Il Pigato, tipico vino dell'entroterra del ponente ligure, tra Imperia e Savona, divide il mondo. Sebbene l'enologia lo classifichi ufficialmente come variante del Vermentino, ad oggi nessuno è riuscito a convincere di ciò i produttori e gli appassionati, che continuano a considerarlo un vitigno a sé stante. E' pur vero che il Vermentino ha grandi capacità d'adattamento e ha mostrato di saper mutare in varietà, armonizzando la sua evoluzione con le caratteristiche pedo-climatiche del territorio.
Esistono celebri interpretazioni del Vermentino incredibilmente differenti tra loro, ma nel caso del Pigato la verità è, forse, nel mezzo: se allevato altrove, infatti, non compaiono le “pighe” (da cui pigau), le macchioline sugli acini che stanno per giungere a completa maturazione. Comunque sia poco importa: il Pigato è un vino elegante, profumato, ottimo per le cene d'estate e per gli amanti delle cruderie. Se ne producono alcuni più austeri e strutturati, adatti ad un ulteriore affinamento in bottiglia, ed altri più freschi e di pronta beva, ma tutti hanno in comune una caratteristica: l'aroma fragrante della Riviera Ligure e le preziose mineralità di una terra che richiama con grazia la salsedine del suo mare.
E i Pigato della “Azienda Agricola Bruna”, sei ettari nella splendida Valle Arroscia, nei dintorni di Albenga, raggiungono secondo noi uno dei picchi di eccellenza di una produzione complessiva di tutto rispetto. Ottimo il “Torrachetta”, molto classico, profumato e beverino, ma in modo particolare ci ha impressionato il “Le Russeghine”, degustato in annata 2006.
Cristallino anche se sottoposto ad una filtrazione solo parziale, si presenta di un bel giallo paglierino intenso, luminoso. Annuncia i suoi 13% Vol con una consistenza non ostentata ma nettamente percepibile dagli archetti, ampi e pronunciati.
Al naso stupisce per l'ampiezza del bouquet: una base fruttata, intensa di uva matura, su cui delicatamente s'innesta l'erbaceo, l'ortaggio, ma anche fiori d'acacia e di sambuco. Abbastanza persistente nel tempo, si aggiungono sentori di agrumi maturi e note di resina ed erbe aromatiche, di salvia e basilico.
Al gusto è secco, sostenuto da una buona componente alcolica che lo rende morbido nonostante la decisa spalla acida: di medio corpo, scende avvolgente al palato, equilibrato, abbastanza armonico. In piena corrispondenza gusto-olfattiva tornano i frutti, l'uva matura, la pesca gialla, e i sentori di ortaggio, di peperone, di timo. Nella nota retrolfattiva spiccano i sentori di salvia e basilico... Gradevolissima nota minerale nel finale, sapida, con una sfumatura salmastra che vira delicatamente verso l'amaricante.
Il Pigato Le Russeghine dell'Az. Agr. Bruna 2006 è un vino elegante e complesso, piacevolissimo nel bouquet olfattivo che ritorna in gran parte nel corredo gustativo. Raramente un “normale” Vermentino raggiunge queste vette di complessità, testimonianza di potenziale ulteriore evoluzione nel tempo. Questo magnifico Pigato, che nel solco della tradizione – viene prodotto da 35 anni – garantisce emozioni agli amanti del genere, ha tutta la fragranza e la freschezza che si chiede ad un bianco che sia anche di corpo e capace di offrire sentori strutturati e veramente interessanti.
Viti di oltre 40 anni allevate ad alberello, con basse rese su terreni argilloso-calcarei di grande personalità, conferiscono a questo splendido Pigato un carattere e una complessità davvero non comuni. Sebbene pronto, può affinare per altri quattro o cinque anni, e si consiglia di berlo comunque ad un paio d'anni dalla messa in commercio.
Perfetto con i primi piatti della tradizione ligure, le trofie al pesto, i pansotti alle erbette o ravioli di mare, si sposa in maniera ottimale con il pesce, alla griglia o in umido ma anche crudo in carpaccio, e con il coniglio stufato e le verdure ripiene tipiche della tradizione ligure. Va servito intorno ai 13/15° in calici a tulipano di media grandezza.
In enoteca lo si trova intorno ai 10 euro.
Pier Giorgio Paglia.
Bellissimo pezzo...complimenti a Giorgio.
RispondiEliminaMarco.
Utile tra l'altro, perchè i vini liguri ai più (compreso il sottoscritto) sono sconosciuti!
RispondiEliminaGrazie Giorgio.
Stefano
E' sempre un piacere ;-)
RispondiEliminaProssima volta, per restare in Liguria: Sciacchetrà delle Cinque Terre!