giovedì 31 luglio 2008

Kellerei Girlan.

La Cantina Cooperativa (Kellerei) Girlan, è la cantina che più ci è piaciuta nel nostro trittico di visite a Cornaiano (o Girlan), anche in considerazione del fatto che sia Tramin che Hofstaetter non erano visitabili e che un inconveniente tecnico ci ha impedito la visita da Arunda Vivaldi, come potrete leggere nelle altre recensioni.

La cantina Girlan è stata fondata nel 1923, con delle idee innovative per l'epoca: remunerare i conferitori in base alla qualità del prodotto che conferivano e distinguere i vini da subito in tre linee, differenti per qualità.
Oggi la distinzione è rimasta e la qualità, per alcuni tipi di vini, si può ben dire elevata e accompagnata sempre da un ottimo rapporto qualità/prezzo.
La superficie vitata è molto ampia, ma comunque circoscritta alla zona di Girlan, dove nelle altre rece avrete visto che vi sono anche Colterenzio, Niedermayr e (questo non l'avete visto dalla mie rece) ve ne sono anche diversi altri, tra cui produttori di spumanti.Tra l'altro la mitica, per me, Arunda, compra le uve qui (il perchè lo trovate su apposita rece).
Il nostro giretto per la cantina Girlan è cominciato, giustamente, in .... vigna.
Ci hanno portato a spasso per quei vigneti che circondano la sede dell'azienda. Nelle foto sotto potete vedere l'indicazione di viti Canernet Sauvignon e il particolare di una vigna che se non ricordo male era di Riesling. Non è che cambi molto perchè come Colterenzio praticamente vinficano tutti i tipi di uva locali e internazionali...



Quella che vedete sotto è invece una vite del 1903 e che fa bella mostra di sè all'ingresso della zona di vinifcazione. Ovviamente da tempo ha esaurito la sua funzione produttiva, ma è rimasta come attrazione (è pure bella grossa...).


Quella qui sotto è invece la macchina di un dipendente aziendalista, che si è preso una bella Balilla, l'ha rimessa in sesto e l'ha personalizzata, pensando bene di aggiungere sul posteriore una bella boccia di Mathusalem !


La cantina è veramente molto bella.
Si vinifica in modi diversi: tini d'acciaio, vasche di cemento e botti di rovere (barriques e altre), e combinazioni di esse. Questo dimostra anche la sapienza nel trattamento differente in base alle caratteristiche delle uve e degli assemmblaggi. Qua sotto Roby accanto ad una bella e grande botte di rovere!


Questo sono io nella barricaia.



Alcune delle botti hanno delle personalizzazioni bellissime, fatte con intagli di legno applicati sulla facciata, normalmente benauguranti (come il santo qui sotto, che se non sbaglio è Sant'Urbano).



Della visita in cantina, dei nostri compagni di visita e del nostro cicerone (e delle sue capacità canore) potete vedere anche nei filmati in fondo al post.

Per quanto riguarda i vini, Girlan ha tre linee:
- Select Art: è la linea di qualità più alta. Fa sia bianchi (Sauvignon, Chardonnay, Gewurztraminer e un passito a base di moscato e sauvignon) che rossi (Schiava, Pinot Nero riserva, Lagrein Riserva, Cabernet Sauvignon Riserva e un passito fatto col moscato rosa).
- Premium: è la linea intermedia di bianchi (sauvignon, pinot bianco, gewurztraminer, muller thurgau e un assemblaggio di pinot bianco e grigio e sauvignon) e rossi (schiava, pinot nero, santa maddalena, merlot, lagrein, cabernet sauvignon, e un assemblaggio di merlot e lagrein).
- Vinum: è la linea base, con bianchi, rossi e rosati di vario tipo.

Passiamo alla degustazione. Di questa cantina in altri tempi avrete già letto del Patricia (linea intermedia), un ottimo Pinot Nero con uno straordinario rapporto q/p. Ne ho regalato una boccia anche a Marco che ci saprà poi dire la sua opinione.
In cantina abbiamo assaggiato anzitutto la Schiava, che si chiama Fass n.9 (per l'azienda è un vino icona, perchè è prodotto ininterrotamente dal 1962), un prodotto della linea intermedia. La schiava a me non piace molto, è un vino leggero, da gustare come antipasto con qualche salume e formaggio non eccessivamente forte. Tuttavia devo dire che il risultato di Girlan, insieme a quello di Hofstaetter è il migliore provato.


Poi abbiamo assaggiato il Cabernet Sauvignon Doss, l'ultimo nato in azienda che all'epoca doveva ancora debuttare sul mercato. Molto buono, anche se in questo caso la concorrenza è molto ampia.


Oltre alla bella cantina da visitare vi è anche una vinoteca per assaggi e acquisti annessa, anch'essa molto interessante esteticamente. Certo, dopo aver visto cosa ha tirato fuori Hofstaetter diventa tutto molto relativo, ma anche in questo caso una visitina la vale se siete in zona.



Stefano.






mercoledì 30 luglio 2008

Ingrid Betancourt...



Oggi inauguriamo una nuova rubrica.
Mi capita spesso di sentire o leggere qualche argomento di rilievo o meno sul quale mi vengono spesso delle opinioni che vorrei esprimere. Non sempre, anzi quasi mai, sono argomenti enogastronomici ma in genere di attualità.
Allora ho pensato di usare il nostro blog per dire la mia.
"Ora vengo e mi spiego" è un tipico incipit di Montalbano, che voi che ci seguite sapete che è nostri cuori, utilizzato per spiegare qualcosa di un argomento o di una pensata poco chiara del commissario di Vigata. Quale migliore "etichetta" per questa nuova rubrica?



Da quotidiano.net:
"Quando la Francia ha perso i Mondiali del 2006 ho pianto", racconta la Betancourt che poi rivela un particolare curioso: "La Coppa del Mondo ha creato qualche problema nell'accampamento". Il riferimento è agli stessi guerriglieri delle Farc, divisi in "pro-Ingrid e quindi pro-Francia" e in "tifosi dell'Italia". Piatto forte di quella finale fu l'ormai famosa testata di Zidane a Materazzi: "L'ho adorata - rivela la Betancourt -, credo che mi sarei comportata nello stesso modo.
Mi sono arrabbiata con chi lo ha criticato".


Cara Ingrid, premesso che mi dispiace moltissimo che tu sia stata rapita e che abbia passato così tanto tempo lontano da affetti e impegni. Penso che chi ti ha fatto una cosa del genere debba essere appeso per le palle per almeno sei mesi e poi messo in una cella e butatta la chiave. Spesso durante il mio servizio civile mi sono trovato a pensare che in fondo lo stato mi rubava 10 mesi della mia vita senza neanche un valido perchè, se non che fossi un cittadino maschio. Almeno li ho spesi facendo del bene a qualcuno. Figuriamoci passare anni della propria vita in questo modo, anni che non torneranno più, per motivi biechi e abietti.
Però cara Ingrid che ti è successo? Sei diventata il simbolo della resistenza una sorte avversa. Il simbolo della ricerca della pace e del pensarci due volte prima di fare o dire cattiverie. Tutto il mondo si è affezionato a te e ha seguito le tue vicende, fino alla gioia per la liberazione. E dopo tutto questo che accade?
Tiri fuori un pensiero estemporaneo, non solo di cattivo gusto, ma senza senso. Potrei sembrare in conflitto di interessi perchè italiano, ma la realtà è che la vaccata l'hai fatta tu, Ingrid.

Hai "adorato" un gesto violento? Tu? Proprio tu? Ti sei arrabbiata contro chi ha criticato Zidane? Tu? Proprio tu? Tu che sei stata un'immagine della non violenza, della lotta alle ingiustizie? Che tristezza Ingrid: hai covato questo pensiero per anni, e hai sputato il rospo appena possibile. Senza pensare a perchè e percome. Vergogna!

Un'ultima cosa: su un giornale ho letto di uno amareggiato come me che ha detto "era meglio che restasse rapita". Pensavo fosse difficile dire una stupidaggine più grossa della tua, ma lui c'è riuscito. Questo non cambia la sostanza delle cose, però. Vergogna!




Stefano.

martedì 29 luglio 2008

Flash della gita a Taurasi...

Vi lascio alcune istantanee della gita fatta a Taurasi.
Organizzata dagli Enogastrofili e sponsorizzata dal Melmo Blog.




Le ho scelte io, spero vi diano un'idea di cosa sia stata la due giorni enogastronomica.


Guardatele bene...perchè la prossima gita è alle porte...e voi dovete unirvi alla gioiosa comitiva alcolica !
Questo qui sotto è il simpaticissimo produttore Luigi Caggiano.



Qui sotto vedete uno scorcio della bellissima cantina di Antonio Caggiano.



L'allegra comitiva durante una visita.



Qui invece siamo in mezzo ad una vigna storica, le viti che vedete sono centenarie.





La prossima gita avrà come meta' una delle cittadine piu' belle del centro Italia: Jesi.
A presto per tutte le info sull'evento.


Marco.

lunedì 28 luglio 2008

Hofstaetter oppure Hofstatter ?



Ma si scrive Hofstatter oppure Hofstaetter?
Ancora non l'ho capito se tenete conto che sul sito appare la scritta sopra mentre sullo scontrino e nei miei ricordi c'era una "e" che si intrufolava. Comunque Hof (che facciamo prima) è una famosissima cantina in quel dell'alto adige, per la precisione a Termeno, la patria del gewurztraminer.
Anche per Hof come per la cantina Tramin, abbiamo dovuto saltare la visita, poichè la cantina è in rifacimento. Per la vaerità lo sapevamo perchè alla richiesta via mail ce l'avevano preavvertito. Tuttavia, se la vineria di tramin è carina e caratteristica, quella di Hof è da vedere: spettacolare.
All'ingresso, proprio nel centro di Termeno, spicca il bellissimo e lungo bancone da assaggio, in stile moderno, e alle sue spalle, nella parete opposta, la produzione della cantina (vasta come da tradizione di queste parti).
Nella sala accanto c'è invece il ristorante. Anch'esso in stile moderno, accogliente e decisamente bello. Vien voglia di fermarcisi subito a mangiare ma non è ora e il giorno in cui siamo arrivati noi (un lunedì) è di chiusura. Purtroppo non abbiamo fatto foto: la signora che ci assisteva era cordiale ma teneva anche le distanze e non ci è sembrato il caso di metterci a fare i ... turisti.
Per quanto riguarda la produzione, l'azienda Hof coltiva circa una cinquantina di ettari, sparsi per la zona. Si tratta di appezzamenti non contigui, chiamati "masi", alcuni dei quali sono vecchi vigneti di antiche e tipiche residenze nobiliari. Si tratta, come potete leggere dal loro sito di: "Barthenau, Yngram di Sopra e di Sotto, Steinraffler, Oberkerschbaum, a cui si affianca Crozzol, podere in affitto. L’altitudine varia tra i 250 e i 750 m e sono in totale 50 gli ettari su varie pendenze coltivati a vite. Si aggiungono inoltre alcuni appezzamenti a Termeno, Egna, Vadena e Caldaro, anch’essi ugualmente favoriti dalle condizioni climatiche. Grazie alla diversa situazione geoclimatica dei vigneti è possibile trovare le condizioni ottimali per la crescita dei singoli vitigni, sia sul versante destro che su quello sinistro della Bassa Atesina. Altrettanto differenziati sono i terreni a seconda della loro collocazione: detritici, sabbiosi commisti a calcare o di origine vulcanica. Il difficile Gewürztraminer prospera in questi lidi come il delicato Pinot Nero".


La produzione è abbastanza vasta e si divide sostanzialmente in due linee: una che definire "base" è sinceramente poco e una alta, che prende il nome dai vigneti di cui sopra. A parte anche le grappe. C'è da dire che la linea alta è abbastanza costosa, ma anche sicuramente abbastanza ricercata.


Noi abbiamo assaggiato, oltre alla solita schiava, sulla quale non mi soffermo perchè non vale la pena, il loro gewurztraminer. Costo (11,50 €) un po' più alto del base di termeno e dell'intermedio di Girlan, ma qualità anche importante.
Sicuramente più rotondo, con una acidità equilibratissima ed un'aromaticità suadente. Senza dubbio il Nussbaumer è un'altra cosa, ma direi che questo vale la pena di assaggiarlo.


Lo Chardonnay (costo 8,60) è il miglior vino per rapporto q/p che ho assaggiato durante la vacanzetta. Lo penso anche del Pinot Nero Patricia di Girlan, ma in effetti non l'ho bevuto li ma a Roma. Freschissimo, al naso frutta tropicale e mele golden.
In bocca giustamente ampio e avvolgente.
Buono anche il Cabernet Sauvignon, dal costo di 10,40 €, anche se senza acuti. Tuttavia, anche in questo caso il prezzo vale quantomeno l'assaggio, purchè con la consapevolezza che non si sta approcciando un toscano di bolgheri, ma un altoatesino!




Stefano.

sabato 26 luglio 2008

L'estate torbida, di Carlo Lucarelli.



Secondo appuntamento con il Commissario De Luca e con Lucarelli.
Devo dire che ho trovato il personaggio ancora piu' convincente e lo scrittore ancora piu' vicino ai miei gusti.
Anche questo è un libricino che ti prende, ti emoziona, ti coinvolge e che merita di esser messo nella parte alta della libreria personale, quella dei libri preferiti.

Sulla storia dico solo pochissime parole: la dittatura fascista è crollata e De Luca si trova, volente o nolente, ad aiutare per caso un futuro forse, aspirante sicuramente, commissario dei carabinieri.
Lo fa a modo suo andando dritto verso la verità, anche se talvolta la verità puo' essere molto scomoda.

Consigliato.


L'estate torbida, Editore Sellerio, prezzo 10 euro.

Marco.


P.s.per la terza, ed ultima attualmente, puntata del commissario De Luca vi do appuntamento a dopo le vacanze.
Ho già comprato il libro, ma ho deciso di leggerlo in montagna...Sofia permettendo.

venerdì 25 luglio 2008

Lamezia Greco Bianco 2006, Statti.


Questo vino nasce da uve greco bianco 100% nei vigneti dell’azienda agricola Statti, a Lamezia Terme.
Una curiosità sull’azienda: essa possiede 500 ettari di terreno, dei quali 55 a vigneto.
Il motivo perché siano solo un decimo del totale sta nel fatto che l’azienda è agricola globalmente, nel senso che oltre al vino produce olio ed agrumi.

Il colore è un giallo paglierino col riflessi a tratti verdognoli e a tratti dorati (una coesistenza particolare ma bella a vedersi). Al naso a bicchiere fermo, si percepiscono profumi di frutta matura, in particolare la pesca e di fiori, su tutti il glicine. Vi è stato anche chi ha avvertito fresia, zagara e bergamotto.
A bicchiere in movimento i profumi ringiovaniscono di molto e la mela verde è prevalente.

In bocca la componente acida risalta subito, dando un sentore di mela acerba, solo in parte compensato dalla sapidità, che non è accentuata. La struttura non è il suo forte, mentre il finale è di discreta persistenza, con virata verso l’amarognolo.

Costo medio in enoteca sugli 8 euro.

Devo dire che il buon profumo è stato poi smontato dall’eccessiva acidità in bocca, e questo me lo ha mandato un po’ di traverso.
Da rivedere.

Stefano.

giovedì 24 luglio 2008

I premi di Veronelli



Dal sito di Veronelli Editore:

Milano, 18 Giugno 2008.
Nella solenne cornice del Teatro dell'Angelicum di Milano si è svolta questo pomeriggio la cerimonia di consegna del Premio Luigi Veronelli, alla terza edizione, istituito da Class Editori e da Veronelli Editore in onore del più grande scrittore e critico italiano di enogastronomia. A ritirare i riconoscimenti, gli operatori - comunicatori e tecnici - del mondo dell'enogastronomia italiana e internazionale ritenuti particolarmente meritevoli dall'ampia e composita giuria.Le 16 categorie (di cui alcune con doppia accezione: junior e senior), sottolineano la poliedricità di Luigi Veronelli, la sua prolifica produzione sui fronti del gusto e dello stile, della letteratura e della filosofia, dell'estetica e dell'impegno sociale e civile.Un lavoro nel quale ha preso per mano il mondo contadino e l'ha valorizzato e difeso, anche attraverso battaglie non facili, per l'affermazione della qualità e dei piccoli produttori (vignaiuoli, ristoratori, artigiani, distillatori, oliandoli).A tutti i presenti, l'omaggio di un'edizione speciale fuori commercio de "I 44 dialoghetti morali" di Luigi Veronelli, pubblicata da Class Editori e da Veronelli Editore proprio in occasione della terza edizione del Premio.L'elenco completo:Miglior giornalista di enogastronomiaalla carrieraAntonio Paolini"per l'acutezza con cui da oltre vent'anni sa andare oltre la pura critica enogastronomica, nella sua attività giornalistica e di collaboratore alle guide dei ristoranti, sapendo cogliere prima che diventino espliciti i mutamenti del costume, i cambiamenti degli stili di vita, le rivoluzioni del gusto"Altri candidati: Gilberto Arru, Emanuele Pellucciall'emergenteLuciano Pignataro"in pochissimi anni, partendo dalla rubrica enoica pubblicata sul Mattino di Napoli, e sfruttando con intelligenza le possibilità del web con un sito internet personale, ha saputo diventare un punto di riferimento importante per tutto ciò che riguarda il vino della Campania, restando fedele alla vocazione di cronista che sa comunicare, insieme alle notizie, anche le emozioni"Altri candidati: Elisabetta Tosi, Stefano BusoMiglior giornalista di enogastronomia in lingua esteraEric Asimov"critico enogastronomico del New York Times, ha saputo mantenere, da questa prestigiosa tribuna, una coraggiosa indipendenza di giudizio, ponendosi spesso fuori del coro e manifestando, pur non essendo un wine-writer in senso stretto, una profonda conoscenza del vino italiano, che dichiara di apprezzare soprattutto quando sa esprimere senza infingimenti il territorio da cui ha preso vita"Altri candidati: Michelle Shah, Gilles PudlowskiMiglior scrittore di enogastronomiaalla carrieraLuigi Cremona"per la sincera passione con cui, ingegnere affascinato dalla cultura enogastronomica, non si è limitato a diventare giornalista, a inventare eventi, a curare guide dei vini e dei ristoranti, ma ha saputo immergersi nella realtà di territori profondamente diversi, dal Friuli alla provincia di Rieti, per esprimerne l'essenza con libri che hanno lasciato il segno"ex-aequoGiuseppe Lo Russo"per lo stimolante ideario di gastronomia, cucina e altro che ha pubblicato dieci anni fa con il suo graffiante e colto L'antigastronomo, e per il prezioso contributo che ha dato alla storia dell'alimentazione con i suoi libri successivi, sempre attenti agli usi e comportamenti di consumo, culminati con La cucina del Mediterraneo"Alto candidato: Mario Marianiall'emergenteCetta Berardo"per la sensibilità con cui, tra i numerosi libri di storia e di critica che ha pubblicato, ha voluto dedicarne alcuni al rapporto tra cibo e letteratura, in particolare al modo in cui l'uno è stato percepito dall'altra, con una ricerca che ha raggiunto i risultati più coinvolgenti quando è scesa in profondità nell'opera di uno scrittore della sua terra, da lei molto amato, portando i lettori Alla tavola di Giovanni Arpino"Altri candidati: Barbara Carbone, Emanuela AudisioMiglior scrittore di enogastronomia in lingua esteraGillian Riley"amante dell'Italia, è da anni impegnata nello studio dei suoi cibi: uno studio che l'aveva già portata 15 anni fa a occuparsi di un trattatello secentesco sulle erbe e sui frutti che si mangiano nella penisola, individuando nel dimenticato autore, Giacomo Castelvetro, un antesignano della cucina mediterranea, e che è culminato adesso in un bellissimo e documentato volume, pubblicato negli Stati Uniti dall'Oxford University Press, sull'Italian Food dall'A alla Z"Altri candidati: Jay McInerney, Joanne Harris Miglior vignaioloalla carrieraNicodemo Librandi"per aver condotto insieme al fratello Antonio, e a spese della loro azienda, un'imponente operazione di recupero di vitigni autoctoni calabresi a rischio di estinzione (da cui sono anche nati importanti vini), organizzando in collaborazione con Università, pubbliche amministrazioni e centri scientifici una approfondita ricerca che ha già dato vita a tre convegni di risonanza mondiale, guadagnandosi il patrocinio dell'Oiv, Organisation internationale de la Vigne et du Vin, e ha ottenuto incoraggianti risultati, messi generosamente a disposizione di tutti i produttori della regione" Altri candidati: Elisabetta Geppetti, Walter Massaall'emergenteGavino Sanna"perché, dopo essersi qualificato come il più brillante pubblicitario italiano comunicando attraverso la carta stampata, la radio e la tv, sta sperimentando adesso la comunicazione per mezzo del vino. Lo fa nella sua terra natale, la Sardegna, e non opera per conto terzi: il vino lo produce lui stesso con un'azienda, Mesa, di cui è comproprietario e che ha impiantato 50 ettari di vigneto"Altri candidati: Federico Aldrovandi, Moreno PetriniMiglior patronalla carrieraHerbert Hintner"per aver svolto il ruolo di apripista nel rinnovamento della ristorazione in Alto Adige, trasformando vent'anni fa lo Zur Rose di San Michele Appiano da trattoria di famiglia a ristorante d'alto rango e orientandone la cucina verso la creatività, nel rispetto della tradizione, con un tale equilibrio da diventare, quand'è stato chiamato alla testa dei giovani ristoratori, il leader delle nuove generazioni di tutta Italia"Altri candidati: Mauro Piscini, Filippo Chiappini Dattiloall'emergenteAndrea Berton"per le qualità progettuali e manageriali dimostrate, facendo tesoro delle esperienze accumulate presso Alain Ducasse, Gualtiero Marchesi e Giorgio Pinchiorri, nella meditata ristrutturazione del ristorante Trussardi alla Scala e nella elaborazione di una linea e di una tecnica di cucina di successo, riuscendo nell'impresa più volte tentata e mai riuscita di far esprimere al locale tutte le potenzialità creategli dalla straordinaria collocazione in uno dei luoghi più prestigiosi di Milano"Altri candidati: Enrico Crippa, Cristian MagriMiglior maîtreAlessandro Giani"per essere un tassello di fondamentale importanza nell'esemplare mosaico che rende unica e incomparabile l'Enoteca Pinchiorri: l'impeccabile servizio a cui sovrintende, attento e premuroso, non è mai ingessato e sa mettere qualunque tipo di ospite a proprio agio: una caratteristica rara, che presuppone grande umanità, oltre a un acuto spirito d'osservazione e non comuni capacità organizzative"Altri candidati: Gisella Eynard, Natasha SantandreaMiglior oliandoloGionni Pruneti"per la costanza nella ricerca della qualità più elevata, che ha sviluppato ponendo obiettivi via via più ambiziosi all'azienda agricola di famiglia, presente in questo campo da oltre un secolo, e scegliendo la strada degli oli monovarietali, con i quali ha toccato vertici straordinari, che confermano la validità delle intuizioni di Luigi Veronelli".Altri candidati: Cosimo Tassini, Emanuele AlberghinaMiglior grappaiolo/distillatoreMario Pojer"per aver sempre svolto l'attività di distillatore, in società con Fiorentino Sandri, senza considerarla secondaria a quella di vignaiolo produttore vinicolo, con uno spirito innovativo che lo ha fatto essere il primo in Trentino a produrre grappe monovitigno e il primo in assoluto a distillare vinacce senza vinaccioli, ma con un rigore che lo ha visto spesso polemico con chi trasforma i distillati in liquori dolcificandoli, colorandoli, aromatizzandoli"Altri candidati: famiglia Roner, fratelli RoveroMiglior wine-makeralla carrieraDante Scaglione"per i brillanti risultati conseguiti nei 16 anni in cui ha messo la sua competenza tecnica al servizio di un vinificatore eccezionale come Bruno Giacosa, di cui è stato il braccio destro con esemplare modestia, senza mai mettersi in mostra. E' un riconoscimento, questo, che riceve nel momento in cui ha deciso di intraprendere una nuova attività, quella di consulente, mettendo a frutto la straordinaria esperienza che ha vissuto con quelle doti di concretezza, niente fumo tutta sostanza, che gli sono proprie"Altri candidati: Fabrizio Marzi, Stefano Chioccioliall'emergenteMassimo Azzolini"per l'impegno che ha profuso e i risultati che ha raggiunto nelle aziende a cui presta la sua consulenza, in Trentino soprattutto, e da Gavi ai Colli Piacentini, senza abbandonare per questo la ricerca e l'approfondimento scientifico (in particolare sull'adattabilità dei vitigni alla terra in cui sono coltivati), con un equilibrato rapporto tra l'esperienza sul campo e quella in laboratorio che sarebbe piaciuto a Luigi Veronelli".Altri candidati: Francesca Arquint, Stefano CapelliMigliore artigiano alimentareGiovanni Verdese"per aver sempre prodotto il suo torrone usando miele artigianale e non sciroppo di glucosio, albume d'uovo e non gelatina, nocciole della qualità tonda gentile delle Langhe, sbucciate e selezionate a mano una per una, più un pizzico di vaniglia, e aver cotto l'impasto per 12 ore anziché quattro. La differenza si è sentita: è così ch'è nato il mito del torrone di Canelin"Altri candidati: Paolo Parisi, Gino GalietiMiglior etichetta od oggetto da tavola più innovativoTaste-huile"ideato da Lorenzo Piccione di Pianogrillo, produttore oleario, e progettato dal designer Köbi Wiesendanger, è uno strumento in acciaio inossidabile che permette di cogliere i profumi più segreti dell'olio extravergine d'oliva e di degustarlo in modo da percepirne ogni sfumatura aromatica, ma allo stesso tempo è dotato di beccuccio per l'utilizzo diretto dell'olio a tavola, al posto dell'antiestetica bottiglia aperta. Un inedito oggetto di grande eleganza che coniuga funzione e design"Altri candidati: Identity Segnabicchieri di Pulltex, Cavatappi Long LeverMiglior sito di enogastronomiaCronachedigusto.it"per attirare l'attenzione su questo giornale on line basterebbe il fatto che è il primo di carattere enogastronomico della Sicilia. Ma è il lavoro svolto della squadra stretta intorno a Fabrizio Carrera a stimolare interesse e curiosità: inchieste, reportage, consigli, interviste, racconto dei prodotti, dei luoghi e degli uomini del cibo e del vino isolani, affrontati non solo con puntuale competenza, ma anche con una scrittura che esce dalle monotone maglie della specializzazione tecnica"Altri candidati: lospicchiodaglio.com, chefdicucinamagazine.comMiglior film o trasmissione radiotelevisiva a tema gastronomicoRatatouille"la felicità creativa ha fatto di questo film d'animazione un successo di cassetta, ma al di là degli incassi è stata la bonaria ironia con cui sono tratteggiati personaggi tipici della gastronomia non solo francese, lo chef Auguste Gusteau e il critico gastronomico Anton Ego, detto il Truce Mangiatore, a colpire il pubblico, trasformando in apologo le avventure del topolino Remy, che realizza i suoi piatti manovrando uno sguattero per i capelli come fosse, qui il genio artistico dei creatori, una marionetta" Altri candidati: Un'ottima annata, L'arte di vivere (Radio Marconi)La sagra gastronomica più interessante o vivace o curiosaGirotonno"realizzata ormai la sesta edizione, il Girotonno si è affermato come una kermesse che va ben al di là della sagra popolare. La sua originale formula, che attira migliaia di visitatori con i padiglioni gastronomici e mobilita giornalisti di tutta Europa per comporre la giuria di una gara fra gli chef dell'area mediterranea, ha imposto Carloforte come autentica capitale delle cultura mondiale del tonno"Altri candidati: Aria di Festa (San Daniele del Friuli), Festival del Peperoncino (Diamante), Sagra della castagna (Marradi)Il comune che più si è adoperato per la salvaguardia dei prodotti agroalimentariComacchio"non è soltanto il comune inteso come amministrazione pubblica, che si è adoperato per la salvaguardia del suo prodotto ittico simbolo, ma è l'intera comunità che ha conservato viva la cultura dell'anguilla. I ristoranti propongono questo pesce in brodetto, fritto, al forno, in graticola, mentre la versione marinata trionfa fra i prodotti tipici lungo la Strada dei vini e dei sapori della provincia di Ferrara. Solo questa convinta mobilitazione comunitaria può spiegare perché, nell'immaginario collettivo, non si possa dire anguilla senza pensare a Comacchio. E viceversa".Altri candidati: Malalbergo (asparagi di Altedo), Seggiano (olio extravergine di oliva)La Giuria, inoltre, ha assegnato due riconoscimenti speciali a due personalità che si sono particolarmente distinte per la loro attività.Menzione specialeper la miglior conduttrice di trasmissione enogastronomica tvAntonella Clerici"per aver saputo introdurre con naturalezza elementi di cultura materiale in una trasmissione di forte impronta popolare come La prova del cuoco, manifestando un grande senso dello spettacolo e facendo leva su una naturale carica di simpatia umana che fa tornare alla mente l'indimenticabile partecipazione di Ave Ninchi alla trasmissione A tavola alle sette di Luigi Veronelli"Premio speciale Miglior produttore straniero di vino italiano in ItaliaCarole Bouquet"Attrice per vocazione, star internazionale fin da quando, giovanissima, fu portata al successo dal film Quell'oscuro oggetto del desiderio di Luis Buñuel, Carole Bouquet è diventata vignaiuola producendo Passito (e olio extravergine d'oliva) con le uve (e le olive) dei 10 ettari di terreno che possiede a Pantelleria. E si è talmente innamorata del vino e dell'isola che è diventata l'ambasciatrice dei prodotti agricoli panteschi nel mondo".

Che dire a parte due note, per me, simpatiche?
La prima è che mi fanno piacere i premi per Raratouille e per la Clerici che a me sta un sacco simpatica!
La seconda, è che il premio ci permette di ricordarci il grande Gino.

Ciao Gino, ci manchi!

Stefano.

mercoledì 23 luglio 2008

Le regole di Città del vino per i comuni doc.



Da Agi del 20 giugno:

Il piano regolatore delle Citta' del Vino - quasi 600 comuni e 30 tra province, comunita' montane, strade del vino e parchi, corrispondenti al 6,7% dei comuni, al 70% del vigneto Italia, all'89% dei vini Doc, Docg e Igt, al 15 dell'offerta turistico-ricettiva - nasce dall'idea che le aree a vocazione vitivinicola e quindi l'impianto dei vigneti, la tutela dei vigneti storici, l'uso sostenibile del suolo, il suo equilibrio idrogeologico, la lotta all'erosione, la tutela dell'ambiente rurale, la bellezza del paesaggio agrario, debbano entrare a pieno titolo nella pianificazione territoriale e urbanistica dei Comuni italiani, per incrementare la produttivita' delle aziende e permettere alla viticoltura di mantenersi aggiornata e competitiva. Con il PRCV le Citta' del Vino assistono i Comuni nella formazione del proprio strumento urbanistico generale, fornendo una traccia metodologica alle amministrazioni pubbliche che vogliano adeguare i propri strumenti di governo del territorio e perseguire lo sviluppo sostenibile delle aree rurali, adattando la metodologia generale alle situazioni specifiche.

Lanciato nel 1997 - con un Comitato tecnico-scientifico composto dal Presidente della Sezione Umbra e membro del Consiglio Direttivo Nazionale dell'INU (Istituto Nazionale di Urbanistica), architetto e urbanista Alessandro Bracchini, dal professore ordinario di viticoltura dell'Universita' Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza Mario Fregoni, dall'architetto e professore ordinario di pianificazione territoriale dell'Universita' di Firenze Alberto Magnaghi, dal Direttore del Consorzio del Barolo e del Barbaresco Giancarlo Montaldo e dall'architetto e urbanista Pier Carlo Tesi - il PRCV esige ormai di essere adeguato alla nuova realta', fatta di nuove tecniche di impianto e coltivazione, cambiamenti climatici e modifiche importanti negli strumenti urbanistici e soprattutto alla luce dell'emanazione nel 2000 della Convenzione Europea del Paesaggio, grazie alla quale il paesaggio e' giuridicamente riconosciuto come 'componente essenziale del contesto di vita delle popolazioni, espressione della diversita' del loro comune patrimonio culturale e naturale e fondamento della loro identita'' e risulta dunque necessaria la sua integrazione 'nelle politiche di pianificazione del territorio, urbanistiche e in quelle a carattere culturale, ambientale, agricolo, sociale ed economico'.

Sono queste le tematiche fondamentali del Convegno, che ha visto il confronto fra il gruppo di lavoro formato dagli architetti Pier Carlo Tesi e Luigi Zangheri e dal professore dell'Universita' di Firenze Lorenzo Vallerini - protagonisti di un'ampia e articolata azione di arricchimento del PRCV riguardo le tematiche sensibili del paesaggio, della qualita' edilizia, del miglioramento dell'efficienza energetica e con l'inserimento di un regolamento specifico in materia di edilizia, cui tutte le Citta' del Vino dovrebbero attenersi in futuro - e alcune delle piu' avanzate esperienze condotte in territori vitivinicoli di grande rilievo, come San Gimignano, Castagneto Carducci, l'area del Prosecco e i Comuni del Chianti Classico.

Il materiale raccolto durante l'incontro, le esperienze compiute ma anche i problemi posti, sara' messo a disposizione di tutti i Comuni e soprattutto sara' materia prima preziosa per la continuazione del lavoro di aggiornamento del PRCV che si concludera' con la presentazione dei documenti finali il prossimo novembre a Venezia in occasione di Urbanpromo, evento di marketing territoriale promosso dall'INU - Istituto Nazionale di Urbanistica, che si svolge a novembre a Venezia, e nell'ambito del quale avviene la premiazione del Concorso per il miglior piano regolatore delle Citta' del Vino.

Stefano.

martedì 22 luglio 2008

Spiedini Golosi.



INGREDIENTI (per 4 persone):

1 grosso melone maturo
300 grammi di formaggio tipo Philadelphia
50 grammi di prosciutto cotto in una fetta
Sale per insaporire
Un pizzico di pepe nero macinato
1 cucchiaio di olive nere denocciolate
15 pomodorini ciliegia ben maturi e sodi
15 mozzarelline a bocconcino tipo "ciliegia"
2 cucchiai di olio extravergina d'oliva
1 rametto di origano fresco
8-10 fette di prosciutto crudo dolce
20 acini grossi di uva nera
15-20 olive verdi denocciolate
15 cubetti non troppo piccoli di formaggio tipo Fontina Valdostana
20 foglie di basilico non rovinate e pulite
Alcune foglie di insalata per guarnire
Spiedini di legno di tipo corto



Taglia il melone a metà, elimina i semi e con lo scavino tondo forma delle palline ben tornite e piene (lo scarto lo potrai utilizzare per la macedonia, l'importante è che i bocconcini di melone vengano ben tondi). In una terrina lavora bene il philadelphia con un cucchiaio di legno o le fruste elettriche, aggiungendo il prosciutto cotto frullato molto finemente, il sale e il pepe nero macinato.
Trita grossolanamente le olive nere denocciolate. Con l'impasto di formaggio forma delle palline grosse quanto i bocconcini di melone e falle rotolare nel trito di olive in modo che ne siano un po' ricoperte.
Prendi anche i pomodorini a ciliegia, maturi ma molto sodi: lavali e asciugali bene. Metti le mozzarelline in una terrina e condiscile con olio extravergine d'oliva, sale fine e origano fresco tritato. Stendi le fette di prosciutto crudo e tagliale a metà per la lunga, quindi in ogni pezzo racchiudi una pallina di melone in modo che ne sia perfettamente avvolta. Ora che le basi sono pronte, prendi gli stuzzicadenti e forma gli spiedini: un tipo infilando la pallina di melone e crudo, seguita da un acino grosso di uva nera ben lucidato con un canovaccio, il secondo infilando la pallina di philadelphia lavorato seguito da un'oliva verde denocciolata e un cubetto di Fontina o simile; un tipo con il pomodorino, seguito da una foglia di basilico quindi da una mozzarellina condita ma ben scolata.
Servi gli spiedini distesi su un grosso piatto di portata guarnito con ciuffi di insalata, oppure infilali nei mezzi meloni che hai scavato in precedenza. Gusta subito senza lasciare che gli ingredienti si rovinino col calore.

lunedì 21 luglio 2008

La musica ed il vino...





Da Ansa:

LONDRA - Ascoltare musica può avere effetto sul gusto che proviamo bevendo vino: lo dicono studiosi scozzesi che hanno lavorato con un produttore cileno che raccomanda Jimi Hendrix quando si beve Cabernet Sauvignon. Adrian North, dell'Università di Edimburgo, spiega: "La nostra ricerca mostra che quando ascoltiamo un pezzo di musica potente, un vino come il cabernet sauvignon assume un sapore del 60% più intenso, ricco e robusto, rispetto a quando siamo in un ambiente silenzioso". La ricerca, condotta dal dipartimento di psicologia applicata, è basata sulla teoria per la quale la musica stimola specifiche zone del cervello. Quando assaggiamo del vino, e stiamo ascoltando musica, queste aree del cervello sono già attive, e quindi influenzano il gusto percepito del vino. La ricerca è stata fatta in collaborazione con Aurelio Montes, un produttore di vino cileno, che usa la musica nel processo di vinificazione. Usa infatti canti monastici nel locale dove il vino fermenta, convinto che ciò aumenti la qualità del prodotto. Secondo Montes, ci sono canzoni che meglio si adattano a specifici vini: lo chardonnay, ad esempio, si gusta meglio se accompagnato da Atomic, di Blondie; il merlot dà il suo massimo se nella stanza suona Sittin' On the Dock of the Bay di Otis Redding. E il cabernet sauvignon cileno del 2006 assume un gusto più intenso, se accompagnato da All Along the Watchtower di Jimi Hendrix.

Ma ve lo immaginavate? Però sarebbe simpatico provare a fare degli accoppiamenti, anche se quello Merlot con Otis Redding mi convince poco...



Stefano.

sabato 19 luglio 2008

Poesia nelle Langhe...

Al posto di un libro per questo fine settimana vi regalo due foto dell'autunno in Langa.



Io le trovo straordinarie, e voi ?






Marco.


P.s.per gentile concessione di una forumista del Gambero Rosso.

venerdì 18 luglio 2008

Colterenzio Produttori.




Colterenzio è la cantina che mi ha fatto meno impressione nel nostor enotour altoatesino, anzi direi proprio una cattiva impressione. Abbiamo visto per lo più processi industriali dedicati al vino di bassa qualità (il litro in vetro con tappo a vite), locali poco confortevoli e assaggiato due vini di certo non indimenticabili.


Colterenzio, tra l'altro, è una cantina storica: la sua fondazione risale al 1960 ma i suoi vigneti erano coltivati sin dal tempo dei romani. Dal 1960 riunisce una quarantina di produttori associati, per un totale di circa 370 ettari vitati.





Nella foto sopra potete vedere come ci hanno agghindato per visitare l'azienda. Da un alto ciò è senza dubbio segno di attenzione ai particolari, ma essendo la prima volta che mi capitava mi è sembrato anche un'eccessiva industrializzazione di un processo che nelle mie memorie conserva sempre molto di artigianale. Una cosa del genere me la sarei aspettata da Fontana di Papa, non in alto adige. Ma tant'è. Devo dire che vi erano anche posti interessanti come la barricaia, ma la parte industriale mi ha colpito di più. Vi invito anche a vedere i filmati sotto per avere un'idea della struttura.



Colterenzio produce linee diverse di vini:


- Lafoà: collocata su un’altura tra Cornaiano e Colterenzio, la parcella “Lafòa” è caratterizzata da un clima asciutto e soleggiato. Il terreno arenario-marnoso garantisce la produzione di vini bianchi contraddistinti da un’importante personalità e la nascita di vini rossi strutturati ed eleganti. Fanno parte della linea il Sauvignon Blanc e il Cabernet Sauvignon.


- Classici: la Linea Classica annovera nel proprio assortimento vini bianchi e rossi, ricchi di frutta ed espressione del territorio e della cura con cui vengono affinati. Ci sono più o meno tutte le varietà possibili e immaginabili coltivate in Alto Adige, dal Pinot (bianco, grigio e nero) al Sauvignon, dal Lagrein (rosso e rosè) al Merlot.


- Praedium: la serie di vini che vanno a costituire la Linea Praedium è ricavata dalle uve prodotte su appezzamenti selezionati nei tenimenti storici d’Oltradige. Il “Praedium” romano, la tenuta, è il simbolo di un’evoluta cultura enologica. Ne fanno parte: Weisshaus - Pinot Bianco; Pinay - Chardonnay; Puiten - Pinot Grigio; Prail - Sauvignon; Menzenhof - Vernatsch; St. Daniel - Pinot Nero Riserva; Mantsch - Lagrein Riserva; Siebeneich - Merlot Riserva; Kastèlt - Cabernet Sauvignon Riserva.


- Cornell: la serie Cornell riunisce i Grand Cru della Cantina Colterenzio. I nomi dei singoli vini riassumono le caratteristiche individuali di ciascun prodotto. Comprende: Acclivis - Pinot Bianco; Formigar - Chardonnay; Atisis - Gewürztraminer; Canthus - Gewürztraminer Passito; Sigis Mundus - Lagrein; Villa Nigra - Pinot Nero; Cornelius - Cabernet Merlot; Rosatum - Moscato Rosa;


Completano la gamma due altri vini: il Lumo e il Koro.





Come potete dalla foto, noi abbiamo assaggiato il Pinot Bianco Weisshaus e la Vernaccia Menzenhof, entrambi della linea intermedia Predium. Il Pinot Bianco è risultato un vino normalissimo, con tutti i profumi e i sapori che ti aspetti da un vino di quel tipo, forse eccessivamente smielato, ma senza acuti. Il suo costo medio è di circa 11 euro, che in effetti preferisco tenermi in tasca. Per quanto riguarda la vernaccia, a me non è piaciuta affatto: sembrava svuotata di odori e sapori. Il prezzo non lo so, ma in effetti non è che ci tenga tantissimo a saperlo.




Insomma, una visita complessivamente insoddisfacente e visto che la cantina produce anche vini di rilievo (con costi superiori ai 40 €) mi auguro che ci mettano più attenzione di quelli che abbiamo assaggiato noi.



Stefano


giovedì 17 luglio 2008

I santi protettori del mondo del vino.



L'idea mi è venuta qualche giorno fa, preparando un pezzo sulla Cantina Cooperativa Girlan in cui mi sono ricordato che su una delle loro botti da invecchiamento c'era intarsiato l'immagine di Sant'Urbano, protettore dei "bottai". Allora facendo una ricerca internet ho trovato che vi sono diversi protettori, nel mondo enologico, ed ho pensato di farci su un post, ricavato da informazioni del sito: www.probiviro.it e da un'esperienza personale.

Nei secoli passati la fantasia popolare, aiutata dalla devozione e dalla fantasia del clero, ha sempre cercato validi protettori per allontanare ed esorcizzare i tanti pericoli delle attività quotidiane. All'inizio erano gli dei o divinità minori a presiedere alla protezione di attività, categorie di lavoratori, di città,eccetera. Con l'avvento del cristianesimo e di un solo Dio non era più possibile attribuire a diverse entità divine la protezione di tante diverse categorie. Fu trovato allora nei santi (anche a seconda delle loro attività e dei miracoli operati durante la loro vita) un baluardo per ogni esigenza, per ogni tipo di lavoratore, per ogni città.

Questo è vero anche per alcuni paesi indotti alla ... dottrina. In Messico a me è Roby è capitato di fare un giro per i villaggi indios e di vedere come la loro tradizione politeistica si fosse tramutata in adorazione di Santi. In particolare in un villaggio indios del Chiapas, la chiesa principale era sprovvista del prete (cacciato a bastonate) e del crocifisso. Vi erano però tantissime statue di Santi, cui ognuno si rivolgeva con riti bizzarri ma retaggio della vecchia tradizione di adorazione degli dei.

La anedottica della vita dei santi poi fornisce una infinità di spunti da cui poi la fantasia popolare trae spunto per l'assegnazione del patronato. In particolare, non mancano Santi a tutela e protezione di chi ha come mestiere la coltivazione dell'uva, la produzione e la commercializzazione del vino. Qui di seguito, una breve lista:

San Vincenzo Ferrer (5 aprile) - al riguardo del quale, una leggenda narra che dio lo pregò di fare un giro tra i vigneti della Francia e il santo, gustando il vino, dimenticò la via per il Paradiso. Volendo punire la sua distrazione, dio lo trasformò in statua. Egli viene spesso raffigurato con un grappolo d’uva in mano e la palma del martirio. Viene invocato per la protezione dei campi, delle vigne e dei vignaioli.
San Zeno – Aveva grande dimestichezza con la viticoltura e dopo la Messa i fedeli andavano da lui per avere consigli sulla vendemmia e sulla cura al vino novello. La sua effigie è spesso ritratta su etichette di vino DOC del Veneto ed un vino, ottenuto con uve Merlot e Cabernet, ne porta proprio il nome.
San Barnaba (11 giugno).
Il santo si guadagnò da vivere lavorando nei vigneti e viene invocato contro la grandine.
Sant'Urbano (25 maggio). Viene spesso rappresentato con un grappolo d’uva in mano ed è invocato per una buona vendemmia. E’ protettore dei bottai, che più anticamente erano devoti a sant’Aproniano.
Santa Elisabetta (8 luglio). Regina del Portogallo e poi Clarissa, è la patrona degli ammalati e degli enologi.
San Venceslao (28 settembre). Martire, duca di Boemia, coltivatore di vigne e generoso elargitore di vino per la santa Messa. Oltrechè come Patrono della Boemia, viene onorato come patrono dei pigiatori d’uva.
Noè– Il biblico Patriarca, uscito dall’arca dopo il diluvio, piantò una vigna, bevve il succo dela vite e si ubriacò. Per tale episodio, egli venne da sempre ritenuto il Protettore degli ubriachi.
San Martino di Tours (11 novembre), oltre ad essere Patrono dei soldati, viaggiatori, è soprattutto il protettore del vino, dei bevitori degli osti, albergatori, dei vignaioli e dei vendemmiatori.

Stefano.

mercoledì 16 luglio 2008

Barbaresco Bric Turot 2001, Prunotto.



Giudizio in chiaroscuro per questo Barbaresco di Prunotto, ossia di Antinori (che ha rilevato l’azienda nel 1989).
Le uve non sono autoprodotte ma acquistate da viticoltori di fiducia, come era uso fare da Alfredo Prunotto, anche se per altri vini Antinori ha cominciato la produzione (per il Barolo e per la Barbera). Il vino dopo le fermentazioni passa in botti da 5000 litri per 12 mesi con una piccola percentuale che maura in barriques di secondo passaggio.
Il colore è un granata con riflessi aranciati, molto scarico. Al naso a bicchiere fermo è notevole l’ampiezza ma poca l’intensità. Frutta sotto spirito, prugne e rosa canina si sentono abbastanza bene. La vaniglia anche mentre un po’ meno distinguibili sono le pur presenti note tostate.
A bicchiere in movimento si sente di più la frutta ed emerge del pizzicorio nel naso probabilmente dovuto ad un profumo di pepe nero.
In bocca parte abbastanza delicato e morbido, per poi emergere con tutta la sua struttura ed i suoi tannini.
Il finale è lunghissimo e persistente, ma con una nota troppo forte di amarognolo.

In enoteca costa sui 35 euro.

Stefano.

martedì 15 luglio 2008

N’antia – Badia di Morrona


Questo vino mi è stato fatto assaggiare da Gennaro, nei giorni immediatamente precedenti le festività natalizie. È un taglio bordolese, Merlot e Cabernet Sauvignon, assemblati prima di essere imbottigliati e dopo un periodo di maturazione in barriques.

Nel complesso devo dire che non è proprio nelle mie corde, ma chi ci segue sa che le mie degustazioni di tagli bordolesi fatti in Italia non mi esaltano più di tanto, con qualche eccezione. Non si può dire che però non sia un buon vino, almeno tecnicamente parlando.
Il colore è un rosso rubino con riflessi a volte granati a volte violacei, molto carico. A naso a bicchiere fermo arriva forte l’acolicità tipica del Cabernet, ma anche i profumi di frutta rossa matura, di bacche e le note di cacao e di tostatura con anche qualche spezia (mi è sembrato per lo più chiodi di garofano). Questo vino, come tutti i tagli bordolesi, deve evolvere molto e infatti dopo una mezz’oretta a bicchiere in movimento i profumi cambiavano di molto: il complesso del bouquet ringiovaniva abbastanza. L’intensità rimane comunque molto forte meno la complessità.

In bocca, passato un po’ di tempo, si sente una fortissima struttura. Poco morbido e rotondo però, perché l’alcool in eccesso fatica a sparire del tutto. La persistenza è media.

Stefano.

lunedì 14 luglio 2008

Vitello alla Tropicale.



Tratta da Enotime:



INGREDIENTI (per 4 persone):
4 medaglioni di filetto di vitello da
180-200 grammi l'uno
Un melone medio grosso maturo
80 grammi di burro
Un poco di Madera
Un mazzetto di foglie di crescione
Sale e pepe per insaporire




Taglia a metà il melone, privalo dei semi e dei filamenti, dividilo a spicchi non troppo sottili e sbucciali. In una padella ampia fai sciogliere metà del burro, unisci gli spicchi di melone tagliati in grossi pezzi, spruzzali a fuoco vivo con il Madera (1/2 bicchiere scarso) e lasciali rosolare per alcuni minuti mantenendo la fiamma vivace. Togli dal fuoco. Pepa leggermente i medaglioni dopo averli appiattiti, falli saltare nel burro rimanente cuocendoli 5-6 minuti per parte e portandoli a giusta cottura. Unisci il melone saltato con il suo fondo di cottura, fai insaporire per pochi minuti e servi nai piatti, contornando la carne con la frutta. Decora con foglioline di crescione e servi.

sabato 12 luglio 2008

Carta bianca, di Carlo Lucarelli.




Al primo incontro con il Commissario De Luca poteva succedere di tutto poichè era anche il primo incontro con Lucarelli scrittore.
Lucarelli scrittore mi piace, il commissario De Luca anche.
Un libro che appassiona fin da subito, che lascia pochi spazi per riprendere fiato e che fa della sua imprevedibilità un'arma affilata, ma ben dosata.
Poco meno di centoventi pagine in tutto, un buon libricino.

Nella storia la fine del fascismo è un pretesto per dimostrare di come nei regimi totalitari anche i corpi di polizia tendano a snaturasi per riposizionarsi su posizioni diverse dal consono.

Consigliato.


Carta bianca, editore Sellerio, prezzo 8,00 euro.

Marco.

venerdì 11 luglio 2008

Insolia 2006 – Feudo Principi di Butera.





L’insolia, insieme al nero d’avola, è l’unica uva autoctona coltivata da Zonin nei 180 ettari di vigneto quest’azienda sicilianissima di origini ma ormai non più di proprietà. Per il resto sono tutti vitigni internazionali (merlot, cabernet sauvignon, syrah, petit verdot e chardonnay).
Il colore è un giallo paglierino con riflessi dorati.
Al naso a bicchiere fermo si avvertiva anzitutto poca intensità e media ampiezza, ma era frutto evidentemente della relativa freddezza del vino. Infatti un po’ col calore delle mani e un po’ avvinandolo l’ampiezza e l’intensità sono aumentate. Non abbastanza da sentire più dei classici frutti gialli (melone e frutta tropicale) e dei fiori (tiglio su tutti). Un po’ di mandorla col tempo e con un po’ di pazienza si è avvertita. A bicchiere in movimento, il vino ringiovanisce ed emergono note di mela verde e banana.
In bocca interessante freschezza acidica iniziale e successiva sapidità. Di rilievo la struttura del vino e la lunga persistenza, con finale sull’amarognolo.
In enoteca costa sugli otto euro. Ecco uno dei classici casi di vini tecnicamente fatti bene (non gli si poteva rimproverare proprio niente) ma poco nelle mie corde. In effetti l’insolia l’ho trovato meglio come uva assemblata che in purezza.
Anche l’Inzolia di Cusumano l’ho trovata poco significativa, anche se comunque migliore di questa.

Stefano



giovedì 10 luglio 2008

Comprare vino on line.



Vi capita di fare acquisti on line? E tra di essi, c'è forse il vino? Io conosco un paio di avvinazzati che si forniscono via internet, anche se con un processo leggermente diverso dal classico e-commerce: può essere migliore o peggiore. Ho sentito di un tizio che si è comprato una magnum di Collepiano 2001 e per sbagio gli è arrivata un 25° AnniversarioChe botta di c....!
Alcuni fattori come la fiducia reciproca e i metodi di pagamento sono essenziali per questo tipo di attività. Di seguito, indico alcuni siti che sono stati recensiti da Enotime, come luoghi virtuali dove approvvigionarsi di nettare!!

1855.com :

25 mila etichette a disposizione dell’appassionato (vini “nuovi” e vecchi) su questo sito inglese ricco, completo e semplicissimo da navigare. Per esempio, basta selezionare la casa di interesse e il database restituisce le etichette disponibili con tanto di quotazioni e descrizione del vino. Oppure effettuare una ricerca per regione vinicola, oppure scegliere grazie alla classifica dei best sellers (ovviamente secondo 1855.com).

bordeauxindex.com:
Non fatevi trarre in “inganno”.
Certo Bordeaux c’è, ma qui non si vendono solo vini di quella regione vinicola. Ben rappresentato tutto il mondo vinicolo con vecchie e nuove annate a profusione. Il sito si naviga a seconda delle regioni oppure attraverso un efficiente motore di ricerca interno. Oltre alla vendita, Bordeaux index offre diversi spunti di interesse e servizi per chi acquista. Dall’analisi economica del possibile investimento in vino alla possibilità di lasciare le proprie bottiglie in deposito e farsele mandare quando più si preferisce. Oppure farsi valutare direttamente da loro il valore della propria cantina.
Un’avvertenza per chi vuole comprare: i prezzi sono in sterline.

winetradersclub.com
Ci spostiamo in Canada da dove viene questo buon indirizzo dove in realtà non si compra e non si vende, ma si fornisce le informazioni necessarie per reperire l’etichetta desiderata su altri siti. Una specie di directory evoluta che fornisce, vino per vino, l’indirizzo a cui andare a bussare per l’acquisto o la valutazione. Complicato? No, basta navigare nelle sue pagine per rendersi conto della semplicità e dell’utilità del tutto.

frw.co.uk:
Home page semplice e intuibile. La navigazione è prima geografica (ovvero si sceglie la regione del mondo che interessa) e poi per produttore. In pratica con due clik siete davanti all’etichetta che vi interessa. Piuttosto ricca l’offerta, tra l’altro in continua evoluzione grazie agli acquisti che la Frw compie dagli appassionati di tutto il mondo.

Io per conto mio aggiungo quello del mio pusher di fiducia: www.pierocostantini.it

Se ne avete altri, ben lieti di ospitarli.

Stefano.

mercoledì 9 luglio 2008

Collio Sauvignon Ruttars 2006, Azienda Agricola Giovanni Puiatti.



È un vino che divide sicuramente.
Molto diverso tecnicamente da altri sauvignon perché sostanzialmente la ferma convinzione dell’azienda è che la fermentazione debba avvenire senza macerazione sulle bucce, senza contatto con i lieviti, senza la malolattica, senza il legno e senza superare i 12,5°. Anche la maturazione avviene solo in acciaio prima e in bottiglia poi. Difficile trovare un sauvignon con queste caratteristiche ma condivido l’opinione di Giovanni Puiatti che preferisce dare un volto suo ad un vino fatto con un vitigno internazionale, che altrimenti rischierebbe di confondersi con tanti altri. Quello che non condivido è risultato che non mi è piaciuto. A titolo informativo si consideri che formalmente è un sauvignon 100% ma che nasce da tre differenti cloni di questo vitigno.
Il colore è un giallo carta molto scarico, con note verdognole. Al naso a bicchiere fermo è decisa l’intensità così come l’ampiezza. Note di frutta gialla acerba (pesca e kiwi) e di agrumi.
Ovviamente l’immancabile nota di sauvignon (pipì di gatto).
A bicchiere in movimento, se possibile, le note acerbe aumentano, anche se nel complesso non sono affatto fastidiose.
In bocca la freschezza acidica lascia un po’ a desiderare così come la sapidità. Pochina anche la struttura mentre la persistenza è interessante.
In enoteca costa sui 9 euro, che essendo i Ruttars sostanzialmente i cru aziendali, tra l’altro nella zona del Collio, non è molto.
Tuttavia, come detto, non l’ho gradito.

Stefano.

martedì 8 luglio 2008

Cena al Blue Penny Cafè di Mauritius

Giovedi 15 maggio 2008, durante il nostro viaggio di nozze, io(Bob) e la mia ormai wife Dona non abbiamo resistito (dopo diverse sere che ci giravamo intorno...) e cogliendo una serata a menù fisso e degustazione di vini abbinata, non esageratamente dispendiosa, ci siamo decisi ad andare nel ristorante più chic dei tre che il Costance Belle Mare Plage Resort di Mauritius offrisse: il Blue Penny Cafè (2 stelle Michelin - chef Michaele Scioli )

Forse da persone non troppo abituate a questo generi di locali ci colpisce fin da subito l’ambiente, le luci e l’apparecchiatura finemente scelta.



Il menu lo lascio nella lingua madre sia perché non mi và di tradurlo sia perché fa più scena e cosi fate fatica quanto noi.

Iniziamo con : Assorted canapè
Con accostato un : Chateau Dereszla,Tokaji Dry Furmint 2006,Hungary




Poi : Carrelet crab and carpaccio of fresh scallops,
mango vinaigrette and vanilla scented oil



Segue : Slow cooked Silver bream,served on bed of tartare of oysters,
green asparagus and pineapple


Cambio di vino con : Heyl-zu-Herrnsheim, Riesling trocken 2003.Germany



Poi: Spieced pastry bread,butternut capelletis with ginger hints and Pommeau extract
Con accostamento di : Poirè Authentique 2004.France




Iniziano poi i dolci : A semblance of Tiramisù
Alla cui fine si arriva con : Port Boplaas Cape Vintage Riserve 2001.South Africa

Ancora : Chocolate Parfait and Tonka Bean sorbet














Poi caffè finemente servito e...





...immancabili cioccolatini fantasia.















Della cena in generale siamo rimasti molto soddisfatti, piatti ricercati e accostamento di sapori ottimi,a parte per il vino francese con il secondo,se vino si può chiamare (somigliava più ad un succo tropicale dolce).
Non siamo sommelier, ma, dal secondo in poi, si lasciava preferire l'ottimo vino sudafricano.







Andrea(in arte Bob).