La prima parte è stata pubblicata venerdi 19 settembre 2008.
Certo i paesaggi sono sempre fantastici, il sentiero seppur irto e sconnesso, regala di continuo scorci suggestivi, ma ho messo le scarpe da passeggio e i miei cari "piedi dolci" cominciano a farsi sentire.
Pazienza.
Ripartiamo dalla prima tappa verso le tappe due e tre del giro, che mi dicono essere molto vicine tra loro.
Qui il sentiero è un pochettino migliore, dopo un po' diventa una strada asfaltata...
Di ombra neanche a parlarne ed ogni tanto bisogna fare attenzione alle motorette ed alle macchine che sfrecciano.
Tra me e me penso che "...dovrebbe mancare ancora molto al prossimo maso, non puo' arrivarci la strada asfaltata..."
Passano pochi minuti e mi accorgo di essere proprio retrogrado.
Questo cartello ci avvisa di essere arrivati al secondo maso.
Storco il naso, ma poi penso"Se non altro ci sarà ombra e una panca per riposare..."
SBAGLIATO !
E' ormai l'ora di pranzo e tutte le panche sono stracolme.
Stracolme si, perchè se son stati spesi pochi soldi per fare i parcheggi, lo stesso non si puo' dire di quelli spesi in pubblicità.
Nell'unico spicchietto d'ombra che ricaviamo appoggiandoci ad un alberello rinsecchito, riusciamo a dare la frutta a Sofia.
Quando abbiamo appena finito e già pregusto la possibilità di sedermi a terra come un naufrago, arriva una simpatica coppia, mi sembra di Padova, che ci chiede la possibilità di fare altrettanto.
"Ma figuratevi...prego!".
E li ho ripensato a "Scherzi a parte"...
Va bene dai...ci son state anche cose belle e buone.
Mentre davamo la frutta a So-So, i suoi nonni e i genitori di Emanuela son riusciti a prendere un pane speciale sfornato li-per-li dal fornaio del posto.
Un pane particolare con dentro fichi e uvetta: buono.
Non ricordo lo sproposito che costava, ma buono.
Si riparte per arrivare alla terza tappa del giro che dista praticamente duecento o trecento metri.
Si deve percorrere solo un piccolo saliscendi.
Al sole ?Certo, che domande!
Ribadisco che l'atmosfera è unica e che non c'è un filo d'erba messa male.
Panorama e pulizia del posto sono sempre da dieci in pagella e ogni volta che mi sale la pressione, mi basta guardarmi attorno per rimandarla giu'.
La terza tappa è un maso vero e proprio.
O meglio, è stato un maso vero e proprio.
Ora è al centro di una nuova costruzione, in parte da ultimare, che lo ingloba e che stona decisamente con la "poesia" del maso stesso.
Di tavoli all'ombra neanche a parlarne.
In verità i tavoli in totale sono pochi, ne conterò meno di cinque all'ombra ed il resto sotto il sole.
A questa tappa facciamo incetta di dolciumi fritti tipici, preparati e cotti sul posto.
Emanuela e Marco fanno una discreta fila per accaparrarsene delle piccole porzioni che vengono divise equamente.
Tutto in piedi e sotto una specie di impalcatura dei lavori...di cui sopra.
Quando ripartiamo abbiamo in bocca il dolce sapore della marmellata e l'odore addosso del fritto, ma anche stavolta sappiamo che la fermata successiva sarà abbastanza vicina.
Contornati da splendidi panorami arriviamo alla quarta tappa in poco tempo, ormai del gruppo di gitanti che eravamo all'inizio non c'è piu' traccia.
Chi prima, chi dopo si è organizzato da solo, segno evidente che la "pesantezza" della guida non era fastidiosa soltanto per me.
Per raggingere questa tappa il sentiero diventa decisamente campestre, ma pianeggiante.
Per ogni "bivio" c'è una freccia che t'indica la giusta via.
E poi la maggior parte della strada la si fa accanto ad una steccionata, sbagliare non è impossibile, ma, oggettivamente, molto difficile.
Arrivati alla quarta tappa, decidiamo di proseguire senza fermarci.
Casualmente i genitori di Emanuela hanno riconosciuto tra i "passeggianti" dei cugini che da tempo non vedevano e gli stessi hanno consigliato, fortemente, di mettere qualcosa sotto i denti presso l'ultima tappa della "Segra da paur".
In fondo anche per questo maso non è che ci fosse molto il senso dell'esser isolato...
La strada per arrivare all'ultima tappa la ricordo breve, forse perchè tutta un po' in discesa e con pezzettini all'ombra.
Arrivati a destinazione riusciamo a farci montare un tavolo in un lembo d'ombra.
Qui il posto è attrezzato bene.
E' attrezzato come si attrezzano le nostre piazze durante una festa di paese.
Lo spazio è maggiore,ma la maggioranza dei tavoli è sempre al sole.
Ne fa le spese una turista che, presumo stanca di aspettare un tavolo all'ombra, prova a mangiare al sole con il risultato di uno svenimento-collasso.
Dopo circa dieci minuti di spavento collettivo, la donna si riprende e dopo circa mezz'ora arriva anche l'autoambulanza che se la carica e se la porta via.
Noi diamo il pranzo a Sofia che riesce poi ad addormentarsi e cominciamo a ragionare su cosa mangiare .
Non c'è fila alla cassa e, a dir la verità, non c'è fila neanche al bancone dove vengono date le pietanze.
Per un motivo: non riescono a cambiare la bombola del barbecue ed è da un pezzo che non distribuiscono piu' cibo.
Insomma tra la prima pietanza e l'ultima che riusciamo a mangiare, passa molto tempo.
Quando l'ultimo finisce, il primo ha digerito.
Le "portate" sono buone, ma è pur vero che si spende quasi come al ristorante.
Ad allietare la compagnia tutta, c'è un piccolo complesso musicale,con divise tipiche del posto, che si caratterizzerà per due motivi: le stonature e le pinte di birra vuote ai piedi di ognuno dei musicanti che tra un pezzo e l'altro trincano di brutto.
Per loro la scusante è che la birra alla spina è veramente buona.
Talmente buona che vicino al chioschetto che la "spilla", molti sono laceri e molti sono contusi.
Uno,talmente ubriaco da far paura, addirittura si mette a far pipì a due metri dal nostro tavolo senza che nessuno dell'organizzazione dica o faccia niente.
Cose dell'altro mondo ?
Non ci credete ?
Ed invece è vero...
La strada che ci riporta al punto di partenza è tutta in discesa su brecciolino bianco.Evito un paio di capitomboli solo perchè l'Angelo Custode mi sorregge.
Incontriamo alcune bellissime mucche...
...e costeggiamo case con attrezzi tipici.
La strada è un po' lunghetta ed è sempre sotto il sole.
In piu' la panza è piena e il passeggino di Sofia è difficilmente manovrabile sulla discesa-brecciolinata.
Ma volete mettere voi che ad un certo punto, ormai stanco e assetato, lì sulle montagne in mezzo alle Alpi, ho potuto bere acqua dalla sorgente così come la natura la fa sgorgare ?
Non pensateci un attimo.
Appena in piazza, ho comprato una bottiglietta da 0.5 di minerale per un euro e venti centesimi.
Era anche un po' calda...
Marco.
Storia decisamente divertente ed in piu' ho fatto incetta di foto-dekstop...
RispondiEliminaGrazie.
Per dire che qualcuno ha fatto i bisogni vicino-vicino ci vogliono le prove...come mai non l'hai fotografato ?
RispondiElimina:)
Ma sta gita è stata una tragedia ??????
Fabio.
La mucca è bellissima,
RispondiEliminail resto...insomma !
Zio Luciano.
eh, quanto la fai lunga...
RispondiEliminala prossima volta vai mare, no?
:)
Stefano
eh, quanto la fai lunga...
RispondiEliminala prossima volta vai mare, no?
:)
Stefano
Ciao...torno da una tragica settimana in Sardegna (per lavoro) per quello non ho commentato prima.
RispondiEliminaIo ero in vacanza con Marco e devo dire che non ho vissuto niente di così tragico!
Spero presto di riuscire a scrivere la mia rece della vacanza (che è durata 14 giorni e non solo uno!)
ciao ciao
Manu
Oddio...Manu è troppo buona !
RispondiEliminaMa già il fatto che non smentisca niente della disavventura, la dice lunga...:)
Marco.
"Talmente buona che vicino al chioschetto che la "spilla", molti sono laceri e molti sono contusi."
RispondiEliminaA questo punto pensavo di morire...
Complimenti di nuovo Marco, a quando un altro pezzo così ?
Paola.