venerdì 25 gennaio 2008

L'Isola di Santorini ed il suo vino.



Quante volte si rimane incantati con il naso all’in su nel vedere vigne che si arrampicano su pendii vertiginosi oppure vigne in quota e di montagna.
Vi è mai capitato di vedere da dietro il vostro finestrino vigne coltivate su suoli magri di isole arse dal sole e battute dal vento ?
In ogni angolo del mondo c’è qualche vigneto ai limiti dell’impraticabilità, in luoghi difficili, in condizioni ostili al lavoro dell’uomo.
Attraverso la forza e la costanza , talvolta si è riusciti ad offrire ai vitigni la possibilità di dare tutto il loro carattere , dimostrando la straordinaria capacità di adattamento della vite e l’intelligenza ostinata dei produttori.

Il sommo poeta greco Odysseus Elytis la defini’:”figlia di una collera divina.”
Di cosa parlo? Dell’isola Santorini, l’antica Thèra, l’ultima,la più meridionale delle Cicladi.
Da un lato, una falesia a strapiombo sul mare; dall’altro , un pendio arido, quasi senza alberi, con un suolo vulcanico sabbioso molto povero di argilla, trattenuto da terrazzamenti a muretti.
Il sole è bruciante, il vento carico di sabbia, di sale e di iodio.
L‘isola greca dell’arcipelago delle Cicladi, conta circa 10000 abitanti ed insieme a Thirasia e a Kameni ed è cio’ che rimane di un vasto cratere vulcanico, scomparso a causa di una gigantesca esplosione avvenuta nel XVI secolo a.C., con conseguenze devastanti per tutto il Mediterraneo orientale.
L’intorno mozzafiato fa di Santorini un ‘isola eccezionale, visitata da migliaia di turisti ogni estate.
L’isola ha caratteristiche uniche al mondo: le sue vigne possono essere considerate le più antiche dell’intera Grecia con i loro 3000 anni di vita.
Tutte le viti sono autoctone ed hanno in media 60-70 anni, molte sono ultracentenarie e sopravvivono soltanto perché “vivono” in apposite conche scavate nel suolo dall’uomo.




Sottoposte ad un clima molto arido di precipitazioni hanno le loro radici nel terreno sabbioso, poco argilloso e costituito da lava essiccata e sedimenti vulcanici in generale.
L’unica umidità che le piante ricevono è quella delle nebbie estive.
In questa situazione la resa è molto bassa e si attesta intorno ai 28\32 ettolitri per ettaro.
I primi a fare il vino sull’isola sono stati ovviamente i greci, ma da subito il prodotto veniva contrassegnato con un nome ben preciso che ricordava la provenienza del nettare.


Oggi la produzione moderna, grazie agli sforzi di produttori ed agricoltori isolani, è di ottima qualità.
L’uva , al 95% bianca, da un succo dai profumi e gli aromi estremamente concentrati.
Il vino in assoluto più tipico è quello che fu chiamato dai Veneziani Vinsanto.
E ciò perché nel corso del 1200 fu donato al Papa ed utilizzato per ufficiare la santa messa.
Il Vinsanto si gusta ben freddo a fine pasto accanto al dessert; prende vita da uve leggermente appassite, dall’inconfondibile colore giallo caramello.
Da una miscela di uve, la Assyrtico, la Athiri e la Aidani, nasce il Nykteri, un bianco secco ugualmente tradizionale dell’isola.
Il suo affinamento avviene in botti di rovere e a seconda del periodo dell’affinamento si può gustare con diverse pietanze.
Se esso è breve con tutta la serie di antipasti di mare, altrimenti va bene con pesce arrosto, molluschi e crostacei.

Molto di più di quello che vi posso raccontare lo potete scoprire nel bellissimo museo Knoutsogianopolulos dedicato proprio alla storia del vino .
La costruzione di questo museo, unico al mondo perché si districa dentro 300 metri di gallerie che scendono fino a cinque metri di profondità, ha richiesto circa vent’anni.
Oggi, visto l’interesse che desta, è ancora in allargamento ed all’interno si possono degustare e comprare vini e prodotti tipici dell’isola.

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