giovedì 26 febbraio 2009

Per Papà Andrea...

"Quando le parole vogliono uscire e sono importanti, bisogna scriverle di corsa perchè non scompaiano..."
Non ricordo dove ho letto questa frase, ma mi è venuta in mente quando, durante una pausa pranzo passata a navigare, ho letto una poesia sul web e ho pensato che anche Andrea si apprestava a diventare Papà.
Il pezzo scritto è stato un getto veloce....è uscito fuori un po' troppo emozionale, ma rimangiarmelo adesso sarebbe un delitto.
Augurissimi Andrea:questo è quello che mi veniva in mente, qualche tempo fa, pensandoti Papà...




E così, caro Bobbone, sei diventato Papà.
Pa-pà.
Leggo e rileggo questa parola come fosse la prima volta, ma la gioia che sento non provoca altri stupori diversi.
Non provoca l’incanto infantile per le carte che scricchiolano sotto la spinta delle dita che vogliono aprirle e neppure la progressiva ripetizione di una vecchia battuta di un film o di una nostra cazzata di lontano repertorio.
Leggo e rileggo queste due sillabe come fosse la prima volta perché, all’improvviso, hanno smesso di essermi conosciute e mi sono diventate molto piu’ familiari.
Automaticamente molto piu’ familiari.
Sei diventato anche tu Papà.
Quanto tempo è passato dalla prima volta che ci siamo parlati ?
Non lo so…non lo ricordo.
Comunque è tanto. Quante miliardi di particelle e di cellule sono nate-cresciute-scomparse ?
Quante parole sono state dette?
Quante bottiglie sono state stappate ?
E chissà cosa ho pensato di te e tu di me…chissà se almeno per una volta, in quel giorno tanti anni fa, potevamo pensare di diventare tutti e due Papà nel breve volgere di qualche stagione.
Dieci anni fa, mese piu’, mese meno.
Due vite che prima di generare altra vita, si incontrano, si conoscono e decidono piano, piano di fidarsi. Così da conoscente, si diventa compagno di cena o di pranzi.
Da compagno di scampagnata a qualcosa di piu’.
Ad amico.
Termine abusato e strausato ogni giorno, ma incredibilmente ancora di moda.
Ed ecco, appunto, il mio stupore. Netto. Immediato. Impensabile e dolcissimo.
Distante da ogni vecchio stupore. Forse necessariamente diverso.
Uno stupore fatto di apparenze che si sgretolano e di evidenze che salgono in superficie.
Non c’è cosa piu’ difficile al giorno d’oggi che sentirsi sinceramente contenti per gli altri, ed a me è venuto spontaneo.
Tu sei Papà, caro Bobbone, e io capisco soltanto adesso che bastano quattro lettere per condensare una vita intera.
Perché basta solo il termine per dire tutto e metterci tutto là dentro.
Anche, ovviamente, soprattutto i nostri anni di amicizia.
I nostri sogni e le nostre sconfitte, l’ultima parte della nostra gioventu’ un po’ casalinga per qualcuno, forse poco chic per i tempi che corrono, ma spudoratamente goliardica, senza fronzoli, fatta di intimità vere e ricoperta dalle nostre risate fragorose.
Ci siamo noi, a turno arrabbiati e contenti, felici ed incazzati, ognuno orgoglioso dei propri spigoli e delle proprie asimmetrie.Geloso dei propri difetti ed orgoglioso dei propri pregi
Cosa racconterò di te a mio nipote Mattia ?
E tu cosa racconterai di me a Sofia?
Peggio ancora…:cosa gli racconteremo insieme?
Sarà piu’ imbarazzante o piu’ emozionante ?
I nostri poker, le nostre capirosche con vodka, la punto portata con il volante storto, le sigarette fumate di corsa, i sigari accesi all’incontrario, le fraschette svaligiate, le bottiglie prese all’asta, Igor che ride, Stefano che sbrocca, scherzi, cazzate, malinconie, lune storte e traguardi da raggiungere.
Non sono un periodo lunghissimo, ma sono stati dieci anni intensi.
E sono tanti, tantissimi, i flash di vita comune che mi vengono in mente.
Chissà quale sceglieremo…?
E quali nasconderemo…Perché troppo vergognosi delle conseguenze pratiche a cui possano portare.
Ma ti ricordi sotto casa di Giuliano a fare i matti, oppure come ho attizzato il fuoco prima del tuo addio al celibato ?
E le racchettate in riva al mare ?
Io che ogni due scambi colpivo un bagnante e tu, faccia angelica, che rincorrevi scuse e pallina.
Oppure i bicchieri di amaro viparo che volavano fuori dal finestrino ogni cinque minuti…
Questo e tanto altro…segreti di un amicizia, che devono restare tali per far si che tutto continui.
Poi magari…tra cinquant’anni, davanti ad un caminetto acceso, con un bicchiere di Barolo del 1999 in mano, potremmo anche raccontare ai nostri bimbi, ormai grandi, che già in quei giorni stavamo, inconsciamente, già pensando a loro…


Marco.

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