Il Primo maggio è sempre il Primo maggio.
Quando poi s’incontrano nell’ordine:le previsioni di una bella giornata, tutto il Melmo Group al completo che non parte per la gita fuori porta, un giardino dove “sbraciare” allegramente…il piu’ è fatto !
Mancavano un paio di scuse, ove ne occorressero realmente, per organizzare…ed allora ho buttato in caciara che due di noi sarebbero stati assenti per un bel po’ e che il giorno dopo sarebbe stato il mio compleanno.
Detto…fatto !
Ai nastri di partenza di un giovedì perfettamente riscaldato dal sole, con la brace che riscaldava la mitica bruschetta e cuoceva la carne saggiamente scelta per l’occasione, il Melmo Group si appassionava a confrontare tre Sagrantini e tre grandi toscani.
Lo sappiamo che non si deve fare..lo sappiamo.
Tutte quelle menate: quelli fanno botta grande, gli altri solo barrique.
I toscani tradizionali peccano di concentrazione, i sagrantini hanno un estratto secco da far impallidire tutti gli altri vini…
Sappiamo tutto, o almeno ci vantiamo di sapere qualcosina, ma il Melmo Group è soprattutto gogliardia, “spirito d’avventura” e voglia di confronti “estremi” e non giustificabili sulla carta.
In altre parole:
“Lo sappiamo, siamo bischeri, ma a noi piace così !”
Chi riconosce il film di questa battuta, vince una partecipazione al prossimo Melmo-Day pagata da Stefano…
I tre Sagrantini erano il Colpetrone anno 2001, il Terrae Sacratum anno 2001 ed il Collepiano Arnaldo Caprai anno 2004.
Dall’altra parte ad accendere la fantasia enoica del gruppo, la toscana rispondeva con l’immensa classe del Flaccianello di Tenuta Fontodi anno 2003, con il Guado al Tasso Antinori anno 1996 e con il Brunello di Montalcino de Le Manioche anno 1999.
Prima ancora di cominciare, patatine e brindisino fugace, poi il primo piatto era la mitica pasta “A li mortacci” condita con poche cose semplici, ma efficaci: peperoncino della Costiera Amalfitana fatto essiccare, pecorino di Castelluccio di Norcia, pomodorini Datterini di agricoltura biologica ed olio di frantoio dell’ultima spremitura.La pasta ovviamente…Garofalo !
Qualcuno dei presenti ha giustamente evidenziato che fosse poco piccante, ma ciò era dovuto al fatto che un alta soglia di piccantezza non avrebbe garbato all’assaggio dei vinelli sopra citati.
Ovviamente, per noi, la degustazione è partita dai Sagrantini con quest’ordine: Colpetrone, Terrae Sacratum e Collepiano.

Il Colpetrone colpiva soprattutto una parte femminile del gruppo, ma lasciava molto perplessi il sottoscritto ed almeno altri due partecipanti al “banchetto”.
Non che si possa parlar male di questo vino, ma continuo a ritenere che la sua fama sia maggiore della bontà che esprime.Giudizio personale questo e, come gli altri che esprimerò, sindacabilissimo.
Il Terrae Sacratum era ancora piu’ deludente.
Questo vino, che in questa annata ha ricevuto da me in altre situazioni encomi ed elogi, si presentava scarico e svuotato…in ogni senso.
Sembrava come aver perso tutto ed esser giunto alla fine del binario qualche mese fa.Probabilmente è un vino che non “tiene” l’invecchiamento in cantina ed averlo tenuto così tanto a riposare potrebbe averlo prosciugato della sua verve…
Visto che ho altre bottiglie in cantina dello stesso anno, vi potrò confermare il giudizio a breve.
Il Collepiano Caprai, come previsto e prevedibile, ha messo tutti, o quasi, d’accordo.
Il 2004 conferma le ottime potenzialità del prodotto e riesce a far intravedere per il futuro una maturazione addirittura migliore del 2001 e del 1999.
Anni che personalmente ho giudicato molto, ma molto molto, bene.
In effetti la cosa che colpisce è la sua già evidente maturazione che però non è eccessiva e permette di gustare a fondo il bouquet di profumi e di aromi che il Collepiano sprigiona.
Quando irrompe la Toscana sulla tavolata, la carne è già padrona da un po’ delle “canasse masticanti” del gruppo.

E così che tra una salsiccia ed una spuntatura, una spuntatura ed una braciola, una braciola ed una bistecca…si finisce per optare per piu’ bicchieri a testa per poter confrontare i toscanacci.
I calici sulla tavola si moltiplicano come pure i commenti e le polemiche sugli assaggi che si susseguono.
C’ è da dire che una nota molto positiva del gruppo è rappresentata dal poco accordo che generalmente si ha sulle “bocce” che si sturano.
Il confronto è serrato, i giudizi talvolta opposti e questo sicuramente alza il volume degli incontri enoici che, purtroppo, di rado facciamo.
Premesso ciò le considerazioni che seguiranno sui toscanacci sono molto personali e per niente frutto di conclusione del Melmo’s Gruop…
Cominciamo con il Flaccianello…mi viene in mente il proverbio che recita”Chi ben comincia…è a metà dell’opera !”.
Il Flaccianello fa corsa a se…rimane nella sua generosa bontà intrigante e abbastanza inraccontabile.
Piace o non piace.Si fa amare o si fa odiare. Si ricorda, oppure si dimentica subito.
Per me è veramente buono e nella mia top ten di ricordi enoici un posto ce l’ha sempre assicurato.
Sul Brunello di Montalcino de Le Macioche, chi mi conosce e mi sopporta, sa bene come la penso:
e’ un fantastico Brunello di Montalcino !
E’ l’emblema della Tradizione con la T maiuscola, e non mi stancherò mai di ripeterlo.
Qualcuno lo definisce il Biondi-Santi dei poveri, io me ne frego e dico che, sul base, il nobile Biondi- Santi deve stare molto attento, ma molllllto attento.
In quanto ormai l’allievo ha decisamente messo la freccia e viaggia ad una velocità doppia…
Sul Guado al Tasso, ricordiamo annata 1996, luci ed ombre.
Il colore ha i riflessi granati che a me garbano, il naso si dimostra molto chiuso, almeno all’inizio, per poi darci velocemente note di frutta rossa ed a seguire cioccolato amaro netto.
Nella circostanza fa la sua “figura” ,ma l’annata non mi è sembrata particolarmente adatta ad essere elogiata eccessivamente.
Nella memoria deve fare "a cazzotti" con la freschezza acerba dell’annata 1998, bevuto da poco, e con l’eccellente tannino, fine ed elegante, che mi ha regalato l’annata 1995.
Dunque luce poca ed ombre, soprattutto di recenti bevute di altre annate, tante.

Mentre calava la sera ed il sole si nascondeva dietro la magnolia piu’ grande del giardino, ancora si discuteva animatamente dei piu’ e dei meno della degustazione.
Ma ormai gli spiriti erano quietati e tra una considerazione e l’altra, qualcuno si ricordava addirittura che la lavatrice aveva finito il ciclo di lavaggio da pochi minuti…
Marco.