giovedì 19 giugno 2008

Guerrilla Cusine.



Altro che ristoranti ambientalisti, etnici o di tendenza.
L'avanguardia del movimento per la trasformazione della ristorazione di massa contemporanea appartiene alla Guerrilla Cuisine statunitense.
Si tratta di un "movimento per la liberazione del gusto" nato un paio di anni fa ad Oakland, una cittadina della Bay Area di San Francisco, nel quartiere Rockridge. Lanciato per iniziativa di Jeremy and John Townsend, due fratelli californiani, con il nome di Ghetto Gourmet, per celebrare la cultura afroamericana del quartiere nel quale abitavano i due fratelli, il movimento ha visto la luce pressappoco negli stessi luoghi in cui una volta fiorivano le esperienze di ristorazione alternativa promosse dalle Black Panthers. Da qui adesso si sta diffondendo a macchia d'olio nel resto degli Stati Uniti. Di recente poi ha anche fatto il salto dell'Atlantico registrando adesioni ed eventi a Londra, Berlino, Parigi e Varsavia. Della Guerrilla Cousine fanno parte cuochi di tendenza che vogliono sfuggire alla pressione delle cucine dei grandi ristoranti e clienti che preferiscono l'atmosfera intima offerta dalla sala da pranzo d'una residenza privata, di un club letterario o d'un teatrino off a quella rumorosa dei ristoranti di grido. Sono ristoranti underground il cui indirizzo non è mai riportato nelle pagine gialle. Vi si accede per passa parola e, quasi come si trattasse di riunioni di carbonari, solo se si viene introdotti da un altro membro. Li hanno definiti gli Speakeasy del nostro secolo. E questo perché mancando di licenza finiscono molto spesso nel mirino delle autorità sanitarie. Ma a differenza di quelli del secolo scorso, fioriti durante il proibizionismo, non sono luoghi nei quali ci si abbandona al consumo di bevande proibite. Sono piuttosto esperienze di frontiera nelle quali si realizzano fusioni culinarie come se si trattasse di jam sessions musicali. Molto spesso, e non a caso, includono eventi letterari, letture di poesie, concerti di musica acustica, happenings pittorici e danze etniche.
Costano poco, sui 30 o 40 dollari per un pranzo di quattro portate - che possono includere anche l'anitra impanata e le crepes di formaggio di capra - con vino incluso. Non hanno scopo di lucro e hanno luogo più che altro per celebrare il gusto del buon vivere.


Qualche volta ai commensali viene chiesto di portare una bevanda o un piatto da dividere con gli altri invitati. Non solo. Consapevoli dell'impronta di carbonio che anche il consumo alimentare lascia sulla faccia del pianeta, quando possono, i membri di Guerrilla Cusine tendono a consumare verdure, vini, formaggi e carni di stretta produzione locale. E non si fanno specie di modificare il menu quando uno degli ingredienti non è diponibile localmente e non lo si può ottenere organicamente. I militanti ortodossi - non a caso il simbolo del movimento è una falce e forchetta - consumano esclusivamente cibi la cui produzione è stata resa possible dal 'live power', ovvero dall'impiego esclusivo della forza umana e di quella degli animali da tiro. "E' una specie di anti-ristorante", ha dichiarato Jeremy Townsend, che ha un passato di minatore al Polo Sud alle spalle. "L'esperienza del ristorante tradizionale sa di muffa, la gente rimane delusa e di sicuro non affascinata come gli succede quando partecipa ai nostri eventi". E il fascino non assale solo i bonvivant della tavola ma anche i cuochi dei ristoranti più famosi dell'area della Baia di San Francisco, come quelli di Chez Panisse - un ristorante reso celebre da Bill Clinton che non manca mai di farvi una scappata ogni volta che si trova nel circondario - di Mecca e di Firefly, due dei ristoranti più trendy della regione. Ci vengono alternativamente per esibirsi gratis ai fornelli oppure per assaggiare le creazioni di altri, come La Macha, una pizza in stile spagnolo concepita dai membri di Guerrilla Cuisine di Charleston nella Carolina del Nord. L'esperienza della Guerilla Cusine ha dei precendenti illustri nelle Paladares, i ristoranti underground di Cuba che sono stati poi riconociuti dalle autorità, e nei Si Fang Cai di Hong Kong, che sono conosciuti come le migliori osterie dell'isola. A rendere unica però l'esperienza statunitense è il suo aspetto egualitario. Non di rado infatti i partecipanti a chiusura serata finiscono col cantare, ballare e suonare assieme.
Tra amici.


Stefano.

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