giovedì 4 dicembre 2008

Ricetta di un'infanzia spensierata.

Spesso, quando i problemi del lavoro e la quotidianità frenetica che vivo ora sembrano inghiottirmi e rendere tutto troppo difficile e complicato, ripenso a quando ero una bambina…



Sono nata e cresciuta in una cittadina marchigiana di circa 40.000 abitanti.
I ricordi che ho sono legati in qualche modo ad un odore o ad un sapore, ma sempre e comunque a qualcosa da mangiare. Quando facevo le scuole elementari aspettavo l’estate con un turbinio di emozioni sempre crescenti; era per la libertà che avevamo anche se allora non ne ero certo consapevole.
Mio fratello ed io andavamo a giocare a casa dei nonni di due amici con i loro cugini. Era stata una casa patriarcale di campagna, ma in pieno centro città.
Il padre dei miei due amici era l’ultimo di dodici figli e gestiva la ditta di famiglia che ha sede nella vecchia casa dei genitori, una casa grande con tante stanze per tutti questi figli e con un cortile nel retro pieno di galline e piccioni tutti nei loro gabbioni e con alcuni alberi sui quali ci potevamo arrampicare. Essendo l’impresa di famiglia una ditta di combustibili, lì nel retro c’erano dei vecchi camion per il trasporto del carbone abbandonati ai giochi di noi bambini e dei bambini di questa grande famiglia che ci avevano preceduto.
Per noi era un enorme mondo fantastico in cui creare avventure sempre nuove.
A me piaceva tantissimo cucinare con degli ingredienti un po’… come dire … particolari … come la terra, i fondi del caffè – che sarebbero dovuti servire nell’idea della zia per concimare le piante e che noi puntualmente “rubavamo” quando andavamo a “fare la spesa” – l’erba e i trifogli del prato, i sassi e il mais che sarebbe dovuto servire come mangime per le galline.
Adoravamo le merende che ci preparava mia nonna prima di andare in questo posto magico a giocare e quelle che la zia dei miei amici ci preparava una volta arrivati là….e sì, facevamo tante merende, ma nessuno di noi era in sovrappeso!



Le mie due merende dell’estete erano:

PANE SALE E OLIO E PANE VINO E ZUCCHERO

Le ricette sono semplicissime. Si prende del pane – meglio se del giorno prima. Si fanno delle fette spesse tre dita, ma chiaramente la parte migliore è il fondo del pane (“il culetto” come lo chiamavamo noi) perché lo si può portare fuori senza dover stare troppo attenti che la fetta si spezzi, in modo che così non si perde il ritmo del gioco e nello stesso tempo si continua a fare merenda.
Le fette si passano velocemente sotto l’acqua fredda per ammorbidirle e poi si condiscono. Le due varianti sono con olio di casa in quantità e sale oppure con lo zucchero e, se eri un pochino più grande anche con una spruzzata di vino bianco, sempre di casa ovviamente.


Adesso che sono cresciuta la passione per la cucina, prevalentemente trasferitami da mia mamma, mi è rimasta eccome e quando torno a casa dall’ufficio, anche se sono stremata e psicologicamente esausta, spesso e, soprattutto, volentieri mi metto ai fornelli.
Poi, quando mi sono laureata 6 anni fa, ho chiesto ai miei genitori un regalo un po’ particolare forse dovuto proprio al pane vino e zucchero: sono diventata sommelier per passione!

Emanuela.

P.S.: il bimbo nelle due foto è mio fratello Gabriele, mentre io sono la ragazzina un po’ seria all’estrema destra della prima foto.

4 commenti:

  1. Che bei ricordi! Pane olio e sale me lo faceva sempre anche mia nonna. Quello con lo zucchero e il vino non l'ho mai provato. Ti farò sapere.

    Stefano

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  2. Questo è forse il piu' bell'articolo che Emanuela ha scritto per noi del Melmo...peccato che prima sia finito da qualche altra parte...

    Dunque una tiratona d'orecchie alla scrittrice, ma anche tante grazie per i momenti che ci dedica, con rivelata franchezza e sincerità, nel fare questi pezzi assolutamente di prim'ordine.

    Marco.

    p.s.non v'aspettate risposte perchè la scrittrice mi risulta dispersa nella bambagia sarda e penso che prima di venerdi non potrà replicare a nessun messaggio...

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  3. Che bello l'articolo!!!Che bei ricordi Manu...io però preferisco i flauti nell'ace:-))))))ancora oggi:-)))

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  4. ciao! sono tornata da quel della Sardegna!!
    Grazie ragazzi, sono contenta che l'articolo vi sia piaciuto....ne ho pronto uno sul pranzo di Natale!!

    ciao ciao
    Manu

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