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venerdì 13 marzo 2009
The Dark Knight - Parte 1
Carissimi, oggi introduco il primo pezzo di Massi, una nuova leva del melmo blog! Mi vanti di avergli fatto la corte per avere qualche suo pezzo in una delle tante materie in cui si diletta per hobby (hi-tech, videogame, cinema, giochi di ruolo, etc.). Mi ha accontentato con dei pezzi faraonici per qualità e quantità di scritto (Massi, hai mai pensato di fare lo scrittore?). Abbiamo diviso il tutto in 4 puntate, che ci terranno compagnia nelle prossime settimane. Grazie a Massi e buona lettura!
“Qualcuno può dirmi in che razza mondo stiamo vivendo?
In cui un uomo si traveste da pipistrello, e si ruba tutta la mia stampa?”
Recitava così Jack Nicholson, coperto in volto dal pesante trucco richiesto per interpretare il personaggio Joker, nel film “Batman” diretto dal pluripremiato Tim Burton nel lontano 1988.
Sono passati venti anni, e quella battuta è di nuovo attuale, in quanto l’uomo pipistrello è tornato a riempire le pagine dei giornali, e ancor più di lui proprio il suo folle alterego.
Sembra una concidenza, eppure dopo quasi un lustro la “batmania”, come era stata definita negli anni ottanta la passione per il personaggio creato nel 29 dal compianto Bob Kane, è esplosa nuovamente seppur con le opportune differenze che il mutato contesto sociale e temporale comportano.
20 anni fa il successo di Batman fu attribuito in parte alla novità di portare un personaggio dei fumetti al cinema con grande sfarzo di mezzi e risorse da parte della major di hollywood, in parte per aver legato il simbolo dei comics a nomi di attori di rilievo, con un loro fandom consolidato, quali Jack Nicholoson e Kim Basinger (tra loro, nel lead-role c’era anche Michael Keaton, ma fino ad allora era conosciuto solo per il geniale lavoro in BeetleJuice, precedente lavoro direttivo di Tim Burton), ma soprattutto calando il personaggio in un contesto non riconducibile alle dinamiche sociali di quegli anni, ma lascindalo altresì in un ambito quasi fiabesco…e perché no, da fumetto.
La storia del personaggio nel film, nella sua chiave bidimensionale, ammiccante e gotica piaque alla critica, e fiumi di parole e inchistro furono usate per incensare la una delle più grandi operazione commerciali degli anni 80.
Tra le pagine dei giornali di settore, in tanti si cimentarono in una minuziosa ricerca delle fonti ispiratirci della sceniggiatura del blockbuster sul “topo volante”, quali
elenchi di episodi, di “special issue” di edizioni d’annata dove era possibile trovare tracce di dialoghi, cenni di ambientazioni riposte, tematiche narrative e via dicendo.
Migliaia di articoli differenti, ma un solo tema ricorrente, identificato come unico vero ispiratore della produzione, ovvero la graphic novel “The Return of Dark Knight” scritta e desgnata da Frank Miller (già autore di molte storie di Daredevil, e Spiderman, ma noto anche di recente per Sin city e 300) qualche anno prima.
Oggi, 20 anni dopo, rileggiamo quegli articoli, li confrontiamo con le centinaia di quelli odierni e troviamo in tutti la stessa osservazione, “The Return of the Dark Knight”…Il cavaliere oscuro è tornato!
Chiunque abbia avuto modo, però di vedere la capostipite delle pellicole ispirate al “batman” e i rencenti “Batman Begins” (2005) e l’ultimissimo “the Dark Knight”, si sarà reso conto come questi due nuovi prodotti siano profondamente dissimili dal classico degli anni 80.
Qual è dunque il vero Batman?
Parafrasando il “begins” della prima, delle due pellicole dirette da Chris Nolan, partiano dalle origini.
Dagli anni 50 alla fine degli anni 70 sia la televisione che il mondo del cinema hanno cercato di portare nel “mondo reale” le gesta di noti supereroi.
Senza dilungarci in lunghe narrazioni possiamo rapidamente citare le serie ad episodi di Superman in bianco e nero, assai ingenuo e patetico, o proprio batman del 68, così glamuor e pop.
Abbiamo poi gli “esperimenti” dei lungometraggi ispirati ispirati, alle avventure dell’arrampica muri di quartiere, conosciuto come spiderman e tanti altri.
Tra i citati e i molti altri dell’elenco, il fattore comune era la scarsezza di mezzi realizzattivi, il totale distacco dai contenuti o storyline del materiale originale (sebbene il telefilm di batman faccia uno sforzo in questa direzione) ma soprattutto la povertà creativa degli sceneggiatori, del tutto estranei alle dinamiche alle modalità di gesitone di questi personaggi.
E’ ovvio come questi elementi non abbiano di certo contribuito a rendere appetibile al grande pubblico questi eroi di carta, così affascinanti nelle loro vignette colorate ma ben poica cosa nella loro traspozione “live action”.
Questa ultima osservazione fu però la chiave del rilancio cinematografico degli eroi dei comics.
Se la potenza del fumetto era quella di poter rappersentare qualunque prodezza o qualunque super poter immaginabile, vista la totale libertà del mezzo, limitata in effetti solo dalle qualità narrative dello sceneggiatore e dalle doti grafiche del disegnatore, analogamente sarebbe stato necessario impressionare la pellicola con i medesimi elementi.
Fu così che il regista Richard Donner, definì la prima linea guida di questa nuova era cinematografica, infondendo nuova linfa al genere supereroistico, e lo fece con un slogan, semplice e immediato: “Crederete che un uomo può volare”.
Il film era Superman, ed era il 1978……(…continua)
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