sabato 28 febbraio 2009

Il Premio, di Manuel Vázquez Montalbán





In questo romanzo di Montalbán la sua creatura più famosa, Pepe Carvalho, è al centro di un delitto imprevisto e imprevedibile, dovrà scoprire l'assassino di un notissimo personaggio della Spagna attuale: Lázaro Cortasal, finanziere ricchissimo, legato al mondo della politica, degli affari, della cultura, in quel perverso intreccio che è la Spagna di oggi.
Corruzione, malignità, degrado morale, quasi pazzia, questo è il quadro che emerge dal romanzo. L'amarezza di Carvalho, la sua stanchezza, il senso di inutilità di qualsiasi azione è probabilmente lo specchio di una delusione storica, la delusione di chi si vede circondato da una realtà contro cui non è nemmeno più possibile combattere. Uno dei personaggi del romanzo parla della battaglia contro la dittatura, come di un bel ricordo: c'era un nemico, combatterlo era una scelta, c'era una speranza e un ideale, la vita serviva per perseguirlo. Ma oggi? Nulla si salva, nulla è immune da tanto marcio, né i sentimenti, né le passioni, né la politica e neppure la letteratura. Un premio letterario speciale è quello che fa da sfondo e dà il nome al libro. Moltissimo è il denaro messo in palio, misteriosa la giuria, altrettanto misterioso il vincitore. Nella sontuosa sala in cui verrà annunciato il nome dello scrittore prescelto (la giuria è in parte un paravento, ma chi decide davvero è Cortasal stesso) si muove una umanità particolare, è il mondo degli scrittori, degli editori, dei librai e quello dell'economia e della politica. Il loro gergo, le loro perfidie, l'arroganza e l'infelicità che pervade tutti ci dà un quadro terribile e desolato della cultura contemporanea. Nulla è esente da corruzione, gloria e potere possono essere distrutti rapidamente, tale è anche la situazione che sta vivendo la vittima designata del romanzo, quel Cortasal che possiede, oltre che grandi ricchezze, anche tanti uomini e tante donne, ne possiede l'anima e l'intelligenza.
Forse è il vicino tracollo finanziario il motivo del suo assassinio? O un marito tradito, stanco di sentirsi zimbello nelle mani di quel potente? Oppure la scoperta dei vizi segreti di chi gli è più vicino, dei loro tradimenti? Certo sarebbe uno sgarbo tremendo per il lettore rivelare il finale di un'indagine poliziesca, eppure la tentazione c'è perché questo libro non può e non deve essere letto come un romanzo giallo, non si possono scorrere velocemente le pagine, come dice un personaggio, leggendone una sì e una no per arrivare frettolosamente alla conclusione. Sicuramente c'è molta, molta letteratura, e non solo perché l'ambiente descritto è quello letterario, ci sono moltissimi riferimenti, citazioni esplicite e nascoste: una cultura, quella di Montalbán che non è libresca o saccente, ma piuttosto un modo di guardare la vita, cadute tante altre illusioni, con gli occhi di un uomo che nei libri, che hanno costruito la sua persona e che di certo lui non brucia, trova qualche punto fermo. Da qui forse ancora più duro è l'attacco all'ambiente che circonda il mondo dei premi letterari e a tanti scrittori contemporanei, pronti a vedere se stessi e le loro opere, presenti e future, all'acquirente più potente. Anche i più noti e famosi scrittori, il Nobel della letteratura invitato per dare lustro al Premio ad esempio, non ci fanno un gran bella figura: arroganti, supponenti veri e propri involucri vuoti di una cultura che non ha più posto proprio in quelle sedi ufficiali.
La figura più divertente del romanzo è però un ragazzo, il figlio di Carmela (vecchia amica madrilena di Pepe), dall'improbabile linguaggio e abbigliamento, una creatura metropolitana, tanto diverso dalla dolce e appassionata Carmela, che Montalbán sa così ben tratteggiare e che è assolutamente rappresentativo di quella generazione di ragazzi, figli, cresciuti negli anni Ottanta tra corruzione e ricchezza, di genitori idealisti e impegnati.
Le donne che appaiono nel romanzo, soprattutto le scrittrici, non ci sembrano molto migliori dei loro colleghi maschi, anzi spesso usano il loro sesso per ottenere dei vantaggi. Nemmeno i critici e i giornalisti sono belle figure, corruttibili e desiderosi di esserlo, completamente integrati e funzionali al sistema.
La politica poi non sembra proprio rigenerata dall'ondata di rinnovato rigore, tutta apparenza, la corruzione forse è strutturale al sistema.
Quadro piuttosto pessimistico quello tratteggiato da Montalbán e non credo sia azzardato pensare che se lo scenario fosse stato italiano si sarebbero potute dire cose molto diverse; cosa resta allora?
Probabilmente scriverne e, così come fa lo scrittore catalano, senza dare ricette e soluzioni, ma regalando solo un po' di senso critico ai lettori.



Il premio di Manuel Vázquez Montalbán,Edizioni Feltrinelli, prezzo 9,80 euro.

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