Sabato sera Io e Simo, siamo andati, insieme a quattro simpaticissimi nostri amici( Ilaria, Agostino, Cristina e Giovanni, da ieri sera detto Juan), in un locale romano dal nome originalissimo: Dar Moschino.
Questo locale si trova nel popolarissimo quartiere Garbatella e precisamente in piazza Benedetto Brin al numero civico 5.
La Garbatella, voluta da Benito Mussolini, fu fondata negli anni '20 sui colli che dominano la Basilica di San Paolo fuori le mura e prende il nome, secondo un'ipotesi abbastanza leggendaria (e maliziosa), dall'appellativo dato alla proprietaria (particolarmente "garbata e bella") di un'osteria, o ancora per l'amenità del luogo, o infine, secondo un'ipotesi più scientifica, per il tipo di coltivazione della vite ("a barbata" o "a garbata", appoggiando le viti ad alberi di acero o olmo) in uso sui colli.
L'assetto architettonico trova un giusto compromesso tra l'estetica e la pratica: è un quartiere popolare e popoloso, ma le abitazioni sono collocate, almeno nel nucleo storico, in graziosi villini o palazzine di tre piani al massimo, con grande cura per i dettagli e per la diversificazione degli stili.
L'unica cosa negativa che salta agli occhi è il degrado urbano che colpisce anche questa zona lasciata a se stessa, non curata e soprattutto molto sporca.
Ma torniamo a noi, avevamo prenotato il tavolo per le venti e trenta ed è proprio a quell'ora che , se pur in mancanza di Juan e Cristina, ci sediamo.
La serata è splendida, non fa caldo e un leggero venticello soffia senza mai disturbare sul nostro tavolino all'aperto.
Le poche macchine che sfrecciano a cinque metri dal nostro tavolo, non daranno mai fastidio.
All'arrivo degli ultimi due del gruppo veniamo catturati dalla descrizione del menu' fatta dall'unico cameriere.
Insieme decidiamo di saltare gli antipasti e di buttarci direttamente sui primi:le fettucine fatte in casa alla gricia sono le piu'scelte insieme ad un piatto delle stesse al sugo d'involtino.
In generale, e partendo dal presupposto che se quelle fettucine erano fatte in casa io sono Cristoforo Colombo, non sono male.
Per la gricia alcune porzioni lasciano un po' a desiderare e sotto il piatto c'è uno strano, quanto sospetto, "laghetto" d'olio.
Potrebbe sembrare una stroncatura, ma non lo è: la gricia è buona, con qualche piccolo accorgimento potrebbe diventare memorabile.
Le fettucine al sugo d'involtino divise tra Juan e Cristina, vengono giudicate molto buone.
Passiamo ai secondi.
Io ed Ago optiamo per il pollo alla romana: buono il pollo, piccantino il sughetto, nell'insieme un piatto ben fatto.
Simo ed Ilaria invece si "buttano" su una porzione di polpette al sugo che lasceranno soddisfatta la seconda e perplessa la prima (della serie: di che erano fatte le polpette?).
Juan prende la trippa alla romana, che ha davvero un bell'aspetto, mentre Cristina l'involtino al sugo ripieno di prosciutto e odori.
Non penso di sbagliarmi se dico che entrambi siano soddisfatti alla fine del pasto.
Abbiamo bevuto tre acque e un po' di vino bianco della casa su cui preferirei... sorvolare!
Il conto alla fine sarà di circa 20 euro a testa.
Nel complesso una seratina tranquilla, il posto è caratteristico, la cucina prova ad esserlo tra alti e bassi.Il servizio mi è parso un po' troppo alla mano, ma diligente.
Attendo commenti da parte degli altri commensali....:)
Marco
Ha chiamato il "moschino": ha detto che le fettucine sono fatte in casa e a te ti aspettano al porto di Palos!
RispondiEliminaStefano
Lo sai dove se lo puo' metter il Palos, er Moschino ?
RispondiEliminaCià...cià !!
che buzzurro che sei diventato?
RispondiEliminaStefano