venerdì 18 maggio 2007

Tracciabilità e rintracciabilità


Si parla spesso di tracciabilità e rintracciabilità dei prodotti, spesso senza cognizione di causa, spesso confondendo i due termini e spesso senza saperne effettivamente apprezzare l'utilità. Posto questa breve disamina (anche se fare un sunto delle normative europee ed italiane non è semplice) sperando che sia utile a chi non ne sa molto.

Dal 1 gennaio 2005, è entrata in vigore la legge sulla tracciabilità o rintracciabilità di cui Reg. CE 178/2002. Gli operatori del settore alimentare e dei mangimi devono essere in grado di individuare chi abbia fornito loro un alimento, un mangime, un animale destinato alla produzione alimentare o qualsiasi sostanza destinata o atta a entrare a far parte di un alimento o di un mangime. A tal fine gli operatori devono disporre di sistemi e di procedure che consentano di mettere a disposizione delle autorità competenti le informazioni che consentono di individuare e sorvegliare i rischi che hanno un’incidenza diretta o indiretta sulla sicurezza degli alimenti.

Il Regolamento europeo 178/2002 "stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l'Autorità europea per la sicurezza alimentare e ne fissa la procedure". Il regolamento "disciplina tutte le fasi della produzione, della trasformazione e della distribuzione degli alimenti" (e dei mangimi) e in particolare l'articolo 18 prevede - dal primo gennaio 2005 - la rintracciabilità aziendale di qualsiasi prodotto alimentare (e anche di parti di esso). Nel comma 4 si specifica che "gli alimenti o i mangimi che sono immessi sul mercato della Comunità o che probabilmente lo saranno devono essere adeguatamente etichettati o identificati per agevolarne la rintracciabilità ". L'etichettatura è dunque uno dei temi centrali per garantire la sicurezza e l'igiene del prodotto sul mercato.

Per alcuni settori la rintracciabilità è giù cogente: per le carni bovine, per il settore ittico, per le uova; un più recente decreto disciplina un sistema di rintracciabilità del latte, altri regolamenti si riferiscono agli OGM.

Tracciabilità e rintracciabilità sono termini simili, ma di diverso significato, anche se spesso vengono utilizzati quasi come sinonimi. Sono strumenti cui affidarsi per garantire la trasparenza della filiera agroalimentare. La tracciabilità può essere considerata la capacità di un'organizzazione di lasciare tracce" dei flussi materiali lungo il percorso" produttivo. La rintracciabilità definita la capacità di ricostruire la storia di un alimento, partendo da un qualsiasi punto della filiera produttiva e, nello specifico, rappresenta il processo da valle a monte.
Per attuare un sistema di rintracciabilità bisogna spiegare che cosa si intende per profondità e per estensione della rintraccibilità di filiera.
Per profondità della filiera si intende la definizione dell'origine e della fine della filiera, includendo le organizzazioni coinvolte e le fasi produttive connesse. Per estensione della rintracciabilità di filiera si intendono i componenti rilevanti che possono includere le materie prime, gli additivi, i semilavorati ed i materiali di imballaggio. Sulla base della norma UNI 10939 un'organizzazione appartenente alla filiera (generalmente l'ultima azienda produttrice) può richiedere la certificazione di conformità alla norma ad un ente di certificazione indipendente.

La certificazione di rintracciabilità di filiera rappresenta per le imprese e la distribuzione un vantaggio competitivo che differenzia e valorizza l'offerta al consumatore. E' un'informazione trasparente che rappresenta un segno tangibile per il consumatore attraverso chiare informazioni in etichetta. Questo strumento può pertanto divenire un'arma competitiva per i prodotti italiani sui mercati internazionali permettendo di dimostrare la specificità delle produzioni agroalimentari di qualità .


Un piccolo commento personale a margine: nella foresta delle leggi e regolamenti europee ed italiane, questo mi sembra un provvedimento utile, ad alcune condizioni. L'utilità sta nel fatto che tutti gli imbroglioni che dichiarano di usare solo prodotti italiani, se proseguono su questa strada, dichareranno il falso e ne subiranno le debite conseguenze. La condizione è però che nessuno da solo riesce a fare niente: allora si spera che le associazioni di consumatori diventino sempre più forti e meno politicizzate e ci aiutino in quest'opera di controllo.

Stefano

PS Quell'immagine del prosciutto a inizio post mi mette una fame........

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