Dall'affidabile "La Stampa.it " di giovedi 5 Febbraio, a firma R. Fiori.
Geniale e ribelle, esuberante e incontrollabile, senza dubbio originale.
Così è Antonio Cassano, un astemio che si beve la vita.
«La butta giù tutta dentro, anche a costo di ubriacarsi», l’efficace illustrazione di Pierluigi Pardo, telecronista di Sky che ha recentemente raccolto in un libro la sua biografia. Di fronte a tante qualità, quelli dell’Enoteca regionale del Roero non hanno avuto dubbi.
«Cassano - dice il presidente Luciano Bertello - sarebbe il padrino ideale per il Roero Arneis 2008, un vino che sa tradurre in profumi, colori e bouquet di straordinario equilibrio le asprezze, i contrasti e le esagerazioni delle nostre terre».
Detto fatto: i promotori hanno preso carta e penna e hanno fatto un invito ufficiale al fantasista della Sampdoria, che pare abbia accolto la proposta con un sorriso benaugurante, anche se i dettagli sono ancora tutti da definire. «Arneis» nella lingua piemontese indica proprio un individuo bizzarro e difficile da controllare, ma anche simpatico ed estroverso.
L'anno scorso il riconoscimento era andato a un personaggio che questa definizione la calzava a pennello: Luciana Littizzetto, un'attrice comica che sa dosare le risate dal retrogusto amarognolo, le battute equilibrate tra acidità e delicatezza. Ma anche il calciatore di Bari Vecchia ha tutti i requisiti per essere laureato in «Arneis», un vino piemontese controcorrente, l'unico grande bianco docg in una terra di vini rossi.
A soli 26 anni ha all'attivo centinaia di prodezze e altrettante uscite fuori tempo, qualche bandierina rotta, alcune fughe dai ritiri e le inevitabili maglie lanciate a seguito dei litigi con allenatori e molti arbitri che hanno avuto l’avventura e talvolta la sventura di incrociare il suo cammino.
Cassanate, insomma, che potrebbero essere perfette da raccontare durante un brindisi.
I produttori del Roero hanno già pronte 365 bottiglie da donargli, tante quanti sono i giorni dell'anno, e sperano proprio che il fuoriclasse accetti di andare a ritirarle sulle loro colline, tra Alba e Canale. L'accoglienza non potrebbe essere più calorosa, anche se Cassano proprio nelle pagine della sua biografia confessa: «Non fumo e non bevo. Al massimo un dito di vino bianco, annacquato. Lo so che non è il massimo per uno che dovrebbe essere il ribelle del calcio italiano. Ma le cose stanno così. Spero di non avervi deluso». Se accetta, speriamo che almeno per una volta faccia un'eccezione e non annacqui il prezioso vino: sarebbe davvero una cassanata imperdonabile. D'altra parte, da sempre Antonio Cassano ha preferito riservare il suo talento smisurato al pallone e alle donne: quattro fidanzate in undici anni, più qualche altra avventura. «Diciamo tra seicento e settecento donne, una ventina delle quali appartengono al mondo dello spettacolo, ragazze bellissime alle quali sarebbe stato difficilissimo dire no. Infatti io dicevo sì», racconta ancora nella sua biografia. Insomma: una vita di eccessi. «Si vive per divertirsi, per ridere, per scherzare, io almeno la penso così». Ma anche l'amicizia: «Non sono le vittorie che rendono felice un uomo, e nemmeno i soldi, ma gli affetti veri». Per questo, immaginiamo che Cassano si troverebbe bene tra i produttori di vino dell'albese. Gente che bada alla sostanza, ma che sa apprezzare l'estro genuino, sul campo da calcio, come in un vigneto.
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