giovedì 22 novembre 2007

Ristorante La Parolina - Acquapendente (Vt)




La strada per arrivare al ristorante riappacifica (o rappacifica?) con la natura: se venite da Roma potete fare tutta la cassia o l'autostrada e uscire ad Orvieto, proseguendo per Acquapendente. Se venite da Siena, fate la Cassia all'inverso. In entrambi i casi le dolci curve delle colline e le strade immerse nel verde sono uno spettacolo per gli occhi.

Smarriti da tanta grazia di madre natura, e soprattuto orfani del Tom Tom rimasto nella macchina barabbatami, arriviamo con un discreto ritardo rispetto all'ora di prenotazione, pur avvertendo. Il locale si trova fuori Acquapendente in frazione Trevignano, sulla sinistra di una stradina stretta, e non è facilmente identificabile.

Dentro è molto bello e intimo: pochissimi coperti ne fanno praticamente un salotto con qualche tavolo (penso che non ci fossero più di venti coperti), una situazione vissuta solo al Tordo Matto e da Antonello Colonna, sicuramente gradita. L'ambiente è curatissimo, a metà tra il rustico delle pareti e l'eleganza delle apparecchiature. Nell'immagine sotto, quella dietro a Roby è una boccia da un litro di Cervaro della Sala (credo 1997) cui è stata applicata una lampadina per farla diventare un.... enoabatjour!




Ci accoglie la ragazza di sala (credo Sabrina) che ci fa sedere e chiede se vogliamo cominciare con un aperitivo. Risposta affermativa, ovviamente, cui fanno seguito uno champagne rosè (buono ma ho bevuto di meglio) di cui non ho capito la casa ed un fiore di zucca fritto descritto testualmente da Roby come il più buono che lei avesse mai mangiato. Effettivamente si scioglie in bocca e la frittura non si sente per niente: croccante come fosse fritto in un olio di semi ma leggero come se fosse fatto al forno.


Come appetizer offerto arriva l'unico piatto che non mi è piaciuto, un sorbetto di fico d'india con crema di melone e petto d'oca affumicato. Non disdegno in genere l'accoppiamento dolce-salato, ma questo non mi ha impressionato favorevolmente. Per fortuna che arrivano insieme delle bruschettine con un olio di oliva da urlo (un canino dop della zona ovviamente).



Il menù è molto elegante e con buona scelta di piatti per ogni portata, compresi ben quattro menù a degustazione dai 35 ai 100 euro. C'è anche qualcosa di pesce, ma la carne la fa da padrona. Ho molto apprezzato il fatto che su alcuni piatti fosse indicate l'azienda di provenienza della materia prima: specialmente quando è locale può essere utile per una visita di gastroshopping! Le ordinazioni le prende direttamente la Sig.ra Iside, co-proprietaria insieme al neo-marito Romano, che però non abbiamo conosciuto.


Come antipasti ci buttiamo sugli affettati, che attirano fortemente la nostra attenzione (scelta che però pagheremo rimanendo assetati per il resto del pomeriggio). In particolare la spalletta di maiale stagionata con salvia dorata e il culatello di zibello (dop) con tartare di gamberi rossi. Il primo è molto buono e spicca ancor di più che la spalletta è un taglio non comune tra gli affettati. Tra l'altro con le foglie di salvia dorate (ossia fritte) si ripete il miracolo dei fiori di zucca: spettacolari. Il culatello parla da sé: il miglior affettato italiano con la geniale idea di accoppiarla ad una freschissima tartare di gamberi rossi. Entrambi i due ingredienti da soli avrebbero fatto la loro porca (è il caso di dirlo....) figura, tuttavia questo tocco semplice ma geniale gli ha dato qualcosa in più.

Per i primi ci dividiamo anzitutto delle tagliatelle al matterello con ragù di galletto ruspante della valdichiana e salsa di peperoni dolci alla brace. Tutto buonissimo se non fosse che il ragù era pieno di fegatelli che non amo. Anche i peperoni erano delicatissimi e l'insieme (senza fegatelli) era proprio gustoso. L'altro primo è stato secondo noi il piatto del giorno: tortelli di zucca e fagottini di formaggio di capra con nocciole dei monti cimini e burro fuso. La pasta che rivestiva tortelli e fagottini era eccezionale e si squagliavano in bocca come solo ad un ristorante di Sommacampagna (Vr) qualche anno fa mi era capitato (e Marco e Simo se li dovrebbero ricordare visto che eravamo insieme).





Il secondo l'abbiamo saltato e abbiamo optato per una selezione di formaggi tra locali, freschi, stagionati, caprini ed erborinati. Per tutti i gusti e veramente buoni. L'unico appunto è che in questi casi sarebbe meglio un suggerimento sull'ordine di assaggio che invece non ci è stato dato.




Se fossimo su una guida del Gambero Rosso darei inoltre due bonus: uno per il buonissimo pane fatto in casa a lievitazione naturale. Su un grazioso contenitore se ne trovavano diversi tipi (compresi grissini) molto buoni, saporiti ed invoglianti. L'altro bonus per la piccola pasticceria, una ricercatezza che gradisco molto ma che non tutti ovviamente fanno. Per noi ha accompagnato l'ottimo caffè con cui abbiamo concluso il pranzo.




Come vino abbiamo avuto un piccolo problema di scelta perché la lista, seppur non spropositata, era abbastanza ampia. Poi in due non ce la finiamo in genere una bottiglia. I ricarichi erano abbastanza alti, ma non troppo. Ero tentato dalla mezza bottiglia di Cervaro della Sala, a 25 euro, ma poi abbiamo ripiegato di comune accordo su Le Volte, un 2005 della Tenuta dell'Ornellaia. E' un blend di Sangiovese, Merlot e Cabernet Sauvingno. Chi fosse interessato trova info qui. Nel complesso mi è sembrato un vino abbastanza giovane, ma forse non adatto al troppo invecchiamento. In bocca era poco rotondo ma il retrogusto era invece piuttosto persistente e decisamente buono.





Conto totale 122 euro, compresi i 22-25 del vino (non ricordo con precisione). Sul discorso del prezzo posso dire che il pasto, l'ambiente e il servizio meritano decisamente e che a naso lo stesso trattamento a Roma sarebbe costato ben di più.

Esperienza decisamente positiva, insomma. Un posto che consiglio fortemente per l'ottimo rapporto qualità/prezzo, per l'ambiente e per il servizio.


La Parolina
Via G. Pascoli, 3 - Trevinano, Fraz. di Acquapendente (Vt)
Tel. 0763/717130

Stefano

10 commenti:

  1. Qualche spunto sul vino che avete bevuto.

    Le Volte è il prodotto base(da battaglia direste a Roma) della tenuta Ornellaia.
    Ha una storia un po' controversa:all'inizio non si trovava nella grande distribuzione e nelle enoteche sfiorava i trenta euro, quando lo trovavi.
    Poi nel giro di poco tempo, si è cominciato a trovare un po' ovunque e successivamente, parliamo da quattro o cinque anni a questa parte, anche nei supermercati.
    Negli scaffali dei supermercati ha visto progressivamente scendere il suo prezzo da 25 euro intorno agli attuali 12.
    La qualità del prodotto è andata notevolmente scendendo ed è stata inversamente proporzionata ala sua espansione in materia di canali di vendita.

    Non è un vino che si presta molto all'invecchiamento, ma sicuramente puo' stare in cantina per sei\sette anni , soprattutto se viene tenuto come si deve.
    Nella circostanza il 2005 è l'ultimo anno uscito della casa ed è giovanissimo.
    Mi sembrano un pochettino spericolati gli abbinamenti con i formaggi e prima con il ragu'ai fegatelli.

    Ah, dimenticavo complimenti per la descrizione generale !

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  2. Eh bravo Luca !!!
    Mi hai tolto quasi tutte le parole di bocca...
    L'unica cosa su cui non concordo è il giudizio sugli abbinamenti.
    Non tutti i formaggi mi sembra di capire che fossero stagionati per cui un rosso di quel tipo poteva anche starci...
    Giro la domanda al mangiatore e bevitore: rifaresti l'accoppiamento ?

    Marco.

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  3. L'osservazione è giusta ma va cambiato punto di osservazione. Il discorso è che, se devo scegliere un vino che accompagni il pranzo ( la cena), lo faccio in funzione di quello che ci sarà nel pasto complessivo che, come avete visto, spaziava in diverse portate. Altro sarebbe se il ristoratore decidesse di proporre degli abbinamenti al bicchiere per ogni portata, cosa che difficilmente vedo fare.

    Un'altra cosa che influisce solitamente sulle mie scelte è la predilezione dei vini del territorio, che costano meno e in genere si trovano interessanti novità. In questo caso quel che ho visto della lista non mi ha convinto e sono "emigrato" in toscana.

    Nello specifico i formaggi sono stati decisi all'ultimo quando il vino era già stato preso. Poteva andar bene più o meno con la metà.

    Quindi alla domanda se lo riprederei o meno non posso rispondere, visto che non ho scelto il vino in funzione dei formaggi.

    Una piccola nota: un vino che non si presta all'invecchiamento per me è un vino che va bevuto nel giro di due-tre anni. Gli altri si prestano eccome. Se il vino in questione ne può fare 6-7 non mi sembra male.

    In assoluto devo dire che non mi ha entusiasmato, ma lo riberrei volentieri alla distanza di tempo che dice Luca.

    Stefano

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  4. Un vino che si mantiene 6/7 anni non è un vino da invecchiamento, ma puo' migliorare un pochino in quell'arco di tempo.

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  5. Sullo specifico di questo vino non oso intromettermi, ma mi sembra ben preparato Luca, per il resto, caro Stefano, invecchiamento vuol dire invecchiamento.
    Per esempio i baroli buoni non so quanto si possono invecchiare al max, ma penso che con una giusta conservazione si possa arrivare anche a 30 anni.

    Ci sono poi molti vini che possono sostare in cantina cinque, sei , sette anni che non si possono dire da invecchiamento, ma che non sono neanche di pronta beva.
    In pratica, nella mia lacunosa esperienza di bevitore, ho riscontrato una discreta fascia di mezzo di vini che se fatti riposare bene...possono dare belle soddisfazioni.
    Questo non oso dirlo del Le Volte, anche se prima dell'estate ho bevuto un 2001 e devo dire che era in ottima forma !

    Ma comunque...ci descrivi meglio la pasticceria che tanto ti ha garbato ?


    Marco.

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  6. E' vero che un barolo invecchia trent'anni ma se parli con Franco Biondi Santi ti dice che i vini ultracentenari che faceva il nonno Tanredi sono ancora bevibili. Prendiamolo con il beneficio di inventario se volete, ma probabilmente i vini da 60-70 anni lo sono sul serio. Da questo punto di vista il vino cos'è? Decrepito?E il Barolo a suo confronto? Un pronta beva?

    Comunque possiamo parlare di invecchiamento, di affinamento, di vita del vino, etc etc etc. Mi sembra poco funzionale rispetto a tutto ciò che ho detto nella risposta precedente. Fate vobis.

    La pasticceria onestamente non me la ricordo: era il 22 settembre...

    Stefano

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  7. Personalmente è già da tempo che ho difficoltà andando a ristorante ad affiancare al cibo il vino.
    Sarà perchè può arrivare a costare il doppio di quello che spenderesti fouri e questo mi innervosisce a tal punto da scegliere sempre una soluzione di comodo e mai quella che vorrei.
    Pagare per il cibo,la preparazione,gli ingredienti,la presentazione e tutto quello che c'è intorno...pure pure

    Portiamocelo da casa il vino!!!

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  8. Scusami, ma se ti porti da casa il vino dovresti portarti il frigo, la glacette,il bicchiere e il cameriere che te lo serve!!!
    Un ricarico del doppio mi sembra onesto!!!

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  9. Trevinano, non Trevignano.

    Poi un'osservazione: andare in un ristorante rinomato per la cucina, ora premiato anche con la stella, e prendere la selezione di salumi e poi quella di formaggi,invece di piatti della cucina è veramente un peccato.

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  10. Grazie per la segnalazione di Trevinano.

    Francamente è passato un po' di tempo e non ricordo che altro ci fosse in carta da ordinare. Va detto anche che la selezione di salumi e formaggi, non è il piatto di antipasti all'italiana che ti servono all'ostria. C'è dietro una scelta e nel loro caso anche una filosofia (specie per i salumi) di privilegiare materie prime del territorio.

    In ogni caso posso dire che ero molto contento così e casomai tornerò.

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