venerdì 25 maggio 2007

I marchi di qualità








Alzi la mano chi non ha mai fatto confusione tra doc, dop, igt e altri marchi! Addirittura gli acronimi sono spesso confusi con altri che non c'entrano nulla tipo cct (certificati di credito del tesoro) cts (centro turistico studentesco) e coì via. C'è chi come il sottoscritto che fino a un po' di tempo fa pensava che il DOC fosse una contrazione di "ad hoc". Insomma, c'è n'è per tutti i gusti e non fate gli enogastrosboroni, perché nessuno nasce imparato! Cerchiamo di fare un po' di chiarezza in merito, allora.


Anzitutto gli acronimi di questo tipo sono veri e propri marchi, come comunemente li conosciamo. Un marchio è, per Wikipedia, un qualunque segno suscettibile di essere rappresentato graficamente, in particolare parole, compresi i nomi di persone, disegni, lettere, cifre, suoni, forma di un prodotto o della confezione di esso, combinazioni o tonalità cromatiche, purché siano idonee a distinguere i prodotti o i servizi di un'impresa da quelli delle altre. Nell'ambito dei marchi rientrano i c.d. marchi di qualità, ossia quelli che hanno la funzione di certificare che il prodotto sul quale è apposto abbia determinate caratteristiche qualitative e/o sia stato prodotto seguendo determinati procedimenti. Tra questi rientrano:


(1) Il marchio CE attesta che il prodotto su cui è apposto è conforme a tutte le direttive comunitarie ad esso applicabili;







(2) Il marchio di origine, nato per la promozione e la tutela dei prodotti agroalimentari, che si articola a sua volta in:



DOP - Denominazione di Origine Protetta (PDO - Protected Designation of Origin), identifica la denominazione di un prodotto la cui produzione, trasformazione ed elaborazione avvengono in un'area geografica determinata.
es. di prodotti DOP: prosciutto di parma, pecorino sardo, mozzarella di bufala campana;

IGP - Indicazione Geografica Protetta (PGI - Protected Geographical Indication), identifica la denominazione di un prodotto di cui almeno uno degli stadi della produzione, trasformazione o elaborazione avviene in un'area geografica determinata.
es. di prodotti IGP: lardo di Colonnata, pomodoro di Pachino
STG - Specialità Tradizionale Garantita (TSG - Traditional Speciality Guaranteed), ha il compito di valorizzare una composizione tradizionale del prodotto o un metodo di produzione tradizionale, ma non fa riferimento ad un'origine.
es. di prodotti STG: mozzarella



Questa categoria di marchi non deve essere registrata, ma la tutela deriva da apposite leggi. Una curiosità: l'Italia attualmente vanta il primato europeo tra i prodotti DOP, IGP e STG.
Questo sistema di tutela introdotto dalla legislazione europea nel 1992 è molto simile ad alcuni sistemi già presenti in alcuni stati europei: in Italia dal 1963 è in vigore la Denominazione di Origine Controllata (DOC), in Francia esiste l'Appellation d'Origine Contrôlée (AOC), in Spagna la Denominación de Origen.




La Denominazione di Origine Controllata (DOC) è un sistema di certificazione nazionale della qualità di prodotti agroalimentari. In seguito all'entrata in vigore nel 1992 dei marchi DOP, IGP e STG questo sistema di certificazione è stato utilizzato esclusivamente per contraddistinguere i vini di qualità:
- Vini a Denominazione di Origine Controllata e Garantita: il marchio DOCG indica il particolare pregio qualitativo di alcuni vini DOC di notorietà nazionale ed internazionale. Per la certificazione DOCG sono richiesti requisiti tra i quali l'imbottigliamento nella zona di produzione e in recipienti di capacità inferiore a cinque litri
es. Chianti, Spumante Franciacorta;
- Vini a Denominazione di Origine Controllata: il marchio DOC indica vini di qualità originari di zone limitate richiamate nel nome del vino. Le caratteristiche enochimiche (estratto secco, acidità totale,...) ed organolettiche (colore, odore, sapore) devono rispettare precisi requisiti fissati dai Disciplinari di Produzione;


es. Dolcetto D'alba, Sangiovese di Romagna;

In Italia ci sono attualmente oltre 300 DOC e più di 20 DOCG. Per l'elencazione si rimanda a siti specializzati.


Ad un livello inferiore rispetto ai vini DOCG e DOC si posizionano i Vini ad indicazione Geografica Tipica: il marchio IGT indica vini da tavola di qualità prodotti in aree generalmente ampie. I requisiti sono meno restrittivi di quelli richiesti per i vini DOC. Ricordiamo che la categoria "vino da tavola", a differenza del vino di qualità, identifica i vini prodotti con uve autorizzate, senza dover rispettare particolari disciplinari di produzione; si tratta dei vini da tavola "veri e propri", cioè quelli generici di qualità più modesta, che possono riportare sull'etichetta la sola indicazione "Vino da tavola" ed il nome o la ragione sociale dell'imbottigliatore; facoltativamente possono riportare l'indicazione del colore (Bianco, Rosato, Rosso), ma non il o i vitigni utilizzati e l'anno di produzione.



C'è infine il marchio biologico: ne esistono di vari tipi sia pubblici come il marchio Agricoltura biologica sia marchi privati. Questi ultimi indicano il rispetto del regolamento comunitario oppure l'adozione di norme più restrittive.
Agricoltura biologica, è un marchio regolato dal regolamento CEE n.2092/91. Può essere apposto volontariamente dai produttori di prodotti sottoposti a un controllo e risultati composti da ingredienti di cui almeno il 95% ottenuti con il metodo biologico. L'agricoltura biologica considera l'intero ecosistema agricolo, sfrutta la naturale fertilità del suolo favorendola con interventi limitati, promuove la biodiversità dell'ambiente in cui opera ed esclude l'utilizzo di prodotti di sintesi (salvo quelli specificatamente ammessi dal regolamento comunitario) e organismi geneticamente modificati.
Tra i marchi privati:
Garanzia Biologico Amab, dell'Associazione Mediterranea Agricoltura Biologica;

Controllo Biologico, del Consorzio per il Controllo dei prodotti biologici;
Bioagricert;
Garanzia Aiab;
Demeter;

Stefano


4 commenti:

  1. Ciao Stefano,

    puntuale e preciso come sempre, complimenti!

    Volevo aggiungere una cosa a proposito delle IGT del vino. Ultimamente c'è la tendenza di molte cantine produttrici di identificare con la IGT il loro prodotto di punta. E' infatti vero che il disciplinare è meno restrittivo delle DOC o delle DOCG, ma d'altro canto consente all'enologo di spaziare con la fantasia e l'estro e di sperimentare abbinamenti di uvaggi o metodi di vinificazione "originali".

    Tutto per dire - perché in moltissimi me lo chiedono - che IGT non è sinonimo di vino di bassa qualità...anzi a volte è proprio il contrario...bisogna valutare caso per caso, cantina per cantina e soprattutto...usare il metodo empirico...provare provare e ancora provare.

    Ciao
    Emanuela

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  2. Grazie Emanuela, hai fatto bene a precisarlo. Fantastico avere un sommellier nella squadra!

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  3. Stefano sei proprio un secchione!!!
    Evviva Emanuela e il motto "provare provare provare"! ; )

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  4. Mi sono semplicemente informato sui...fatti! :) Sto per preparare un pezzone....

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