venerdì 20 giugno 2008

Boom del vino italiano in Usa.


Da Agi News del 25 maggio

Con un aumento nel valore delle vendite del 7 per cento e' boom per il vino italiano negli Stati Uniti anche nel 2008 nonostante le difficolta' provocate dal tasso di cambio Euro/Dollaro svantaggioso per le esportazioni.
E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti svolta in occasione dell'avvertimento delle Autorita' statunitensi sulla possibilita' di blocco agli arrivi di Brunello a partire dal 9 giugno, sulla base dei dati Istat relativi al gennaio 2008. Negli Usa si beve circa la meta' (45 per cento) dei vini rossi Doc/Docg della Toscana destinati all'estero con il Chianti e il Brunello di Montalcino in pole position secondo le elaborazioni Coldiretti su una indagine Nomisma sul posizionamento dei Vqprd (Doc/Docg) italiani nei principali mercati mondiali. Si evidenzia - precisa la Coldiretti - il costante e crescente successo di vendite del Brunello di Montalcino, indipendentemente dai recenti eventi che hanno riguardato l'indagine giudiziaria relativa ad alcuni produttori. Una situazione confermata dallo stesso Consorzio di Tutela secondo il quale il 'sold out' al 30 aprile 2008, e' stimato in oltre 4.480.000 bottiglie vendute, rispetto alle 2.510.000 del 2007 con un incremento del 78,5332a0er numero di pezzi tra mercato interno ed estero. Con un giro d'affari di oltre 120 milioni di euro, 247 produttori e sette milioni di bottiglie vendute ogni anno per il 62 per cento all'estero, il Brunello di Montalcino e' considerato - continua la Coldiretti - un simbolo del vino italiano nel mondo. Il 25 per cento della produzione totale di Brunello e' assorbito dagli Stati Uniti, seguiti dalla Germania (9 per cento), dalla Svizzera (7 per cento), dal Canada (5 per cento), dall'Inghilterra e dal Giappone (3 per cento).
Una crescita si registra anche in mercati emergenti come sul fronte asiatico dove Cina, India e Corea hanno raddoppiato la domanda negli ultimi due anni. Si tratta di un patrimonio da salvaguardare e ci sono - sostiene la Coldiretti - le condizioni per superare l'attuale fase di incertezza con la trasparenza e ridare tranquillita' agli operatori e ai consumatori per evitare danni di immagine in un settore che svolge una funzione da traino per l'intero Made in Italy in Italia e all'estero.
La rapidita' delle indagine in corso da parte della magistratura e' - conclude la Coldiretti - il miglior antidoto per chiudere le porte alla cultura del sospetto su un prodotto che rappresenta un patrimonio di immagine e reputazione del sistema Italia.

6 commenti:

  1. uhm.................

    sempre notizie fresche sul mondo enologico :)

    grazie

    Ma la mia turba è che.. se rispondiamo bene al mercato USA, possiamo seriamente esserne felici?

    Cioè: abbiamo gusti enologici completamente diversi... ok, hanno imparato a utilizzare pure loro le nostre viti da vino in percentuale sempre maggiore, ma di fatto il gusto nella scelta della bottiglia è completamente diverso!!!

    Noi siamo ancora capaci di poter apprezzare un vino "ruspante" o "rustico" senza necessariamente andare sui tagli bordolesi... gli USA anche?? o preferiscono un bordolese?... (USA per ampleografia non ha vitigni -vitis vinifera- autoctoni per cui impiantano vitigni internazionali per poi vinificarli a piacimento...)

    Il mercato americano può esserci utilissimo ma non veneriamolo senza considerare la nostra autoctonicità!!!!

    Malgrado la mia digressione "maligna" sugli USA, mi fa paicere che loro e il resto del mondo spenda soldi per il nostro vino!!!!!

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  2. Ciao Silvia,
    innanzitutto benvenuta tra noi !
    Siamo contenti di solleticare un tuo interesse...vorrei risponderti sull'argomento e lo farò, ma lunedi adesso, ahime', fa già troppo caldo!
    Ho dato un'occhiata al tuo blog, è molto bello...complimenti !

    Marco

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  3. buon fine settimana marco ^^

    e i complimenti son tutti per voi, davvero bravi e interessanti :)


    fa troppo caldo per elucubrare ora

    :)

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  4. Ciao e benvenuta anche da parte mia, Silvia. Voglio essere cattivello....Sai perchè il vino in Usa ha fatto Sold out? Perchè hanno scoperto che nel brunello ci mettiamo il Cabernet Sauvignon... :)
    Scherzi a parte (anche se sono sicuro che Parker si è fregato le mani quando l'ha saputo), mi è piaciuta il tuo commento, col quale mi ritrovo molto.

    Tieni però conto che la nostra grande varietà di vitigni autoctoni, e di conseguenza di denominazioni, è anche il nostro più grande limite sui mercati esteri, che faticano a comprenderla. E siccome il mercato è il mercato, tanto per Banfi che per Gravner, allora forse gli eco del mercato vanno sempre tenuti d'occhio!

    Ciao.
    Stefano

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  5. ciao anche a te Stefano!

    son la prima a dire che conviene sempre tener d'occhio il mercato: anche perchè se un cliente mi chiede un Olmaia con il branzino (e orripilo solo all'idea) son la a prima a stapparglielo se proprio vedo che non ho margine di convincimento verso un Soave...

    Banfi e altri poi han declassato a IGT il loro Brunello per poter vendere comunque (ottima strategia di salvataggio): peccato che l'IGT non sia stato immesso nel mercato al prezzo declassato ... (peccato per me che pure sto anno comprerò poco brunello visti i prezzi)

    Un buon vino resta tale anche se è fatto altrove: ci son vini ottimi in tutto il mondo ma dovremmo solo imparare ad apprezzarli nel loro contesto e per la loro tipologia, e spero che su questo aspetto siate in accordo con me.
    Mi spiego: se compro un bordolese, visti i soldi che spendo, pretendo che abbia il suo corpo, la sua setosità, ecc ecc. Se comporo un australiano, truccioli docet, so cosa posso trovare in quella bottiglia. (grazie a dio stan cambianto!)

    Io dico solo che non dovremmo farci condizionare dal mercato noi italiani, che in fatto di qualità di vini non siamo secondi a nessuno, siamo solo secondi in fattore anzianità: ossia una Francia è qualche secolo avanti a noi come esperienza, ma noi in compenso ce la caviamo benissimo e primaggiamo con i nostri famosi super tuscan!!!

    Il mio unico cipiglio è che non vorrei che il pubblico americano, che si affaccia al mercato enologico da relativamente pochi anni, a volte preferisca vini che non rispecchiano la vite da cui son nati:
    - ad un refosco non potrò mai levare le "puzzette" che son tipiche o lo snaturalizzo
    - un bianco minerale non posso modificarlo con un passaggio in barrique o non è più un bianco minerale...
    potrei andare avanti in eterno con esempi del genere ma non voglio tediare.

    Il mio problema è che spesso ci facciamo condizionare nelle scelte enologiche da un popolo che ha la cultura del fast food (mediamente ovvio) e che come regalo ci ha donato la fillossera.... (orripiliamo e tremiamo...)

    Per il resto vi rinnovo i compliemnti: siete bravi e preparati e scrivete articoli aggioranti. RINNOVO I COMPLIMENTI !!!

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  6. Grazie ancora per i complimenti. ma basta se no diventiamo rossi.

    Oltre alla fillossera c'è da dire che ci hanno anche donato il piede della loro vite per rimediare:)

    In effetti, vado un po' OT ma che figo discorrere di vino con te, devo dire che quei pochi casi di archeologia enoica che mi è capitato di assaggiare, dovuti alla possibilità di usare il piede franco (= solo vite europera per i non avvezzi), sono stati molto interessanti. Uno su tutti: la falanghina dei campi flegrei assolutamente diversa (e secondo me anche più buona) da quella dl beneventano e dell'avellinese.

    Per tornare IT, sono d'accordissimo sul condizionamento degli Usa e dei nostri rischi. Però ci sono due strade: o segui il mercato o cerchi di farlo. Dovremmo avviarci verso quest'ultima direzione per proteggere le nostre titpicità, ma è più costoso e meno redditizio nel breve. E' purtroppo una triste realtà che si vende bene un merlot ovunque lo coltivi più che un Picolit.

    Mi è capitato di parlare pochi giorni fa a Taurasi, alle istituzioni e ai viticoltori (se ci continui a seguire ne saprai di più a breve) e a loro ho detto, per promuovere la loro immagine: "fatelo e fatelo insieme. Insieme costa meno e porta vantaggi a tutti". Spero che mi abbiano ascoltato.

    Adesso mi vado a sbirciare un altro po' il tuo blog!

    Stefano

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