venerdì 9 novembre 2007

Enoturismo 2006




Si parlava di itinerari enogastronomici sul Melmo Blog, qualche tempo fa. Il turismo enogastronomico è da anni in costante aumento e coinvolge turisti italiani e stranieri, anche perché, come emerge ormai da diverse ricerche, vino e cibo italiani sono infatti al secondo posto come motivazione di viaggio verso il nostro Paese, al primo posto come elemento di soddisfazione per i turisti stranieri.



In Italia esistono diverse iniziative, a carattere privato, pubblico o consorziale, come il Movimento Turismo del Vino, quello di Cantine Aperte, Benvenuta Vendemmia, Novello in Cantina e Calici sotto le Stelle. Tutte manifestazioni arcinote, ormai, anche se più o meno gradite.

Mi sono riproposto, allora, di fornire qualche dato in più sul turismo enologico, sfruttando soprattuto l'autorevole Ricerca Delphi (un sondaggio strutturato tra operatori del settore) a cura del Censis Servizi e dell'Associazione Nazionale Città del Vino. Prima saranno presentati i dati sensibili, poi qualche grafico con commento.

Cominciamo con i dati, allora. Dal V Rapporto sull'enoturismo emerge che:

  1. si consolida nei volumi, nella capacità di spesa e nella competenza specifica l’area dei turisti del vino, nel complesso ormai stimabile intorno ai 4,5 milioni di frequentatori;

  2. tra gli enoturisti stranieri, diminuiscono i tedeschi, crescono gli altri europei, tornano ad affacciarsi i nord americani;


  3. la spesa media giornaliera del turista del vino cresce più dell’inflazione: 1 €. per acquisti di vino in cantina genera 5 €. di spesa sul territorio per acquisti turistici altri;


  4. “Cantine aperte” e “Calici di Stelle” raccolgono ancora pubblici popolari crescenti, ma la necessità di innovare l’offerta si fa pressante, più nella fascia dei prodotti complementari che in quella del vino;


  5. il potenziale di sviluppo ancora esprimibile dal turismo del vino è stimato prossimo all’80%, ma risorse e politiche per ora messe in campo vengono tendenzialmente bocciate.

In conclusione emerge nel V Rapporto Città del Vino/Censis il significativo contributo che il turismo del vino potrebbe dare al complessivo rilancio del turismo italiano nei prossimi cinque anni:

  • raddoppio degli indicatori caratteristici (da 4 a 8 milioni le presenze di enoturisti; da 2 a 4 miliardi di € il fatturato del comparto);

  • moltiplicazione e diffusione dei distretti forti attrattori, dagli attuali 10-15 tutti concentrati al centro-nord ad almeno 40-50 destinazioni diversamente importati ma meglio distribuite sul territorio nazionale.
Per quanto riguarda gli aspetti specifici, un primo argomenti di analisi è stato il livello di competenza dei turisti del vino. Sono solo enosboroni o anche semplici curiosi. La verità come sempre sta nel mezzo. La maggior parte dei turisti ha una conoscenza media riguardo al vino. Ma il numero di curiosi, soprattuto per il futuro, fa ben sperare gli operatori.




Un secondo elemento considerato è stata l'età dei partecipanti (variabile fondamentale nella segmentazione di marketing). La fascia tra i 30 e i 50 anni la fa da padrona, mentre gli over 50 e gli under 30 si spartiscono l'altra metà della fetta (nel grafico allegato sotto c'è un errore o manca la fascia 50-60; siccome quest'ultima possibilità mi sembra alquanto remota, ho corretto sulla base della prima ipotesi, ndr).


L'analisi sui livelli di reddito dimostra ancora una propensione medio-alta, e quindi una capacità di spesa altrettanto medio-alta. In questo senso più informativa è l'analisi dinamica, che spiega come cresca il livello alto (+3%) e diminuiscano gli altri due.



La composizione tipologica dei gruppi di turisti è molto interessante, secondo me. Provo a tirare delle somme a naso, sulla base di questo dato. Anzitutto stupisce la percentuale dei singles (9%) ad indicare che la voglia di conoscere è più forte della consapevolezza di passare una giornata in solitario. L'alto dato sulle coppie e sugli amici non mi sorprende, e pone le basi per possibilità di attività di marketing tribale (amici) o di attività a supporto specifiche per coppie. Anche il dato sulla famiglia è interessante e può contribuire alla creazione di attività integrate, soprattuto per i più piccoli, per favorire la spesa sul territorio, visto che i bambini sono ormai riconosciuti come decision maker familiari.



Da dove si muovono gli enoturisti (interessante specialmente per l'attività di ricettività): quasi la metà, con forte aumento rispetto al 2005, proviene da una distanza breve, ma sono in crescita anche quelli che percorrono una media e lunga distanza.


Anche il dato sulla spesa media giornaliera è indicativo sugli interessi e le necessità degli enoturisti, come si può vedere nel grafico sottostante.



Il rapporto fornisce anche dati sulla provenienza degli enoturisti stranieri. Al primo posto (come sempre quando si parla di turisti stranieri) ci sono i tedeschi, ben il 33%, poi gli austriaci, 12%, gli americani, 11%, svizzeri, 10%, inglesi, 7% e francesi, 6%. Via via gli altri, con un sorprendente 3% di giapponesi.

Per quanto riguarda nello specifico cantine aperte, la rilevazione del trend è stata discordante tra gli operatori, ma la maggior parte ha avuto la sensazione di un affluenza costante tra il 2005 e il 2006.





In questo senso, è comunque emersa l'importanza dell'offerta enogastronomica del territorio come fattore di attrattività per il turista, anche se di poco rispetto ad altri fattori (51% vs 49%). In questo senso emerge la capacità di differenziare la propria offerta turistica da parte degli operatori locali.

Il vino è invece ritenuto fondamentale come fattore di sviluppo turistico del territorio e crescente è la considerazione sul turismo del vino come elemento di promozione del territorio. Non è difficile essere d'accordo con questa affermazione: pensiamo ai castelli romani, alle langhe, al sannio e ad altri territori legati in primis con lo sviluppo enologico.





L'ultima parte della ricerca è dedicata a fattori non di prodotto, ma comunque essenziali per lo sviluppo organizzato del turismo enologico. Ad esempio i canali di comunicazione utilizzati e alle fonti di finanziamento sfruttate. Riguardo ai primi, dominano il passaparola e la conoscenza del prodotto, ma importante è il ruolo delle riviste e guide di settore. Crescente anche il ruolo di internet.




Per quanto riguarda i finanziamenti, c'è ancora molto da fare visto che è evidente lo scollamento tra un fenomeno in crescita, anche in misura di attrattività verso l'estero, e programmi di finanziamento ad hoc, che ancora scarseggiano.



Insomma, una bella carrellata di informazioni, forse noiose per qualcuno, ma sicuramente interessanti per descrivere un fenomeno che ci riguarda come osservatori e fruitori.



Stefano

1 commento:

  1. Qualche dato qua e la è curioso, altri sono scontati, altri ancora sono decisamente delle sorprese...almeno per me.
    Eh bravo Stefano con il suo primo "pezzo" da docente universitario.

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