mercoledì 31 ottobre 2007

"Che Dio salvi gli Ultras !"

Ricevo e pubblico volentieri una email che mi è arrivata qualche giorno fa.
Non tratta di enogastronomia, ma di un'altra passione che accomuna molti di noi.
A scriverla è un mio caro amico, che ormai da molto non vedo che mi ha rintracciato attraverso il Blog. Ho pensato che oggi fosse il giorno giusto per pubblicarla, visto che a Roma si disputa il derby.
Ha chiesto di rimanere anonimo ed io lo accontento.Per evitare ogni tipo di rintracciabilità ho cambiato anche tutti i nomi di persona che compaiono, con annessi nomignoli...



Siena-Lazio,stadio comunale Artemio Franchi.
Nella curva dello stadio di Siena riservata agli ospiti in mezzo al rasserenante celeste laziale, visi mai visti, nemmeno intuiti prima.
Mi guardo intorno: gli Irriducibili sono in contestazione ,ma Giampiero "er matto" ci dovrebbe essere, c'è sempre.
Dai...magari è la volta buona che rivedo pure il fratello e forse il mitico Fabio di Ponte Mammolo.
Più che una convinzione è un atto di fede quello che mi fa girare la testa in ogni direzione, gli occhi alla ricerca di questa Lazio inossidabile negli affetti e nel tempo, nei sentimenti e nel ricordo; niente, non c'è nessuno.
Cambio posto, vado tre file più' su.
Anche qui facce mai viste prima.
Una speranza mi folgora: magari il "grosso" da Roma non è ancora arrivato...sicuro è così.
Le carovane dei tifosi sono un po' come il quinto cavalleggeri, arrivano sempre verso la fine, quando tutti i comprimari hanno preso le loro posizioni e prossima è ormai la fine.
"A che ora arriva il "grosso" da Roma ?" chiedo finalmente rilassato al mio occasionale vicino, sciarpa celeste al collo.
"E' già arrivato, semo tutti qua."
Non può' essere, ma dove sono gli altri ? Vi prego venite, na va dei miei ricordi.
Già, ricordi.
Cristo Gianni, sono 38 ormai e come per te il tempo passa per tutti.
Cosa vuoi che la gente sia sempre li, imbalsamata in Curva oltre che nella mente ?
Gli anni passano e le situazioni si evolvono, non puoi pretendere che gli altri ci siano solo perché tu lo desideri.
La gente cambia e si ricambia,ed è giusto così.
E se questa non è la Curva, la senti un po' estranea, sappi che è lo stesso per il tuo vicino di gradinata che non ti ha mai visto prima.
"Ma il mio lavoro mi ha allontanato troppo per esserci sempre come una volta..."cerco d'impietosire la mia coscienza, e Loro erano la mia oasi, di più erano quella casa che la fredda vita di tutti i giorni,nonostante la mia meravigliosa famiglia ed i miei amici, spesso non riusciva a darmi.



Erano la convinzione di qualcosa di grande, costruito nel nome della Lazio domenica dopo domenica, spesso nel piccolo di quattro mura ricoperte d'azzurro, talora in viaggi in località sconosciute, ma sacre per il solo fatto che vi giocava la mia Lazio.
Cazzo...ma ti ricordi le trasferte a Brescia, Genova, Pescara...i derbies e le guerre vittoriose degli striscioni ? In curva a Perugia insieme agli interisti, poi Bergamo, Milano e Bari in meno di ventiquattro ore fra andata-partita-ritorno.
E Vicenza-Lazio...la serie C che incombeva.Ricordo ancora gli sfottò di chi mi conosceva, le promesse di cancellarci dalla "B" e dalla storia del calcio.
Le liti a suon di cazzotti per difendere l'onore della mia squadra, le risatine di scherno e commiserazione dei riommer.
Il lunedi dopo la trasferta saltavo ogni interrogazione per mancanza di voce...



E poi improvvisamente , il bomber Fiorni. Mi commuovo sempre, ogni volta che ritrovo nella memoria quel colpo di punta e di genio del bomber.
Anche adesso...un urlo piu' forte di quello per Simeone a Torino nel match con la Juve l'anno dello scudetto,o del raddoppio di Oddo l'anno scorso al derby, quest'ultimo davanti ad un televisore a tutto volume poichè soldini a questo presidente non ne voglio proprio dare.
Rivedo tutto e rivedo loro, quella pattuglia di fedeli a cui ogni tanto mi univo.
Chissà se...
La Lazio pareggia 1a1, mancano poco piu' di dieci minuti.
Decido di uscire.Impensabile fino ad oggi.
Quante volte restavamo ancora urlanti al nostro posto quasi convinti che l'arbitro e le squadre avrebbero fatto ritorno in campo.No , non brucia il risultato, e neanche la prestazione un po' così della Lazio.
A queste cose ci si abitua.
No, mi sento un estraneo.Dov'è la mia curva? Dove sono i miei amici, chi mi sta rubando i ricordi ? Ridatemeli, vi prego, ne ho bisogno.
E mentre mi accingo a prendere una birra nera come il mio umore, davanti ai miei occhi sfilano tutti: Antonio, Andrea, Porpetta, Lanfrank,Gino e Furietto.
Persino Capoccione di Casalbertone.Ci sono tutti ed altri ancora, nomi mai conosciuti, ma volti e voci indimentabili e dolci.E con loro sfilano tutte le mie domeniche di Lazio.
"Salute amici, vi voglio bene a tutti..."
La bocca si riempie di birra.Gli occhi di lacrime.

martedì 30 ottobre 2007

Locanda dei Girasoli - Roma

Ricevo e pubblico volentieri grazie alla segnalazione di mia sorella Simona.
A Roma c'è un ristorante carino, con persone gentili e orgogliose del loro nuovo posticino.Forse lo sapete già, perché se ne è parlato qualche tempo fa in tv, ma dopo la pubblicità iniziale ora attraversa qualche difficoltà.
Questo ristorante ha qualcosa in più del solito ristorante: la "Locanda dei Girasoli" è nato dalla volontà di alcuni genitori di ragazzi con la sindromedi Down per dare una prospettiva lavorativa ai loro figli Claudio, Valerio, Emanuela e Viviana, che già oggi ci lavorano come camerieri.
E' in zona Quadraro, ma purtroppo non in una via molto frequentata ed è molto difficile farlo conoscere. Però, se non riusciamo a farlo in fretta, le prospettive non sono molto allegre.La pizza è buona, il locale è carino ed economico e vale la pena di dar loro una mano, non vi pare? Un primo aiuto può essere far girare questo messaggio al maggior numero di amici possibile, se poi conoscete persone o uffici nella zona Appio-Tuscolano è ancora meglio, se avete un amico giornalista che può pubblicizzare la loro esperienza, ancora meglio. Grazie a tutti!
Oltre al contenuto della mail, ho fatto una piccola indagine e ho scoperto un sito molto carino che secondo me va visitato a prescindere: http://www.lalocandadeigirasoli.it/
Sul sito ci si può fare un'idea del posto, acquistare dei simpatici prodotti e sopratutto conoscere di più della bellissima iniziativa della cooperativa sociale " I Girasoli" che da anni sostiene e collabora con persone affette da Sindrome di Down.
L'iniziativa è bella e lodevole e io ne sono particolarmente contento visto che seguo da vicino per motivi di lavoro un progetto per certi versi simile.
La locanda dei girasoli
Via dei Sulpici 117/h - 00174 Roma
Tel - Fax 06.76.10.194
Stefano

Vinitaly 2007: evento business o consumer?





Il post è tratto da un articolo di mymarketing.net, ma la segnalazione viene dalla spugna Walter!
Come di consueto, riporto prima l'articolo e poi dico la mia a margine.




Il 41° Vinitaly, Salone internazionale del vino e dei distillati di qualità, ha registrato un record di espositori e buyer. La rassegna enologica, la più importante a livello nazionale dal punto di vista commerciale, vanta considerevoli trend di crescita degli spazi venduti ed un elevato numero di contatti per espositore.



Dai dati ufficiali risulta che il 93% dei visitatori ha dichiarato, nel 2006, che la manifestazione ha aiutato a concludere accordi commerciali; inoltre, la tendenza è quella di aumentare gli incontri B2B, attraverso nuove iniziative (per esempio, il Taste Italy, momento di incontro fra un centinaio di aziende e 5mila buyer ed operatori stranieri). La concomitanza, infine, di Vinitaly, Sol (Salone internazionale dell'olio d'oliva extravergine di qualità) ed Enolitech (Salone Internazionale delle tecniche per la viticoltura, l'enologia e delle tecnologie olivicole ed olearie), realizza una sinergia tra manifestazioni ormai autonome e consente di aumentare ulteriormente il numero di contatti.


Dalla ricerca ‘Il Wine Lover’, commissionata da Vinitaly, e il convegno ‘Come cambia il Turismo del Vino’, organizzato dal Movimento Turismo del Vino, emerge però la necessità di fare sistema per migliorare l’offerta a un pubblico di appassionati (tra professionisti, imprenditori e manager) sempre più ampio ed esigente. L’attività enoturistica coinvolge tutti i soggetti del mondo turistico che, per le sue potenzialità, necessita oggi un ulteriore sforzo da parte delle istituzioni, non solo stanziando maggiori risorse ma soprattutto favorendo una visibilità nazionale e internazionale dei pacchetti delle nove “strade del vino” italiano. I viaggi enogastronomici, che secondo lo studio ‘Il Wine Lover’ interessano il 23,7% degli enoappassionati, sono in continua crescita.







Ma qual è il profilo dei wine lover? Veri appassionati, soprattutto uomini, sempre più preparati ed esigenti. Buon reddito e livello culturale, si tengono informati e amano la buona tavola. Il primo criterio di scelta del vino è il gusto, ma sempre più importante il rapporto qualità-prezzo. Per i proprietari delle cantine: la cultura del vino ha fatto aumentare la domanda, ma anche la cifra che gli appassionati sono disposti a spendere.



I visitatori potrebbero essere suddivisi in due gruppi: da un lato in operatori del settore e buyer, dall’altro in wine lover e ‘profani’ (coloro che partecipano al Vinitaly per degustare vini che non possono comprare per i costi eccessivi rispetto alla capacità di spesa, oppure gli inesperti, che si accostano alla materia per la prima volta, per pura curiosità). Ma, se la tendenza degli organizzatori è quella di favorire le transazioni commerciali, quindi il primo gruppo, qual è l’accoglienza riservata agli altri, da parte degli espositori?





Questa foto, scattata presso uno stand francese, potrebbe essere esplicativa:



I ‘profani’ che pagano un biglietto al costo di 35 euro, ovviamente desiderano degustare i vini ed i distillati presenti, scoprire nuovi prodotti, sapori e profumi. Invece, molti stand li accolgono in maniera piuttosto ostile, infastiditi dalla presenza di persone che non costituiscono un potenziale contatto commerciale, ma solo un costo. Per i wine lover, esperti, capaci e con maggiore dimestichezza terminologica e pratica, il contatto con il produttore ha una maggiore percentuale di successo, forse perché è sintomo di una capacità d’acquisto superiore.

Una comunicazione fallimentare della propria azienda e del proprio prodotto? Un modo per allontanare definitivamente questi visitatori ‘profani’, a prescindere dal fatto che potrebbero comunque diventare potenziali clienti.

Intelligente, invece, la soluzione adottata in alcuni stand, soprattutto quelli in cui la teoria non rimane nelle intenzioni, ma si concretizza: uno spazio è riservato agli appuntamenti business, un altro ai momenti di incontro con gli altri visitatori, in cui un esperto li avvicina fisicamente ed emozionalmente al prodotto.





A questo punto dico la mia. Le fiere nascono, è vero, come occasione di contatto B2B tra aziende ed operatori del settore ma ormai da parecchi anni si sono trasformato in un evento anche consumer e ciò per vari motivi:



- per il richiamo fatto dagli organizzatori che pubblicizzano l'evento e accettano di buon grado l'invasione di curiosi che permette loro di rientrare delle spese;

- per la necessità di informazione che caratterizza il consumatore Moderno;

- perché l'argomento vino, non nascondiamoci, è ormai di moda;

- perché è un modo diverso di passare la giornata.

Ma siccome tra le centinaia di migliaia di visitatori solo parzialmente interessati, si annidano migliaia di potenziali consumatori, trattarli male o fare una figura barbina è proprio da stupidi. Bisogna ricordarsi sempre anzitutto che accanto al prodotto ci sono sempre delle componenti di servizio, in particolar modo per quei prodotti che hanno la capacità di far vivere un'esperienza, e che tra di esse c'è senza dubbio la cortesia e la gentilezza. E non bisogna altresì scordare che un consumatore contento potrebbe non riacquistare ma non parlerà male; uno scontento, non solo non riacquisterà più, ma parlerà male ad altre persone della sua esperienza negativa.



Stefano

lunedì 29 ottobre 2007

Pasta e Fagioli





Oggi, per la serie nuove leve del Melmo Blog, pubblichiamo la ricetta che ci ha fatto pervenire Daniele, nostro mitico lettore da quelle splendide terre marchigiane, che tra l'altro accolgono i nostri amici jesini. Ha promesso che ce ne farà avere altre e gliene saremo grati, visti i risultati della foto di cui sopra.
Ricetta semplice ma spettacolare.




INGREDIENTI (per sei persone):

PANCETTA FRESCA GR.50
PANCETTA
AFFUMICATA GR.50
PROSCIUTTO CRUDO GR.50
OLIO OLIVA GR.50
FAGIOLI
BORLOTTI LESSATI 1 KG
AGLIO, PREZZEMOLO, CIPOLLA E CAROTA
PASTA IN
CASA(MALTAGLIATI)
PARMIGIANO GR.100
POMODORI PELATI GR.100


PROCEDIMENTO:

Far rosolare nell’olio la pancetta, il sedano, la carota, la cipolla, il prosciutto, il tutto tritato molto sottile.
Aggiungere i pelati passati e un po di brodo; cuocere per ½ ora circa, aggiungere i fagioli già cotti; cuocere per ½ ora circa per poi aggiungere la pasta e a cottura fatta il parmigiano, il prezzemolo e l’aglio finemente tritato.

Daniele.

sabato 27 ottobre 2007

Ratatouille

Un bellissimo cartone animato che parla di cucina, di lavoro nei grandi ristoranti e di tutto quello che li circonda: impegno, passione, critica e, tanto per non farci mancare niente, di vino. E' la storia di un topolino, Remì, con la passione per la cucina tramandata tramite lo chef Gusteau, morto in seguito alla depressione per le critiche ricevute, che si ritrova a lavorare per un ingenuo lavapiatti proprio nel locale dello Chef, in gestione presso uno chef poco accorto e poco attento al prestigio.

Il film è divertentissimo e ovviamente, quando si tratta di Pixar, realistico anche nei disegni. Ambientato in una Parigi un po' triste e un po' gotica, con tutte le declinazioni su vini e cucina francese (anche se si sente parlare di Zafferano de L'Aquila) non poteva mancare di momenti emozioananti e di lieto fine, ma tutt'altro che scontato.





Bellissime le macchiette di alcuni personaggi, come il critico e l'executive chef. Eccezionali i momenti topici, come la preparazione della prima zuppa che da origine al tutto e la cena finale.

Bella anche la morale, che sposta l'accento sulla capacità di rivisitare la semplicità a scapito della complicazione di alcune ricette.



Piccola nota di colore: la voce di uno dei personaggi, l'ispettore della sanità, è di Gualtiero Marchesi.



Segnalo anche :

- il bellissimo preludio, un corto della Pixar della durata di circa cinque minuti dal titolo: "anche gli alieni possono sbagliare". Garantisco che sono cinque minuti di risate continue.

- il sito del film: clicca!



Andatelo a vedere: non ne rimarrete delusi.



Stefano

venerdì 26 ottobre 2007

Spaghetti con la zucca



Ingredienti per 4 persone:
400g di spaghetti
1 spicchio di zucca (grande almeno quanto quello della foto; considerate che una volta tagliata a dadini la zucca deve riempire un'insalatiera media!)
aglio
olio
sale
parmigiano grattugiato
rosmarino in polvere

Utiliziamo un'ampia (ma proprio molto ampia!) padella antiaderente.
Facciamo soffriggere uno spicchio d'aglio nell'olio, aggiungiamo la zucca che avevamo precedentemente tagliato a dadini di diverse dimensioni e lasciamo cuocere a fuoco medio girando spesso.
A metà cottura aggiungiamo il sale e abbondante rosmarino.
Nel frattempo portiamo ad ebollizione abbondante acqua salata che ci servirà per la cottura della pasta.
Quando i dadini più piccoli di zucca si saranno sciolti e quelli più grandi risulteranno morbidi



si passa alla fase due della ricetta cioè quella della cottura della pasta.
Aggiungiamo alla zucca l'acqua portata ad ebollizione e gli spaghetti spezzati a metà; bisogna far attenzione alla quantità dell'acqua che deve sempre essere in quantità tale da coprire gli spaghetti.



Lasciamo cuocere a fuoco alto mescolando frequentemente e, cosa più importante, aggiungendo acqua man mano che la cottura stessa la consuma sempre con l'accortezza di tenerne il livello a copertura degli spaghetti.
Considerate che in questo modo il tempo di cottura della pasta alla fine risulterà circa il doppio di quello indicato sulla confezione.
Verso la fine della cottura la quantità di acqua da aggiungere deve essere sempre minore e valutata attentamente in maniera tale che a cottura ultimata l'acqua risulti quasi del tutto consumata.

Per concludere spolveriamo, a fuoco ancora acceso, abbondante (ma proprio abbondante!) parmigiano grattuggiato e una spolverata di rosmarino.
Spegniamo il fouco e lasciamo riposare per qualche minuto prima di servire.



Simona

giovedì 25 ottobre 2007

Asterix nella valle dei Templi...

Da agrigento notizie .it del 07\10\2007

VIIº Premio Caseus ad Agrigento

- Agrigento.La settima edizione del Premio Caseus si è svolto ad Agrigento nel magnifico scenario della Valle deiTempli, nella sede dell’ Hotel Villa Athena, davanti al Tempio della Concordia e nel cuore del parco archeologico.
Il Premio, in questa edizione completamente rinnovata, si è realizza to con il sostegno del Consorzio Volontario di Tutela del Pecorino Siciliano D.O.P. I ristoranti partecipanti alla edizione 2007 sono: Due Torri, La Ragnatela, Enoteca Saint Patrick, L’Altro Mastai, Cibus, Alla Piazzetta, Bagni di Romagna, Trattoria Max, ‘L Birichin e Gigi Mangia.

Il Premio Caseus è una gara tra i migliori “carrelli dei formaggi” dei ristoranti italiani, che ha visto, nelle precedenti edizioni, la presenza di oltre 50 ristoratori da ogni parte della penisola.
Ogni partecipante ha allestito, in una composizione ideale, il proprio carrello perillustrare alla giuria le caratteristiche e le provenienze di ogniformaggio, soprattutto delle forme più rare e più difficili dareperire.

La giuria del concorso, presieduta dal noto attore Gerard Depardieu, è stata costituita da professionisti del settore: affinatori, giornalisti, esperti gastronomici italiani e stranieri.

Il Premio Caseus si propone soprattutto di richiamare l'attenzione sulla differenza qualitativa tra il prodotto artigianale e quello industriale, sempre più spesso proposto come unica scelta dalla grande distribuzione.
Per questa ragione sono premiati quei ristoratori che mostrano di avere compreso il valore dei formaggi prodotti artigianalmente e localmente e che li propongono al pubblico come un veicolo per comunicare storia e carattere del territorio e per sensibilizzare il gusto dei propri clienti.
Con questa iniziativa si vuole difendere e promuovere l’attività di casari eaffinatori che valorizzino i formaggi a latte crudo non pastorizzato, quei formaggi cioè che possono essere realizzati esclusivamente con un’alimentazione al pascolo di pecore, capre e vacche, spesso in condizioni di grande difficoltà e di scarso sostegno economico e istituzionale.
L’edizione 2007 del Premio Caseus è organizzata da Palas Atenea, Event Production & Communication” di cui è Producer Giselle Oberti, la quale ha coinvolto l’attore e gran gourmet Gerard Depardieu come giurato. Da grande appassionato della gastronomia italiana e in particolare dei nostri formaggi, quale egli è, non ha voluto perdere questa incredibile occasione di assistere ad una sfilata di carrelli ricchi del meglio della nostra produzione del settore.

da agrigento notizie .it





Quest'articolo è un appiglio per portare i pensieri alla Regione d'Italia che mi piace di piu':la Sicilia.
Ci sono stato tante volte, ogni volta sono tornato piu' innamorato di prima.
Le sue coste, le sue spiagge, l'accento degli abitanti e la loro disponibilità ( vera o presunta...), la sua storia che ci ha lasciato immense bellezze...Ma torniamo a noi...torniamo al "pezzo".
Un francese che mangia a sbafo in una delle zone piu' belle d'Italia, ma vi pare giusto ?
Dai che si scherza....
In verità non avevo mai sentito nominare il Premio Caseus e me ne sono meravigliato poichè mi sembra una rassegna degna delle ribalte migliori.
Per tutti gli appassionati di formaggio, ed in Italia ce ne sono tantissimi,penso che sia la rassegna migliore.
Cinquanta ristoratori piu' o meno famosi che presentano le specialità normalmente servite nei loro locali...cosa si puo' chiedere di piu'?
Per esempio se la rassegna si faccia sempre ad Agrigento o sia itinerante.
Oppure se c'è la possibilità, per noi comuni mortali,di partecipare e di degustare.
Chi sa, parli...attendiamo fiduciose nuove info !

Nel frattempo rifacciamoci gli occhi con uno dei posti preferiti dal Commissario Montalbano...Scala dei turchi.




Marco

Aspettando Halloween...

Guardate che zucche mastodontiche e bellissime è riuscito a far venire nel nostro orticello Nonno Raffaele.



Sono venute fuori in quattro, qualche metro piu' in la del dovuto, ma sono uno spettacolo.
Non c'è mattina che non mi fermi un minuto a rimirarle prima di andare a lavoro...e così nell'epoca del big-mac, degli ingredienti ipercalorici, chimici ed inventati ho passato piu' di qualche "cinque minuti " a pensare alla pasta o al risotto con la zucca che mi sarei mangiato.



Ieri finalmente abbiamo dato "fuoco alle polveri" e abbiamo aperto la piu colorata.
Poco c'importa che halloween è ancora lontana.
Guardate anche voi che spettacolo...



Non vedo l'ora di farci i vermicelli della Garofalo...
Se riesco vi posto la ricetta.


Marco

mercoledì 24 ottobre 2007

Italia low cost

Dall'affidabile Corriere della sera on line, articolo del 17/10/07 di R. Rizzo.

In trattoria con 10 euro, è l'Italia low cost
La stampa estera e una guida cavalcano la tendenza.
Lo chef: ecco il mio menu


MILANO — Mangiare bene spendendo poco. In Italia, sorpresa, è possibile. Anzi, è una tendenza. Basta con i ristoranti dal conto che prosciuga la carta di credito, nessuna pietà per i «menù turistici » di pasta scotta e bistecche cartonate, alla larga dalle pizzerie che, per pizza e birra, chiedono minimo 20 euro.

Il nuovo trend gastronomico emerge da una ricerca condotta dal canale satellitare Alice su 100 testate internazionali di 12 paesi diversi. Dall'americano New York Times all'inglese Guardian, passando per il tedesco FAZ fino all'australiano The Australian, il verdetto è unanime: nella Penisola è possibile mangiare bene, talvolta benissimo, con una spesa media di 10 euro. Basta saper cercare. Ristorazione low cost, nel prezzo ma non negli ingredienti. Impossibile?

Ecco, per esempio, cos'ha scritto Mark Bittman nella sua rubrica di viaggi sul New York Times a proposito di Pepi, locale triestino: «Si mangia un piatto di carne mista a soli dieci euro e, in vita mia, non ho mai mangiato carne così buona. Guai a chi mi parlerà ancora male di Trieste». Lo stesso autorevole quotidiano ha scoperto, questo sì che è uno scoop, che anche nella carissima Venezia è possibile sfamarsi, senza rischiare un'epatite, con la modica spesa di 12 euro: «Fate come i veneziani - è l'esortazione - , recatevi ai bacari (sorta di osterie) dove assaggi di polenta e merluzzo, gamberetti, pane tostato e salumi costano circa 12 euro».

Secondo la stampa inglese, quanto a ristorazione a basso costo, il massimo è rappresentato da Napoli e, da non crederci, dalla lussuosa Costiera Amalfitana: «Fermatevi in un piccolo hotel o in un B&B e cercate le vecchie trattorie dai prezzi ragionevoli e il cibo eccellente come la Taverna del Leone a Positano», invita il Guardian. Mentre l'inviato del Financial Times in missione a Roma annuncia al mondo della finanza che nella capitale «all'Antico Forno Roscioli i primi piatti costano circa 5 euro». E Usa Today si stupisce che in Puglia «la pizza con mozzarella e pomodoro costa ancora 2,50 dollari». La tendenza è cavalcata anche dalla nuova edizione de «La gola in tasca», guida che fa da compendio alle recensioni pubblicate da altre celebri guide enogastronomiche come «Gambero Rosso», «Michelin », «Osterie d'Italia», ecc., e che, quest'anno, tra i circa 11 mila ristoranti recensiti, ne ha inseriti ben 2.500 dove è possibile mangiare bene spendendo meno di 25 euro a testa.

Insomma, un miracolo italiano contro il carovita della tavola. Lo sa bene Davide Oldani, 40 anni, milanese, uno dei più chiacchierati chef del momento. Il suo ristorante, il D'O (una ex trattoria per camionisti che oggi vanta una stella Michelin) a San Pietro all'Olmo, frazione di Cornaredo in provincia di Milano, per cena è completo per i prossimi sei mesi. Se chiamate oggi, ad andar bene, vi daranno un tavolo per febbraio-marzo. Oldani, tra i cuochi di rango (ex allievo di Gualtiero Marchesi), è stato il primo, quattro anni fa, a intraprendere la strada della ristorazione a basso costo (per il cliente) ma di qualità. Dal lunedì al venerdì, a pranzo, il menù composto da primo, secondo e caffé (bevande a parte) è a prezzo fisso: 11,50 euro. La sera, è possibile scegliere tra un menù degustazione a 32 euro; alla carta, per un pasto completo si spendono 35-40 euro. «Con la concorrenza che c'è è l'unico modo per lavorare», dice Oldani. La scelta vincente è stata «puntare sulla cucina tradizionale, materie fresche, di stagione e locali. Per dire, i pomodori escono dalla mia cucina il 21 settembre e rientrano il 20 giugno. Lo stesso per le zucchine o il melone. Solo così è possibile tenere i prezzi bassi». Lo chef, forte del suo successo, non ha dubbi: «Non critico chi pratica prezzi alti ma io non lo faccio. La clientela è preparata, conosce la qualità dei cibi e sa qual è il prezzo giusto. L'epoca dello spendere facile al ristorante è finita».






Questo buon articolo mi da modo di fare alcune domande a tema: quanta importanza date alle guide quando scegliete un ristorante o una pizzeria ?
Quanto è lecito, secondo voi, spendere per un pranzo o una cena "fuori"?
Che rapporti avete con i menu' fissi ?Li adorate o li detestate ?
E poi, per concludere, è vero che oggi i clienti dei ristoratori si sono evoluti, che siamo diventati molto piu' esigenti ?
Io, in merito, ho le idee molto chiare,ma non ve le dico...per il momento.
Vi attendo al varco per discuterne e polemizzare un po' insieme....

Marco.

martedì 23 ottobre 2007

Enoteca Regionale Palatium




L’Enoteca Regionale Palatium è uno di quei posti che stuzzica nella lettura delle guide ed era tanto che volevo provarla. L’occasione si è presentata insieme alla vecchia spugna Gennaro che oggi è co-recensore con me.


Il posto è centralissimo, in via Frattina, a due passi da piazza di Spagna e ad uno da perniciose vetrine modaiole che attraggono mogli e fidanzate quindi, se del caso, arrivate preparati o, meglio ancora, prenotate per cena quando i negozi sono chiusi. Il locale occupa due piani di un palazzo ovviamente storico e ha una bella struttura interamente a vetri; al piano terra c’è qualche tavolo, un bellissimo bancone per gli assaggi su sgabello e tanta mercanzia di prodotti tipici in mostra (al Palatium, infatti, si può anche acquistare). Si arriva al piano di sopra passando per una scala che ha un vetro a vista sulle cucine. Ci sono solo tavoli al piano superiore, ma non sono affatto tanti e l’ambiente nel complesso risulta a mio giudizio gradevolissimo.


Il menù e la carta dei vini arrivano subito, ma sono amplissimi e per scegliere ci vuole un po’. Tra l’altro dobbiamo capire prima che all’inizio ci sono le proposte del giorno che non sono piatti speciali per quel solo giorno ma quello che si mangia a mezzogiorno. Ci sono poi le proposte della sera e la cucina Kosher, ossia della tradizione giudaico-romana, ma purtroppo di quest’ultima non c’era niente (e la cosa non l’ho gradita affatto). Alla fine, quindi, i piatti su cui fare la scelta non erano poi molti.


Dopo diverse peripezie, passate a scegliere, a cambiare e a consultarsi per assaggiare quanti più piatti diversi possibile, giusto per la felicità dei cuochi, riusciamo finalmente ad ordinare. Nell'attesa, ci siamo abbandonati all'assaggio dell'ottimo pane, bianco e integrale forse di Genzano ma non ne siamo sicuri, condito con un olio biologico del frusinate con il tipico pizzicorio delle spremiture a freddo che ci ha positivamente impressionato.



Giusto il tempo di finire il piattino del pane e, con nostra somma gioia, arrivano: Polpettine di castrato con pinoli, uvetta, cicoria ripassata e pecorino di Picinisco per le signore e Fettuccine cece (si scrive proprio così) Otello e baccalà.













Buone le polpettine, un po’ meno il contorno. Le fettuccine invece mi sono piaciute parecchio: la cottura della pasta era perfetta e il connubio tra ceci e baccalà indovinato, anche la scelta dell'abbondante e profumatissimo rosmarino nel condimento e a guarnire ci è piaciuta. Un appunto deve invece essere fatto: la pasta era un po' freddina rispetto al condimento.



Come secondi: baccalà fritto con scarola e olive di Gaeta sempre per i signori, salsiccia di Monte S. Biagio con broccoletti di Anguillara Sabazia per Felicia e Pollo disossato alla romana con gnocchi di semolino per Roby.










Il baccalà era fantastico: nessun sapore sovrastava gli altri e il tutto era molto armonioso, la doratura era croccante e leggera e il sapore del baccalà, seppur forte, si sposava a meraviglia con quello altrettanto intenso delle olive nere schiacciate di Gaeta, la scarola era un ottimo trait d'union tra i due gusti decisi. Il pollo l’abbiamo trovato buono, ma niente di eccezionale come sapori. La salsiccia era buona, molto saporita ma troppo cotta per i miei gusti fino a potersi considerare secca; i broccoletti non sono la nostra verdura preferita e non ci sentiamo di esprime un giudizio al riguardo.


Infine i dolci: optiamo per tre torte ricotta e arancia, che poi diverranno ricotta e uva visto che l’arancia non c’era, e una torta alle nocciole dei monti Cimini con cioccolato fondente.







Per la prima devo dire che onestamente il piatto non mi ha entusiasmato, pur essendo nel complesso gradevole. La torta alle nocciole aveva un profumo meraviglioso ma la consistenza non era ottimale, troppo secca e l'ottimo cioccolato fondente (cioccolateria S.A.I.D. di via Tiburtina) non è riuscito a eliminare la sensazione "mattone".



La carta dei vini è abbastanza ampia anche se contiene, per ovvie ragioni, soli vini del Lazio, ma per chi è curioso di conoscere tante aziende vinicole della nostra regione, che normalmente si trovano solo in enoteca o in piccolissimi ambiti locali, è un bel vedere. I rossi sono divisi per struttura (bonus) e ad ogni vino è associata la descrizione dell’azienda e del vino. Considerati i piatti, abbiamo optato per un rosso di media struttura: il Perazzetto 2005 un Rosso Igt dell’azienda agricola Il Quadrifoglio, situata in provincia di Latina.







Ero parecchio raffreddato e quindi limitato nelle mia già poche capacità di analisi sensoriale, tuttavia mi è sembrato abbastanza buono, anche se giovane, morbido e per niente tannico, con un finale in bocca ricco di bouquet floreali.



Appunto per il servizio, perché hanno la pessima abitudine di fare i fenomeni non scrivendo le ordinazioni. Alla fine un piatto è stato sbagliato e invece di chiedere pazienza per l’errore, tutto sommato comprensibile, il cameriere si è premurato di informarsi se noi “affermavamo di aver ordinato un altro piatto” come se a capire male fossimo stati noi quattro contemporaneamente invece che lui che non segna i piatti e deve dar retta a una trentina di coperti. Misteri della psiche umana. Evidentemente conscio dell’errore, poi si è prodigato nel sapere come andavano le cose, ma il misfatto resta.



Il conto totale è stato di 143 euro (127 per il cibo e 16 per le bevande) quindi circa 35 euro a testa, comprensiva di due acque.



L’esperienza è stata positiva, cameriere maleducato a parte. Tutto va poi parametrato sul fatto che l’iniziativa e la gestione sono pubbliche, visto che il Palatium è frutto di un accordo tra la regione Lazio e l’Arsial, ma stando dentro non te ne accorgi. Tempo fa avevo anche sentito dire che l’impostazione di cucina era stata di Antonello Colonna. Sicuramente alcune cose andrebbero messe a posto, come il menù un po’ fuorviante e la mancanza di alcuni piatti, specie della cucina Kosher, cosa che non deve accadere in particolare in una sera di week-end. E’ bello tuttavia che la nostra regione pensi a come diffondere la nostra cultura enogastronomica.
In sostanza, per quanto mi riguarda decisamente approvato e consigliato. (Stefano)



Il Palatium è stata davvero una bella sorpresa soprattutto per l'eccellente qualità delle materie prime, il costo onesto e anche perché si va ad inserire in un contesto nel quale ormai spopolano i trappoloni per turisti sprovveduti ai quali vengono rifilati piatti a dir poco improbabili. (Gennaro).





Gennaro & Stefano

lunedì 22 ottobre 2007

Bir & Fud e i blogger


Questa è un'iniziativa da blogger a blogger, ma avevamo piacere di segnalarla. Bir & Fud regala presso il proprio negozio una birra e un pacchetto di patatine, ovviamente particolari, passando al proprio negozio in Via LucaValerio, zona Marconi, se..... per saperlo clicca qui!


Vi ricordate di Bir & Fud? Secondo me la migliore pizzeria di Roma anche se chiamarla pizzeria è riduttivo! Per chi non se lo ricordasse: http://melmoday.blogspot.com/2007/09/bir-e-fud-roma.html.




Stefano

Nobile di Montepulciano, Corte alla Flora.

Saltare sulla sedia e continuare a rimettere il naso e la bocca nel bicchiere, chidendosi più volte se è davvero quello il vino che si sta assaggiando.
La sorpresa è generale, ma positiva.


In tutta sincerità questo vino mi ha sorpreso un bel po'.
Ok l'annata (2000) buona, ok la predisposizione, ok l'abbinamento adatto( barbecue rilassato in giardino con avvinazzati...),ma questo è un gran vino.

Il Corte alla Flora si dimostra un grande Nobile di Montepulciano, che si avvicina per generosità, aspetto (colore ottimo), profumi (bouquet straordinario)e tutto il resto a quello che viene generalmente indicato come il più buono dei vini "Nobili", l'Avignonesi.
Mi fermo qui solo per un motivo: sono al primo assaggio.
Tutto ciò...con un base da 13,60 euro che , è bene dirlo subito, lascia incantati e pieni di vogliadi assaggiare la Riserva, magari dello stesso anno.


Il rapporto qualità\prezzo è forse il migliore della categoria dei vini Nobile di Montepulciano.
Da oggi comincio a farne scorta nella mia cantina, sbattendomene di pregiudizi infantili e opinioni stonate dei soliti tromboni che scrivono positivamente di un vino solo dietro lauti compensi.
Oggi il mio bicchiere mi dice di aver assaggiato un gran bel vino, tutto il resto, per dirla alla Califfo-Califano, è...NOIA !!


Marco.

domenica 21 ottobre 2007

Quando a vincere è la giustizia...




Contro tutto e contro tutti !!


Grazie a tutti gli uomini della Scuderia Ferrari che ci hanno regalato l'ennesima emozione.

sabato 20 ottobre 2007

Beatles For Sale - Marco Bonfiglio



Beatles for Sale, che è anche il titolo di un album dei Beatles, è un libro che ho avuto sotomano per caso. E' successo durante la presentazione del libro di Marco Ravaldi, all'interno della quale si è fatta una piccola prova di bravura che ho vinto (e dove Roby è arrivata seconda, scusate se è poco!!). Tra i premi, anche se qualcuno ha provato a turlupinarseli, c'era anche questo libro. Non ho mai saputo molto dei Beatles, se non che fossero considerati i mostri sacri della musica e che effettivamente ogni loro canzone che abbia ascoltato mi è piaciuta. Siccome mi piacciono molto anche le biografie, mi sono dato con slancio alla lettura di questo libro che però è una biografia romanzata.

Nel complesso il libro è piacevole, anche se effettivamente non si può dire che abbia una trama perchè essa è appunto la biografia del quartetto di Liverpool. L'autore prova a metterci del suo, inventandosi uno strano narratore, tale Docotr Robert, che poi è anche il nome di una loro canzone e che sarebbe un nume tutelare del gruppo, il quale spesso e volentieri interviene in maniera anche decisiva nella loro storia. Di per se l'idea già non mi piaceva molto, mi sembrava più adatta ad una storiella per bambini, e poi onestamente gli excursus di questo personaggio e le sue riflessioni mi sono sembrate un pò ripetitive e qualche volta anche pesanti.

Il linguaggio per contro è molto bello e coivolgente, e per questo devo dire che le pagine scorrono via velocemente. I punti cardine della loro storia mi sembra che siano descritti bene (anche se non ho elementi per giudicare se manchi qualche passaggio fondamentale). In particolare l'inizio del romanzo è molto interessante anche perchè c'è un tentativo, coraggioso e per questo da elogiare, di individuare nelle storie personali di ognuno di loro, il prologo ai loro comportamenti successivi.

Mi sembra che ci sia anche una sorta di preferenza artistica per Paul Mc Cartney, che qui viene spesso chiamato "il mancino", ma per quel poco che ne so, ciò sembrerebbe anche confermato dai fatti. Ben rilevati anche gli aspetti di simpatia di Ringo e di malinconia di George.




Nel complesso il libro è piacevole, e l'esperimento del Doctor Robert potrebbe piacere ad altre persone, chissà. Le note liete sono sicuramente due: una che l'autore è molto giovane (sui 25 anni) e quindi ha tempo per migliorare e sicuramente la stoffa c'è. L'altra nota lieta è che questo è il suo quarto libro (!!!) e gli altri tre, che non ho letto ma vorrei farlo, sono praticamente la messa in prosa e l'adattamento di Iliade, Odissea ed Eneide. Non so se sia stata una sua idea, ma la trovo molto bella.

Marco Bonfiglio
Beatles For Sale
Ed. Fermento
Euro 16,00




Stefano

venerdì 19 ottobre 2007

Linguine al profumo di mare





Oggi per la serie "nuove leve del Melmo Blog" proponiamo la ricetta di Andrea, oriundo calabrese enogastronomico. Vi lascio direttamente il testo che mi ha inviato, perchè tutto molto interessante. Oltretutto da notare anche l'attenzione alla praticità e alla "coerografia" del piatto.
Grande Andrea.


Senza indugiare con chiacchiere di cortesia e formalità, voglio chiarire 2 punti:

a) mi piace tanto mangiare, visitare ristoranti, amo il gusto dei dettagli e l’armonia nella composizione;
b) mi piace tanto cucinare, fare della buona cucina per me e per gli altri;
c) amo la buona compagnia a tavola (ma anche da solo sono una buona forchetta).

Ciò premesso, vorrei contribuire attivamente a questa tua iniziativa che mi sembra utile e divertente allo stesso tempo. Anzi, bisognerebbe trovare più tempo per curare iniziative simili, ma gli impegni sono molti e pressanti.
Passiamo alla ricetta di oggi:

Linguine al Profumo di Mare.

Per preparare questo piatto nel migliore dei modi bisognerebbe disporre di almeno qualche ingrediente fresco (vanno bene però anche prodotti surgelati).


Ingredienti (per 5 persone):



800 gr. di Linguine
300 gr di cozze
250 gr di vongole (anche in vasetto
al naturale)
350 gr di gamberi (sgusciati)
3 scampi (danno un gusto
particolare al piatto)
½ bicchiere di vino bianco
prezzemolo
4
pomodorini
aglio
sale
olio extravergine
Pepe
1 cucchiaino di
pesto


PREPARAZIONE: mettere in una padella ampia un po’ di olio d’oliva, riscaldarlo e farci rosolare l’aglio. Aggiungere le cozze (se avete qualche guscio è più coreografico), le vongole e gli scampi. Poi i gamberetti e il vino bianco. Aggiungere 1 bicchiere d’acqua e coprire la padella. Girare di tanto in tanto. Aggiungere i pomodorini che avrete nel frattempo tagliati a pezzettini. Aggiungete sale, un po’ di pepe nero ed un cucchiaino raso di pesto. Aggiungete altra acqua e fate cuocere per 15 minuti circa. In questa fase è necessario non fare asciugare completamente il composto.
Mettete l’acqua, salatela e aggiungete un filo d’olio per evitare che le linguine si attacchino. Nel frattempo potete riprendere il condimento e aggiungere un po’ d’acqua dalla cottura della pasta. Prendere le linguine colate al dente e passarle nella padella. Amalgamate bene il tutto per qualche minuto (le linguine devono sembrare cremose e non asciutte). Versate tutto in un piatto ampio e capiente, cospargete con il prezzemolo tritato finemente e servite a tavola.

Buon Appetito


Andrea

giovedì 18 ottobre 2007

Torte torte torte




Inesauribile fonte di informazioni gastronomiche, anche stavolta Daniela e il suo blog hanno colpito ancora. Navigando su internet ha scoperto un sito dove ci sono delle torte merivigliose, non solo o forse non tanto dal prfilo del gusto. Ve ne propongo una carrellata:



<



Questa è un po' dell'Inter (bleah..):



Questa è la migliore, secondo me:




Potete trovare queste ed altre ancora su questo blog: http://blog.pinkcakebox.com/.

Non solo: Daniela si è lanciata in un'approfondita ricerca ed ha scoperto che a Roma c'è una pasticceria che le fa: http://www.josephinesbakery.com/cakes_it.htm, vicino Campo de Fiori.

Nella loro presentazione c'è scritto che: "Le torte di Josephine’s Bakery, infatti, non provengono dalla tradizione italiana ma rappresentano il crème de la crème della pasticceria internazionale: si può trovare il cheesecake newyorkese, il delizioso English fudge cake al cioccolato, i gustosi brownies, le torte di carote, i pani dolci della tradizione europea orientale kaffeehaus e il meglio della patisserie francese. Naturalmente tutti i dolci sono prodotti artigianalmente e sono frutto dell’esperienza e della professionalità di chef selezionati con scrupolosa attenzione".

Anche qui piccola carrellata di foto (ma sulla fotogallery del sito ce ne sono tantissime), perchè mai come in questi casi le parole servono a poco:








Ora dopo la segnalazione e visto che io sono un golosone e provare prodotti di altre nazioni appaga la mia sete (e la fame...) di conoscenza, sono dovuto andarla a provare subito.



Il posto è difficile da raggiungere se non siete dotati di uno scooter: sta dietro Piazza San Pantaleo-Corso Vittorio. Il locale è piccolino anche se ben disposto. In vetrina fa bella mostra di se una torta stile pinkcakebox. Mi aspettavo un po' più di scelta, almeno a giudicare dal sito e dalle premesse, specie sui cookies che invece non c'erano affatto. Non ho chiesto, ma forse non li fanno il sabato.

Abbiamo preso: due fette di brownies, un plumcake con cranberry e scorza d'arancia e una mini-torta cheesecake (15 cm di diametro). A parte che è abbastanza caro, perchè il tutto è venuto 23 €, il plumcake era eccellente ed è piaciuto unanimamente a tutti. Il brownies a me è piaciuto molto (poi vado matto per il cioccolato) ma non è stato apprezzato da tutti allo stesso modo. La cheesecake era un po' sospetta: troppo gialla. In effetti non sapeva per niente di formaggio ma molto di uovo, come una crema solida. Non male come torta ma non quello che mi aspettavo da una cheesecake.


Quindi nel complesso il locale è da rivedere. Sicuramente ottima l'idea e la qualità delle materie prime (si sente subito). Meno buona la riuscita di alcuni prodotti e poca scelta.



Stefano

20000 volte...Grazie !




Per la maggior parte dei siti e dei blog che troviamo su internet la cifra di 20000 contatti è irrisoria, ma per il Melmo Blog non è così.
Ne siamo fieri.

Grazie a tutti gli amici italiani e non che ci seguono sempre.


Melmo Staff.

mercoledì 17 ottobre 2007

Roma del Gambero Rosso 2008





2008: vent'anni di Gambero Rosso, e come al solito tante guide. Quest'anno in realtà non sapevo se l'avrei comprata (sono quattro anni di fila...), e nel mezzo del dubbio ci hanno pensato Marco e Simo a regalarmela.


In effetti vedo che quest'anno qualche cambiamento è stato fatto. Tolta la copertina, un po' anonima specie in confronto con quella dell'anno scorso che era fenomenale, ho visto che è stato dato meno spazio ai ristoranti in senso calssico e più ad altri posti bar, take, away, macellerie, forni, pasticcerie, enoteche, etc. Ovviamente la parte del leone la fanno ancora i ristoranti, dove il giudizio è più completo, però non può che far piacere trovare indicazioni interessanti anche sul dove comprare, visto che Roma pullula di posti interessanti, come mostrato anche da noi qualche tempo fa nel post: spesa di qualità.



Il metro di giudizio dei ristoranti è sempre il medesimo: in centesimi, suddivisi tra cucina (max 60), cantina (20), servizio (10) e ambiente (10). Tutti fattori rilevanti nel giudizio complessivo di un locale, specie in quelli di qualità e che si fanno pagare. Locali etnici e pizzerie non hanno il voto, mentre per i wine-bar ci sono 1, 2 o 3 bottiglie a seconda del "grado di eccellenza". Sono evidenziati i rapporti q/p e le migliori trattorie hanno 1,2 o 3 gamberi, sulla falsariga dei wine-bar.



Alcune note sui "piazzamenti" illustri. Vince come sempre Heinz Beck e la sua Pergola seguito a ruota da Colonna. In questo senso, purtroppo, niente di nuovo. Da Colonna comunque sono stato e confermo una straordinarietà globale rispetto agli altri posti dove sono stato. E' salita molto la Trota di Rivodutri: io ci ho mangiato bene e devo dire che, se pur vero che meriti voti altissimi per cantina, servizio (il migliore mai provato) e ambiente, la cucina è eccellente ma avrei premiato altri. Comunque da provare anche perchè non ha prezzi come i due precendenti. E' salito moltissimo il Pagliaccio, stranamente perchè è stato un locale che ha generato sempre amore/odio. So che è stato fatto un restyling, ma non credo sia solo quello ad aver influito. Sono felicissimo per Adriano del Tordo Matto (allievo di Colonna): si mangia divinamente, lui è simpaticissimo e gentilissimo oltre che in gamba e si merita ogni bene. Conferme anche per Osteria di San Cesario (tre gamberi) e per Antico Forno Roscioli (tre bottiglie).



Piccola nota a margine: la guida GR a me è quella che piace di più, subito dopo quella dell'Espresso.La Michelin non mi piace per niente perchè spiega pochissimo dei posti dove si va a mangiare. Il Gambero è proprio l'opposto.
A voi i commenti!



Roma del Gambero Rosso 2008

Gambero Rosso Editore

Prezzo 10 €

Stefano

martedì 16 ottobre 2007

Antica Abazia - Albano (rece a più e più mani)





L'occasione è stata una cena insieme a tutto lo staff, piuttosto rara purtroppo all'infuori del Melmo Day. Il luogo del fattaccio è un ristorante di Albano, "L'antica Abazia" nel cuore della cittadina dei castelli romani. Mi sono detto: perché non fare una bella recensione a più mani? Ossia ognuno ci mette la sua su quel che ha mangiato/bevuto/visto/etc. E così abbiamo fatto, scambiandoci qualche mail (comprensiva anche di prese in giro varie, come al solito...).


La serata si apre a casa dei iperconiugi Marco e Simona, dove pervengono puntualissimi direttamente da Anzio Stefano e Roby e dalla loro residenza romana Bob e Dona. Il Bob tra l'altro, si reca con la C4 Picasso con circa 28 posti e ciò ci permette di fare un'unica vagonata, tipo pullmino per gita dopolavoristica. Arriviamo quasi puntuali (quarticello di ritardo) all'appuntamento con gli abbronzatissimi Manena e Igor, reduci dalla trasferta vittoriosa in Portogallo.

Il locale è molto carino e si può mangiare sia dentro che fuori, in una terrazza interna. Optiamo per il dentro visto l'insolita frescura agostana (che durerà pochi altri giorni.....). Dietro il nostro tavolo spicca una riproduzione gigantesca dell'abazia di Albano (di cui in cima al post una diapositiva), di donde probabilmente il nome.

Si dà un'occhiata alla carta delle pietanze, molto ampia e con tanta scelta sia di carne che di pesce, anche con qualche piatto ricercato. Poi io e Bob passiamo alla carta dei vini (o meglio al foglio) scelta non amplissima ma completa di molte regioni e soprattutto dei ricarichi incredibilmente bassi. Praticamente come comprare la boccia in enoteca.
Superbonus all'Antica Abazia!!! Nel corso della serata, a parte la temporanea astensione astemica di Marco e Simona, ci sgargarozziamo un Baglio Soria Santagostino di Firriato (2006) e un Donna Luce di Poggio Le Volpi, sempre 2006. A mio giudizio molto buono il primo, abbastanza il secondo.

A tavola arrivano:

ANTIPASTI

polpo e patate:


Molto buono, anche se un po' troppe patate e un po' troppo poco polpo (Stefano).
Il polpo era tenerissimo, a me è piaciuto molto (Simona) .
Fantastico, il piatto migliore, per quel mi riguarda, della serata.(Marco).
Sapori ben amalgamati e concordo sulla tenerezza del polpo: molto buono (Roby).
Polpo e patate miglior pietanza! Questo antipasto è per me una consuetudine(Manena).


antipasto dell'abazia: classico antipasto all'italiana, salumi-formaggi-verdure, ma di qualità elevata (Stefano).
Qualità di salumi e formaggi medio alta, ma non troppa fantasia nella preparazione (Roby).
Non era male ma non mi ha pienamente soddisfatto, così come la foccaccia con il lardo. (Igor)

Ste', dimentichi la sublime focaccia con lardo di colonnata... (Dona).

A me il lardo non è piaciuto tanto, anzi...che fosse di colonnata poi...è tutto da dimostrare. La focaccia era buona (Marco).

petto d'oca con rucola: un tenero prosciuttino di volatile dal sapore deciso che si ama o si odia, tipo il tartufo...Dona lo ama! (Dona)

PRIMI Cacio, pepe e cozze:
Così così. I sapori non legavano moltissimo e le cozze non erano un granchè (Stefano).
Sapore particolare ma buoni anche se forse c'era troppo pepe!(Manena).




Tonnarelli gamberi, pachino e tartufoTra le pietanze che ho mangiato è quella che ho apprezzato di meno: l'abbinamento gamberi e tartufo non mi ha entusiasmato affatto.(Simona)
I gamberoni c'avevano l'occhio sfatto ed anch'essi erano sfatti, assolutamente immangiabili.Peccato perchè nel complesso il piatto potrebbe essere una piacevole novità.Ma così com'era, era da 4. (Marco)

Fagottini pere e gorgonzola:

Eccellenti, per me il piatto della serata. Valgono da soli il ritorno (Stefano).
Semplicemente spaziali!!! (Roby).




Orecchiette pesce spada, olive e pachino Troppo delicate per un palato rozzo come il mio, però buone!(Igor).
Igor, lo sai che per mangiare bene devi prendere quello che prendo io.... :) (Stefano).



SECONDI

Filetto alla mediterranea:


L'ho assaggiato da Dona. Non ho ben capito in cosa consistesse "la mediterranea" però era molto buono, anche il taglio della carne. (Stefano).
La "mediterranea" consisteva in sughino di pomodorini e capperi, che rendeva la carne (che di suo era tenera come un burro) particolarmente saporita. (Dona ).




DOLCI

Flan cioccolato con salsa al cioccolato bianco:


Buonissimo e presentato molto bene

Divino!!!!!!!!! (Simona)

Talmente buono che era troppo poco! (Igor)




Mousse di cioccolato bianco con cannella:

Pur non essendo una golosa per natura, era talmente buona che avrei fatto il bis se non fossi giàstata stracolma di prelibatezze! (Dona)
Buonissima la mousse ed interessante l'accostamento con la cannella. Unico difetto: un po' invernale... ma d'altra parte l'abbiamo preso tutti!(Roby).
Molto buona e giusta la quantità di cannella!(Manena).







Semifreddo ricotta e cioccolato fondente :

L'ha preso Andrea ma l'ho assaggiato anche io...PUA' (non so se ho reso l'idea ma intendevo che
non l'ho gradito affatto!) (Dona)
L'ho assaggiato anche io. Mi sono venuti gli occhietti piccoli piccoli come quando ti bevi tutta insieme una sorsata di limone (Stefano)
Bob effettivamente ha preso una cosa all'apparenza molto bella, ma immangiabile...voto 4 al suo dolce(Marco).





Semifreddo all'amaretto con fondente al caffè.

L'ho preso io e non era cattivo: voto 6. (Marco).







Prezzo finale: 233 euri scontati a 230 in 8.



Aggiungerei che nel conto c'era qualche dimenticanza non sappiamo se voluta o meno...(Marco).


Conclusioni:



Bella serata per alcuni versi e soprattutto occasione della prima rece a più mani. Speriamo di replicarne altre.


Giudizio finale:
Sarà che mi hanno toppato il primo ma io non lo consiglierei.Servizio negligente ed irritante; spropositato il rapporto qualità\prezzo.(Marco).

Tornerei volentieri: carino sia il locale che gli altri piatti.(Roby)

E' un posto dove ogni tanto è piacevole ritornare!(Manena&Igor)

Insomma, giudizi discordanti, ergo posto da rivedere!

RISTORANTE "L'ANTICA ABAZIA"



Via San Filippo Neri, 19



06-9324246






Stefano e Staff