sabato 30 giugno 2007

La pista di sabbia, di Andrea Camilleri.



Ritorna il Commissario Montalbano con le sue manie, le sue paure, il suo mondo fatto di triglie ben cotte, colleghi antipatici e casi da risolvere.
Tutto comincia sulla spiaggia di Marinella: davanti alla finestra del nostro amato Commissario ci sarà per qualche minuto la carcassa di un cavallo morto e tanto basterà...
Qualche personaggio nuovo, la solita Sicilia e Montalbano che invecchia e come il buon whisky diventa sempre migliore.

Un libro che mi ha fatto fare un sacco di risate, che vola via tra una pausa pranzo e l'altra.
Ovviamente, consigliatissimo.


La pista di sabbia, Sellerio editore, prezzo 12 Euro.


Marco.

venerdì 29 giugno 2007

Cernia Golosa



INGREDIENTI PER 4 PERSONE.





4 bei filetti di cernia; 700 gr. di zucchine romanesche;1 confezione pronta
di pasta fillo; aglio,prezzemolo,peperoncino, olio extra vergine di oliva e
sale.



Lavare ed asciugare i filetti di cernia perfettamente disliscati. Lavare, sgrondare e tagliare a rondelle le zucchine. In una capiente padella mettere l'olio, le zucchine uno spicchio di aglio tagliato a lamelle, un ciuffo di prezzemolo tritato, sale e a piacere e peperoncino. Cuocere il tutto a fiamma media coperto, mescolando di tanto in tanto fino a cottura.



Nel frattempo accendere il forno e quando avrà raggiunto 180 gradi, infornare la pasta fillo, precedentemente tagliata e separata in otto quadranti e spenellata con un poco di latte. Lasciare cuocere per 5 - 7 minuti. In un altra padella adagiare i filetti di cernia, salare leggermente, coprire ermeticamente e cuocere per 5 - 7 minuti a seconda della grandezza.



Quando tutto sarà pronto preparare il piatto: adagiare sul fondo un quadrato di pasta fillo e poggiarvi sopra un filetto di cernia sul quale verrà messa una generosa cucchiaiata di zucchinecoprire con un altro quadrato di pasta fillo. Il piatto è pronto !!!



BUON APPETITO



a cura di Eugenio (lo scrivano) e Adriana (chef)


PS purtroppo non ho potuto fare la foto al piatto, quindi l'immagine sopra non si riferisce alla pietanza in oggetto. Tuttavia il procedimento è abbastanza semplice ed intuitivo e la presentazione è anche frutto della fantasia personale.

giovedì 28 giugno 2007

Una serata...Dar Moschino !!!

Sabato sera Io e Simo, siamo andati, insieme a quattro simpaticissimi nostri amici( Ilaria, Agostino, Cristina e Giovanni, da ieri sera detto Juan), in un locale romano dal nome originalissimo: Dar Moschino.
Questo locale si trova nel popolarissimo quartiere Garbatella e precisamente in piazza Benedetto Brin al numero civico 5.
La Garbatella, voluta da Benito Mussolini, fu fondata negli anni '20 sui colli che dominano la Basilica di San Paolo fuori le mura e prende il nome, secondo un'ipotesi abbastanza leggendaria (e maliziosa), dall'appellativo dato alla proprietaria (particolarmente "garbata e bella") di un'osteria, o ancora per l'amenità del luogo, o infine, secondo un'ipotesi più scientifica, per il tipo di coltivazione della vite ("a barbata" o "a garbata", appoggiando le viti ad alberi di acero o olmo) in uso sui colli.


L'assetto architettonico trova un giusto compromesso tra l'estetica e la pratica: è un quartiere popolare e popoloso, ma le abitazioni sono collocate, almeno nel nucleo storico, in graziosi villini o palazzine di tre piani al massimo, con grande cura per i dettagli e per la diversificazione degli stili.
L'unica cosa negativa che salta agli occhi è il degrado urbano che colpisce anche questa zona lasciata a se stessa, non curata e soprattutto molto sporca.

Ma torniamo a noi, avevamo prenotato il tavolo per le venti e trenta ed è proprio a quell'ora che , se pur in mancanza di Juan e Cristina, ci sediamo.
La serata è splendida, non fa caldo e un leggero venticello soffia senza mai disturbare sul nostro tavolino all'aperto.
Le poche macchine che sfrecciano a cinque metri dal nostro tavolo, non daranno mai fastidio.
All'arrivo degli ultimi due del gruppo veniamo catturati dalla descrizione del menu' fatta dall'unico cameriere.
Insieme decidiamo di saltare gli antipasti e di buttarci direttamente sui primi:le fettucine fatte in casa alla gricia sono le piu'scelte insieme ad un piatto delle stesse al sugo d'involtino.
In generale, e partendo dal presupposto che se quelle fettucine erano fatte in casa io sono Cristoforo Colombo, non sono male.
Per la gricia alcune porzioni lasciano un po' a desiderare e sotto il piatto c'è uno strano, quanto sospetto, "laghetto" d'olio.
Potrebbe sembrare una stroncatura, ma non lo è: la gricia è buona, con qualche piccolo accorgimento potrebbe diventare memorabile.
Le fettucine al sugo d'involtino divise tra Juan e Cristina, vengono giudicate molto buone.
Passiamo ai secondi.
Io ed Ago optiamo per il pollo alla romana: buono il pollo, piccantino il sughetto, nell'insieme un piatto ben fatto.
Simo ed Ilaria invece si "buttano" su una porzione di polpette al sugo che lasceranno soddisfatta la seconda e perplessa la prima (della serie: di che erano fatte le polpette?).
Juan prende la trippa alla romana, che ha davvero un bell'aspetto, mentre Cristina l'involtino al sugo ripieno di prosciutto e odori.
Non penso di sbagliarmi se dico che entrambi siano soddisfatti alla fine del pasto.
Abbiamo bevuto tre acque e un po' di vino bianco della casa su cui preferirei... sorvolare!
Il conto alla fine sarà di circa 20 euro a testa.


Nel complesso una seratina tranquilla, il posto è caratteristico, la cucina prova ad esserlo tra alti e bassi.Il servizio mi è parso un po' troppo alla mano, ma diligente.
Attendo commenti da parte degli altri commensali....:)

Marco

mercoledì 27 giugno 2007

Pomodori al gusto di rosa? Brrrrr....


Da Corriere.it




Un gruppo di ricercatori israeliani ha messo a punto dei pomodori geneticamente modificati alla rosa o al limone. E a quanto pare i nuovi ortaggi incontrano il gusto dei consumatori. Lo rivela la rivista britannica Nature Biotechnology che riporta come i volontari chiamati a gustare i pomodori aromatizzatli li abbiano trovati «molto buoni».




Tra le 82 persone scelte per comparare questi pomodori transgenici con altri normali, quasi tutte sono state in grado di distinguere la differenza, e hanno descritto il nuovo gusto come di «profumo», «rosa», «geranio» o «citronella». I pomodori geneticamente modificati - realizzati da una equipe del centro di ricerca Newe Yaar, diretto da Efraim Lewinsohn - sono stati preferiti da 49 dei volontari, mentre 29 hanno trovato migliori i cari e vecchi pomodori di sempre.




Questi pomodori Ogm sono più rosa che rossi perchè contengono due volte meno lycopene, un antiossidante che dona all'ortaggio, quello tradizionale, il suo bel colore rosso e che per di più fa molto bene alla salute. Di contro, le nuove creature hanno più terpenoidi, composti organici che ne allungano la conservazione. Dunque, se dovete partire per un lungo viaggio, potrete senz'altro mettere qualcuno di questi pomodori geneticamente modificati nella valigia: si conserveranno a lungo e vi profumeranno la biancheria di rosa o di citronella. Per il momento, però, non sono in vendita.




Non so a voi ma la cosa mi da un pò i brividi. Anche se per alcuni studiosi gli ogm potrebbero risolvere tanti problemi di fame nel mondo, a me l'idea di mangiar qualcosa del genere porprio non va giù (in tutti i sensi...). In attesa di un contributo di qualcuno attualmente più qualificato del sottoscritto a parlare degli Ogm, vi segnalo la pagina di wikipedia sull'argomento, molto esaustiva e che presenta entrambi i punti di vista (pro e contro) su questo dibattito.




Stefano

martedì 26 giugno 2007

Conosciamo meglio i Melmo's members...

Oggi è la volta di Andrea.
Motociclista vecchio stile, avvinazzato de robba bbona, e grandissima spalla per un poker in ogni posto, ad ogni ora, in ogni dove...!
Predilige vini e pasti belli corposi, per non dire 'ngnoranti, ma sotto-sotto, ma proprio sotto, guardate bene che non si vede, riposa in lui un'anima pulita di gourmet, votata a nuovi orizzonti enogastronomici e dalla vita bucolica ed agreste.
Perchè ridete...?
E' vero !!!!




1)Cosa pensi del Melmo Club ?

...guardate il pensiero finale

2)Associa un aggettivo ad ogni Melmo’s members:

Stefano: er diplomatico (da buon commerciale);
Igor: er mapo mapo;
Dona: la mia futura moglie (detto tutto);
Roberta: la contessa;
Manena: l’astemia (ma prima o poi ce casca);
Simona: è matta da legare;
Marco: chi??? Ma lo conosco???Ah…si…mi sembra di averlo visto
una volta a cala rotonda,o era cala rossa!?!

3)Il Melmo-day che ti è piaciuto di piu’?

Ogni volta che ne facciamo uno è più bello del precedente.


4)Se potessi scegliere, senza limitazioni, dove organizzeresti il Melmo-day ?

A casa di Igor.


5)Bianchista o Rossista ?

Rosso.

6)Sempre in tema di vini: Nordista o Suddista ?

Sud, per ora…

7)Dacci il tuo podio di…Vino !

Bianco: difficile per ora, uno dei big è l'Arbis Blanc 2005 Borgo San Daniele ma ne devo bere ancora…
Rosso: ho ancora da bere troppo e troppo bene per un podio ,ma uno dei vini che più mi ha impressionato positivamente ultimamente forse è il Gattinara Vigneto Molsino 2001 Nervi, dall'ottimo rapporto qualità prezzo.

8)Sei come Noè che devi salvare l’umanità dal diluvio universale…quale vitigno salvi tra queste coppie:Barolo o Nero D’Avola ?

Barolo anche perché avendone bevuto molto poco continuerei volentieri…ma che tristezza per il mio caro Nero D’Avola !


9)Sangiovese o Sagrantino ?

No, che infame...l’hai messa a posta questa !!
Vabbè Sangiovese per lo stesso motivo di prima...ma il mio sagrantino...farei grande scorta prima comunque.


10) La tavola per te: sofferenza o piacere ?

...e che te lo dico a fare!!!


11)La pietanza a cui non sai proprio resistere ?

La carbonara di Dona.


12)Carne o pesce ?

Carne.



13)Dolce o salato ?

Dolce.

14)Quale personaggio famoso inviteresti al Melmo-day ?

Max Biaggi.

15)Quale città italiana ti stimola l’appetito e a cosa pensi ?

Scontato..., ma Firenze: crostini ,carne e brunello.


16)Abbina una città straniera ad una pietanza.

Parigi , baquette e formaggi che puzzano.

17)Il vino piu’ buono che hai bevuto ?

Troppo difficile rispondo tra un paio d’anni



18)Il miglior locale dove sei stato ?

eh..eh..la Caraffa!!!


19)Sei un appassionato di motociclismo: abbinami due grandi piloti del presente, o del passato, con due tipi di vino che ti piacciono molto.

Wayne Raney – Sassicaia 88
Max Biaggi – Collepiano 2001 Caprai


20)Dimmi il nome di un personaggio famoso che porteresti a cena , dove e cosa berresti ?

Robert De Niro, il locale lo lascio scegliere a lui, il vino: un Sassicaia 88 andrebbe bene, tanto non credo si faccia offrire la cena.


21)Se ti proponessero di fare un lavoro nel campo enogastronomico, accetteresti ?

…penso proprio di si, logicamente retribuito adeguatamente al mio attuale tenore di vita già altissimo.



22)Cosa ti piace e cosa non ti piace del paese in cui vivi ?

Certe volte tanto, altre veramente poco…nel complesso pero’ ogni giorno mi ritengo fortunato nell’essere nato in un paese che ci invidiano tutti.


23)L’ultima, immancabile, alla Marzullo: meglio vincere o convincere ?

Convicere e hai già vinto.



Pensiero finale.

“Vedo nel Melmo club gli uomini più forti e intelligenti mai esistiti, vedo tutto questo potenziale sprecato porca puttana .Un'intera generazione che pompa benzina,che serve ai tavoli o schiavi coi colletti bianchi, la pubblicità ci fa inseguire le macchine o i vestiti ,fare lavori che odiamo per comprare cazzate che non ci servono, siamo i figli di mezzo della storia non abbiamo ne uno scopo ne un posto, non abbiamo la grande guerra ne la grande depressione, la nostra grande guerra è quella spirituale, la nostra grande depressione è la nostra vita. Siamo cresciuti con la televisione che ci ha convinti che saremo diventati miliardari,divi del cinema o rockstar, ma non è così e lentamente lo stiamo imparando e ne abbiamo veramente le palle piene”
(Tyler Durden)

lunedì 25 giugno 2007

Dall'acino alla bottiglia - Parte quarta






Siete attirati dalla vita agreste e bucolica? Vorreste essere padroni di una vigna che produce un gran vino invece di stare a spendere i soldi per quello degli altri? Vorreste scorrazzare con una Panda 4x4 sui terreni di vostra proprietà? Volete provare a tirare fuori un novello…ehm….un nuovo Sassicaia? Se la risposta è si, di seguito, e per altre cinque puntate, una guida dei passi che conducono dalla maturazione all’imbottigliamento. Se la risposta è no (tasci vostra!) leggetela lo stesso: almeno per tutto il tempo che c’ho perso....




QUARTA PARTE: CORREZIONE E TRAVASO




LA CORREZIONE DEI MOSTI


La correzione dei mosti è un argomento di notevole importanza, ed è proprio facendo ricorso a questa pratica che all’enologo è offerta la possibilità di presentare ai consumatori dell’ottimo vino con caratteristiche organolettiche costanti ed inalterabili. Va inoltre ricordato che la composizione di un mosto è notevolmente influenzata dall’andamento stagionale e quindi variabile da annata ad annata. Diventa quindi indispensabile poter ricorrere, nelle annate decisamente negative sotto il profilo qualitativo, a dei procedimenti di correzione dei mosti migliorando le caratteristiche organolettiche dei mosti e quindi dei vini.


Le principali correzioni che è possibile apportare ai mosti sono le seguenti:


- Correzione del grado zuccherino. Un sistema naturale non sempre attuabile per aumentare il tenore zuccherino di un mosto, è quello di posticipare nei limiti possibile il periodo della vendemmia. Un altro sistema che dà buoni risultati è l’impiego dei cosiddetti “mosti concentrati”. I mosti concentrati si ottengono disidratando del mosto con delle particolari tecniche. La soluzione ottimale per l’impiego dei mosti concentrati in vinificazione, è quella di utilizzare mosti concentrati ottenuti scegliendo le uve migliori della zona stessa di provenienza del mosto che si andrà a correggere; così facendo le caratteristiche organolettiche del vino dopo la fermentazione non saranno alterate. Un altro metodo di arricchimento zuccherino dei mosti, consiste nell’aggiunta diretta ai mosti dello zucchero di bietola o di canna, meglio noto come saccarosio. Si osservi che mentre tale aggiunta in Italia non è mai stata consentita, in Francia questa pratica viene largamente impiegata nelle annate scadenti.


- Correzione dell'acidità. Un giusto grado di acidità fissa nel mosto è molto importante in quanto aiuta lo svolgimento regolare della fermentazione alcolica, consente una migliore estrazione della materia colorante della buccia ed inoltre protegge il vino dall’attacco di batteri dannosi. Come per la correzione del grado zuccherino, uno dei sistemi adottati per aumentare il grado di acidità, è quello di anticipare la vendemmia, in modo da avere uve un po’ acerbe e così ottenere una giusta acidità del mosto. Il sistema però maggiormente usato è quello dell’aggiunta di acido tartarico, opportunamente dosato dall’enotecnico. Un’altra pratica oramai in disuso, è quella di aggiungere al mosto scarso di acidità, del gesso (!!!), ossia solfato di calcio. E’ possibile anche diminuire il grado di acidità di un mosto ricorrendo all’utilizzo di appositi sali disacidificanti come il carbonato di calcio o il bicarbonato di potassio. Il sale disacidificante migliore, ed anche il più caro, è il tartrato neutro di potassio.


- Correzione del colore. Parlando della vinificazione si è visto che una pigiatura spinta così come una macerazione prolungata, sono tutte pratiche che aumentano il colore di un mosto e quindi di un vino. Un altro metodo per la correzione del colore di un vino consiste nel ricorrere al “taglio” di questo, in altre parole all’aggiunta di un vino più colorito.


- Correzione del tannino. Questo tipo di correzione si effettua raramente ai mosti, mentre è più opportuna e razionale sui vini finiti che la richiedano. La correzione viene compiuta nel caso di uve provenienti da viti giovani, con molte foglie o provenienti da terreni molto concimati e fertili oppure nel caso di uve peronosperate (ossia malate di peronospora: un fungo ficomicete che insieme all'oidio rappresenta una delle più gravi e diffuse avversità della vite) o ammuffite. Il metodo più usato è quello di utilizzare del tannino in polvere, l’importante è che la qualità sia ottima.


- Correzione delle sostanze azotate. Nel caso l’uva provenga da terreni poveri, sia stramatura o che sia infetta da Botrytis (un altro tipo di fungo, anche se questo ha una versione nobile che influisce positivamente su alcuni vini, ad esempio Sautern, Picolit, Amarone e Recioto: in tal caso si parla di “muffa nobile”), è probabile che il grado delle sostanze azotate sia scarso. Occorre quindi integrarle e normalmente lo si fa aggiungendo al mosto del fosfato biammonico. Nella produzione di vini dolci, come ad esempio gli spumanti, occorre invece ridurre il livello delle sostanze azotate; questo si ottiene favorendo la sfecciatura dei vini con una addizione di tannino. Un altro sistema per la riduzione delle sostanze azotate è quello di far avviare la fermentazione e quindi filtrare il mosto molto rapidamente per alcune volte successive.





TRAVASO


Il travaso del vino consiste nel farlo passare da una botte ad un’altra, allo scopo di liberarlo dal deposito feccioso formatosi sul fondo per sedimentazione spontanea al cessare della fermentazione lenta. Il travaso del vino, oltre a consentire di togliere i sedimenti fecciosi fonte possibile di malattie, ha lo scopo di impedire eventuali fermentazioni anomale in primavera ed in estate con l’innalzamento della temperatura. A seconda del tipo di vino una volta cessata la fermentazione lenta, si effettuano subito 2, 3 o 4 travasi. I travasi si possono compiere in presenza o in assenza d’aria:


- In presenza d’aria, o aperti, si compiono quando i vini sono giovani, ruvidi, dolci, in modo che l’ossigeno dell’aria provochi trasformazioni più rapide che contribuiscono ad ingentilire il vino e liberarlo da eventuali cattivi odori.


- I travasi in assenza d’aria, o chiusi, si compiono per vini delicati e profumati per mezzo di un tubo, o di un sifone, collegato ad una pompa. Un altro sistema per il travaso è quello di mettere in pressione la botte con dell’anidride carbonica e quindi, tramite un tubo, passarlo in un'altra botte. Le operazioni del travaso vanno compiute in giornate serene, asciutte e fresche.

domenica 24 giugno 2007

Voi per chi tifate...?




New Zealand o Alinghi ?

sabato 23 giugno 2007

Storie di fantasmi, di Manuel Vàzquez Montalban



Un libro diviso in tre parti che racconta tre storie diverse.
Il nostro Pepe Carvalho è coinvolto, suo malgrado, in una serie di indagini su casi misteriosi...proprio lui che ama alla follia i piaceri della carne e disdegna quelli dello spirito.
Il primo racconto (Una sconosciuta che viaggiava senza documenti) narra di una giovane autostoppista bionda e indolente che, per almeno sette volte, secondo le denunce raccolte dalla Guardia Civile, prima salva da un incidente mortale il guidatore che l'ha caricata e poi scompare.
Sarà l'ottava volta, fatale ,a svelare il mistero.
Il secondo racconto (La nave fantasma) si svolge a largo delle Canarie, tra armatori, pescatori di tonni, e ricette da gourmet; l'antica leggenda del vascello fantasma si salda a un tema di attuaità.
Infine il terzo (Pablo e Virginia) ove dei finti declassati e contrabbandieri, finti caprai ed ex mercenari allestiscono una macabra scena da rito satanico per depistare le immagini.

Marco

Storie di Fantasmi, Universale Economica Feltrinelli, prezzo Euro 6,50.

venerdì 22 giugno 2007

Gnocchi colorati




Di seguito una ricetta nata per caso, sfruttando quel che si ha nel frigo e in dispensa. Nulla di eccezionale ma saporita e gradevole.




Ingredienti (per 2 persone): mezzo porro; una scatola di piselli; 100 gr. di
pancetta dolce; una manciata di pinoli; pecorino; peperoncino.



Rosolare in una padella il porro con un po' d'olio e del peperoncino tritato; aggiungere la pancetta e farla imbiondire; aggiungere i piselli e far cuocere 5 minuti; alla fine aggiungere i pinoli e lasciare cuocere qualche altro minuto; tutti gli ingredienti vanno cotti a fuoco medio-basso. Lessare la pasta (gli gnocchi freschi impiegano pochi minuti) e scolarla. Mantecarla con il preparato insieme ad un po' d'acqua di cottura. Servire ben caldo con una bella spolverata di pecorino!

giovedì 21 giugno 2007

Sabato sera abbiamo bevuto...

Serata d'incontri e di scontri all'insegna di nettare rosso.

Abbiamo confrontato un po' a caso tre bottiglie di rosso due siciliani e una toscana.
Il primo siciliano è una novità assoluta, per noi e per tutti: il Quater della Firriato.

Si tratta di un vino "fatto" con quattro vitigni autoctoni: nero d'avola, perricone, frappato e nerello cappuccio.E' un Igt con un grado di alcolicità di 14,5 gradi, anno 2005.
E' vinificato in modo tradizionale con un affinamento di dieci mesi.
Su di esso ci sono stati pareri discordanti.
A Bob non ha fatto una grande impressione almeno al primo impatto, non so se la colpa è stata tutta del prodotto in se oppure delle sue aspettative troppo alte.
Dona non l'ha giudicato in maniera eccelsa e forse i migliori complimenti se li è beccati proprio dal sottoscritto.
Comunque un buon vinello...di sicuro in giro c'è di peggio.


La seconda "siciliana" è stata una bottiglia di Ribeca, sempre della Firriato, anno 2004.

Anche questo è un Igt dalla forte alcolicità (15 gradi !!!!) con uvaggio nero d'avola (60%) e perricone (40%).
Era la prima volta che lo bevevo, mi ha confermato quello che pensavo dopo aver letto le sue descrizioni su carta: è un vino molto "tosto".
Bob e Dona, concordi, l'hanno definito 'gnorante !


La terza, ed ultima, bottiglia è stato un Rosso di Montalcino Banfi anno 2005, di 13,5 gradi e non ha bisogno di molte presentazioni.

Ovviamente lo stacco con gli altri due è stato enorme.
E' un ottimo vino, molto piu' beverino rispetto al passato, ma comunque rispecchia in pieno lo standard dell'annata.
Il 2005 e il Rosso di Montalcino....questo binomio sarà difficile da dimenticare.

Ha atteso invano di essere bevicchiata anche una terza boccia targata Firriato (Altavilla 2005), ma alcune circostanze hanno reso improponibile la cosa....Peccato, sarà per la prossima !

Attendiamo a strettissimo giro di posta le schede dell'avvinazzato Bob ( detto Andrea...!)

Buon giorno a tutti....!


Oggi è il giorno piu' lungo dell'anno ed è anche solstizio d'estate.

Un ottima occasione per augurarvi un buon giorno particolare e una buona estate di cuore !



Melmo Staff.

mercoledì 20 giugno 2007

Romolo al Porto - Anzio





Ad Anzio, piccola cittadina di mare a pochi Km da Roma, ci sono ben tre ristoranti di riguardo segnalati dalle varie guide: Romolo al Porto, Alceste al buon gusto e Pierino. E’ un fatto un po’ surreale che in così poco spazio ci sia tanta eccellenza. In realtà una ragione c’è: Anzio da tempo è rinomata per la freschezza del pesce e per i suoi pescherecci che sbarcano sul porto e organizzano piccole aste all’istante tra le persone che pazientemente aspettano il loro ritorno, per vedere cosa di buono il mare ha regalato. Quando c'è la materia prima si parte con il piede giusto. La qualità di detta materia prima è confermata sia dal fatto che comunque, a parte i tre mostri sacri, è difficile mangiare male ad Anzio (diventa più che altro una questione di "location" e soprattuto di prezzi), sia dal fatto che molti ristoratori di Roma e provincia si vengono a prendere il pesce proprio qui.
Anche la presenza di tante buone pescherie, Del Gatto tanto per citarne una, rende giustizia anche a chi lo voglia comprare per cucinarselo da solo.


Senza nulla togliere agli altri, secondo me Romolo ha una marcia in più: per creatività, cordialità e ovviamente buona cucina. La famiglia Regolanti è la padrona di casa, con la mamma in testa che regna in cucina, tra piatti storici e nuove invenzioni. Domenica scorsa, poi, abbiamo avuto la piacevole sorpresa della tranquillità in quanto, pur essendoci molta gente in giro, per pranzo la maggior parte si fermavano al mare e questo rendeva Romolo meno caotico del solito in quanto generalmente, sia per la fama che per la posizione privilegiata (proprio sul porto, uno tra i primi venendo dai parcheggi) è sempre a dir poco strapieno.


La vera forza di Romolo secondo me sono gli antipasti; i crudi da un lato e i cotti (caldi e freddi) dall'altro. Tantissimi e diversissimi tra loro, alcuni veramente particolari, soprattuto tra i crudi, in modo da non scadere in una sorta di sushi e sashimi all'italiana, con il crudo li davanti e un po' di limone per condirli. Tuttavia essendoci stati da poco e sapendo che prendere gli antipasti equivale per la loro abbondanza a saltare il resto del pasto, abbiamo deciso questa volta di andare su primo e secondo, anticipando il tutto con un paio di sauteè di vongole messi in mezzo al tavolo, che non sono durati più di due-tre minuti. Unico difetto: forse troppo saporiti.


Come primi io e Roberta ci siamo divisi una zuppa di pesce, che pur essendo un piatto tipicamente invernale era ancora in carta e la golosità ha preso il sopravvento, e delle linguine con bottarga calamari e scampi. Eccellente la prima (arrivata con un piatto a parte con altro sugo e dei crostini di pane), che ha il pregio di avere pesce già spinato ma anche il piccolo difetto che questo pesce già spinato toglie un po' di sapore alla stessa, eccezionale la seconda: in particolare la bottarga era strepitosa. Ho assaggiato anche delle linguine con alici, pinoli, uvetta e pecorino e dei maltagliati con zucchine e gamberi: molto buone, in particolare la prima, ma secondo me un gradino sotto le linguine con bottarga.





Il primo piatto è andato via con un Pecorino - Colle dei Venti 2005 (abruzzese di Chieti) molto profumato e discretamente aromatico, ma nulla a che vedere con quello assaggiato nella gita di Jesi. I secondi piatti arrivano quando lo stomaco è già bello satollo, ma non si fanno disdegnare in quanto a profumi e sapori. Con Roby ci dividiamo un coccio con pesto di basilico e pinoli, molto buono e delicato e, udite udite, una bella frittura di paranza. Normalmente la frittura quando vado fuori non la prendo mai, sia perché è un piatto troppo semplice, sia perché non voglio scadere nella banalità di chi dice"mi piace il pesce" ma l'unica cosa che mangia è la frittura insieme agli spaghetti con le vongole. Tuttavia la voglia c'era, surrogata dal fatto che a casa comunque non la si fa mai (per evitare di avere un puzza di fritto che gira per casa una settimana) e ce la siamo presa. La scelta ci ha premiato perché era molto buona: non salatissima, con una discreta varietà e soprattuto non unta fino al midollo.


Il vino che abbiamo scelto per il secondo piatto è stato un Terlaner della cantina Terlano (o Terlan in ladino), mi sembra anche questo 2005. Il vino è composto da uvaggio di Pinot bianco, Chardonnay e Sauvignon Blanc. Non male, ma secondo me è arrivato troppo freddo, come del resto l'altro, per gustarlo al meglio. Nel finale, infatti, è esploso in tutta la sua freschezza e nel suo ventaglio di profumi e sapori fruttati.


A questo punto due parole sulla cantina, o meglio sui vini: sicuramente molta scelta, anche sulle bollicine, che spazia per tutte le regioni d'Italia. A mio giudizio i ricarichi sono un po' troppo alti e bottiglie a meno di venti euro si contano sulle dita di una mano, ma tra queste ci sono ottimi vini per accompagnare il pasto.


Conto finale circa 43 euro a testa, che scontano anche la mancia, le due bottiglie dal costo di 16 e 20 euro rispettivamente, e l'occhio di riguardo che Marco ha per i clienti affezionati. Sicuramente una bella esperienza gastronomica. Come sempre!


Ristorante Romolo al Porto


Anzio (RM) - via Porto Innocenziano, 19


tel 069844079 - fax 069844079

martedì 19 giugno 2007

Conosciamo meglio i Melmo's members...

Stavolta mi tocca...
Apro la kermesse delle presentazioni dei maschietti del Melmo Club.



1)Cosa pensi del Melmo Club?

Penso che abbiamo creato qualcosa di grande, adesso conservarlo sarà compito difficile, ma gratificante.

2)Associa un aggettivo ad ogni Melmo’s members:

Andrea: Cazzone Panato(in senso buono).
Stefano:Praticissimo(nel senso di pratico).
Igor: n.c.s.p.( non ci sono problemi).
Dona: professionale (quasi sommelier)
Roberta: signora (nel senso di aristocratica).
Manena: aggettivista (nel senso di aggettivi qualificativi).
Simona: no comment (nel senso che non pozzo dire niente se no mi picchia).

3)Il Melmo-day che ti è piaciuto di più’?

Il prossimo…sempre il prossimo.

4)Se potessi scegliere, senza limitazioni, dove organizzeresti il Melmo-day?

In un castello della Cornovaglia con finestra a strapiombo sul mare e qualche fantasma sotto al tavolino…!

5)Bianchista o Rossista ?

Bianchista anomalo.

6)Sempre in tema di vini: Nordista o Suddista?

Più’ Nordista che Suddista

7)Dacci il tuo podio di…Vino!

Bianco:troppo difficile, me ne piacciono tantissimi.
Rosso: tre a pari merito Sagrantino Caprai(25), Tignanello e Sassicaia.
Sono un po' scontato vero?

8)Sei come Noè che devi salvare l’umanità dal diluvio universale…quale vitigno salvi tra queste coppie: Nebbiolo o Pinot Nero?

Nebbiolo.

9)Sangiovese o Nero d’Avola?

Sangiovese, ma mi piangerebbe il cuore…

10)La tavola per te: sofferenza o piacere?

Prima soltanto piacere, adesso anche un po’ di sofferenza.

11)La pietanza a cui non sai proprio resistere?

Fettuccine fatte in casa da mamma con i funghi porcini come li cucino io.


12)Carne o pesce?

Pesce.

13)Dolce o salato?

Dolce.

14)Quale personaggio famoso inviteresti al Melmo-day?

Sicuramente Vasco Rossi oppure Valentino Rossi, insomma un Dott. Rossi

15)Quale città italiana ti stimola l’appetito e a cosa pensi?

Tutta la Sicilia … il suo pesce ed il suo vino bianco.

16)Abbina una città straniera ad una pietanza.

Qui mi ha già preceduto mia moglie: Valencia-Paella.

17)Il vino più’ buono che hai bevuto?

Difficile, anzi difficilissimo..direi che se la battono un Ornellaia di cui non ricordo l’anno ed un Barolo del 1990.

18)Il miglior locale dove sei stato?

L'antico Ristorante Sora Maria ed Arcangelo ad Olevano Romano.

19)Abbinami i tuoi due autori preferiti ad un Vino che ti piace.

Camilleri che scrive Montalbano al Duca Enrico 1997 e M.V. Montalban che scrive di Pepe Carvalo al Sagrantino Collepiano 2001.

20)Quale attore o attrice porteresti a cena e cosa ordineresti da bere?

Mi perdoni mia moglie, ma opterei per Sharon Stone e la inebrierei con i Barbaresco cru Riserva ’99 dei Produttori.

21)Sei in un pranzo di lavoro importantissimo, stai per chiudere un affare milionario, il tuo interlocutore prima ordina Il Poggio di Sotto e poi ne mischia un po’ con dell’acqua per brindare con te, che fai: inorridisci o sorridi e ci passi sopra?

Se abbiamo già firmato, gli giro il bicchiere in testa e poi gli dico che su queste cosa non transigo.
Se dobbiamo ancora firmare, il nostro cin-cin sarà così forte che il suo bicchiere si romperà e dovrò fare una faccia molllto dispiaciuta.

22)Cosa ti piace e cosa non ti piace del paese in cui vivi?

Mi piace poco e non mi piace troppo. In assoluto detesto quel clima di compromesso a cui sembriamo tutti assuefatti. Spero sia un’anomalia Italica.

23)L’ultima, immancabile, alla Marzullo: meglio vincere o convincere?

Per me è semplicissimo: Vincere…e vinceremo !

Pensiero finale.

Il Melmo Club è stata un idea fantastica che solo ad otto svitati come noi poteva venire in mente.
In mezzo a settimane convulse e a mesi stressati è come un oasi nel deserto,
che rende tutti gli altri curiosi ed invidiosi.
Sta a Noi adesso migliorarlo e mantenerlo.
Certo se Bob si decidesse ad offrire quella boccia di Ornellaia che tiene sotto chiave…sarebbe più’ facile !

lunedì 18 giugno 2007

Dall'acino alla bottiglia - Parte terza






Siete attirati dalla vita agreste e bucolica? Vorreste essere padroni di una vigna che produce un gran vino invece di stare a spendere i soldi per quello degli altri? Vorreste scorrazzare con una Panda 4x4 sui terreni di vostra proprietà? Volete provare a tirare fuori un novello…ehm….un nuovo Sassicaia? Se la risposta è si, di seguito, e per altre cinque puntate, una guida dei passi che conducono dalla maturazione all’imbottigliamento. Se la risposta è no (tasci vostra!) leggetela lo stesso: almeno per tutto il tempo che c’ho perso....



TERZA PARTE: LA VINIFICAZIONE

LA VINIFICAZIONE IN ROSSO
Con questa lavorazione l’uva viene messa nei tini di fermentazione dove verrà operata la solfitazione spolverando uniformemente sulle uve del metabisolfito potassico o del solfito di calcio, seguita poi dalla fermentazione. I tini di fermentazione non vanno riempiti completamente in quanto occorre tenere conto dell’aumento di volume del mosto fermentato. La presenza delle vinacce, anche prive dei raspi, produce nei mosti una fermentazione più attiva e più rapida in quanto le parti solide sono apportatrici di ossigeno che facilita la moltiplicazione dei lieviti.
Dopo la prima fase di fermentazione si effettua la svinatura seguita da una sfecciatura e quindi dall’eliminazione delle sostanze indesiderate.

La fermentazione in rosso delle uve ammostate si può effettuare in tini aperti ed in tini chiusi.

- Nei tini aperti è necessario provvedere almeno due volte al giorno alle follature che consistono nel rompere il denso cappello di vinacce emerso per effetto della fermentazione, ossigenando così il mosto in modo da regolarne la temperatura e la fermentazione stessa.

- Nei tini chiusi per ossigenare il mosto si usano delle pompe che prelevano il liquido dalla parte inferiore del tino e lo riportano sulla parte superiore. Questa lavorazione prende il nome di rimontaggio.


LA VINIFICAZIONE IN BIANCO (O VERGINE)
Questa vinificazione si esegue facendo avvenire la fermentazione del mosto fuori dal contatto delle bucce. Questo sistema si applica quando si vogliono ottenere vini bianchi limpidi e stabili partendo da uve bianche oppure quando si vogliono ottenere vini rosati da uve rosse. La vinificazione in bianco è tecnicamente molto delicata in quanto i vini bianchi, nel caso la loro fermentazione non sia egregiamente eseguita, sono più soggetti alle alterazioni microbiche e alle fermentazioni anomale.



Anche con questo sistema di vinificazione occorre operare la solfitazione e la sfecciatura prima della fermentazione.
Per ottenere vini bianchi di buona qualità con caratteri di gusto, di freschezza, ed il cosiddetto sapore di fruttato, occorrono uve perfettamente sane, prive di attacchi parassitari o da muffe, e con una buona percentuale di acidità fissa, caratteristica questa dell’uva non abbondantemente matura.



La vinificazione in bianco mira all’immediata estrazione del succo dal frutto, in maniera che la fermentazione riguardi solo la parte liquida, mentre la solida deve essere separata ed avviata alla distillazione. Per alcuni vini bianchi di particolare finezza occorre utilizzare solamente il 60% del mosto sgrondato, scartando il resto.




NOTA: quindi la differenza fondamentale tra vinificazione in rosso e in bianco è che, mentre la prima è caratterizzata dalla macerazione, cioè il contatto del mosto con le vinacce, per far migrare le sostanze contenute nelle bucce e nei vinaccioli verso il liquido e conferire così al prodotto colore e aroma adeguati, la vinificazione in bianco è caratterizzata dall'assenza di contatto tra mosto e vinacce (macerazione).


LA VINIFICAZIONE DEI VINI BIANCHI DA UVE ROSSE
Per questo tipo di vinificazione occorre partire da uve di ottima qualità, non troppo mature, preferendo quelle ancora un po’ acerbe. Le uve si torchiano leggermente e la vinaccia viene subito allontanata.
Alcuni tecnici consigliano a questo punto della lavorazione di refrigerare il mosto in modo da evitare ogni piccolo movimento di fermentazione. Successivamente si fa gorgogliare dell’aria nel mosto, lo si filtra in modo da ottenere un composto incolore che viene fatto fermentare con i normali metodi ed accorgimenti. Altri tecnici ritengono superfluo il raffreddamento del mosto, in quanto ritengono di ottenere lo stesso risultato con il solo arieggiamento al quale fanno seguire la solfitazione.



Nota: un piccolo trucco per svelare se un vino bianco proviene certamente da uve rosse o bianche, consiste nell’aggiungere al vino qualche goccia di acido cloridrico: se il vino è stato prodotto con uve rosse apparirà, specie a caldo, una colorazione rosa.






LA VINIFICAZIONE DEI VINI ROSATI O CHIARETTI
I vini rosati sono quelli che si ottengono con la fermentazione in bianco delle uve rosse, in altre parole senza la macerazione delle vinacce, ma con il breve contatto delle vinacce del mosto solfitato, travasato e fatto successivamente fermentare in bianco dopo averlo separatamente tolto dalle vinacce.




- Nel caso ci si trovi di fronte ad uve di colorazione molto intensa, per preparare i vini rosati si adotta la lavorazione in bianco.
- Se al contrario le uve rosse sono a scarsa colorazione, per ottenere vini rosati è necessario effettuare una brevissima fermentazione in presenza delle vinacce, svinare e quindi terminare la fermentazione fuori dal contatto con le vinacce.




Trattandosi di un tipo di vinificazione adottata per l’ottenimento di vini fini, la linea di lavorazione di questi vini deve prevedere attrezzature all’avanguardia. Occorrono infatti pigiatrici e diraspatrici che lavorino con molta delicatezza, in modo da rompere solamente l’acino lasciando integri i raspi. Il pigiato così ottenuto viene inviato nei tini di fermentazione dove subisce la macerazione che deve essere brevissima (24 - 48 ore), la solfitazione deve essere moderata e occorre inoltre provvedere alla torchiatura morbidissima della vinaccia per avere la massima quantità di mosto di primissima qualità.




LA VINIFICAZIONE DEI VINI NOVELLI O VINIFICAZIONE A MACERAZIONE CARBONICA
Il merito di questa tecnica si deve al francese Flanzy, che rifacendosi ad una considerazione del grande biologo Louis Pasteur, attribuì il nome a questo tipo di vinificazione nota anche come vinificazione in atmosfera anaerobica, in altre parole in assenza di ossigeno. Pasteur scoprì infatti che tenendo l’uva in grappoli in un’atmosfera di anidride carbonica, si potevano creare dei vini dotati di particolare fragranza e freschezza; a noi sono noti come vini novelli.
La tecnica consiste nel porre i grappoli interi, sani e ben maturi, in adatti contenitori dove si è creata un’atmosfera controllata di anidride carbonica. All’interno di questi contenitori, dopo il riempimento, avremo quindi tre livelli:



- un primo livello in basso, composto da uno strato di mosto fuoriuscito dagli acini spaccati durante il riempimento
- un secondo livello al centro, composto da grappoli interi immersi nel mosto
- un terzo livello in alto, composto solamente dai grappoli interi in atmosfera di anidride carbonica



Dopo uno o due giorni il mosto incomincia a fermentare producendo ulteriore anidride carbonica. L’uva viene lasciata in tali condizioni per un periodo che può variare da pochi giorni ad una trentina, secondo lo stato di sanità ed in funzione della temperatura. Terminata la fermentazione si svuota il mosto, si effettua la pigiatura e si torchia l’uva rimasta intera. Dal punto di vista organolettico si ha la formazione di sostanze volatili che sviluppano un particolare aroma ed un intenso profumo fruttato.



NOTA: Il corrispondente francese del novello è il Beaujolais nouveau, anche se però sussistono alcune differenze (oserei dire anche di gusto….), di cui magari si parlerà in separata sede!






VINIFICAZIONE CONTINUA

La vinificazione continua, applicata soprattutto per ottenere vini rossi in breve tempo, garantisce indubbi vantaggi economici anche se si ottengono vini discreti ma non molto pregiati. Il grado alcolico risulta leggermente più elevato, la fermentazione malolattica viene anticipata e resa più facile, il colore risulta intenso, la percentuale di metanolo prodotto è inferiore. In questo sistema il fermentatore viene alimentato dal basso con mosto fresco e, a mano a mano che avviene la trasformazione in vino, essendo l’alcol più leggero tenderà a stratificarsi in alto, da dove verrà di conseguenza estratto.L’addizione di lieviti selezionati (starter), rende immediato l’inizio della fermentazione via via che il mosto viene aggiunto.



VINIFICAZIONE A CALDO

La vinificazione a caldo o termovinificazione. E’ un sistema continuo, rapido e che consente di utilizzare anche uve ammuffite o immature. La parte liquida del mosto viene scaldata intorno ai 90 °C e poi versata su quella solida (vinacce), per raggiungere una temperatura intorno a 65 °C, oppure, in alternativa, si riscalda tutta la massa fino a 60-70 °C, per un tempo variabile tra mezz’ora e poche ore.Gli scopi principali sono quelli di ottenere un’ottima estrazione dei pigmenti, l’inattivazione degli enzimi e, in particolare, delle ossidasi, riducendo di conseguenza la quantità necessaria di anidride solforosa da utilizzare. Il vino così ottenuto possiede un buon corredo di antociani, composti esterificati e un minore contenuto di metanolo, anche se le caratteristiche organolettiche risultano di qualità non elevata.

sabato 16 giugno 2007

I mari del sud, di Manuel Vàzquez Montalbàn




Nella Barcellona pre-elettorale del 1979, fervida di passioni politiche, viene affidato un nuovo caso al detective Pepe Carvalho.
Il cadavere di un noto industriale viene ritrovato a distanza di un anno in cui tutti, familiari e non, lo credevano in giro per il mondo, anzi in viaggio verso i mari del sud.
L'unica pista "percorribile" per Pepe è un verso, neanche troppo famoso, di Quasimodo: "Piu' nessuno mi porterà nel sud".
Pepe dovrà scoprire che cosa è accaduto e lo farà alla sua maniera, mischiando amori scontrosi, una nuova cagnetta come compagna, cene che solo lui sa fare e soprattutto accendendo spesso il camino di casa...

Arriverà a spiegare con il suo sano cinismo l'impossibilità dell'innocenza.


I mari del sud, Edizioni economiche Feltrinelli, prezzo Euro 6,50.

venerdì 15 giugno 2007

L'Oste della Bon'Ora...

Venerdì 8 giugno è stato un giorno che ricordo per due motivi.
Il primo è che per tutta la polizia che c'era in giro mi sembrava di essere in libertà vigilata.
Il secondo è perché per tutto il giorno, anzi dalla sera del giorno prima, con mia moglie stavamo cercando un locale dove mangiare qualcosa di buono per la serata.
Abbiamo scelto di visitare un locale simpatico, "frizzante" e molto giovanile quale può' definirsi L'Oste della Bon'Ora.
Il locale si trova a Grottaferrata in viale Vittorio Veneto 133, praticamente passata la rotonda di Squarciarelli in direzione Marino, l'entrata è a destra dopo ottocento metri.
L'ambente è piccolo, ma ben messo.
All'entrata un piatto della Techincs (oh, mio dio quanti ricordi...!) , fa girare un disco che allieterà con un buon sottofondo la serata; accanto ad esso Marco il cameriere e Massimo il "Padrone di casa" ci vengono incontro e ci fanno accomodare nella saletta.



Ci viene offerto un ghiotto entrèe fatto di piccoli grissini speziati e pezzetti di "coppietta".
Sarò scontato, ma mi ha fatto piacere ed è stato molto buono.

La scelta sul menù è molto ardua.
Non perché sia sproporzionatamente grande , ma perché ogni piatto mi ispira fiducia.
Saltiamo gli antipasti, ma ce ne sono da leccarsi i baffi...
Io scelgo la matriciana in cornucopia (più' volte nel tempo consigliata da Stefano) con Trippa alla romana di secondo.
Simo invece opta per un menù di pesce, nel senso che prende degli gnocchetti di zucca con vongole e gorgonzola, per secondo una coda di rospo in crosta di patate.
Come contorno scegliamo di "scrofarci" una patata "Vera".
Comincio da quello che ho mangiato io: la matriciana potrei definirla buona o ottima,ma non renderei l'idea.E' unica, fidatevi. Per come si presenta, per la pasta che si usa (non penso di sbagliarmi se dico che è fatta in casa), per il sapore che ti lascia in bocca...Ripeto: unica.
Alla trippa alla romana farei un complimento che solo chi la conosce bene può' apprezzare: era la trippa che mi faceva nonna.Aggiungo solo che ho concluso facendo "la scarpetta" al piatto...e che lo stesso sembrava appena uscito dalla lavastoviglie.
Tutt'altro discorso merita il menù di Simo.
Il primo è stato buonissimo, spettacolare. Per lei, che non riusciva a descriverlo bene a parole, parlavano gli occhi.Un sapore delicato, ma davvero sorprendente.
Sulla coda di rospo non basterebbe un vocabolario...dovete andarci e mangiarla.
Molto buona, anzi ottima, anzi di più'.
Le patate, mangiate già a "panza piena", ci son sembrate comunque buone, come buono è stato il consiglio del padrone di casa che mi aveva consigliato un rosso, diciamo della casa, da tredici gradi e mezzo, dal forte taglio bordolese.
Simo completerà il suo "luculiano" pasto con il dolce crema alla vaniglia non all'altezza.



Un altro aspetto bello del locale è la disponibilità, che non diventa mai invadenza, del proprietario di scambiare due parole, di farti capire il piatto che stai mangiando. Senza fretta e con tono rilassante
Quando ha un attimo si siede con te e butta giù' due parole facendoti sentire a cena da amici. E se lo ha fatto con noi che era la prima volta che visitavamo il locale, devo supporre che lo faccia con tutti.
Per concludere direi che il conto di 70 euro totali, passa decisamente in secondo piano.
Secondo me, visto anche le "sole" che girano, quando vai in un locale e mangi bene, ti rilassi, ti senti a casa ed esci pensando già a quando ci potrai tornare...ti devi ritenere giustamente super soddisfatto.

Lo consiglio a tutti...Melmi e non !



Marco.

giovedì 14 giugno 2007

Pollo al curry







Ingredienti (per due persone)
Pollo (ovviamente!) 2 cosce e 2 sovra cosce
Curry (altrettanto ovvio!) 3 cucchiaini
Curcuma 2 cucchiaini (chi l'avrebbe detto, eh???)
Zenzero in polvere 1 cucchiaino
Cumino 1 piccola manciata
1 Carota
1 costa di Sedano senza le foglie
Scalogno (ha il sapore più delicato di quello della cipolla)
Brodo granulare
Yogurt naturale intero 1 vasetto
Acqua mezzo litro
Olio extra vergine di oliva q.b.



Preparazione


Togliere la pelle al pollo (Apelle, figlio di Apollo, fece una palla di pelle di pollo. Tutti i pesci vennero a galla per vedere la palla di pelle di pollo fatta da Apelle, figlio di Apollo. La conoscevate???).


Tagliuzzare la carota, il sedano e lo scalogno e farli soffriggere in una casseruola bassa antiaderente con poco olio extra vergine di oliva. Aggiungere il pollo e lasciarlo rosolare avendo cura di rigirarlo da tutti i lati.


In un pentolino a parte, preparare mezzo litro di acqua. Non appena comincia a bollire, versare il brodo granulare (in alternativa si può usare il dado o fare il brodo alla vecchia maniera) e aggiungere il curry, la curcuma, lo zenzero e la piccola manciata di cumino. Lasciare che continui a bollire in modo che l'acqua evapori, ma non completamente. Aggiungere quindi lo yogurt alla mistura di spezie così da formare una crema diluita.


Versare il tutto sul pollo, che a questo punto sarà praticamente cotto.


Lasciare insaporire per circa cinque minuti e servire caldo.


Buon appetito!




Note: le spezie potete facilmente trovarle in erboristeria, in caso doveste avere difficoltà nel reperirle al supermercato.




Roberta


mercoledì 13 giugno 2007

Chardonnay Monteriolo - Cantine Coppo


Abbiamo bevuto lo Chardonnay Monteriolo 2003 in occasione di una cena in cui abbiamo sperimentato anche il pesto rivisitato (ricetta in altro post). Ci è stato consigliato di assaggiare il vino da Nando Parigi, un amico di famiglia, noto gourmet ed esperto di vini. Una persona con cui è piacevole parlate di enogastronomia.


Forse il vino non si adattava molto alla ricetta (peraltro ottima), ma di sicuro è molto buono e molto particolare. Non è il classico chardonnay buono per piatti di pesce e primi leggeri, ma ha un sapore molto deciso, che ne consiglia gli abbinamenti con carne bianca, cacciagione, formaggi abbastanza stagionati. Mi ha ricordato molto la forza e la decisione del trebbiano di Marina Cvetic. Il colore è giallo paglierino e al naso si sente subito la decisione e l'affinamento in legno.


Più di così non mi spingo, perchè nonostante segua con piacere i consigli di Emanuela su questo blog, sono in attesa di una lezione dal vivo, per capire meglio!


A margine, faccio solo presente che la casa, che è piemontese, fa anche altri vini, tra cui Barbera, Grignolino e altri tipi di Chardonnay. Per maggiori informazioni Cantine Coppo.

martedì 12 giugno 2007

Conosciamo meglio i Melmo's members...

Oggi è la volta di Simona,nella foto sotto in versione portinaia, a sottoporsi all'intervista.
Sarà per la sua statura, sarà perché ride sempre, sarà perché è un po' stupida di natura, ma in assoluto penso sia la più "pazzeriella" del gruppo.
Negata in fase di giudizio dei vini si sta però riscattando in cucina , ove comincia a raggiungere vette di sapere culinario prima sconosciute !


1)Cosa pensi del Melmo Club ?

Penso che..."se lo conosci lo eviti!"

2)Associa un aggettivo per ogni Melmo’s members…

MARCO non lo conosco.
DONA s’è bevuta pure il cervello
e ANDREA idem visto che ha deciso di sposarla.
MANENA è taccagna perchè c’ha 2614 magliette e non me ne regala neanche una.
IGOR è mapo-mapo.
Su ROBERTA sarebbe come sparare sulla croce rossa... e
STEFANO che l’ha sposata probabilmente è un missionario in incognito.

3)Il Melmo-day che ti è piaciuto di più’?

Tutti !!

4) Se potessi scegliere te, senza limitazioni, dove organizzeresti il Melmo-day?

In spiaggia.

5)Bianchista o rossista?

Rossista.

6)Sempre in tema di vini: nordista o suddista?

Centro-Nord per i rossi, Sud per i bianchi.

7)Qual è il tuo piatto preferito?

Melanzane alla parmigiana di...mia nonna !

8)Ti piace cucinare? Se si, quale piatto ti da maggior soddisfazione?

Si, molto; la pasta con la zucca.

9)La tavola per te è sofferenza o piacere?

Ma che domanda è? Se sono "sbonfola" un motivo ci sarà, no?

10)La pietanza a cui non sai proprio resistere è…

Il prosciutto crudo.

11)Quale personaggio famoso inviteresti al prossimo Melmo-day?

Pino La Lavatrice!

12)Carne o pesce?

La scelta è difficile, ma alla fine direi pesce .

13)Dolce o salato?

Senza alcun dubbio, salato.

14)Il pasto “perfetto”: pranzo o cena? dove? con quale panorama? con quale menù?

Cena in un ristorante piccolo e tranquillo in riva al mare. Come menù una grigliata di pesce.

15)Quale città italiana ti stimola l’appetito e a cosa pensi ?

La Sicilia in generale per il pesce e l'Alto Adige per i formaggi puzzolenti.



16)Abbina una città straniera ad una pietanza…

Valencia-Paella.

17)Il miglior locale dove sei stata ?

Il Clandestino a Portonovo.

18)Il vino più buono che hai mai bevuto ?

Il vino mi piace, ma dieci minuti dopo averlo bevuto l'ho già dimenticato.

19)Tra gli autori di libri che frequentemente leggi, qual è quello che più ti fa pensare alla tavola in senso lato ?

Camilleri e le storie su Montalbano.

20)In una sera qualsiasi ti si presentano degli amici a cena che non aspettavi,cosa fai? Improvvisi un piatto oppure ordini la pizza?

Grazie Dio che ci hai donato la pizza !

21)Tutti sanno che la tua artista preferita è Madonna: quale cd metteresti come sottofondo per una cenetta tranquilla e quale per una degustazione di Champagne ?

Per una degustazione di Champagne assolutamente niente della mia artista preferita perché le bollicine mi fanno schifo, mentre per una cena tranquilla "GVH2" oppure "Something to remember".

22)Cosa ti piace e cosa non ti piace del paese in cui vivi ?

Detesto quella diffusissima mentalità per la quale "le regole" vanno raggirate oppure non rispettate. Adoro il sole e i colori del mio paese.

23)L’ultima immancabile alla Marzullo: meglio vincere o convincere ?

Convincere. Oppure vincere tanti soldi !

Pensiero finale.

Come disse Diego Abatantuono
"Grembiulino azzurro e fiocco nero. Per un bambino milanista il primo giorno di scuola è un grande trauma"

lunedì 11 giugno 2007

Dall'acino alla bottiglia - Parte seconda








Siete attirati dalla vita agreste e bucolica? Vorreste essere padroni di una vigna che produce un gran vino invece di stare a spendere i soldi per quello degli altri? Vorreste scorrazzare con una Panda 4x4 sui terreni di vostra proprietà? Volete provare a tirare fuori un novello…ehm….un nuovo Sassicaia? Se la risposta è si, di seguito, e per altre cinque puntate, una guida dei passi che conducono dalla maturazione all’imbottigliamento. Se la risposta è no (tasci vostra!) leggetela lo stesso: almeno per tutto il tempo che c’ho perso....


SECONDA PARTE: PIGIATURA E ALTRE OPERAZIONI PRIMA DEI TINI



A parte la pigiatura, di cui tutti abbiamo in mente le immagini di quelle fatte coi piedi (nel vero senso della parola, non per dire che sono fatte male), una panoramica delle altre operazioni che ci conducono verso l'imbottigliamento.




PIGIATURA
E’ l’operazione che produce la fuoriuscita del mosto dagli acini d’uva. Fino a poco tempo fa era molto usata la pigiatura eseguita con la pressione dei piedi. Oggi questa lavorazione viene eseguita a macchina e prende il nome di ammostatura. Dal punto di vista tecnico il pigiare l’uva con i piedi è perfetto in quanto la pressione del piede dell’uomo è in grado di fare uscire dall’acino tutto ciò che ci interessa senza rompere i vinaccioli e senza schiacciare i raspi.


L’ammostatura meccanica è effettuata mediante apparecchi che prendono il nome di pigiatrici. Queste pigiatrici si dividono in:

- semplici, che sono quelle che effettuano il solo lavoro di ammostatura
- composte, che a loro volta si suddividono ulteriormente in due tipi: a) pigiadiraspatrici, cioè pigiano e tolgono i raspi; b) torchi continui, effettuano sia il lavoro di ammostatura sia quello di torchiatura delle vinacce (ossia l'insieme dei raspi delle bucce e dei vinaccioli).

La pigiatura dà inizio al processo di fermentazione del mosto che avviene per opera di microrganismi (fermenti) contenuti nel mosto stesso. Louis Pasteur (mica uno qualsiasi...) dimostrò che questi microrganismi sono presenti soltanto nell’uva matura, mentre sono completamente assenti in quella acerba.




DIRASPATURA
La diraspatrice è quella macchina che separa il mosto dai raspi. Non sempre questa operazione è conveniente poiché i raspi influiscono sull’acidità, sul contenuto alcolico, sul colore e sul gusto del vino.

Quando conviene diraspare
· Quando l’uva da vinificare è molto ricca di tannino e di acidità
· Nel caso di uve non perfettamente mature o danneggiate dalla grandine
· Nel caso di uve mature che presentino però i raspi verdi (pericolo di sapori erbacei)
· Nel caso di uve stramature o appassite
· Quando si vogliano ottenere vini morbidi o liquorosi
· Nel caso della preparazione di vini bianchi da uve nere


Quando non conviene diraspare
· Quando l’uva è poco ricca di acidità di tannino o di zuccheri
· Nel caso l’uva sia molto ricca di sostanze azotate
· Quando lo stato dei raspi è normale in altre parole né troppo secchi né troppo verdi
· Nel caso si debbano preparare vini robusti, austeri, che debbano essere lungamente invecchiati

SGRONDATURA
Il passaggio successivo alla pigiatura è la sgrondatura che consiste nel fare in modo di separare una prima parte del mosto, detta mosto fiore, dalle vinacce, l’insieme cioè di tutte le parti solide rimaste, quindi gli eventuali raspi e le bucce e i vinaccioli.
Questa separazione può essere condotta anche senza l’ausilio di macchine facendo sgrondare il pigiato su delle semplici griglie orizzontali o inclinate.
Oggi nelle moderne cantine si hanno degli sgrondatori meccanici che in definitiva sono delle gabbie cilindriche rotanti; in esse arriva l’uva pigiata, ne esce dai fori il mosto. Alcune di queste macchine consentono anche di operare la torchiatura delle vinacce.


TORCHIATURA

La torchiatura è la lavorazione che, con una spremitura delle vinacce, mira a sottrarre la maggior parte del mosto che esse contengono. Rappresenta il lavoro più faticoso e costoso dell’intera lavorazione di vinificazione. Per torchiare le vinacce ci si avvale di torchi a vite o di presse idrauliche secondo l’entità della cantina e dei metodi di lavorazione usati.

Per dare un’idea delle quantità di mosto ottenibile si tenga presente che su 100 Kg di uva si possono ottenere:

· 65 – 70 Kg di mosto fiore dalla sgrondatura
· 20 Kg di mosto da una prima e da una seconda torchiatura
· 12 Kg di vinacce pressate ed esaurite
· 3 Kg di raspi

In media, da 100 Kg di uva si possono ottenere circa 65 – 70 litri di vino.

sabato 9 giugno 2007

Degustiamo e valutiamo insieme...3a parte



La terza ed ultima parte della valutazione di un calice di vino consiste nell’esame gustativo e probabilmente è quella che ci piace di più fare.
In realtà la gran parte del “lavoro” l’abbiamo già fatta; la bocca infatti conferma o smentisce quello che abbiamo in precedenza visto e sentito.
E’ però una parte fondamentale perché dopo aver assaggiato il vino potremmo dare un giudizio complessivo e valutarne il corpo, l’equilibro e la persistenza.

Ora, per questioni di spazio e di semplicità non è il caso di fare la spiegazione troppo lunga e dettagliata perché vi annoiereste anche, ma, partendo sempre dalla mitica scheda di valutazione Melmo, vorrei dare qualche “dritta” per giudicare il vino che state bevendo e per capire – ad esempio – se la bottiglia è stata stappata troppo presto o troppo tardi e quindi se conviene o meno ricomprarla e così via.

Prima di iniziare alcune indicazioni tecniche: evitate di assaggiare un vino oppure tenete conto di un sapore un po’ strano che potete sentire se:
- vi siete lavati i denti e ancora avete in bocca il sapore del dentifricio
- avete da poco mangiato gomme o caramelle alla menta o alla frutta
- avete da poco mangiato finocchi
- avete da poco fumato
- avete da poco bevuto qualcosa di ghiacciato o mangiato del gelato
- avete da poco mangiato degli agrumi amari
sono tutte cose che con il vino non vanno d’accordo e ne alterano il sapore e la percezione.

Tenete conto che per sentire appieno il sapore del vino la bocca va appunto “avvinata” per bene, cioè dovete bere uno o due sorsi di vino avendo cura di passarlo un po’ per tutta la bocca.
Dopo di che prendete il sorso sul quale vi concentrerete per la valutazione.

Iniziamo – seguendo appunto la scheda Melmo – con la struttura del vino.
La struttura ci porta a valutare l’estratto secco di un vino, ovvero quelle sostanze non volatili che rimarrebbero facendo bollire ed evaporare il vino.
In pratica valutiamo il corpo del vino. Tenete conto che un vino rosso ha in genere più corpo di un vino bianco ed anche del fatto che in genere la stragrande maggioranza dei vini possono essere definiti “vini di corpo”. Possiamo trovare dei vini robusti nel caso dei grandi rossi o deboli nel caso dei vini cosiddetti di “pronta beva”. Ecco che nella valutazione se trovate un grande rosso poco sostanzioso la vostra valutazione non dovrà essere positiva da questo punto di vista come pure se lo trovate troppo pesante (cosa questa che vale anche per un bianco).

Secondo punto: l’equilibrio.
Cosa significa equilibrato lo sappiamo tutti, ma quando si parla di vino l’equilibrio va considerato tra quali componenti? Le componenti sono la durezza e la morbidezza. La durezza è composta da acidi (freschezza), tannini (astringenza) e sali minerali (sapidità), mentre la morbidezza da zuccheri (secco, amabile, dolce), alcoli (alcolicità e calore) e polialcoli (morbidezza).Tenete conto che se un vino è giovane gli elementi duri prevalgono su quelli morbidi, al contrario un vino maturo avrà la componente morbida più accentuata di quella dura. Nei vini bianchi la componente acida (che potete percepire da una salivazione abbondante ai lati della lingua e delle gote e da un sapore quasi di limone in bocca) è molto importante: la spalla acida di un vino bianco è una caratteristica positiva che fa capire che il vino è giovane ma potrà evolvere positivamente nella sua maturazione. Nei vini rossi una parte molto importante è data dal tannino. Più un vino rosso è giovane maggiore sensazione di astringenza sentirete (la lingua non scorre sul palato, le gengive le sentite attaccate alle guance e vi sentite la bocca legata), al contrario più il vino matura e più il tannino si attenua. Attenuandosi il tannino dona morbidezza al vino (la lingua al contrario scivola bene sul palato e viene quasi accarezzata da una patina che è rimasta dopo l’assaggio) e contribuisce ad ampliarne il bouquet.
Ecco perché un vino che sentite molto o abbastanza tannico sicuramente migliorerà dopo qualche mese/anno.
Valutate quindi se una parte prevale più dell’altra e saprete dire quanto il vino è equilibrato.

Terzo punto l’intensità.
Nella scheda Melmo l’intensità sarà valutata considerando quanto il vino dura in bocca e quante sensazioni riesce a darci. Ecco che valuteremo negativamente un vino che “finisce subito” e non arriva nemmeno in gola mentre positivamente un vino che rimane in bocca anche alcuni minuti dopo averlo deglutito; valuteremo positivamente un vino con diverse sensazioni gustative e negativamente un vino che ci da poche sensazioni (a meno che non sia stato concepito proprio così).

Quarto punto la qualità.
Come per la qualità olfattiva anche quella gustativa è una percezione molto soggettiva: quanto mi è piaciuto questo vino?

In fondo alla scheda trovate poi una casellina dedicata all’armonia.
Cosa significa dire che un vino è armonico? Significa chiedersi: dal punto di vista visivo, olfattivo e gustativo, il vino mi ha dato sempre la stessa sensazione?
Se sì, allora il vino può essere considerato armonico e quindi potete dare un punteggio che va dall’8 in su, altrimenti scendete (magari il vino vi è piaciuto molto di più dal punto di vista olfattivo e meno da quello gustativo, oppure vi ha dato delle informazioni dal punto di vista visivo che non avete poi ritrovato al naso e al gusto e così via).

Per concludere ricordate che il vostro giudizio e le vostre percezioni migliorano e si affinano con l’allenamento e poi sono sempre corrette perché il gusto e il piacere del vino sono fortemente condizionati dal vostro gusto personale!


A gentile richiesta ha scritto questo articolo
Emanuela (inviata del Melmo Blog a Jesi).

venerdì 8 giugno 2007

Le inchieste del commissario Collura, di Andrea Camilleri




Il libro è un inedito, ma le otto storie sono uscite settimanalmente sul "La Stampa" nell'estate del 1998.
Camilleri si diverte a creare un nuovo personaggio, commissario di polizia anch'egli, che indaga quasi per caso a bordo di una nave in viaggio per una lunga crociera.
Il commissario Vincenzo Collura, detto Cecè, è un amico di Montalbano che si trova a dover passare un breve periodo in congedo temporaneo causa una ferita che lo costringe a riposo.
Così lui, uomo di terra ferma e non di mare, s'imbarca su una nave da crociera nel ruolo di commissario di bordo e ne vedrà delle belle...

Il libro è un chiaro sfizio dell'autore, che in un'intervista inedita a fine opera, ci svela anche alcuni retroscena su questo "nuovo" commissario.
Si legge velocemente e ti lascia in allegria per tutto il proseguio della giornata.
Consigliato se siete davanti ad un week-end palloso o semplicemente se una mattina vi alzate e vi girano un po' !

Le inchieste del commissario Collura, edizioni Mondadori, prezzo Euro 8,00

giovedì 7 giugno 2007

Qualcosa non mi quadra...

Sto investendo molto tempo nel raccogliere informazioni sul vitigno che sta scalando la mia hit parade del gusto e di conseguenza sulle case che producono questo vino .
Parlo di Sagrantino e nello specifico di una Cantina che per me, ad oggi, rappresenta il massimo per questo vitigno: l’azienda Arnaldo Caprai.



Parecchio tempo fa ho avuto modo di assaggiare il 1999 e il 2000 del Sagrantino base, il Collepiano per capirsi, ed entrambi mi piacquero molto soprattutto il primo.
Successivamente in separate sedi ho bevuto il 2001 (protagonista anche del Melmo-day3, ma questa è un’altra storia…) ed il 2002.
Il 2001, bevuto in 4 o 5 occasioni, mi ha fatto sempre saltare sulla sedia: un’esplosione di profumi al naso ed un buonissimo sapore in bocca.
Uno di quei vini che lo assaggi una volta e non lo scordi più.
Ho provveduto a comprarne diverse bottiglie e le faccio orgogliosamente riposare in cantina:servirà davvero una grande occasione per stapparle.
Del 2002 invece ho sempre pensato che fosse meglio non parlarne.
Ripeto per l’ennesima volta che questi sono miei personalissimi giudizi.
Giudizi di un amatore del vino, mai di un esperto, sicuramente di un appassionato che coltiva questa onerosa passione.

Tornando al 2002, il primo approccio fu subito dalla serie ”…oh, mio dio!”.
I seguenti non si discostarono molto. E fu così che cominciai a pensare seriamente che quel buco in cantina destinato al Collepiano 2002 potesse trovare un altro padrone.
In fondo il prezzo era sempre lo stesso del 2001, più o meno 32 Euro, ma la sostanza molto diversa.

Nel mio “pezzo” pubblicato sul blog il 20/04/07 ed elaborato in base ad una valutazione delle annate fatta non da amatori o appassionati come me, bensì da esperti del settore, trovai conferme ai miei dubbi.
Il 2002 come annata viene classificata discreta con due stelle.
Peggio, dal 1975 ad oggi, è andata solo nell’anno 1992.
Per quell’anno la valutazione è ad una stella , equivalente ad insufficiente.
Fin qui tutto bene, anzi direi tutto confermato.
Poi l’altro giorno, apro la guida dell’A.i.s. del 2007 e trovo il Sagrantino Collepiano 2002 premiato con i 5 grappoli.
Cado dalla sedia, mi riprendo...un attimo dopo apro la guida del Gambero Rosso del 2007 e prima di controllare mi sistemo bene sul divano: anche qui un’ottima valutazione: due bicchieri e sette di valutazione.
Possibile ?
Possibilissimo, perché no ?
In fondo non ho fatto corsi e ricorsi per capirci qualcosa di professionale…però la cosa non mi convince.Il 2002 non può vincere premi. Non deve. Ne va anche del buon nome della Cantina.
Può anche essere un buon prodotto in un’annata difficile , ma la sua bontà non può arrivare a livello di vincere i 5 grappoli.

Invito tutti quelli che leggeranno questo pezzo a provare il Collepiano 2002 e a dire la loro opinione, sia se si “trovano” nelle mie parole, sia se le giudicano negativamente.
Il costo della bottiglia è, come già detto, intorno ai 32 Euro, è possibile trovarla sia nelle enoteche che nei supermercati forniti di uno spazietto per il vino buono.
Se potete giudicatelo anche in confronto con il 2001 e con il 2003.

Nel frattempo mi piego,in parte, al giudizio delle guide e comprerò alla prima occasione anche il 2002 per riempire quel buco nella cantina….mal che vada sarà la nota dolente di una verticale fantastica !


Marco.

mercoledì 6 giugno 2007

Pesto alla Rosalba









Ingredienti (per 3/4 persone): 1/2 bicchiere d'olio; 25 gr. di basilico; 25
gr. di parmigiano; 25 gr. di pecorino (o 50 gr. di solo parmigiano se si
desidera un sapore più delicato); sale q.b.; 1 manciata abbondante di pinoli;
4/5 pomodori pachino;






Inserire tutti gli ingredienti, ad eccezione dei pomodori pachino, in un bicchiere contenitore alto e frullarli con il minipimer; attenzione a non frullare troppo, in modo che venga tritato grossolanamente. Mettere a lessare la pasta; a parte, ungere una padella con un po' d'olio e aggiungere i pachino tagliati a metà e farli appassire un po'; aggiungere il pesto ed amalgamare il tutto. Aggiungere infine la pasta ancora un po' al dente, non completamente scolata, o avendo riguardo a conservare dell'acqua di cottura da rimettere in padella. Mantecare e servire.





Il risultato è un pesto più leggero di quello classico sia per le quantità più moderate, sia per la mancanza dell'aglio sia perché in quello classico il trito viene fatto con un ingrediente per volta. Per completezza e comparazione riportiamo la ricetta anche di quello classico alla genovese.





Per 4/6 persone: 50 gr. di basilico; 70 gr. di pecorino grattugiato; 50 gr. di
parmigiano; 1 spicchio d'aglio, 1 bicchiere di olio; 1 manciata abbondante di
pinoli;




Mettere nel tritaverdure in sequenza e tritare ad ogni aggiunta (ovviamente non con l'olio, ndr): olio, basilico, pecorino, parmigiano, aglio a pezzetti, sale.

lunedì 4 giugno 2007

Dall’acino alla bottiglia - parte prima








Siete attirati dalla vita agreste e bucolica? Vorreste essere padroni di una vigna che produce un gran vino invece di stare a spendere i soldi per quello degli altri? Vorreste scorrazzare con una Panda 4x4 sui terreni di vostra proprietà? Volete provare a tirare fuori un novello…ehm….un nuovo Sassicaia? Se la risposta è si, di seguito, e per altre cinque puntate, una guida dei passi che conducono dalla maturazione all’imbottigliamento. Se la risposta è no (tasci vostra!) leggetela lo stesso: almeno per tutto il tempo che c’ho perso....




PRIMA PARTE: MATURAZIONE E VENDEMMIA




MATURAZIONE DELL’UVA

Il periodo della maturazione è contraddistinto dal rapido arricchimento in zuccheri nell’uva, che raggiunge il massimo nel nostro clima mediamente dalla fine di agosto alla fine di settembre (anche se esistono vigneti in zone particolari, tipo la Sicilia, che si maturano successivamente). E’ in questo periodo che l'acino acquisisce il sapore caratteristico del frutto maturo. L’uva si dice enotecnicamente matura, quando le sue caratteristiche sono ottimali in relazione al tipo di vino da produrre.
Una pratica molto in uso per individuare il grado di maturazione, è quella di ricorrere all’uso di mostimetri; strumenti in grado di misurare con sufficiente approssimazione la concentrazione zuccherina dell’uva.




In generale, il periodo di maturazione dipende:
- Dalle condizioni climatiche: all’aumentare della latitudine le uve maturano più tardi
- Dalla zona di produzione: le uve delle vigne esposte a sud maturano prima di quelle esposte a nord; all’aumentare dell’altitudine le uve maturano prima
- Dal tipo di uva: i vitigni a bacca bianca maturano in genere prima dei vitigni a bacca rossa
- Dal tipo di vino che si vuole ottenere, determinato dalla maggiore o minore presenza di alcuni componenti, quali: (1) zuccheri, un maggior tenore di zucchero aumenterà il grado alcolico del vino prodotto; inoltre un giusto tenore zuccherino è indispensabile per avviare la fermentazione alcolica; (2) acidi, le sostanze acide sono necessarie sia per evitare la proliferazione di batteri (e quindi di malattie), sia per la successiva conservazione del vino; (3) componenti aromatici, variano durante la maturazione dell’uva, e contribuiscono a determinare le caratteristiche organolettiche del vino


VENDEMMIA (Dipinto ad olio di Maurizio Albiero)

Per vendemmia si intende la raccolta delle uve da vino , in quanto nel caso delle uve da tavola si usa semplicemente il termine raccolta. L’epoca della vendemmia è condizionata in buona parte dal clima della zona in cui si deve attuarla. Nei paesi freddi si tende infatti a cogliere l’uva quando è un po’ stramatura, in modo da ottenere un miglioramento qualitativo per la perdita dell’acqua e per avere un relativo aumento degli zuccheri. Per contro nei paesi caldi si tende ad anticipare la vendemmia dato l’eccesso di zucchero e la carenza di acidità.

Talvolta l’epoca della vendemmia è influenzata dalle avversità meteorologiche o dalla presenza di parassiti. In genere il viticoltore tende sempre a vendemmiare in anticipo in modo da ridurre la minaccia di possibili rischi quali la grandine, i parassiti o le piogge.


I metodi di raccolta delle uve sono due:
a) manuale: la vendemmia manuale viene utilizzata per la produzione di vini di elevata qualità e degli spumanti metodo classico, in quanto è necessario operare una scelta selettiva dei grappoli; ciò comporta un inevitabile aumento dei costi di produzione
b) meccanico: la vendemmia meccanica (cioè con l’ausilio di macchine), più economica di quella manuale, è destinata ai vini normali, in quanto la mancata selettività comporta la raccolta anche di grappoli non ancora maturi o deteriorati (con evidenti conseguenze sulla qualità del prodotto finale).



Una pratica utilizzata è quella delle cosiddette vendemmie scalari, che consiste nel raccogliere le uve di una stessa vigna in momenti successivi, a seconda del grado di maturazione dei singoli grappoli.
Un’altra pratica utilizzata è quella della cosiddetta vendemmia tardiva, che consiste nel ritardare l’epoca della vendemmia al fine di aumentare il tenore zuccherino dell’uva; questo procedimento è utilizzato per la produzione dei vini passiti.




A prescindere dal metodo utilizzato, durante la fase di raccolta delle uve occorre comunque rispettare alcune regole: è necessario evitare di raccogliere l’uva bagnata (da pioggia, rugiada o nebbia), in quanto l’acqua potrebbe influire sulla qualità del mosto; inoltre vanno evitate le ore più calde della giornata, per impedire l’inizio di fermentazioni indesiderate; i grappoli andranno riposti in contenitori non troppo capienti, per evitare lo schiacciamento degli stessi; infine l’uva dovrà essere trasportata (conferita) nei locali in cui sarà effettuata la vinificazione nel più breve tempo possibile, per evitare fermentazioni o macerazioni indesiderate.