giovedì 31 gennaio 2008

Sense of Wine 07


Dal 30 novembre al 2 dicembre si è svolta la terza edizione del “Senseofwine”, l’appuntamento organizzato da Luca Maroni con le 300 aziende vitivinicole italiane selezionate dalla sua guida. La location dell’evento è stata l’Auditorium Parco della Musica, una bellissima struttura progettata da Renzo Piano nelle vicinanze del centro cittadino.
Io ci sono andato l’ultimo giorno, la domenica, speranzoso che le partite e il clima rigido potessero sconsigliare le persone ad uscire da casa. Tutt’altro: alle 17 era già affollatissimo e progressivamente si andava riempiendo sempre di più. A questo punto mi viene da pensare che possano vacillare gli importanti numeri della seconda edizione, che avevano visto la partecipazione di circa 500 operatori del settore e di oltre 22.000 visitatori.



La rassegna si è svolta nei 4.500 mq messi a disposizione nell’Auditorium e sviluppati su due piani: al piano terra tutti vini del nord e parte della Toscana, mentre a quello inferiore la restante parte della Toscana e il resto del centro-Italia.



Se dovessi valutare il punto di vista promozionale per le aziende, e lo dobbiamo fare per deformazione professionale, dovrei dire che non tutti si sono dimostrati all’altezza del compito. O forse farei meglio a dire che alcuni hanno sottovalutato l’opportunità. È vero che c’erano diverse case importanti a prescindere dalla rassegna, ma il contatto con il pubblico è importante come lo è il loro giudizio, soprattutto per chi come me mette il consumatore al centro dei propri ragionamenti. Ho notato parecchie assenze, supplite da sommelier solo a tratti all’altezza e sovente poco materiale promozionale e spesso confuso. Qualcuno ha rimediato con brochure fotocopiate, qualcun altro con bigliettini da visita, ma sicuramente si poteva fare di più da questo punto di vista. Tra l’altro in qualche occasione mi è mancata la possibilità di assaggiare il prodotto di punta di qualche casa perché “esaurito”. Se qualcuno si rivedesse in queste affermazioni forse un dubbio farebbe bene a farselo venire….




Veniamo ai vini, cercando di dare spazio a quelli che mi hanno più impressionato in positivo. Ho assaggiato una eccellente Barbera 2004 Sant’Emiliano dei Marchesi Incisa della Rocchetta. Un po’ meno buono il Valmorena, che è il prodotto base. Meno interessante è risultato il Barbera Superiore delle Cantine del Nebbiolo che tuttavia ci ha presentato un Arneis molto più che discreto: l’Arneis non è un vino immediato da capire, almeno a mio giudizio. Questo si presentava ampio al naso e alla bocca e decisamente ben riuscito. Un prodotto che mi ha molto colpito in positivo, forse il più buono assaggiato durante la rassegna, è il Pinot Nero de La Fusina. Un uva difficilissima ma un grandissimo risultato. Sempre al nord, mi ha colpito Italo Cescon, che devo dire conoscevo più per gli spumanti. Invece un Raboso affascinante nei sapori, sicuramente elegante in bocca. Meno nelle mie corde l’Amaranto ’72, un mix di Cabernet Sauvignon e Franc, Merlot e Marzemino. Ultimo nordico ma non meno importante il Collio di Isidoro Polencic. Ero alla fine del giro, e quindi condizionati dalle altre degustazioni, ma mi è sembrato un prodotto abbastanza valido.




Scendendo un po’ più in basso un buon Nobile di Montepulciano è risultato quello di Carpineto in un banco insolitamente poco frequentato. L’azienda Tenuta Prodenovo ha catturato la mia attenzione con due vini: il Teuto (Sangiovese e Merlot) e l’Aliotto (Sangiovese, Cabernet e Merlot). Sicuramente più beverino il secondo, scorbutico ma a tratti fortemente desiderabile il primo. In Umbria, sopra le righe il Sagrantino di Montefalco di Terre della Custodia, anche se a giudizio mio ancora manca per raggiungere i livelli di Caprai e Colpetrone. Quest’ultima tra l’altro era presente, ma senza l’esaurito (ahimè) Sagrantino. Mi sono rifatto con un ottimo Montefalco Rosso, anche se la bocca resta asciutta proprio per il desiderato Sagrantino. A Colpetrone, comunque, va l’oscar della brochure più bella e quindi gli ho perdonato la mancanza del nettare. Nelle Marche una grande figura la fa sempre Velenosi, il cui Verdicchio rimane sui soliti elevatissimi standard e di cui ho provato uno chardonnay da rivedere ma con potenzialità. Nel Lazio oltre al sempre ottimo Baccarossa di Poggio Le Volpi, ho apprezzato la conferma nelle guida ma al contempo anche la crescita della cantina nettunese I Pampini: il Coboldo (Merlot) di quest’anno è da provare: ampio e intenso al naso, fruttato e strutturato in bocca. Di loro, mi sia consentita una piccola parentesi, conservo un gran ricordo del Maroso 2005 (uve Bellone) assaggiato quest’estate: uno straordinario bianco che al naso sembrava quasi un vino da meditazione mentre in bocca era giustamente secco.




In Campania ho molto apprezzato il Taurasi di Cantine Russo, profumatissimo e amplissimo nel bouquet floreale al naso, e soprattutto l’Aglianico del Taburno della Fattoria La Rivolta: uno dei migliori agli aglianici bevuti quest’anno. Infine in Sicilia, da cui mi aspetto sempre molto, ho desisitito agli eccellenti (ma conosciuti) Firriato Sant’Agostino e Planeta mentre ho potuto assaggiare un eccellente “Ardenza” di Tenuta Cottanera. Dopo il Pinot Nero, il vino più buono assaggiato durante la rassegna.



Qualcuno per folla e per poter tornare a casa l'ho dovuto necessariamente saltare, quindi prendete questa recensione con il beneficio di inventario, ma resta il fatto di un evento interessante anche se confusionario, dove spero sempre più le case si interessino a tutti i consumatori, non aspettando solamente il ristoratore o il proprietario di enoteca.

Stefano

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