiché oggi basta fare un po’ di attenzione e possiamo vedere un paesaggio enologico che cambia a seconda della prospettiva dalla quale ci poniamo.
Con le sue diversità, i suoi contrasti, le sue contraddizioni, i suoi modelli vecchi e nuovi e i suoi inarrivabili miti.

Da settembre io ci proverò…voi non prendetemi troppo in giro, ok ?


Marco

martedì 17 luglio 2007

Le penne di Fiorella







Oggi presentiamo una ricetta della Sig.ra Fiorella, grande cuoca, appassionata di vini e ristoranti e consorte del Sig. Nando, cultore dell'enogastronomia e riconosciuto gourmet. Spero che entrambi visiteranno il nostro blog. La ricetta è stata preparata da Rosalba, mamma di Roberta (il vino gentilmente concesso da Elvio, il papà).






Ingredienti per quattro persone: 400 gr. di penne o pasta all'uovo corta; 200
gr. di asparagi; 100 gr. di pancetta affumicata e semplice; 200 gr. di ricotta;
1 scalogno medio; olio, parmigiano, sale e pepe quanto basta.



Rosolare lo scalogno intero nell'olio per poi toglierlo (se piace, tagliarlo a fettine sottili e lasciarlo in cottura). Aggiungere gli asparagi privati delle punte, tagliati a rondelline sottili e cuocere a 3/4 di fuoco con pochissima acqua. In seguito aggiungere le punte. In un padellino, rosolare la pancetta a dadini o a listarelle sottili, con pochissimo olio (fare sciogliere il grassetto della pancetta). Lessare la pasta la dente.




In un tegame grande mettere gli asparagi, la pancetta e la ricotta, precedentemente ammorbidita con poca acqua calda della pasta; aggiungere le penne, il parmigiano e il pepe e far mantecare il tutto. Servire ben caldo.




Buon appetito.




Stefano

lunedì 16 luglio 2007

Dall'acino alla bottiglia - parte sesta







Siete attirati dalla vita agreste e bucolica? Vorreste essere padroni di una vigna che produce un gran vino invece di stare a spendere i soldi per quello degli altri? Vorreste scorrazzare con una Panda 4x4 sui terreni di vostra proprietà? Volete provare a tirare fuori un novello…ehm….un nuovo Sassicaia? Se la risposta è si, di seguito, e per altre cinque puntate, una guida dei passi che conducono dalla maturazione all’imbottigliamento. Se la risposta è no (tasci vostra!) leggetela lo stesso: almeno per tutto il tempo che c’ho perso....


SESTA, ED ULTIMA PARTE, PARTE: INVECCHIAMENTO E IMBOTTIGLIAMENTO


(immagine iniziale tratta dalla visita di sei ubriaconi alla cantina Moroder)
L’invecchiamento è il processo conclusivo della formazione del vino e, salvo rare eccezioni, è una pratica enologica riservata ai vini rossi.
In relazione all’invecchiamento i vini si classificano in due grandi categorie:

- i vini di pronta beva: non richiedono un lungo periodo di conservazione, perché acquistano in pochi mesi le caratteristiche organolettiche ottimali e possono essere subito consumati.

- i vini superiori: necessitano di un lungo periodo d’invecchiamento variabile dai due ai sei anni (e anche più), che è il tempo occorrente perché acquistino le migliori caratteristiche organolettiche. I vini idonei ad essere invecchiati sono quelli a maggior contenuto alcolico, di estratto, di acidità fissa e inoltre bassi di acidità volatile.

L’invecchiamento è un processo naturale assai lento che comprende due periodi molto diversi fra loro: il primo periodo è quello in cui il vino matura in botti di legno di piccole dimensioni (barriques), ossidandosi per effetto dell’ossigeno che penetra attraverso i pori del legno; il secondo è quello in cui il vino si affina in bottiglia, fuori del contatto dell’aria.

Un vino invecchiato presenta un sapore più morbido ed armonico, un colore meno intenso con riflessi ambrati, rubino intenso, violacei, un profumo più accentuato etereo e delicato. Tutto ciò si spiega solo con i complessi fenomeni di natura fisica, chimica e biologica, per ora non ancora del tutto chiariti.



L’invecchiamento nei fusti di rovere, anche se più costoso, fornisce vini di maggior finezza e pregio. La temperatura ideale di una cantina varia dai 10° ai 12° C e deve essere accompagnata da un giusto grado di umidità dell’aria e da una moderata ventilazione. Per effetto della variazione di volume del vino, una delle operazioni da compiere periodicamente in cantina è la colmatura delle botti.




L’IMBOTTIGLIAMENTO
L’imbottigliamento dei vini è la fase finale di tutte le lavorazioni che essi subiscono. E’ un’operazione fondamentale per consentire al vino di continuare e poter concludere quel processo iniziato con la maturazione nei vasi vinari. Infatti, mentre nei fusti di legno prevalgono i processi ossidativi, nelle bottiglie avvengono processi essenzialmente riduttivi.


E’ proprio in questa fase che gli elementi del vino e le caratteristiche organolettiche, si affinano ulteriormente così da fornire quei meravigliosi bouquet che conferiscono pregio e prestigio ineguagliabile a molti vini di qualità. Tuttavia, anche nell’imbottigliamento esistono degli accorgimenti.
Un elemento iniziale da tenere in considerazione è la scelta delle bottiglie: fino ad oggi i contenitori in vetro si sono dimostrati i più idonei per la conservazione del vino, soprattutto per lunghi periodi. Le caratteristiche più importanti delle bottiglie in vetro sono: l’assenza di odori e l’impermeabilità ai gas e ai liquidi. Le bottiglie comunemente usate si dividono in due categorie: (1) con l’imboccatura a corona per i vini da pasto (2) con l’imboccatura a sughero per vini pregiati.



Il colore del vetro è molto importante per la conservazione del vino, che è in funzione dell’assorbimento della luce. Vengono fabbricate bottiglie di colore mezzo bianco, verde, ambra o di colore scuro. Una bottiglia di colore bianco rende più attraente un vino bianco o rosato, è però inadatta a proteggerlo dalle radiazioni luminose.



Unaltro elemento fondamentale è il lavaggio delle bottiglie. Questa lavorazione consente di assicurare l’igienicità dei contenitori e di garantire la buona presentazione del vino.
Il periodo di riempimento delle bottiglie, è un terzo elemento fondamentale. L’epoca migliore per l’imbottigliamento dei vini di qualità è la primavera (marzo) oppure l’autunno, dopo che questi hanno raggiunto un buon livello di maturazione nei vasi vinari. Le giornate migliori per imbottigliare sono quelle caratterizzate da alta pressione atmosferica, asciutte e fresche. L’influenza della luna ha un unico fondamento nel fatto che durante il periodo di luna nuova si ha in genere alta pressione e quindi una condizione favorevole all’imbottigliamento. Le macchine riempitici oggi in commercio hanno una produzione oraria che varia dalle 1000 alle 25.000 bottiglie l’ora e anche più!



La tappatura delle bottiglie: tralasciando la tappatura con tappi di plastica, con tappi corona a vite o a strappo in uso per i vini da tavola, parleremo solo delle tappature a sughero. La scelta dei tappi di sughero deve essere molto accurata poiché è da questa che dipende il buon esito di un imbottigliamento. Un buon tappo di sughero deve essere di giusta misura in relazione all’imboccatura della bottiglia, deve essere elastico, cedere alla pressione e subito riprendere la primitiva forma, deve essere esente da concamerazioni cavernose in cui si potrebbero insediare muffe, non deve liberare polvere ed infine non deve presentare gusti ed odori anomali. I tappi devono essere inoltre sterilizzati e lubrificati con olio di vaselina per uso enologico.



Infine il Confezionamento. Consiste nell’abbigliamento delle bottiglie in vista della conservazione o del consumo. E’ in questa fase che il tappo verrà protetto dagli attacchi delle muffe con un’opportuna incapsulatura tramite delle capsule di stagnola, di alluminio o di plastica. Infine sulla bottiglia verranno applicate l’etichetta ed il collarino con indicata l’annata di produzione e la controetichetta per i vari consigli al consumatore.

Pronti per la vita agreste e bucolica? Di seguito riportiamo l'immagine dei quasi-coniugi Barzanti dopo che hanno deciso di dedicrsi a tale vita...


sabato 14 luglio 2007

Ad occhi chiusi, di Gianrico Carofiglio


Riusciro' mai a ringraziare abbastanza mia moglie per avermi fatto scoprire questo, per me, nuovo autore ?
Dubito.
Il suo secondo romanzo l'ho letteralmente succhiato in pochissime ore, complici una domenica di sano riposo casalingo e un lunedi mattina cominciato con una fila, da girone dantesco,alla peggiore agenzia delle entrate di Roma.
E così mentre i numerini giravano non sapevo se arrabbiarmi perchè l'impiegato pubblico continuava ad alzarsi per la terza-quarta-quinta colazione, oppure se ringraziarli poichè mi permettevano di finire in relativo silenzio, e con l'ausilio dell'aria condizionata, il mio libro.

Anche questo è un libro vibrante, particolare, in cui si fa fatica a scegliere le pagine migliori.
Nella lettura spesso mi sono accorto di avere emozioni forti e inaspettate.
Mai scontato e sempre molto "veloce" perde qualcosa rispetto al primo , proprio nelle parti in cui riassume avvenimenti importanti "consumati" nella prima opera.
I personaggi principali si fanno conoscere meglio e ce ne sono di nuovi che sono dannatamente reali...
Non aggiungo altro.
E' assolutamente un libro da leggere.

Ad occhi chiusi, editore Sellerio, prezzo 10,00 Euro.


Marco.

venerdì 13 luglio 2007

Birreria Peroni




I protagonisti: Andrea, Tommaso, Walter e Stefano.

L'antefatto: una giornata di lavoro intensa; un caldo asfissiante che con l'umidità pare non fare altro che toglierti il respiro; una serata fra colleghi nata come pizza in compagnia e trasformatasi ben presto nella ricerca soprattuto di qualcosa di fresco da mandare giù.

Il fatto: da una vaga idea di andare nei dintorni di Porta Pia al ricordo dell'antica Birreria Peroni (l'ho già sentita, è anche sul Gambero Rosso, ne parlano bene sul forum) il passo è stato breve.

Scelta malaugurata....


Il sito della birreria recita: "Da cento anni qui si ritrovano romani e turisti per mangiare, bere, ridere, scherzare e rilassarsi in compagnia.
Qui diamo spazio alla simpatia ed alla spontaneità e tutti sono accolti con cordialità, a patto che vogliano fare baldoria insieme a noi
."


Commento a queste righe:

1) tutto è rimasto come cento anni fa, nel senso che l'ambiente è molto carino ma come cento anni fa mancano i condizionatori e fa un caldo boia. Non bastano i ventilatori che altro non fanno che rigirare per il locale l'aria calda. Si suda parecchio!

2) per quanto riguarda il ritrovarsi per mangiare evidentemente il target è il turista di dicembre infreddolito perché i piatti sono per lo più invernali a parte qualche insalata; la lista dei secondi è abbastanza nutrita, tuttavia, e spicca un gulasch (scritto "gulash" anche sul sito) consigliato dalla casa (che tra caldo e peperoncino non è molto indicato). Tra l'altro la carta è una serie di fogli stampati al pc e plastificati.

3) ok la birra: peroni chiara, rossa e doppio malto. Poco spazio ai vini, segnalati soltanto con la casa e non con l'anno. Indice di posto molto turistico. Almeno è bella fredda e spegne momentaneamente l'arsura.

4) Accoglienza: alla faccia della simpatia e della cordialità. Ci accoglie una signora di una certa età, che nonostante il locale semideserto ci fa "accomodare" su un tavolino da due e rifiuta di farci unire due tavoli per stare più larghi. Forse aspettava una comitiva di tedeschi....

5) baldoria: noi ci siamo fatti un sacco di risate, forse perché bastano due birre a testa e un po' di confidenza e di voglia di scherzare. In quanto alla baldoria altrui non se ne è vista neanche l'ombra.


Le pietanze: quasi tutti ripieghiamo sui wurstel con patate al forno. Buone le patate (più fredde di quanto caldo faceva fuori...) buonini i wurstel, che vengono accompagnati da del pane rivelatosi d'oro sul conto e un vasetto di senape, probabilmente anch'esso di cent'anni fa. Solo Tommaso sceglie le scaloppine che non sembravano un granché. Magari ci dirà lui com'erano.


Il conto: euri 90 in 4, suddivisi tra 8 birre (della casa), 4 secondi un po' di pane (8,65 euro!!!!) e tre caffè. Veramente scandaloso.


Per chi avesse la malsana idea di provarlo:


Antica Birreria Peroni

Via S. Marcello 19 - 00187 Roma

Aperto dal lunedi al sabato dalle ore 12:00 alle ore 24:00




giovedì 12 luglio 2007

Povero aglio...cosa devi sopportare!










Caro Carlo Rossella, questo pezzo lo dedico a te e sopratutto alla ciclopica, mi sia consentito, stronzata (chiedo venia...) che hai detto pochi giorni fa. La prima parte è tratta dal Corriere della Sera, che in mancanza di notizie ha ben pensato di dedicarci una pagina apposta il 19 giugno.




Allium sativum, nome volgare aglio. Una pianta bulbosa che da sempre divide. O lo ami o lo odi. Senza vie di mezzo. Da una parte il sapore e vantate virtù terapeutiche. Dall’altra l’alito pesante e disturbi di stomaco. Tanto che è partita la crociata per «deaglizzare » quanti più ristoranti possibile, crociata lanciata dal direttore del Tg5 Carlo Rossella nella sua rubrica «Alta società» sul Foglio. «Puzza, io non lo digerisco, lo evito come un vampiro», racconta serissimo Rossella, che promette di pubblicare in un’edizione speciale di «Alta società» la mappa dettagliata dei ristoranti italiani dove l’allium sativum è bandito. Compito difficile, visto che da secoli nella cucina italiana l’aglio la fa da padrone e trovare un locale dove non viene utilizzato è complicato.




L’elenco lo sta preparando Rossella con alcuni suoi amici. «Le fregature più grandi vengono dalla pasta — spiega il direttore del Tg5 — lì ce lo infilano, nel soffritto. Ma io so come dribblarlo, vengo usato da alcuni amici come annusatore ufficiale, vado anche in cucina a controllare».
Più facile da fare al Nord che al Sud. Perché la pianta della discordia — imparentata con la cipolla e probabilmente nata in Sicilia — divide anche l’Italia. Nel Meridione zone franche non ce ne sono. «Se vogliono essere inseriti nella mia lista devono decidersi a togliere l’aglio», ammonisce Rossella. Anche se ammette che in alcuni ristoranti, come Paolino e Villa Verde a Capri e da Dora a Napoli basta chiedere per avere. Al centro-nord va meglio. «I ristoranti deaglizzati sarebbero molti di più, ma sono dei carbonari, non hanno il coraggio di sfidare lo strapotere della tradizione».




Tra i primi c’è stato a Roma Filippo La Mantia, chef siciliano della Trattoria, tra i ristoranti più trendy della capitale. «Faccio persino la caponata di melanzane senz’aglio — dice —. All’inizio ero criticatissimo ma ho scelto di cucinare come mi piace mangiare. Drastica eliminazione di aglio, burro e soffritti. Cucino col pomodoro fresco e gli odori ». Da lui sono fissi Bobo Craxi, Paolo De Castro, Alfonso Pecoraro Scanio. E s’è visto pure Prodi. «Purtroppo» i grandi cuochi come Vissani, Colonna, Don Alfonso non si sono arruolati nella crociata di Rossella. «Per carità, ottimi chef, ma usano l’aglio. Chi ha frequenti pranzi di lavoro lo tiene a debita distanza». C’è chi non digerisce e chi ne è allergico ma tra manager, politici, giornalisti e attori, i nemici dell’aglio sono sempre più numerosi. Come Marco Tronchetti Provera e Luca Cordero di Montezemolo. O i due giovani Elkann, che hanno ereditato l’intolleranza dal nonno Gianni. E Monica Bellucci, Raoul Bova, Manuela Arcuri.





Una lista di uomini e donne famose. A cui però se ne contrappone un’altra, composta di uomini e donne altrettanto famosi: da Giancarlo Elia Valori (che lo divora a spicchi) a Stefania Prestigiacomo (lo usa per le salse) ad Anna Serafini. Un convertito invece è Emilio Fede: gli piaceva l’aglio, ma ha smesso quando ha conosciuto Berlusconi, che tiene moltissimo all’alito fresco. Certo che la lobby del «no» cresce. A Roma Paola Micara de La Barchetta in cucina ha messo il cartello: «Vietato l’ingresso all’aglio». «I miei cuochi napoletani— dice —, sono capaci di fare la pizza di scarole senza». Quindi c’è da attendersi una conversione in massa degli chef? Proprio per niente, attacca Antonello Colonna, per il quale la cucina senz’aglio «è soltanto una nuova moda ». Lui, che è riuscito a far mangiare l’aglio persino a Berlusconi, sottolinea che il segreto sta nel come lo cucini. «Se non lo soffriggi, se lo schiacci crudo, se lo fai bollire, i piatti vengono ottimi e digeribili. L’aglio è il re della cucina. Eliminarlo è come togliere i violini da una grande orchestra».





Una lotta di titani, tra leggende e verità. Tra le decantate qualità ci sarebbe anche quella di guarire l’ipertensione. «Forse,ma sicuramente fa salire la pressione a chi sta vicino al mangiatore di aglio», è la replica. La sfida è solo all’inizio.




A tal proposito mi piace riportare il fantastico commento che Marco Bolasco, il curatore della guida dei ristoranti del Gambero Rosso, ha espresso sul suo blog, In Punta di Forchetta: "Geniale Rossella, riesce sempre a sorprendermi. Probabilmente il direttore non sa che negli USA alla domanda "se le dico cucina italiana cosa le viene in mente?" la risposta è: aglio, ben prima della pizza. Meno male che almeno Antonello Colonna è intervenuto a difesa di uno dei simboli della cucina mediterranea, che peraltro fa anche bene. Ma, caro Antonello, come dici è questione di mode. Comunque bel colpo Rossella, continua a mangiare pesce crudo che quello sì che non puzza e fa bene... ".







Stefano

mercoledì 11 luglio 2007

In alto i calici...sta arrivando il Melmo 4 !!!

In assemblea plenaria riunita, la direzione del Melmo Club, qualche tempo fa, decise di scegliere il sabato 21 Luglio 2007 come data del quarto evento del Melmo-Day.

Ha deliberato inoltre le seguenti modalità:

-Saranno ospiti della serata (Special Guest Star) i corrispondenti del Melmo Blog a Jesi: Marco ed Emanuela ;
-Essi parteciperanno alla "degustazione" attivamente con una bottiglia e potranno presentarne un'altra come fuori concorso ;
-la "degustazione" in materia di vini riguarderà i bianchi ;
-le modalità della degustazione saranno le stesse dell'ultima volta: alla cieca e con sorteggio d'uscita delle bottiglie ;
-l'unica non ammessa alla degustazione sarà Simona, come persona ospitante.

Per il menu' cerchiamo di organizzarci tenendo conto anche delle rinnovate problematiche che ci sono.


Tutti quelli che vogliono fare sorprese (trick-track, palloni di maradona, telecamere nascoste, etc,etc) sono pregati di organizzarsi e di farlo sapere al piu' presto ai padroni di casa, in modo che essi abbiano il tempo di stipulare la giusta assicurazione.


Marco.

martedì 10 luglio 2007

Accogliamo un Nuovo Membro...


Visto l’approssimarsi della 4° edizione del Melmo proporrei una Wild Card per il proprietario della presente targa.
Igor.

lunedì 9 luglio 2007

Un anno fa...Campioni del Mondo !!!

...sono passati pochi secondi dall'ultimo rigore della finalissima trasformato da Fabio Grosso.

L'Italia è Campione del Mondo per la quarta volta nella sua storia.

Di li a poco le strade si riempiranno di gente festosa, nei giorni seguenti ci saranno tantissime cerimonie...e Voi dov'eravate ?
Con chi ? Come avete festeggiato ?


E quali dei protagonisti vi sono rimasti piu' nel cuore ?
Ringhio Gattuso, che continua a ritirare premi e cittadinanze onorarie in mezzo mondo..

...o Marco Materazzi, entrato per caso dopo l'infortunio di Sandro Nesta e diventato d'incanto l'uomo in piu' degli azzurri ?

Oppure lo stesso Grosso, autore dei due goal piu' emozionanti degli Azzurri, o ancora il capitano Cannavaro insignito nei mesi a venire dei piu' grandi premi che esistono a livello calcistico.
Ok...tagliamo la testa al toro e ricordiamoceli tutti quelli splendidi ragazzi che ci hanno fatto vivere un'emozione gigantesca e a cui non saremo mai abbastanza grati !
Ad un anno di distanza,ancora una volta: G R A Z I E R A G A Z Z I !!!



Marco

sabato 7 luglio 2007

Testimone inconsapevole, di Gianrico Carofiglio


Questo libro, comprato dietro consiglio di mia moglie, è uno dei piu' belli che abbia letto nell'ultimo lustro.
Difficilmente un libro mi colpisce così.

E' la prima opera in assoluto di Gianrico Carofiglio.

In questa storia c'è un po' di tutto: un po' di sfida, un po' di nostalgia per ricordi andati, un po' di speranza per il futuro e un po' di coraggio per le scelte difficili fatte e da fare.
Difficile dire quali sono le pagine piu' belle di questo libro.





Torniamo al libro.
Il protagonista è un avvocato penalista e la città dove è ambientato Bari.
All'avvocato viene dato, in maniera burrascosa, il compito di difendere quello che sembra l'assassino di un bambino di nove anni, trovato morto in fondo ad un pozzo.
Questa persona è un extracomunitario rimasto solo in Italia, senza piu' amici, parenti e soprattutto speranza.
La difesa sarà spasimante e finirà per dare nuova linfa alla vita sconvolta, da altri fatti, dell'avvocato.
Da uno a cento ve lo consiglio centouno.

Testimone inconsapevole, Sellerio Editore, prezzo Euro 11,00.

Marco.

venerdì 6 luglio 2007

Speriamo che qualcuno non faccia cavolate...


Da Corriere.it del 05/07/2007


Proposta shock della Unione Europea

I produttori contro i vini- Frankenstein
Mischiare varie qualità di vino europeo per battere la concorrenza dei low cost extra-comunitari. I vinicoltori: «Inaccettabile»



LONDRA – E’ rivolta tra i vinicoltori europei. Tutta colpa delle nuove proposte comunitarie che accoglierebbero la produzione di vini-Frankenstein per combattere il fiume di vino a basso prezzo in arrivo dal «nuovo mondo».
MIX LOW COST - Australia, California e Cile hanno letteralmente invaso il mercato europeo con vini spesso di bassa qualità, che però vendono ad una frazione del prezzo dei vini locali. Una proposta della commissione europea, che potrebbe presto diventare legge, permetterebbe per la prima volta di mischiare vini provenienti dai diversi paesi dell’area UE, il che aumenterebbe la competitività dell’industria vinicola europea e produrrebbe una forte incremento di vini «cheap», così da soppiantare quelli provenienti attualmente da paesi extra-comunitari. Un portavoce del commissario per l’agricoltura dell’Ue, Mariann Fischer-Boel, ha dichiarato al Guardian: «Al momento la miscelazione di vini di paesi diversi non è possibile, ma lo diventerebbe sotto il nuovo disegno di legge, che incrementerebbe la produzione di vino a basso livello. Potremmo chiamarlo vino europeo».
CONTRARI - Ma i produttori italiani, francesi e spagnoli si sono dichiarati contrari alla radicale proposta, definendola una via sicura per l’impoverimento del mercato. Riccardo Ricci Curbastro, produttore di vari tipi di vino, fra cui il Sangiovese, ha dichiarato al giornale: «L’idea del vino europeo di bassa qualità non mi sembra molto intelligente. Noi crediamo che non sia una misura necessaria. Non c’è alcun futuro nella miscelazione di vini a basso prezzo e lo abbiamo fatto presente alla commissione». Ricci Curbastro ha aggiunto: «La semplificazione dell’etichettatura dei vini, proposta dalla commissione, avrebbe l’effetto di far crollare la fiducia nel prodotto. Si potrebbero prendere delle uve cresciute nel Chianti, trasferirle in Svezia per il procedimento di vinificazione, e il vino verrebbe lo stesso denominato Chianti. E’ inaccettabile». Ricci Curbastro non è l’unico ad aver criticato la proposta. Christian Paly, presidente della confederazione di produttori di vino francesi, CNAOC, ha dichiarato: «Queste proposte porterebbero alla banalizzazione di vini come il Bordeaux, il Rioja e il Porto. Noi vogliamo che i vini europei riconquistino il mercato globale. Stanno crescendo di qualità ed è questa qualità che noi vogliamo portare all’estero. Questa proposta di legge destabilizzerebbe il mercato». L’Europa è attualmente leader mondiale di produzione, consumo, esportazione e importazione di vini. L’export di vini nel 2006 ha totalizzato i 3 miliardi di euro. Il consumo di vini globale è di circa 24 miliardi di litri l’anno, di cui l’Europa produce il 57%.


Deborah Bonetti

giovedì 5 luglio 2007

Ristorante Il Grappolo d'Oro - Roma





Era da tanto che volevo andare al Grappolo d'Oro, un po' perché ne avevo sentire parlare parecchio bene da un sacco di persone (un solo commento negativo, invece), un po' perché mi ispirava andava a mangiare al centro di Roma o meglio la sfida di andare a mangiare bene in un posto che se fosse semplicemente turistico come tanti altri di certo non perderebbe danaro, vista la posizione che ha.

L'occasione è stata di festeggiare il mio primo "semestriversario" di matrimonio con Roberta, un lunedi sera di metà giugno.

Il posto si trova a Piazza della Cancelleria, in pieno centro a un passo (anzi meno) dal celebre Campo de Fiori, che tanti turisti attira. Non solo, intorno è tutto un fiorire di locali più o meno di ristorazione che annoverano nelle loro file persino un indiano e un porchettaro in trasferta dai castelli.



Arriviamo verso le 21, dopo aver parcheggiato sul lungotevere all'altezza di via Giulia (sono 5 minuti a piedi). Per arrivare passiamo davanti al Gonfalone (a via del Gonfalone) un posto simpatico dove si mangia bene e che ha anche un lounge bar con musica dal vivo, e soprattuto passiamo davanti al Pagliaccio, uno dei mostri sacri di Roma.

Ci accodiamo all'interno per mia scelta (non c'è la ZTL nel lunedì e passano un sacco di macchine e non mi piace mangiare all'aperto in questo modo). L'interno è carino e decisamente curato, anche se spicca la gran quantità di tavolini da due. Ci portano il menù e le prime due insoddisfazioni della serata:

1) il pane: sulla guida dei ristoranti si fantasticheggiava di pane fatto in casa, invece ci arriva del normalissimo pane casereccio, a quel punto anche un po' indigesto;

2) l'acqua: anzitutto la chiediamo leggermente frizzante e arriva liscia e poi, cosa ben peggiore, ci portano l'acqua denaturalizzata.

Io questa cosa non me la posso proprio abbozzare sia perché non mi fido della gestione dei filtri sia perchè non vedo il motivo di pagare due euro una cosa che alla fonte costerà meno di un centesimo. Se fossi un ristoratore e decidessi legittimamente di usarla la regalerei o la inserirei nel coperto.



Fortunatamente l'insoddisfazione dura poco e arrivano i piatti (ottimo gestione dei tempi). Decidiamo come antipasto per un baccalà mantecato con polenta, che praticamente rispecchia la ricetta del baccalà alla veneta, fatta da Roberta su questo blog. Nel complesso non mi è piaciuto molto anche perché invece l'altro antipasto era eccellente: un millefoglie di burrata e alici.

Per i primi optiamo per un classico cacio e pepe, per provare la loro gestione della normalità romana, e dei ravioli con riserva di parmigiano 30 mesi, limone ed emulsione di basilico. Il cacio e pepe era buonissimo (e non è facile farlo rispettando le giuste proporzioni e soprattuto senza dar si che il resto del pasto non sappia di nulla) ma i ravioli sono stati di gran lunga il miglior piatto della serata. Si scioglievano in bocca e il parmigiano dava un tocco di classe e di sapore veramente favoloso.



Sospettosi che antipasto e primo sarebbero stati sufficienti, avevamo optato per un solo secondo, una tagliata di angus argentino con riduzione di aceto balsamico. Molto buona anche se probabilmente con carne danese o chianina sarebbe venuta ancora meglio.



Una nota a parte per i vini: non tantissime etichette, ma il giusto per perderci un po' di tempo e sopratutto i ricarichi mi sono sembrati onesti. C'è ne era per tutti i gusti, tuttavia ci siamo accontentati (per vari motivi) di prendere due bicchieri a degustazione di Morellino di Scansano, di cui non ho identificato né marca né anno, ma non era affatto male.



Nel complesso l'esperienza la definirei positiva, anche se alcune cose possono migliorare: in primis il pane e l'acqua. Se su una guida c'è scritto che fanno il pane in casa qualche motivo ci sarà. Forse lo fanno solo nel fine settimana, e se così fosse è decisamente un punto in meno! Per quanto riguarda il baccalà , invece, è un gusto personale. Rimane comunque il fatto di aver mangiato bene, in un locale non affollato anche se centralissimo, serviti bene e con i tempi giusti.



La spesa è stata di 65 euro in due, compreso un rum invecchiatissimo offerto gentilmente.



Il Grappolo d'oro - Zampanò

Piazza della Cancelleria, 80.

Tel. 06.6864118

Chiuso martedi e mercoledi a pranzo

mercoledì 4 luglio 2007

Vino e Grande Distribuzione.

Da quasi tre anni, cioè da quando mi sono sposato, ogni sabato mattina il rito della spesa settimanale.
Detta così sembra che una cosa che odio ed invece no. Mi diverto abbastanza a girare con il carrello le corsie sempre piene di famiglie, single, massaie e chi più' ne ha più' ne metta.
Anche l'ubicazione della mia abitazione rende facile lo spostamento e imbarazzante la scelta del supermercato dove rifornire la dispensa.Nel giro di 20 chilometri ce ne sono davvero tanti, tant'è che alla fine si finisce per andare una volta la ed una volta qua.
Grazie a queste destinazioni diverse posso confrontarmi anche con tanti diversi "scaffali di vino".

Oggi la scelta del vino presso uno qualsiasi di questi supermercati c'è ed è quasi completa.
La grande distribuzione si sta sempre di più'staccando dallo stereotipo di qualche anno fa in cui sugli scaffali la facevano da padrone fiaschi impagliati e "lampadine" da cinque litri dei peggiori vini sfusi in circolazione.
Oggi la Grande distribuzione, per fortuna, si è aperta a fior fiore di produttori e di prodotti. Comincia a prediligere formati più' discreti e lascia la possibilità al cliente di poter scegliere buoni vini a prezzi modesti.
Alcune catene offrono ormai anche prodotti di fascia medio alta.
Non è più' impossibile trovare sugli scaffali un buon Tignanello, un romantico Duca Enrico e tanti ottimi brunelli vicini al Sassicaia.

Sono contro chi dice che certe Cantine facendo così si "sputtanano" e sinceramente come consumatore se posso risparmiare qualche eurino sull'acquisto di una boccia sono contento.
L'unico a non rimetterci sarà proprio "il mondo del vino" poiché sui soldini risparmiati ci metto il resto e acquisto un altra boccia...
E poi mi piace guardare tutte quelle bottiglie in fila.
In cinque metri, o forse meno, tante cantine famose...i nomi più' gettonati dell'enologia italica.
Bello ed anche utile per provare piano, piano vitigni e cantine diverse.
Io la vedo anche come un'opportunità indiscussa di assaggiare prodotti nuovi.
E siate sicuri che parla uno abituato a dare un giudizio sul prodotto al di la di dove lo compri.
Dal pizzicagnolo sotto casa, all'enoteca dell'amico o al supermercato di Tor Vergata per me conta sempre il prodotto che metto nel bicchiere.
Per cui, in tutta sincerità, potrei raccontarvi di un Ca' Del Bosco che "sapeva di tappo" comprato in una famosa enoteca della capitale e di un fantastico Schidione comprato da Panorama...


Marco

martedì 3 luglio 2007

Hanno vinto i migliori...



La Coppa resta in Europa....

Conosciamo meglio i Melmo's members...

Penultimo Melmo's members nella nostra intervista di presentazione: è la volta di Stefano.
Insostituibile compagno di viaggio e d'avventura nello scoprire nuovi locali, ma anche mitico animo da commerciante che batte sempre lo sconto o il limoncello gratis a fine pasto...




1) Cosa pensi del Melmo Club ?
Un simpatico gruppo di deficienti.

2)Associa un aggettivo ad ogni Melmo’s members:
Faccio diversamente, cioè associo un personaggio cinematografico/televisivo, che è un po’ come dargli un aggettivo:

Andrea: Agente Smith di Matrix
Igor: Santrino il Mazzulatore di Eccezziunale Veramente
Dona: Lara Croft in Tomb Raider
Roberta: Meg Ryan in C’è posta per te
Manena: Scully di X-Files
Simona: Monica di Friends
Marco: Nonno Libero di Un medico in famiglia
Ah, io faccio…Ralph Supermaxieroe!

3)Il Melmo-day che ti è piaciuto di piu’?
Il primo perché non sono arrivato ultimo!


4)Se potessi scegliere, senza limitazioni, dove organizzeresti il Melmo-day ?
Itinerante perché adoro viaggiare: lungo i castelli della Loira, ad esempio (per quanto pure sulla fettuccia di Terracina…);

5)Bianchista o Rossista ?
Bianchista e un po’ bollicinista!

6)Sempre in tema di vini: Nordista o suddista ?
Ma suddista si scrive con due “d”? Comunque francesista.

7)Dacci il tuo podio di…Vino !
Troppi ne devo bere ancora…comunque (escludendo gli scontatissimi):
1) Nussbaumer 2004 – Cantina Terlano
2) Tignanello 2001 – Antinori
3) Noà 2004 - Cusumano

8)Sei un tipo a cui piace scoprire locali nuovi, mangerecci intendo, oppure un tipo che si fissa e torna sempre negli stessi ?
Mi piace scoprire nuovi locali, ma non solo mangerecci.

9)Meglio vincere uno scudetto all’ultimo minuto dell’ultima partita o una bottiglia di Sassicaia con tua moglie ?
Una boccia di Sassicaia senza meno: del calcio a me che me ne frega?

10) La tavola per te: sofferenza o piacere ?
Mi piace soffrire….

11)La pietanza a cui non sai proprio resistere ?

Premesso che non so resistere a niente, direi le patatine crick crock, ma non sono una pietanza. Allora dico, tra le tante, lo spezzatino con le patate di mia madre per il salato e la torta di ricotta di Roby per il dolce.

12)Carne o pesce ?
Basta che non ci siano funghi e carciofi….

13)Dolce o salato ?
Di regola il salato, ma concludere senza un dolce mi prende male (meglio se di cioccolata)

14) Quale personaggio famoso inviteresti al Melmo-day ?
Maradona! Non solo al Melmo day. E poi Totti e Gattuso così rimettono a posto e stirano… we are family!!

15)Quale città italiana ti stimola l’appetito e a cosa pensi ?
Vigata mi fa venire voglia di pesce alla trattoria San Calogero!

16)Abbina una città straniera ad una pietanza.
Springfield – Krusty Burger & Donuts

17)Il vino piu’ buono che hai bevuto ?
M’hanno detto che ho bevuto un Sassicaia, ma non me lo ricordo (doveva essere proprio buono…)

18)Il miglior locale dove sei stato ?
A mangiare Antonello Colonna a Labico; a divertirmi di recente a Londra il Ronnie’s Scotts: esperienza spaziale!

19)Sei un appassionato di calcio: abbinami due grandi campioni, italiani o stranieri, a due vini.
Appassionato di calcio…io? Forse una volta. In ogni caso:
- Diego Armando Maradona: un Puligny Montrachet - per quanto meraviglioso, non può invecchiare tanto e va consumato prima della fine.
- Roberto Baggio: Philipponat Rosè – semplicemente meraviglioso

20) Dimmi il nome di un personaggio famoso che porteresti a cena , dove e cosa berresti ?
Uhhh cò sti personaggi famosi….. Vabbè, mi farei invitare da Nonna Papera a casa sua e berrei quel che dice lei.

21)Se ti proponessero di fare un lavoro nel campo enogastronomico, accetteresti ?
Cazzo! Ehmm…..si certamente.

22)Cosa ti piace e cosa non ti piace del paese in cui vivi ?
Non mi piacciono la politica e l’informazione e non sopporto i tanti prepotenti. Mi piace la nostra convivialità che immagino o mi piace immaginare che sia unica.

23)L’ultima, immancabile, alla Marzullo: meglio vincere o convincere ?
Dipende che si vince: se sono soldi meglio vincere; se è solo gloria, meglio convincere qualcuno…. a darti i soldi!

Pensiero finale.
Se fosse cane “bau”, se fosse gatto “miao” se fosse tardi…ciao!